Torniamo alle 22 con il nuovo format

….forse tutto cambia per non cambiare nulla niente più Sesso Juve e Rock n’ROLL che dopo tre anni ha fatto il suo corso. Nuovo nome vita nuova … amici vecchi e nuovi con il nuovo format che scopriremo insieme questa sera. Non mancheranno le perle non mancherà Ben il padrone di casa. Ore 22  vi aspettiamo

 

  1. GLI STOLTI

    Dopo il sonoro 5-0 contro il Novara siamo diventati lo sfottò dei tifosi nerobleau.

    -Ahahah!!! Cosa esultano i Gobbi? Hanno vinto con il Novara mica contro il Resl Madrid-.

    (andata e ritorno)
    Per memoria: 20 settembre 2011: Novara-inter 3-1

    12 febbraio 2012: inter-Novara
    0-1

  2. In attesa di debuttare in panchina in gare ufficiali, Andrea Pirlo porta a casa un primo traguardo. Secondo un sondaggio svolto nella community del portale di incontri Joyclub, infatti, l’ex regista è considerato l’allenatore più sexy della Serie A. Sul podio ci sono anche Eusebio Di Francesco del Cagliari e Filippo Inzaghi del Benevento. Il tecnico bianconero ha racimolato il 23% delle preferenze, mentre il 15% sono andate al tecnico del Cagliari e 14 a Superpippo. Gennaro Gattuso resta fuori dal podio (10,17% delle preferenze). E Antonio Conte? L’ex tecnico della Juventus, ora all’Inter, è solo sesto con il 6,36% dei voti.

    Non so se l’abbiano fatto anche l’anno scorso sto concorso ma con Sarri avremmo sbancato!🤣

    PS in bocca al lupo Ben per il nuovo format!

  3. CAPELLI UNTI DENUNCIATO

    Il caso del patron azzurro presente alla riunione di Lega nonostante la manifestazione di alcuni sintomi verrà chiarito con l’esposto alla Procura della Repubblica di Milano: “Posta in pericolo la sicurezza e l’incolumità”

    Sul caso di Aurelio De Laurentiis, il Codacons presenterà un esposto alla Procura della Repubblica di Milano. In una nota del Codacons si legge: “Si chiede di aprire una indagine sul Presidente del Napoli per la possibile fattispecie di epidemia dolosa. Come noto De Laurentiis, risultato positivo al Covid-19, si era presentato in assemblea di Lega Calcio mercoledì scorso (nello stesso pomeriggio avrebbe ricevuto l’esito positivo del tampone effettuato prima di partire per Milano), nonostante avvertisse un leggero malessere, mal di stomaco e dissenteria, così avrebbe spiegato ai colleghi, ai quali non era sfuggito il fatto che fosse meno effervescente del solito e con il viso un po’ pallido. Poi prosegue: “In molti hanno stigmatizzato il comportamento del presidente del Napoli: il sindaco De Magistris ha parlato di “comportamento censurabile”, mentre il virologo Andrea Crisanti ha definito il comportamento di De Laurentiis irresponsabile “chi sta male dovrebbe restare a casa. Una persona come lui dovrebbe dare l’esempio”.

  4. DOPO LA FINALE E LE PRIME DUE DI CAMPIONATO…
    Il PSG sta pensando di dare il benservito a Tuchel.

    Leonardo sembrerebbe orientato
    su Massimiliano Allegri e se cambiamento dovrà esserci sarà immediato.

    Il Conte Max vorrebbe fare uno sgarbo alla Juve, vorrebbe portare sotto la Torre Eiffel l’uruguagio Suarez.

    Forse, Allegri, avrà preso accordi con Pirlo…infatti Andrea preferisce Dzeko a Luis.

    Staremo a vedere…importante non sia Costa Diego.

  5. “Il Laureato”, titola la prima pagina sportiva de La Stampa.

    Pirlo allenatore a tutti gli effetti: ha discusso a Coverciano, per il Master Uefa Pro, una tesi dal titolo “Il mio calcio”. Il relatore Ulivieri: “Il lavoro svela una visione più che moderna, ha in mente un gioco divertente e insieme pratico”.

    «Dalla tesi è emersa la sua visione generale del calcio. Si capisce che cerca lo spettacolo ma che è anche concreto e realista», racconta Ulivieri. Calcio divertente dunque, di respiro europeo, cercando di pressare alto e magari accettando anche i duelli uno contro uno, con una difesa aggressiva che sale senza scomporre la linea. In ogni caso non verrà persa di vista la praticità, certamente anche ricordando il famoso motto juventino: «Vincere è l’unica cosa che conta».
    ******

    Quindi un gioco affidabile in tutti i settori e magari divertente. Senza voli pindarici con le ali di cera.

    Con Sarri non abbiamo visto nulla, se non una incontestabile certezza:aveva nausea ad allenare questi colori. Il malox sottoforma di bigliettoni non bastava.

    Abbiamo solo perso tempo e denaro, e per un pelo e per fortuna il nono è arrivato.

    Ancora una gara e…

    • Però nel film il giovane laureato Dustin Hoffman dopo l’idillio con la signora finisce per fuggire con la figlia. Nel nostro caso invece Pirlo inizialmente promesso alla giovane under23 finisce per sposare la Signora😃
      Auguri e figli maschi, anzi femmine come le coppe!

  6. Stanno sfogliano la margherita, Suarez..Dzeko.. Milik, ma a TopPlanet il buon Momblano ha appena detto che Milik avrebbe accettato il trasferimento alla Roma e sllora salgono le quotazioni di Dzeko gradito a Pirlo, con la Juve che ha l’accordo con la società giallorossa e ovviamente con il giocatore. Ma allora perchè hanno fissato l’appuntamento per giovedì a Perugia per l’esame d’italiano di Suarez?..

  7. ??????
    Giusta domanda, Gio.
    Secondo me i giornalai, però, le sparano anche un poco

  8. @Tranfaglia

    So che segui molto il comportamento della Juve all’estero riguardo la finanza:
    È ufficiale la partnership fra Juventus e Raffles Family Office (RFO), la Multi-family office con base a Hong Kong, che per le prossimi tre anni sarà Regional Partner del Club in Asia.

    RFO si unisce così al brand Juventus in tutti quei territori (compresi Grande Cina e Singapore) nei quali opera sui mercati, garantendo servizi di lungo termine ai suoi clienti e alle famiglie.

    Juventus e Raffles hanno deciso di legarsi in nome dei valori che hanno in comune, l’importanza dell’eredità famigliare, la determinazione, la convinzione e la fiducia nei propri mezzi. L’accordo prevede una serie di attivazioni marketing sul territorio, che coinvolgeranno anche clienti e partner di Raffles, nell’attesa che la Prima Squadra bianconera torni in Asia nei prossimi anni.

    Ciao

    • Si Max
      Il piano di marketing per quella zona era previsto, ma non ero a conoscenza di questo partner.
      Mi sembra giusto che ci si affidi a questa organizzazione capillare sul territorio per Juventus che si appresta ad operare in un mercato così vasto.

      Ecco il significato delle tournée effettuate in Asia pacifica lo scorso anno, poi sospese per il covid nel 2020.

  9. LA TESI DI PIRLO

    Questi i passaggi più interessanti:

    Il giorno stesso degli esami la tesi di Pirlo ha colpito la visione moderna ed europea della sua idea di gioco e la chiarezza dei suoi concetti, ma anche la grande flessibilità ed elasticità del suo approccio, tanto dal punto di vista tattico – difesa di base a quattro, costruzione a tre e modulo liquido – quanto dal punto di vista tecnico, in quel gioco che si basa sul corto ma che ricerca anche la profondità e le verticalizzazioni.
    I punti fermi? La voglia di costruire gioco: “La palla si spazza solo sulla linea di porta, altrimenti si gioca”, è una massima contenuta nella tesi. Poi difesa alta, votata al coraggio e al recupero immediato: “atteggiamento cardine di una fase di non possesso studiata e preparata dal tecnico bianconero con un’attenzione che ha colpito i commissari”.
    In fase offensiva, invece, un concetto chiave è la grande importanza data allo sfruttamento degli esterni in ampiezza.

    Saluti

  10. Quando un uomo con la pistola incontra Chuck Norris de “i mercenari” l’uomo con la pistola non viene più…

    Dalla “S-bornia” con amore.

  11. Barone, Tranfaglia

    Vero è che se ne stanno sentendo e leggendo di tutti i colori, riporto le ultime che sfiorano il ridicolo se non una presa in giro, secondo sport mediaset non è vero che Milik avrebbe accettato la Roma perchè aspetterebbe una spiegazione della Juve sul mancato rispetto del preaccordo, secondo quanto riferito da Sky Sport invece sarebbe Giraud il giocatore più alla portata della Juventus in questo momento di blocco generale ma di grande esigenza da parte di Pirlo e allora mi domando e vi chiedo se siamo finiti per caso su scherzi a parte e nessuno ne sa niente?

    • Naturalmente noi non banchettiamo al tavolo dei venditori di parole un tanto al chilo.

      Però una cosa si può affermare oggi, che il futuro non potrà smentire:

      se Paratici non portasse a casa uno tra Suarez e Dzeko, dimostrerebbe di essere un pellegrino
      (ed io non credo lo sia, a meno che lui stesso non mi smentisca!).

      • Luigi,
        non so ma il fatto che hanno deciso di liberarsi di Higuain lascia pensare che non siano sprovveduti al punto di non aver in mano un sostituto all’altezza, come tifosi possiamo solo sperare che questa situazione di incertezza non si protragga e accontentino al più presto Pirlo.

  12. Credo che ci siano anche dei problemi sui tempi per il passaporto di Suarez.
    Gioele, non so..

  13. https://sport.sky.it/calciomercato/2020/09/10/calciomercato-juve-giroud-news

    Chissà da dove raccattano certe notizie in questo covo di interisti, a già, dimenticavo che Dzeko è stato chiesto prima da Conte e dunque è già prenotato dai prescritti e Suarez è bloccato per un paio dalla burocrazia che non rilascia passaporti agli uruguaiani. Eppure un modo per sboccare la situazione ci dovrà pur essere, Recoba non era anche lui uruguaiano?.. se giovedì Suarez non arriva provo a sentire come si può fare all’amico di un mio amico che conosce quello che va in panchina insieme a Conte 😎 😛

  14. COME VOLEVASI DIMOSTRARE
    (Gli italioti siamo noi)

    La Bundesliga ha ottenuto il via libera per riaprire gli stadi al pubblico.
    La decisione è arrivata dagli Stati che compongono la Federazione tedesca. Gli stadi non saranno pieni, ma potranno accedere solo una parte della tifoseria, ovvero il 20% della capienza.
    La partita che aprirà la Bundes sarà il big match tra Bayern-Schalke 04 di venerdì.

    Mentre in Italia anche la richiesta della Juventus è stata respinta, negli altri campionati i tifosi potranno accedere di nuovo agli impianti sportivi.

  15. Suarez pare sfumato e Dzeco piú vicino. Fosse cosi mi andrebbe anche bene. Vero che magari ci si era fatta la bocca al pistolero ma il romanista mi sembra un’ottima soluzione che per uno/due anni puó dare un contributo importante.
    Secondo me la Juve ha bisogno di un “ingranaggio” che faccia funzionare al meglio Ronaldo e Dybala, e Dzeco puó esserlo. Non é neanche necessario che segni caterve di gol se contribuisce ad innescare gli altri due.
    Certo che l’etá non entusiasma, ma nella situazione attuale non credo potessimo permetterci altro tipo di investimenti.

    • PS. non ritengo un errore averci provato per Suarez. A Barcellona si era creata una certa situazione e penso che Paratici abbia fatto bene a buttarcisi. Se peró, come si legge, l’operazione presenta tempistiche complicate mi sembra anche giusto andare al sodo e dare a Pirlo materiale con cui lavorare.

      • Kris, l’ottimismo è d’obbligo ad ogni inizio.
        Partire già con preconcetti negativo in ogni ambito è una jattura.

        La mia unica perplessità quest’anno si chiama Arthur, anche in rapporto a quanto è stato pagato.
        Speriamo che questa mia perplessità sia fugata già dalle prime partite.

        Buon pomeriggio.

  16. Ma la bella notizia di oggi é che altre due zavorre, De Sciglio e Kedhira, siano in procinto di salutare per trasferirsi in altre cliniche lontane da Torino.

    • Oggi ti leggo propositivo e pieno di buon senso.
      Sparare sulla Croce rossa quando sta facendo il proprio dovere al meglio non è uno sport che mi è mai piaciuto.
      In ogni società ed in ogni azienda ci sono dei pro e dei contro cui prendere delle iniziative per far sì che i problemi vengano risolti.

      Nella Juve attuale c’era da sfoltire una rosa di alcuni petali non più funzionali e costosi e non è facile riuscire a farlo in un momento di crisi “apocalittica” che ha messo tutti in ginocchio e senza un futuro su cui si possano fare delle previsioni.
      Se riesci a parare i colpi già sei fortunato, pertanto riuscire ad approfittare di qualche situazione che si potrebbe creare ( come quella di Suarez ad esempio) è solo grasso che cola.
      Sennò si farà di necessità virtù e magari ci si reinventa con qualche altro colpo che si ha in case ( Pjaca ad esempio) e buonanotte al secchio.

      • Antony,
        Sono sempre fiducioso all’inizio di un nuovo progetto, lo ero con Sarri, con Allegri e con Conte. Perché al netto degli errori che puó aver commesso questa dirigenza, come del resto capita a tutti, nel complesso bisogna dire che in questi dieci anni ha lavorato alla grande per il bene della Juve.
        Al di lá di quanto successo nell’ultima stagione, la scommessa Pirlo mi intriga e devo dire che anche dal punto di vista del mercato mi sembra che le idee siano piú chiare rispetto all’estate scorsa.
        Quest’anno c’é da fare i conti con fattori esterni che stanno condizionando un po’ tutti i club ma credo che ci siano sufficienti margini per poter allestire una Juve competitiva per quelli che sono i suoi obiettivi.

  17. Dispiace per Suarez mi piaceva in area..
    Cmq malatempora currunt, con i nomi che circolano. Soldi pochi per tutti.

    Potevano aprire a 2000 persone, si sistema a o a distanze siderali. Meglio che al ristorante o in spiaggia.. Non capisco. Con la penuria si soldi per tutti poteva essere un aiuto..

  18. Sistemavano

  19. @Gioele

    Pare che Khedira si sia convinto(o qualcuno con barba e cappellino alla Chuck Norris) a rescindere il contratto prendendo la metà.

    I temi dell’attualità calcistica approfonditi da uno dei punti di riferimento del giornalismo italiano (non italiota, questa parola la lascio volentieri agli snob, categoria della quale non faccio parte e tanto meno mi appartiene) ora attuale è
    il calciomercato…ogni giorno danno per certi giocatori accusati ora in una e dopo in un’altra squadra.

    Oggi la loro discussione gira intorno alla Juve sulla scelta di puntare su due che insieme fanno 70…si riferiscono agli anni…io aggiungo anche che potrebbero arrivare, in due
    sicuramente a 70 goal.

    Il duo in questione sono Ronaldo e Dzeko(ma potrebbe essere anche Ronaldo e Suarez…con un anno in meno).

    Infatti Cristiano Ronaldo e Dzeko sono la prima coppia di punte che insieme arriva a toccare i settant’anni.

    Quindi difesa vecchia(chiellini e Bonucci), attacco vecchio con il duo CR7-DZEKO-SUAREZ, per fortuna con Demiral e De Ligt l’età media scende di parecchio come anche l’attacco con Kulusevski-Dybala.
    Al contrario il centrocwmpo è uno dei più giovani.

    Dzeko non segna tantissimo, nelle ultime undici stagioni solo una volta è andato oltre i 20 gol, mentre tre volte è andato sotto i 10.
    Per uno che tira i rigori è un pò pochino.
    Ma è il centravanti che fa più squadra di chiunque altro.
    Se scommetti tutto su Ronaldo, Dzeko è l’uomo ideale.

    In parole povere, credo che Dzeko non avrà problemi, conosce tutto e tutti del campionato italiano(non italiota), di problemi ne avrà di più Ronaldo che dovrà segnare una quarantina di goal come faceva una volta.

    Se sarà la Juve che penso io ci puoi scommettere.

  20. Ma si vediamo sto Dzeko
    Dai Max

  21. SKY SPORT NON TE NE FA PERDERE UNA…

    Le 10 sconfitte più iconiche dell’inter post-triplete
    Cronaca di un decennio difficile.
    (Bernardo Cianfrocca)

    Durante il lockdown la lunga assenza di calcio giocato ci ha fatto guardare al passato. La celebrazione degli anniversari è stata un modo per ragionare sullo scorrere del tempo e sistematizzare la nebulosa confusa che ci siamo lasciati alle spalle. Lo scorso maggio è ricorso il decimo anniversario del Triplete dell’inter: l’ultimo grande trionfo di un club italiano in Europa.

    Sono state mandate in onda le partite più importanti, sono stati intervistati diversi protagonisti. Una carrellata di immagini che per il tifoso dell’inter rappresenta sempre una botta di vita. Eppure c’è la sensazione che siano passati molto più di dieci anni. Come può quell’impresa rientrare in un decennio di egemonia juventina? O forse l’euforia per il ricordo di Mourinho è stata solo appannata in fretta dalla disillusione di chi credeva nella rivoluzione gasperiniana, nel giovane Strama e nella cultura del lavoro di Mazzarri?

    Pochi mesi dopo l’anniversario l’inter è tornata a disputare una finale europea, a poco più di dieci anni dall’ultima volta, e se anche ha finito per non vincere ha comunque dato la sensazione di aver chiuso un cerchio di sventura, scelte sbagliate e mancanza di competitività.

    Abbiamo scelto 10 sconfitte esemplari per capire cosa è andato storto dalla vittoria della Champions League a oggi. Come ha fatto l’inter a non riuscire a dare continuità a un ciclo che sembrava in effetti terminato. Un solo criterio: una Caporetto per allenatore, con l’eccezione di Rafa Benitez, un piccolo premio per essere diventato campione del mondo.

    5/04/2011 – inter-Schalke 04 2-5
    1′ Stankovic, 17′ Matip, 34′ Milito, 40′ Edu, 53′ Raul, 57′ Ranocchia (AG), 76′ Edu.

    L’inter campione del mondo è una squadra che sta già recuperando le sue vecchie contraddizioni. Il Mondiale per Club viene ricordato per lo sfogo post-vittoria del mal digerito allenatore spagnolo. Vuole, anzi, pretende almeno tre rinforzi. Lo spogliatoio non lo ha mai sopportato e l’esonero è una naturale conseguenza. Il jolly a sorpresa di Moratti è Leonardo, una vita al Milan in ogni ruolo possibile, tatticamente maltrattato da Mourinho nei due derby dell’anno precedente. Il brasiliano ha però il merito di empatizzare subito con l’ambiente e di ricompattarlo. «Visto che Benitez se ne è andato, di giocatori ne prendo quattro invece che tre», la battuta di Moratti nel presentarlo. Sarà di parola, portando Pazzini, Kharja, Ranocchia e Nagatomo. Nessuno di loro avrà una carriera indimenticabile a Milano.

    Allo scoccare di aprile l’inter è tornata a soli due punti dal Milan capolista con una gran rimonta e uno scontro diretto da giocare. In Champions, dopo aver ottenuto ancora lo scalpo del Bayern, il sorteggio regala, nel vero senso della parola, lo Schalke 04 allenato da Ralf Rangnick. Qualcuno sussurra che forse, quasi quasi, si può fare un altro Triplete. Ma il derby è già una sentenza. 3-0 rossonero senza storie e di Scudetto non se ne riparlerà per un po’ di tempo.

    Tre giorni dopo arriva a San Siro la squadra dell’immortale Raul e del promettente Neuer, che Stankovic punisce segnandogli da centrocampo dopo nemmeno un minuto su una sua uscita spavalda. Beh, se il buongiorno si vede dal mattino, sarà un successo. Non proprio, pareggia Matip, futuro campione d’Europa col Liverpool. Poco importa, vuol dire che si segnerà qualche gol in più per stare tranquilli. Infatti Milito ci mette poco a siglare il secondo. La sua rete, una delle poche di quella stagione, sa di serata speciale. Se torna a segnare El Principe, cosa può andare storto?

    Lo Schalke pareggia ancora e nel secondo tempo allunga con altri tre gol. Uno di questi viene da un brutto errore di Ranocchia. La prima pietra dell’altare su cui verrà spesso sacrificato come capro espiatorio negli anni a venire. Il simbolo del futuro abortito dell’inter. La squadra ha un crollo nervoso, si sfilaccia, non reagisce e la partita diventa presto un tiro al bersaglio in cui Julio Cesar prova a evitare la figuraccia. Lo Schalke quasi non trova più opposizione nell’avvicinarsi all’area di rigore. Neuer dimostra su Eto’o che il futuro gli apparterrà di sicuro. La partita è invece il manifesto di una squadra che, da quel momento, diventa parte del passato. La qualità e l’esperienza cedono il passo all’usura fisica, a una motivazione calante e all’assenza di una guida all’altezza della precedente. È l’inizio della nuova era, quella in cui le sconfitte non saranno solo sconfitte, ma rappresentazioni paradigmatiche di situazioni assurde e ricorrenti. Con il tifoso nel limbo tra l’incauto ottimismo e la congenita predisposizione ad aspettarsi sempre di peggio.

    20/09/2011 – Novara–inter 3-1

    38′ Meggiorini, 86′ rig. Rigoni, 89′ Cambiasso, 91′ Rigoni.

    Non sono trascorsi nemmeno tre mesi tra l’annuncio ufficiale e l’esonero di Gian Piero Gasperini. A dire il vero non è mai sembrato ci fossero i presupposti per un matrimonio felice. Moratti, preso alla sprovvista dall’interesse di Leonardo verso le lusinghe del PSG, voleva Marcelo Bielsa. Poi Capello. Nessuno si liberò dai rispettivi impegni con Athletic Bilbao e Inghilterra. Anche i tifosi non vedevano di buon occhio un uomo con un forte passato juventino, ex allenatore delle giovanili bianconere e con Rampulla e Ventrone nel suo staff. Nello spogliatoio c’erano alcuni fedelissimi come Milito, Thiago Motta e Ranocchia. Ma si era aggiunto un problema: ai reduci della Copa America venne concessa una vacanza che li rese indisponibili per la Supercoppa persa contro il Milan. Non il modo migliore per far ambientare un nuovo allenatore.

    A Gasperini viene contestato subito tutto: difesa a tre, il mancato utilizzo di Pazzini, l’inconciliabilità di Sneijder nel suo 3-4-3. Dopo le sconfitte con Palermo e Trabzonspor, la sensazione è che Moratti attenda solo il terzo indizio per mettere insieme la sua prova e congedare il tecnico. Possibile che possa già arrivare nella trasferta contro il neopromosso Novara? Gasperini lancia tra i titolari nel tridente con Milito e Forlan il giovane olandese Castaignos, fin lì zero minuti in stagione. Dura un tempo. Sneijder in mediana accanto a Cambiasso. L’impressione è quella di un uomo in cerca di una difficile sintesi tra le sue idee e la rosa a disposizione. E molto lontano dal trovarla.

    Le distanze tra i reparti, ma anche tra gli stessi difensori, sono così ampie che i non entusiasmanti attaccanti del Novara – Morimoto, Mazzarani, Meggiorini e Rigoni – trovano spesso spazi in profondità da attaccare. Rigoni e Meggiorini, ex Primavera nerazzurro, saranno gli eroi della serata. Cambiasso segna troppo tardi il 2-1, ma si parlerà di lui per un altro episodio. Indica a Ranocchia il numero 4 con le dita: “Giochiamo con la difesa a quattro”, sembra l’unica interpretazione possibile. La versione sarà smentita dal giocatore: «Parlavo di uno schema su calcio piazzato, Ranocchia poteva andare a saltare perché rimanevamo dietro in quattro». Ma la verità ormai è un dettaglio di poco conto in un quadro ormai definito. L’Inter sembra essere tornata la “centrifuga” ribattezzata anni prima da Trapattoni. Un contesto in cui può accadere di tutto, anche una ribellione tattica dei giocatori a partita in corso.

    Gasperini fu esonerato dopo 73 giorni, pagando i tanti pregiudizi nei suoi confronti. A cominciare da quello sulla difesa a tre, considerata da molti interisti culturalmente incompatibile con la storia della squadra. Una diffidenza che si sarebbe ripetuta con altri allenatori. Gasperini si ricostruirà una gran carriera, non senza continuare a parlare con grande amarezza e un pizzico di naturale risentimento di quell’esperienza all’inter.

    Il Novara retrocesse con 32 punti, a 10 dalla zona salvezza, non prima di vincere anche a San Siro con gol di Caracciolo. C’era già Ranieri da tempo.

    17/02/2012 – inter-Bologna 0-3

    37’ e 38’ Di Vaio, 85′ Acquafresca.

    Claudio Ranieri sembra l’uomo adatto ad aggiustare il caos interista. Dopotutto siamo ancora a settembre. Anche l’ex allenatore della Roma fa fatica a ingranare, ma sembra trovare una soluzione. La squadra si qualifica agli ottavi di Champions e in campionato trova un buon filotto di risultati tra dicembre e gennaio. Sono iniziate le annate delle rincorse disperate alla zona Champions, ridottasi nel frattempo a soli tre posti. Un obiettivo che per molto tempo sarà una chimera, l’unico discrimine per giudicare il valore di una stagione e l’operato degli allenatori.

    A febbraio l’inter incappa in un nuovo periodo negativo e, quando ospita in casa il Bologna, ha appena perso di nuovo contro il Novara. Un girone per scoprire che si è rimasti allo stesso punto? Non sembra: la squadra inizia bene la partita e trova un ottimo Gillet sulla sua strada. Il gol è nell’aria. Lo segna però il Bologna con Di Vaio. Nemmeno il tempo di dare modo ai nuovi spettri di materializzarsi, che l’attaccante raddoppia. Un lancio innocuo viene trasformato da Ranocchia in un assist perfetto. Dai replay sembra che il difensore sia rimasto incerto fino alla fine sulla scelta tra il comodo retropassaggio e lo stop per far ripartire subito l’azione. Un gesto per trasmettere l’idea di una reazione immediata, ma più rischioso.

    La parabola di questo giocatore è esemplificativa. Nel tempo ha affrontato un percorso di espiazione che, tra prestiti altrove e una certa de-responsabilizzazione nella squadra, lo hanno portato ad essere accettato e ammirato. Dal troppo bravo ragazzo, inadeguato a essere il capitano di una nave in tempesta, a qualcuno in grado di farsi trovare pronto nel bisogno e di dare l’esempio nello spogliatoio.

    Nel secondo tempo di quella partita, con due gol da recuperare, Ranieri fa uscire Forlan per far entrare Poli. Nel post-partita Bergomi gli dice di comprenderlo per l’effettiva impossibilità di trovare un equilibrio alla squadra. Lui ride un po’ ironico e un po’ isterico, forse perché i tifosi mostrano meno compassione. A fine partita inneggiano infatti a Mourinho, per molti versi la sua nemesi, non prima di aver visto anche Acquafresca fare slalom come Gustav Thoeni tra i difensori schierati. Non si crolla più solo in un quarto di Champions, chiunque ormai a San Siro può vestire la parte del predatore. L’urlo a invocare il portoghese somiglia a un richiamo disperato a una realtà passata, eppure erano passati solo due anni.

    7/04/2013 – inter-Atalanta 3-4

    43′ Rocchi, 56′ Bonaventura, 47′, 52′ Alvarez, 65′, 71′, 77′ Denis.

    Se, durante la primavera del 2012, qualcuno avesse detto ai tifosi dell’inter che la loro squadra sarebbe stata allenata da un tecnico in futuro esonerato in Grecia, in Repubblica Ceca e poi idolatrato in Iran, tutti avrebbero pensato a uno scherzo.

    Stramaccioni ha vinto la NextGen, una specie di Champions League dedicata alle giovanili. Basta questo a far innamorare Massimo Moratti, in un periodo in cui pescare giovani tecnici dai settori giovanili sta diventando una moda incontrollata. Stramaccioni subentra a Ranieri per le ultime nove giornate del campionato 2011/12, lo chiude con dignità e si guadagna la riconferma.

    Regala al pubblico serate indimenticabili. È il primo a espugnare lo Juventus Stadium, resta imbattuto in tre derby giocati, sfiora una clamorosa rimonta in Europa League contro il Tottenham, per qualche mese sembra poter cancellare il fallimento della stagione precedente. Poi, all’improvviso, si smarrisce. Perde il filo della matassa, litiga con Cassano, non trova una soluzione agli infortuni che decimano la squadra e lo costringono ad affrontare la parte finale della stagione con Tommaso Rocchi unico attaccante a disposizione. Ma questo può bastare a giustificare un girone di ritorno con appena 19 punti e il nono posto finale in classifica, peggior risultato del millennio?

    L’inter con l’Atalanta è già una squadra in difficoltà e incerottata, ma crede ancora di poter lottare per l’Europa, di raggiungere addirittura il terzo posto. E la serata sembra dare ragione a queste ambizioni. Rocchi, preso a gennaio dalla Lazio con appena tre presenze in sei mesi, segna il suo primo gol stagionale. Dopo il pareggio di Bonaventura, c’è la doppietta di Ricky Alvarez. Ma, proprio come in campionato la squadra si sfalda progressivamente, così quella sera l’inter crolla dal nulla, stesa dai tre gol in 12 minuti di German Denis: il primo è un rigore molto dubbio. Ma nemmeno un abbaglio arbitrale giustifica una squadra così in balia degli eventi, una difesa così ballerina di fronte ai dribbling di un onesto attaccante come Denis. La pressione finale si esaurisce in un interno destro di Ranocchia, ancora lui, che a due metri dalla porta vuota alza un campanile invece di segnare il pareggio. Al fischio finale scatta anche la rissa, causata dall’ex Schelotto, per non farsi mancare nessun sintomo della crisi di nervi.

    La faccia incredula di Moratti in tribuna è un manifesto. Di fronte a errori simili, cosa si può imputare a un allenatore? Oppure il presidente sa che ormai è troppo tardi per chiudere la stalla. Forse è questo il ragionamento, e quell’infatuazione mai dimenticata, a spingerlo a tenere Stramaccioni per tutta la stagione, a non riservargli quel trattamento spiccio e inclemente che aveva tenuto con Gasperini e Benitez. Dopo quella partita, ce ne furono altre sette: l’inter ottenne 4 punti, subì 14 gol e ne segnò 5. Recuperare i buoi non sarebbe stato semplice.

    1/11/2014 – Parma-inter 2-0

    5′ e 75′ De Ceglie.

    Walter Mazzarri è sempre piaciuto poco agli interisti, nonostante un esordio con un quinto posto non da buttare. Un risultato ottenuto dopo le macerie lasciate da Stramaccioni, nella stagione storica in cui Moratti passa il testimone a Erick Thohir e le bandiere argentine decidono di ammainarsi. Ma era proprio la sua regolarità ordinaria, la mitezza (o meglio la paranoia) di un tecnico predisposto a volare basso per paura di farsi male, a non entusiasmare un pubblico mai rassegnato alla sua nuova dimensione.

    L’inizio di stagione è marchiato: l’unico pomeriggio di gloria del Cagliari di Zeman, un 4-1 con tripletta di Ekdal a San Siro, fa già soffiare il vento dell’esonero. In un inizio di stagione sotto le aspettative, due rigori decisivi di Icardi contro Cesena e Sampdoria sono sufficienti a ridare fiducia all’ambiente.

    All’orizzonte c’è la trasferta di Parma. Dopo la qualificazione in Europa League, resa vana dal ritardo nel pagamento dell’Irpef della società, gli emiliani sono ultimi in classifica con tre punti, di cui zero in casa. Anche perché si è passati a non pagare più nemmeno gli stipendi. Le assurde vicende del triangolo Ghirardi-Taci-Manenti scoppieranno poche settimane dopo e in quel momento il Parma è la squadra perfetta per far compiere a Mazzarri un’impresa mai riuscitagli sulla panchina dell’Inter: cogliere la terza vittoria consecutiva.

    Tutto sembra apparecchiato per il rilancio definitivo. Nessuno aveva però messo in conto il guastafeste a sorpresa, Paolino De Ceglie. Ex settore giovanile della Juventus dalla rapida parabola discendente: promessa, buon rincalzo, giocatore di medio-bassa classifica, idolo social che studia da deejay. Quella sera però, il terzino sinistro si regala la migliore delle sue 11 presenze emiliane. Doppietta e rischio concreto di portarsi il pallone a casa nel finale. Due gol esteticamente brutti a vedersi, in particolar modo il secondo: dopo una respinta di Medel su tiro di Cassano, il suo tap-in passa goffamente sotto le gambe di un Handanovic un po’ piantato.

    Per il popolo interista la solita sconfitta inattesa che diventa poi scontata al fischio finale. Il carneade incubo a sorpresa. Per Mazzarri, un pesante contrappasso: punito da un esterno a tutto campo, quello che dovrebbe essere uno dei fiori all’occhiello del suo poco amato 3-5-2. Forse però, una conseguenza prevedibile se l’esterno di destra è Joel Obi, teoricamente una mezzala mancina. L’Inter si limita a un palo di Kovacic e a una svirgolata di Palacio, sintomi di una sterilità creativa mai venuta meno in quell’anno e mezzo, con le eccezioni di due 7-0 al Sassuolo.

    20/12/2015 – inter-Lazio 1-2

    5′ Candreva, 61′ Icardi, 87′ Candreva.

    Il ritorno di Roberto Mancini all’Inter sembra restituire un’idea di grandeur perduta. Un allenatore così titolato, sinonimo di tempi felici, che accetta la panchina di una squadra decaduta. Chiede però, e tutto sommato ottiene, una decina di nuovi giocatori tra una stagione e l’altra. Divertendosi a cambiare la formazione ogni settimana e andando di 1-0 in 1-0, si ritrova sorprendentemente primo a dicembre. Un mese che però per l’Inter ha sempre rappresentato un brusco risveglio da una realtà troppo bella rispetto ad aspettative e potenzialità.

    Nell’ultimo turno prima di Natale, arriva la Lazio a San Siro. Terza nel campionato precedente, la squadra di Pioli non sta riuscendo a ripetersi. L’Inter ha la possibilità di aumentare il suo vantaggio sulle inseguitrici, già sicura di chiudere l’anno solare in testa. Una grande occasione e senza nemmeno troppe pressioni. La Lazio colpisce però a freddo con un tiro da fuori di Candreva. L’inter fatica a reagire, pareggia nel secondo tempo con Icardi e la partita sembra avviarsi così alla fine. La Lazio, per valore, è la classica avversaria dalla classifica bugiarda, un’espressione sempre di moda che basterebbe a giudicare sufficiente il pareggio per godersi le feste.

    Fin quando non entra in azione Felipe Melo. Mancini lo ha apprezzato al Galatasaray e lo ha voluto a Milano. In Italia non ha lasciato un bel ricordo, ma per ragioni molto aleatorie i tifosi apprezzano l’idea di un giocatore “di personalità”, seguendo quell’ideale per cui una squadra che va male da anni abbia bisogno, prima di tutto, di grinta e “gente con le palle”. Il filo dell’equilibrio su cui si regge il brasiliano sembra tenere fino ai 5 minuti finali della partita in questione. Prima, nel momento in cui Milinkovic-Savic riceve un pallone alto e innocuo spalle alla porta in area, lo travolge con un salto scomposto che causa il rigore. Candreva se lo fa parare, ma segna sulla ribattuta. Innervosito poi dall’errore, Melo rischia quasi di decapitare Biglia con un’entrata da karateka. Dopo un intervento in gioco pericoloso, lascia la gamba alta e colpisce il collo dell’avversario. Rosso diretto e fischio finale.

    Una sconfitta per un errore veniale non fa mai piacere, ma perdere con la Lazio si può pur accettare. Un primo posto è però sufficiente a inebriare un ambiente in cui l’ambizione segue più la legge del blasone che della logica. Mancini nelle interviste dice che tutti si sono rovinati il Natale da soli. Esagerato? O forse si riferisce ad altro: il giorno dopo la Gazzetta descrive lo spogliatoio nerazzurro come una polveriera. Ljajic, destinato alla panchina, si sarebbe rifiutato di indossare la tuta da gara all’inizio. Jovetic e Mancini avrebbero sfiorato la rissa per una sostituzione e sarebbero stati separati da altri giocatori, Icardi e Melo si sarebbero beccati in seguito alle gesta del brasiliano. Si smentisce, ma ancora una volta la centrifuga si è azionata. Sono tornati i tempi delle fazioni, sudamericani contro slavi, biondi contro bruni, terzini contro mediani.

    Ci si chiede se è possibile che una squadra prima, da cui nessuno pretende lo scudetto, possa scoppiare così da un momento all’altro, trasformare una sconfitta in un dramma. Si dà la caccia alla talpa nello spogliatoio, un altro grande classico di Appiano Gentile. Da lì inizia il crollo che porterà al quarto posto: qualcuno sostiene che così Mancini possa aver rovinato il suo ricordo all’Inter, ma un paio di anni dopo lo stesso risultato sarebbe stato un trionfo. Questione di tempi. Il più contento della serata fu Antonio Candreva: arrabbiato per non essere stato scelto come capitano dopo l’addio di Mauri, forse pose lì le basi del suo passaggio a Milano. Qualcuno però sarebbe pronto a giurare che quella rimase la sua notte migliore a San Siro.

    16/10/2016 – inter-Cagliari 1-2

    56′ Joao Mario, 71′ Melchiorri, 84′ Handanovic (AG).

    C’è il sole a Milano. La giornata perfetta per guadagnarsi una credibilità nel calcio italiano. Frank de Boer era stato chiamato ad agosto, dieci giorni prima che iniziasse il campionato, per sostituire Mancini in rotta con Thohir. L’indonesiano è ancora al comando nonostante abbia venduto il grosso della baracca al gruppo cinese Suning. Lui decide apparendo di tanto in tanto, gli altri mettono i soldi. Uno scenario idilliaco per un presidente.

    L’olandese avrebbe diritto a qualche alibi per giustificare un inizio di stagione così e così: sconfitta col Chievo e pareggio col Palermo. Invece sui giornali si legge già “Frank di Burro”. Nel frattempo però, l’ex Ajax fa in tempo a passare anche per visionario. A Pescara ne cambia 3 nello stesso minuto di gioco e sembra un colpo di genio. Tanto in quella squadra fa quasi tutto Icardi, come in casa con la Juve: gol e assist a Perisic per la vittoria.

    Il sole di una bella domenica milanese viene adombrato da un comunicato durissimo della Curva Nord nei confronti del proprio capitano. L’oggetto del contendere è un episodio raccontato all’interno della sua autobiografia da poco pubblicata, “Sempre avanti”. L’attaccante aveva ricordato il litigio con alcuni tifosi della Curva dopo una sconfitta contro il Sassuolo, colpevoli, a suo dire, di avergli rigettato la maglietta che lui aveva regalato a un bambino. E di come, a chi gli avesse fatto notare il rischio di una loro reazione, avesse risposto di essere pronto ad assoldare “100 criminali dall’Argentina, pronti ad ammazzarli sul posto”. Icardi nelle pagine definisce esagerata la sua reazione, ma ciò non basta ai tifosi. Nel loro comunicato lo accusano di aver inventato tutto, lo rinnegano come capitano e lo accolgono allo stadio con una serie di striscioni poco propensi al perdono e alla comprensione dell’adrenalina post match.

    La partita si svolge in un clima surreale. Icardi ne risente e calcia fuori un rigore. La tifoseria si spacca tra la curva e il resto dei settori, che difendono il bomber con applausi e cori. L’inter però passa avanti lo stesso con Joao Mario. Un fuoco di paglia, perché la squadra, con il portoghese e Banega mezzali, è spesso sbilanciata e continua a lasciare spazi al Cagliari. Ne approfitta Federico Melchiorri, 11 presenze in A, 3 gol e molti infortuni. Ma uno dei tanti che in quegli anni può ricordare il suo giorno di gloria a San Siro: rete del pareggio e tiro-cross decisivo che Handanovic si trascina in porta.

    De Boer scopre la centrifuga interista elevata alla massima potenza, quel mix di autolesionismo, caos e sfortunate fatalità indispensabile per ogni tragicommedia. Con buona pace della sua credibilità, sbeffeggiata dalle parodie del suo italiano robotico e di una condanna già scritta settimane prima che venga eseguita.

    Di questa partita si parlerà poco. Il caso Icardi terrà banco accompagnato da una moltitudine di tesi. La Curva chiede il taglio della parte incriminata nel libro. Una richiesta di censura che, nel pensiero di molti, è più opportuna della necessità di scrivere un’autobiografia a 23 anni. Lo stesso Zanetti, in una delle sue rare prese di posizione pubbliche, ipotizza il degradamento di Icardi dal ruolo di capitano. Alla fine la fascia resta sul braccio del numero 9. Ma la storia dell’Inter, si sa, ripudia la linearità e sposa la ciclicità dei corsi e ricorsi nel tempo.

    24/11/16 – Hapoel Be’er Sheva-inter 3-2

    13′ Icardi, 25′ Brozovic, 58′ Maranhao, 71′ Nwakaeme (r), 93′ Sahar.

    L’inter pone fine al calvario di de Boer dopo una sconfitta contro la Sampdoria. La panchina viene affidata temporaneamente al tecnico della Primavera Stefano Vecchi. Nel frattempo, la proprietà cinese inizia ad accantonare Thohir e porta avanti dei casting in videoconferenza. Ne esce vincitore Stefano Pioli, per la gioia di chi voleva una pista italiana dopo il fallimento dell’azzardo olandese. Gli addetti ai lavori assecondano la scelta, parlando della necessità di un “normalizzatore”, qualcuno che voglia fare cose semplici. L’etichetta viene però respinta dallo stesso Pioli, che si autodefinisce un “potenziatore”. Di normale in effetti ci sarà poco nella stagione dell’Inter. O forse, trattandosi dell’Inter, tutto sarà da considerarsi nella norma.

    Il nuovo allenatore esordisce nel derby con un pareggio nel recupero. Quattro giorni dopo c’è la trasferta sul campo dell’Hapoel Be’er Sheva, la squadra israeliana che ha esordito in Europa sbancando San Siro. Ma si sa, la sottovalutazione dell’avversario e il turnover per il derby d’Italia erano valide scusanti per giustificarlo come incidente di percorso. Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Il match di ritorno, con l’inter obbligata a vincere per continuare il percorso in Europa League, avrebbe ristabilito i veri valori.

    L’inizio è scintillante: Icardi e Brozovic segnano subito due gol al termine di due belle azioni. Così anche gli scettici, decisi a vivere la partita con distacco per evitare una nuova crisi di illusioni, iniziano a credere che era veramente solo colpa di de Boer. La traversa di Icardi sembra un’ulteriore testimonianza di controllo sul match. A posteriori, il segnale che qualcosa stava cambiando.

    Al minuto 58, il gigante Lucio Maranhao riapre la sfida con un colpo di testa sufficiente per far sgretolare l’Inter. Dopo 13 minuti c’è già il collasso: Murillo calcola male un lancio lungo e costringe Handanovic a commettere fallo da rigore con ulteriore beffa del secondo cartellino giallo. Il primo era avvenuto per perdita di tempo. Il fatto che il portiere titolare si faccia ammonire per perdita di tempo, nella prima ora di gioco, contro una squadra della quale si ignorava l’esistenza appena tre mesi prima, evidenzia l’inquietudine nella squadra. La trasformazione di Nwakaeme è una formalità. L’inter si getta in avanti per la vittoria. Ma sono attacchi affannati, figli dello scoramento e destinati a soccombere contro quelli dei padroni di casa, mossi dall’esaltazione della rimonta e del possibile miracolo sportivo. Carrizo compie tre interventi di una goffaggine quasi caricaturale, non si capisce se sventi dei pericoli o se sia il suo stile sgraziato a renderli tali. Il simbolo di un’inter barcollante, prossima al crollo. È un suo rilancio sbilenco, al minuto 93, a dare il via all’azione che completerà il ribaltone con Sahar. 58 minuti per credere che qualcosa potesse cambiare, 35 per essere subito smentiti.

    Mesi dopo, questa partita si rivelerà lo spoiler perfetto della parentesi di Pioli sulla panchina nerazzurra. La partenza illusoria, l’episodio che svela la fragilità delle fondamenta, il crollo che sconfina nel fallimento. Fuori dall’Europa a novembre così come a maggio, con Vecchi di nuovo in sella. L’annuncio dell’esonero di Pioli verrà dato in diretta tv da Sandro Piccinini mentre la Juventus contro il Monaco si sta guadagnando la finale di Champions. Come girarsi da soli il coltello nella piaga.

    12/5/2018 – inter-Sassuolo 1-2

    25′ Politano, 72′ Berardi, 80′ Rafinha.

    Con Luciano Spalletti la qualificazione in Champions torna un obiettivo realistico. L’ex allenatore della Roma mette fieno in cascina nel girone d’andata e incappa in uno dei consueti leitmotiv interisti: la flessione invernale. Negli ultimi mesi però, la squadra trova una quadratura con lo spostamento di Brozovic davanti la difesa e l’inserimento tra i titolari di due creatori di gioco come Cancelo e Rafinha. Ci si gioca con la Lazio la quarta piazza, tornata appetibile dopo la riforma che ha restituito all’Italia un posto in più in Champions.

    Le squadre sono separate da due punti in classifica in favore dei biancocelesti, ma l’ultima giornata prevede lo scontro diretto all’Olimpico. La mente è già rivolta a quello prima del penultimo turno, quando l’inter deve ospitare un Sassuolo già salvo. Siccome nessuno ha in mente una valida ragione per cui la partita non debba essere vinta, si iniziano a ipotizzare scenari di goleada. Un punteggio tennistico per la differenza reti, in caso di arrivo a pari punti con la Lazio, sarebbe prezioso. Il Sassuolo, unica squadra assieme alla Juventus a vantare più vittorie che sconfitte con l’inter in Serie A, è derubricata nella mente di tutti al ruolo di comparsa. Sì ok, l’Inter è pazza, ha una tendenza a complicarsi la vita, ma l’obiettivo è troppo importante e la squadra è tornata affidabile.

    Nella settimana prima della partita, sugli account social ufficiali vengono mostrate le immagini di un allenamento con la prima squadra e la rappresentativa “inter Legends”, pronta alla sua prima tournèe in Inghilterra. C’è Materazzi che marca Icardi, Crespo con Skriniar, Perisic e Djorkaeff. Tutto molto bello, ma il dubbio di quanto possa essere preparatoria una seduta con dei giocatori ritirati è legittimo.

    Nella stessa settimana viene inoltre data notizia del contratto depositato dall’inter di de Vrij, che a fine anno si sarebbe liberato a parametro zero proprio dalla Lazio. Si apre il conflitto di interessi. L’operazione di mercato è nota da tempo, ma la quasi ufficialità crea quel giusto numero di polemiche per rendere il contesto più chiacchierato di una partita scontata. A San Siro però, si presenta un Sassuolo che, come sottolineerà Iachini a fine partita, non aveva gradito l’etichetta di vittima sacrificale. Politano segna una punizione rasoterra, facendola passare sotto la barriera. Un episodio così traumatico che da allora l’inter fa allungare sempre un uomo sotto la barriera nelle punizioni ravvicinate. Icardi tra primo e secondo tempo fallisce un paio di comode occasioni, Consigli para di tutto e sfoggia occhi spiritati dopo ogni intervento. Il Sassuolo raddoppia in contropiede con un gol, di destro, di Berardi.

    C’è l’allineamento di tutti gli elementi propri della trama perversa del tifoso disperato: l’avversario bestia nera, il giocatore che segna sempre contro la propria squadra, il portiere che le prende tutte, la serata storta del bomber, il gol finale, firmato Rafinha, per dare l’ultima falsa speranza. E il più importante di tutti, la sottovalutazione della partita. A posteriori sembrano accorgersene tutti.

    Al fischio finale i giocatori dell’inter si buttano disperati sul prato. Sembra finita, ma il giorno dopo sarà il Crotone, impegnato nella lotta salvezza, a pareggiare con la Lazio e a dare un’insperata ultima possibilità. L’Inter resta sempre la stessa, ma almeno ora il destino è dalla sua parte.

    10/12/2019 – inter-Barcellona 1-2

    23′ Carles Perez, 44′ Lukaku, 86′ Ansu Fati.

    Cosa ci fa una sconfitta contro il Barcellona in un elenco che comprende ben altri fallimenti?

    Perché, per Messi come per Lucio Maranhao, c’è la sensazione comune di quell’amaro in bocca di chi ha creduto in un obiettivo, scoprendosi poi deluso, ma mai sorpreso fino in fondo. Le ragioni per credere nella qualificazione agli ottavi, quest’anno, c’erano tutte: in casa contro una squadra imbottita di seconde linee, già sicura del primo posto e non al massimo del suo splendore. La certezza che una vittoria sarebbe bastata, senza badare agli altri risultati. E poi perché c’era una coppia di attaccanti che segna, si passa la palla e si vuole bene, non un egocentrico e divisivo centravanti. Per non parlare di chi c’è in panchina. Mica uno juventino prigioniero della sua idea come Gasperini, ma un tecnico vincente in grado di mantenere la disciplina e farsi amare dallo spogliatoio, quanto di più simile a Mourinho sia mai capitato a Milano. E infatti l’Inter di Conte, a quel punto, è prima in Serie A, se la gioca con la Juve, è intensa e piacevole da guardare.

    Eppure anche nel momento migliore da molto tempo a questa parte, serpeggia quell’inquietudine che non rende mai possibile un pacifico godimento. Conte si è già lamentato pubblicamente della rosa corta, ci sono troppi infortunati e ancor più impegni ravvicinati. Qualcuno è già pronto a scommettere che non si durerà a lungo. L’approcciarsi alla partita col Barcellona è l’ennesima lotta tra le due anime contrapposte del tifoso interista: quella sognatrice e quella rassegnata. Ognuno ne è provvisto, consapevole che ci sono elementi realistici che possono sempre supportare entrambe: la scelta è quale delle due privilegiare di volta in volta.

    Quando i giovani Carles Perez e Ansu Fati causano la prima delusione della nuova gestione tecnica, c’è il rammarico legittimo dell’occasione persa, la beffa del non poter nemmeno dire di essere stati eliminati da Messi. Ma basta poco a realizzare che alla fine l’inter è quella squadra a cui l’argentino non ha mai segnato, ma che nel 2010 stava perdendo la Champions per colpa di Bojan Krkic.

    E che, mesi dopo, avrebbe detto addio ai sogni di rimonta scudetto per l’unico acuto stagionale di un diciottenne del Bologna, Juwara. Ma più che quell’assurdo e insolito pomeriggio estivo di Serie A, è la partita contro i catalani a restituire il senso dell’inter attuale. Una testimonianza dei progressi fatti, dalle disperate rincorse alla zona Champions alla possibilità di entrare tra le migliori 16 d’Europa. Un graduale percorso di crescita che ora sembra già dato per scontato, ma rimasto appeso a due finali di campionato risolti grazie a degli episodi. Sufficienti, però, a restituire l’idea di una realtà finalmente cambiata, per cui le sconfitte non diventano più il preludio o l’emblema di tracolli inspiegabili. Restano risultati normali di una squadra che non fa il passo più lungo della gamba, ma che è tornata per lo meno a correre con una certa regolarità. Una squadra che, finendo a un punto dalla prima in campionato e tornando a disputare una finale europea, lascia più parlare di sé per il perenne conflitto tra le sue parti, per le agitazioni di un allenatore che, suo malgrado, ha scoperto da dentro quanto sia complesso non lasciarsi travolgere da questa centrifuga.

    Il 22 maggio del 2020 sono passati dieci anni da quella finale col Bayern Monaco. È stata una giornata di repliche e celebrazioni. Nel frattempo però, il calcio ha trovato il modo per chiudere la stagione. L’inter non ha centrato nessuno dei suoi tre obiettivi, una parte di noi tifosi pensa di essersi lasciato il peggio alle spalle, un’altra parte ha paura che questa lista possa allungarsi ancora.

    Lo sa bene Javier Zanetti. In una delle interviste durante la quarantena, un tifoso ha chiesto quali fossero le caratteristiche del DNA dell’inter. Una di quelle domande all’apparenza retoriche, ingenue, da suscitare tenerezza verso chi è convinto che ogni club sia un’entità a sé, a dispetto di chi ci giochi e la alleni. Zanetti ha però risposto in maniera immediata e convinta: «L’inter è resilienza. Il tifoso interista trova sempre un modo per rialzarsi». A posteriori, un bel consiglio anche per l’attuale allenatore.

    Bernardo Cianfrocca è nato nel 1993 ad Alatri (FR), ha studiato Lettere Moderne a Roma e ora è un giornalista praticante a Milano.

    Ps
    Scusate la lungaggine ma non potevo farlo a puntate.
    Buon pomeriggio

  22. Barone50

    Come tifosi dobbiamo sperare che la Juve sia quella che ha in mente Pirlo, ma anche se l’amico Antony invita tutti a non preoccuparsicredo che l’articolo on-line di TS in proposito non sia del tutto rassicurante, non tanto dopo aver appreso i perchè dei primi 4 punti ma per le conclusioni tratte nell’ultimo punto:
    1. Perché Milik non si decide ad andare alla Roma?
    2. Perché Suarez fa comunque l’esame di italiano per il passaporto se la Juve non lo prende più?
    3. Perché Dzeko non è ancora arrivato?
    4. Perché è Giroud l’alternativa a Dzeko?
    5. Perché il mercato dell’attaccante è così intricato e sembra quasi improvvisato?

    5.Perché il mercato dell’attaccante è così intricato e sembra quasi improvvisato?
    “Perché senza girarci troppo intorno, non c’è un euro da spendere. O, meglio, ce ne sono molto pochi. Una condizione abbastanza diffusa fra i club europei (finora non è stato un mercato vivace e men che meno ricco) e che vede un club come il Barcellona regalare i giocatori o uno come il Real ancora fermo. Alla Juventus manca la liquidità e c’è la ferma intenzione di non esagerare sul mercato in vista di una stagione con ricavi sicuramente erosi (dal 30% in su) per gli effetti del Covid. E quando non hai soldi, il mercato lo subisci più che farlo, sicché tenere aperte più possibilità diventa una condizione inevitabile. E’ tutto più difficile e anche un filo isterico, ma non per mancanza di idee chiare, ma perché per realizzarle servono incastri e colpi di sponda sulla volontà altrui che, vedi Milik, può sballare tutto. Un po’ di confusione si genera inevitabilmente.”

    E penso caro Max che la “confusione” non sia un buon viatico per la difficile missione che si appresta a compiere un neo-allenatore al suo primo anno di serie A.

  23. TOP PLANET

    Fare un confronto primo anno di Allegri alla Juve e quello di Sarri(secondo Roberto Grossi migliore quello di Sarri), io dico che o è uno pagato da Sarri oppure nun sta bene cor capoccione.
    Buon pomeriggio

    • Alessandro Magno

      ahahahahah Si infatti non sta bene è uno di quelli che negano l’evidenza. Io non ho nulla contro Sarri e l’ho sostenuto finchè ho potuto ma va da se che l’anno di sarri non solo per colpa sua ma anche per colpa sua è stato il peggiore dei 9 ed è dati alla mano il peggiore di tutti quelli di Allegri. Anche l’ultimo di Allegri che fra tutti onestamente è stato il peggiore Allegri porta uno scudetto vinto in scioltezza e una supercoppa e un uscita ai quarti di champions . sarri vince uno scudetto a tre giornate dalla fine con un certo affanno non vince nessuna coppa nè italia nè supercoppa si fa eliminare agli ottavi io davvero non riesco a capire … fra l’altro sopo solo un anno la scoietà lo liquida nonostante ancora due anni di contratto non capisco davvero dove sia il bene fatto?

      • Giá in partenza é impossibile fare confronti perché al primo anno arrivano con due situazioni completamente diverse. Al massimo come dice Ben, si puó confrontare l’ultimo di Allegri. E anche lí sarebbe complicato perché il livornese conosceva perfettamente la squadra, mentre Sarri oltre a non conoscerla doveva anche conquistarla a tal punto da farle assimilare un idea di gioco completamente diversa.

  24. Gioele
    A parte l’assenza di denaro…ma credo che la causa in primis siano stati i contratti stilati precedentemente ai giocatori, non solo…quei rinnovi che non mi sono mai andati giù…vedi Khedira e qualche altro…ora se non riesci a sbolognare questi ti e6 anche difficile comprare gli altri.
    Mettici le leggi italiane( vedi quella di Salvini per gli extracomunitari) e tutto ti diventa più difficile.

    Ed ecco la confusione fatta da te citata.
    Ciao

    • Barone

      Capisco che non ci siano soldi per un altro centrocampista, molto meno che non li trovino per assicurarsi almeno un attaccante in tempo utile perchè il 5 ottobre non è solo il giorno di chiusura del mercato ma anche il termine ultimo per le liste Champions e presentarsi col solo Cristiano Ronaldo (visti i tempi di recupero di Dybala) potrebbe essere una partenza ad handicap non tanto in campionato quanto nelle partite di Coppa con conseguenze economiche negative pegiori di quelle attuali.

      • Gioele,
        Però ci sono ancora 20 giorni, non credo che possano pensare di rimanere senza attaccanti. Le intese di massima ci sono ed i soldi per i profili che si stanno trattando pure. Mi pare siano normali dinamiche di mercato quelle di cercare gli incastri giusti, magari un po’più complicate dalla crisi generale.
        La punta la prenderanno, ed io ho anche un po’di speranza che una volta liberatici di qualche giocatore si possa intervenire anche su un terzino o un centrocampista.

        • Kris

          Il problema non è trovare l’attaccante ma soddisfare la richiesta di Pirlo (poi magari fra qualche giorno Milik cambia idea, c’è il via libera per Dzeko e l’incastro nei tempi giusti) ma lo scenario attuale prospettato al punto 2 nell’articolo citato sopra che ripoto qui non credo che possa accontentarlo:
          “In teoria, esiste una remota possibilità legata a uno scenario per ora virtuale, ma tecnicamente possibile. Eccolo: salta Dzeko per il no di Milik, la Juventus prende un attaccante come Giroud e, a quel punto, ha ancora il margine economico (e tecnico) per ingaggiare Suarez in autunno inoltrato, da svincolato (se nel frattempo si è svincolato) e passaportato. Attenzione: potrebbe usarlo in campionato, ma non in Champions, almeno fino agli ottavi quando si ritoccano le liste.”

          • Certo Gioele, quello sarebbe uno dei peggiori scenari.
            Io confido almeno in Dzeco che, al di la dell’etá, mi sembra una buona soluzione. Dovessimo finire con il solo Giroud…non so Pirlo, ma i primi insoddisfatti saremmo noi tifosi.
            Comunque come dicevo stamattina, alla fine abbiamo bisogno di uno che faccia funzionare al meglio gli altri due, non necessariamente un fuoriclasse. Quindi a volte anche giocatori di seconda fascia potrebbero rivelarsi utili. Intanto l’importante é che chiunque venga non si presenti con la panza o con problemi muscolari e sposi il progetto mettendosi a totale disposizione del mister e dei compagni.

            • Kris,
              sicuramente il peggiore per noi tifosi e non penso sia neppure il profilo di attaccante che ha in mente Pirlo, oltretutto con un ingaggio troppo alto.

              • “Nel mio modello di gioco il centravanti deve attaccare costantemente la profondità”. É tratto dalla sua tesi…auguriamoci che Paratici l’abbia letta.

  25. LA MOGLIE FRIULANA

    Sarà questo il motivo per cui Suarez dal 2018 sta sbrigato le pratiche per avere il doppio passaporto.

    Per il tesseramento di Luis Suarez, centravanti del Barcellona, alla Juve è corsa contro il tempo per ottenere il passaporto italiano, che lo libererebbe dai vincoli sugli extracomunitari.
    In questo c’entra anche il Friuli.
    Si, perché la moglie – Sofia Balbi – è figlia di un friulano, come riporta la Gazzetta dello Sport.
    La rosea lo identifica come architetto, altri siti – anche sudamericani – come bancario, ma quello che conta in questo caso sono le radici, non la professione.

    Sofia Balbi ha quindi il doppio passaporto.
    In virtù di questo legame sono italiani anche i figli del Pistolero e secondo la legge spagnola questo basta pure a Suarez per essere considerato comunitario nel campionato spagnolo.

    In Italia non è invece sufficiente.
    Buona serata

  26. TARANTOLA MURAIOLA O “DZEKO”

    In arrivo Edin Dzeko

    Si è sbloccata in questi minuti la trattativa per portare a Torino Edin Dzeko.

    Nella serata di ieri era stata trovata una bozza di accordo tra Roma e Juventus per uno scambio tra De Sciglio (valutato 15 Milioni che produrrà una plusvalenza di 10 Milioni) e Dzeko (valutato 10 Milioni che con i due anni di contratto peseranno a bilancio per 5 Milioni di ammortamento).

    C’era da sistemare un tassello che riguardava il trasferimento a Roma di Milik.

    L’accordo tra Napoli e Roma è stato trovato nella giornata di ieri per 25 Milioni, in questi minuti il giocatore ha accettato la destinazione giallorossa abbandonando il ritiro di Castelvolturno per dirigersi verso Trigoria.

    In serata è attesa la fumata bianca per questa trattativa in modo da mettere a disposizione di Andrea Pirlo il numero 9 già dalla sfida con la Sampdoria.

    Buonasera

  27. @Gioele
    Noi tifosi di una certa età il Giroud, Giroud tondo non lo facciamo da una vita…quello andrebbe bene per certi tipi di tifosi.
    Ciao

  28. ANTONIO DI GENNARO

    “Milik non poteva permettersi di aspettare ancora, anche perché si gioca il posto in Nazionale con Piatek e Lewandowski, e c’è un Europeo in vista.
    Perdendo Dzeko, la Roma fa a meno di un giocatore straordinario e Milik potrebbe essere il centravanti importante per una squadra e una società che si sta riprendendo e sta cercando di uscire dai problemi economici”.

    Sono alla ricerca di notizie più o meno attendibili…quella di Di Gennaro sembra, appunto, una di queste.

  29. SI PUNTA TUTTO SULLE PUNTE

    La Juventus, sempre più vicina a Dzeko, vuole trovare anche un centravanti di riserva: possibile un ritorno in prestito.

    Il ‘main target’ della Juventus in questa finestra di mercato è il centravanti di manovra chiesto da Andrea Pirlo.
    Una richiesta che i bianconeri si apprestano a soddisfare in tempi brevi, con il trasferimento di Edin Dzeko sempre più vicino. L’affare fra la Roma ed il Napoli per Milik sembra essersi sbloccato e l’arrivo del polacco in giallorosso darebbe il via libera alla Juventus per il bosniaco.
    Chiusa la pratica numero ‘9’, gli uomini di mercato della ‘Vecchia Signora’ si concentreranno sull’attaccante di riserva: Fabio Paratici potrebbe optare per un ritorno in prestito.
    (dal Web)

    Il quarto attaccante, la riserva, potrebbe essere l’azzurro Kean.
    Pare che l’Everton di Ancelotti sia intenzionata a “mollare” il classe 2000 con un prestito oneroso(10 milioni con diritto di riscatto).
    Se così fosse, Paratici si riscatterebbe dagli errori commessi in più di qualche occasione, Kean fu venduto a 30 milioni pagandone ora 10 milioni per il prestito ci sarebbe una plusvalenza di più 20.
    Non si sa ancora a quanto ammonterebbe il riscatto…fino a 20 si potrebbe fare e Paratici sarebbe sempre applaudito…spero proprio che sia così.

    Mancano ancora 18 giorni alla chiusura del mercato, ci sarebbe il tempo per altri acquisti…terzini?

    Buongiorno ☕

    • Baro’, cioè, ammesso che ci sia del vero: 10+20= 30. Ricomprare alla stessa cifra un giocatore che hai venduto a me sembra sbagliare due volte.

  30. Barone, a leggere qui pare che siano ancora fermi ai preliminari…

    Milano 16 settembre
    “Arkadiusz Milik sta aprendo alla Roma. E la Juve vede più vicino Edin Dzeko. Anche se l’attaccante del Napoli sta ancora riflettendo, i primi contatti con il suo agente David Piantak hanno dato il via a un dialogo positivo con i dirigenti giallorossi. Dopo l’iniziale no alla proposta da 5 milioni (con i bonus) per cinque anni, si è passato ad un atteggiamento più cauto. In serata il giocatore ha fatto il punto con il suo agente.

    Siamo all’inizio della trattativa vera e propria. Quindi c’è ancora bisogno di approfondimenti e ciò fa credere che domani (ndr oggi) possano esserci nuovi incontri per definire nei dettagli i termini dell’intesa. Ovviamente sia Andrea Pirlo che Fonseca seguono da vicino questa vicenda: entrambi contano di risolvere al più presto la questione del centravanti.”

  31. LUCIANO MOGGI

    Carraro e i due scudetti tolti alla Juve

    A novembre 2017 il dott. Franco Carraro si confessò al “Corriere della Sera” parlando di Calciopoli in maniera decisamente diversa dal solito, magari sottovoce, facendo però capire che quanto successo durante la sua presidenza era “il niente”, giganteggiato fino all’estremo limite da chi in quel momento aveva in mano la giustizia sportiva: l’Avv. Guido Rossi.

    “Finally!” – direbbero gli inglesi – è uscito allo scoperto, anche sconfessando, magari involontariamente, alcune sue precedenti interviste, dove rimproverava alla Juve di contare 38 vittorie di campionato mentre per lui gli scudetti conquistati erano soltanto 36. E in effetti tanti sono, se non si tiene conto, come appunto faceva Carraro, dei due scudetti vinti sul campo dalla Juventus nel 2004/5 e 2005/6: il secondo(2005/6), assegnato addirittura all’inter che era arrivata terza in classifica, con la seguente motivazione: premio per una società dal passato limpido, “senza macchia”.
    Nemmeno il passaporto falso di Recoba era riuscito a fermare la mano di Guido Rossi, nemmeno i documenti trafugati alla Motorizzazione di Latina da chi voleva fare una patente “falsa” all’uruguaiano, per potergli confezionare un documento contraffatto da cittadino comunitario. Non si tenne neppure conto della sentenza della Giustizia Ordinaria che colpì il manager nerazzurro per aver commesso tanto. Si passò insomma sopra a tutto, pur essendo un’illegalità che avrebbe dovuto comportare la retrocessione della squadra alla categoria inferiore, se non ci fosse stato l’aiuto di Carraro Presidente che a quel tempo ebbe a dire: “non posso far retrocedere l’inter perchè #Moratti ha speso tanto per acquistarla”. Ammettendo con ciò di aver preso per mano la giustizia sportiva per non colpire l’inter, in netto contrasto con quanto dichiarato nell’intervista stessa quando asserisce che la giustizia sportiva è per natura “molto severa”.
    Sarebbe stato sicuramente più giusto se avesse detto che “la Giustizia sportiva è tanto più severa a seconda di chi la applica ma soprattutto delle società verso cui si applica”. Come fece appunto il Commissario Guido Rossi contro la Juventus, trascurando completamente il suo conflitto d’interessi per essere stato consigliere dell’inter. Tra l’altro non assegnando il campionato 2004/5 vinto anche questo dalla Juve, come quello dopo del 2005/6, che i bianconeri stanno tuttora reclamando.

    E proprio su questo tema, relativo all’attribuzione degli scudetti in questione, Carraro ha fatto chiarezza qualche giorno fa in un’intervista all’emittente napoletana Radio Kiss Kiss, dichiarando che la Juve continuerà invano a reclamare i due scudetti perchè sono il frutto di un accordo tra i legali della stessa Juventus e la Federazione, capeggiata dal Commissario Straordinario, Avv. Guido Rossi.

    Una situazione che portò a diminuire la pena alla Juventus purché non facesse ricorso al Tar e al Consiglio di Stato (che avrebbero mantenuto la Juve in serie A, Portogallo insegna). Come se la Juventus fosse stata riconosciuta colpevole di qualcosa (vedi sentenza). Per cui adesso si può capire il motivo dell’intromissione di Montezemolo per bloccare il ricorso al TAR ricevendo pubblicamente i complimenti di Blatter: evidentemente a Montezemolo interessava ingraziarsi il Presidente della FIFA. Si può altresì intuire perchè l’avvocato Zaccone, difensore della Juventus, dichiarò al processo che aveva letto le carte in una sola settimana e aveva capito che la Juve avrebbe corso “seri pericoli”. Peccato per lui, perchè la sentenza raccontò cose diverse: “campionato regolare, nessuna partita alterata”. Con la Juventus quindi esente da reati di cui all’ex art.6.
    Ciononostante furono firmati gli accordi per lasciare i due scudetti per strada, così come ci ha fatto capire Carraro. Tanto da far pensare adesso che la Juve sia andata a processo difendendosi male o impreparata (?) o che, morti l’Avv. Gianni Agnelli, il dr. Umberto Agnelli e l’avv. Chiusano, prevalesse il desiderio di disfarsi della triade a costo del sacrificio della retrocessione in B, nonostante la società non avesse commesso alcun reato, come ammette Carraro. Desiderio non facile da mettere in atto, perchè quei dirigenti avevano entusiasmato per le vittorie conseguite, oltretutto senza mai chiedere elargizioni da parte dell’azionista.
    Ipotesi dunque difficile da immaginare, c’è da augurarsi che sia una delle tante boutade.

    In quell’intervista rilasciata al Corriere, Carraro dice anche delle banalità, come spesso è capitato. Ad esempio quando asserisce che io mi beavo nel sentirmi chiamare con il soprannome di “Lucky Luciano”. L’unico nome al quale sono stato sempre affezionato è quello che mi hanno dato i miei genitori: Luciano. Il soprannome era opera di chi stava preparando il mio calvario. Sbaglia grossolanamente (?) anche quando dice che il mio desiderio era di sentirmi dire “bravo” dalla gente: a me bastava la gratificazione dell’azionista e provavo sicuramente soddisfazione per le vittorie con le squadre che riuscivo a mettere insieme, e senza alcun bisogno di influenzare gli arbitraggi: per vincere erano sufficienti coloro che scendevano sul rettangolo di gioco, e l’assoluzione di tutti gli arbitri indagati ne è la più grande conferma. Magari era proprio Carraro a recitare questa parte quando diceva al designatore di aiutare alcune squadre in zona retrocessione (Lazio e Fiorentina), o di aiutare l’inter in occasione di inter-Juve (novembre 2004).

    Lo ringrazio comunque, perchè sul finire della stessa intervista si è completamente ripreso. Quasi un Carraro redento, si potrebbe dire “meglio tardi che mai”, specialmente quando asserisce delle verità inconfutabili:
    1) che la Juventus non ha mai vinto in modo illecito. E questo lo conferma sia la sentenza del processo sportivo (“campionato regolare, nessuna partita alterata”) sia la magistratura ordinaria che, in mancanza di meglio, prende in esame “i reati a consumazione anticipata”: quali possano essere non è dato di sapere, essendo stati tutti assolti gli arbitri indagati.
    2) che Calciopoli si basa sul nulla, e non essendoci nessuna elargizione di danaro può essere solo una questione di potere e forse di chiacchiere.
    3) che la Juventus vinceva perchè aveva i giocatori migliori e gli allenatori migliori (Lippi e Capello).
    4) che la Nazionale italiana che vinse il mondiale in quel di Berlino nel 2006 era basata sulla Juventus, che contava ben nove giocatori nelle due squadre che si contesero il titolo, oltre al ct Marcello Lippi e al massaggiatore (Esposito).

    Siccome penso che faccia piacere sentire anche il parere di menti eccelse sull’argomento, per finire mi piace rinverdire a Carraro quanto ebbe a dichiarare il grande scrittore Enzo #Biagi su Calciopoli: “una sentenza pazzesca costruita sul #nulla perchè punisce chi era colpevole solo di vivere in un certo ambiente. Il tutto condito da un processo che era una riedizione della Santa Inquisizione in chiave moderna.
    E mi chiedo: cui prodest? A chi giova il tutto? E perché tutto è uscito fuori in un determinato momento, tra Lazio-gate di Storace, la lista nera di Telecom, poi calciopoli, poi l’ex Re d’Italia ed ora, ultimo ma non ultimo, la compagnia Vodafone che ha denunciato Telecom per aver messo sotto controllo i suoi clienti. Vuoi vedere che per coprire uno scandalo di dimensioni ciclopiche, hanno individuato in Luciano Moggi il cattivo da dare in pasto al popolino?

    Oltre a ricordargli che uno degli autori di tanto sconquasso nel mondo del calcio è quel Luca Palamara che adesso si trova indagato dai suoi stessi colleghi che evidentemente hanno capito i veri motivi che inducevano questo PM a indagare su persone e cose CONOSCIUTE al solo scopo di accrescere la propria fama (su calciopoli lo ha dichiarato lui stesso durante la trasmissione “non è l’Arena” di Giletti).
    Lo pregherei infine di rivolgere un referente pensiero verso i due personaggi illustri: Biagi, che aveva capito sul nascere i veri motivi di calciopoli. E il Presidente Cossiga, che ebbe l’abilità di individuare le mosse di Palamara ancor prima che le facesse. Potrebbe un giorno dormire in pace con la propria coscienza evitando di parteggiare sempre per cose di suo esclusivo interesse, tra l’altro smentendo chi un giorno disse a me e Giraudo: ”Carraro è uno che pensa solo ai fatti suoi”. Era una grande persona che lui definisce anche adesso con la parola “amico”.

    Buona giornata

    • Un fiume in piena che dopo aver disintegrato tutte le loro convinzioni chissà che reazioni avrà suscitato fra il popolo dei prescritti.

  32. EH SI
    Una cosa che dovrebbe segnare le coscienze di un vasto gruppo di fuorilegge. Ma coscienza non ne hanno.

    • Tino,
      festeggiare i 10 anni dal triplete con queste parole:
      “Tutto è servito per creare le condizioni per trionfare, anche le disavventure dovute al fatto di dover fronteggiare una Juve che si comportava come si comportava e lottare contro un muro che sembrava incrollabile”, non è solo mancanza di coscienza ma il Massimo dell’ipocrisia di chi definisce “disavventure dovute al fatto di dover fronteggiare la Juve” i comportamenti descritti nella sentenza del Giudice del Tribunale di Milano in cui si afferma che Facchetti faceva lobbying con gli arbitri, comportamenti antisportivi e in qualche caso illeciti già stigmatizzati nella relazione dell’allora procuratore federale Palazzi, con Moggi che ha prontamente replicato all’affabulatore con queste parole:
      “Moratti ha perso un’altra occasione per stare zitto, poteva festeggiare in un altro modo e magari quelli che lo hanno interpellato potevano chiedergli se conta più una sentenza che un’altra o se la legge è davvero uguale per tutti”.

  33. Paratici somiglia sempre più a Calimero: la vendita di De Sciglio alla Roma è sospesa 😅

  34. Non è che vendono Dybala e prendono sia Dzeko che Suarez? Chiedo!

    • Ciao Germano,
      A quel punto allora sì che ci potrebbe stare anche Pirlo a centrocampo.
      Vabbe’ che dicono che Agnelli ami circondarsi di 40enni…ma il tridente più vecchio del mondo speriamo anche di no! 😅

  35. Alessandro Magno

    dai che finalmente inizia sto campionato e ci togliamo dai piedi sto benedetto calcio mercato

  36. BALLANDO CON LE STELLE

    In attesa di iniziare una nuova avventura in panchina, Massimiliano Allegri si lancia nella televisione. Sabato 19 settembre su Rai1 ripartirà il celebre programma ‘Ballando con le stelle’ che confermerà la tradizione del ‘ballerino per una notte’: e nella prima puntata toccherà proprio all’ex tecnico di Milan e Juventus Allegri ricoprire questo ruolo.
    🤭🙃 🤩

  37. SPORT MEDIASET

    La lunga telenovela tra la Roma e Arkadiusz Milik è ormai giunta a conclusione.
    Mentre in mattinata l’attaccante polacco si è allenato in modo blando e solitario a Castel Volturno, il suo agente è sbarcato a Trigoria dove ha finalizzato l’affare con i giallorossi.
    L’arrivo dell’ex Ajax sblocca così la cessione di Edin Dzeko alla Juventus: il bosniaco giocherà sabato sera a Verona contro l’Hellas la sua ultima in giallorosso.

    L’accordo tra Napoli e Roma è stato trovato sulla base di un prestito oneroso a tre milioni, con obbligo di riscatto fissato a 15 e 7 milioni di bonus, per un’operazione complessiva da 25 milioni di euro.
    Per il polacco è pronto un contratto quinquennale, con i giallorossi disposti a far salire l’ingaggio da 4,5 a 4,8 milioni di euro più una parte variabile pur di convincere il giocatore a sposare la causa capitolina, andando a riempire la casella in attacco che verrà lasciata vuota da Dzeko, destinato a partire per Torino: il bosniaco ha un’intesa per un biennale a 7,5 milioni netti a stagione, con Andrea Pirlo che lo attende a braccia aperte.

    Buonasera

  38. Per Dzeko la Juve sborserà 16 milioni alla Roma e 7,5 netti annui di ingaggio a lui per un biennale. Attenzione a Suarez che ha superato l’esame d’italiano a Perugia, potrebbe arrivare a gennaio se parte Dybala.

    • Dzeko lo scorso anno era praticamente dell’Inter per 12 milioni. Prima che Dybala rifiutasse il Tottenham e quindi la Juve fosse costretta a rinunciare a Lukaku.

      Evidentemente per lui l’orologio del tempo va all’indietro. Essendo ringiovanito di un anno costa di più 🤣.

      Benvenuto Edin!

      • Va bene che siamo la vecchia signora ma rischiamo di scadere nel reparto geriatria: quando sento ste cose mi viene il sangue amaro.

        • Purtroppo al momento il mercato non offre alternative e comunque sia ben vengano attaccanti fisicamente integri come Dzeko anche se datati che se non in tutte nelle partite che contano possono fare la differenza.

      • 4 milioni in più sono per avercelo conservato integro dopo aver rifiutato l’offerta dell’anno scorso dell’inter che l’avrebbe rovinato 😛 e comunque sia mi associo al tuo Benvenuto Edin

  39. LO JUVENTINO IMPAZZITO

    Certamente Dzeko non mi dispiace ma 16 milioni alla Roma e 7,5 di stipendio a lui, 34 anni, un pò me rode.

    Suarez che viene a fare gli esami di italiano e credevi che fosse per noi…un pò me rode.

    Credevo in un attacco formato da CR7-SUAREZ-DYBALA e invece così non è…un pò me rode.

    E se ti ritrovi con Dzeko e non Suarez che dopo gli esami a Perugia prende la strada per Milano invece di Torino…un pò me rode.

    E se poi ti ritrovi pure senza Dybala dato via per fare cassa…a sto punto me girano propo li cojoni!!!

    Buongiorno ☕

    • Troppe supposizioni. Cerchiamo di essere sereni e rimanere sul pezzo. Intanto il piano B se quello A non riuscirà ad andare a buon fine è stato assicurato. O meglio, anche se ancora non c’è niente di ufficiale, Dzeko verrà. Poi se i tempi per l’ufficializzazione dell’essere comunitario di Suarez saranno lunghi o corti lo si vedrà in itinere pertanto credo che le mani siano state buttate addosso anche su quest’ultimo.
      Quanto al progetto intorno a Dybala, ad oggi e spero per tutta la su carriera, rimanga alla Juve, almeno queste sono le intenzioni reciproche. Non dovesse essere così, dispiace ma “ morto un Papa se ne fa un altro “, Zidane docet

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