Chi avrebbe dovuto vincere il pallone d’oro?

Scritto da Cinzia Fresia

Stavo pensando, e mi chiedevo se fosse il caso di organizzare il gran Gala’del calcio concomitante l’assegnazione del “mitico Ballon d’or”, leggendaria festa del pallone, dove si premia, o si dovrebbe premiare i migliori calciatori al mondo.
Cristiano Ronaldo non ha vinto, ha vinto il suo acerrimo rivale, Leo Messi, Cristiano però in accordo con i suoi vari sponsor decide di non partecipare alla Kermesse francese, preferendo l’appuntamento italiano.

Il trionfo di Messi e il terzo posto a Ronaldo, dato così, per evitare troppe lamentazioni, ha destato non poche perplessità e dubbi circa l’onestà dell’assegnazione, perché pare che le due superstar internazionali non meritassero assolutamente il podio, e che il ballon d’or lo avrebbe dovuto ricevere Salah.

Non si comprendono più i criteri di assegnazione, si premia per politica o per il nome?
Giorgio Chiellini, che per logici motivi, parteggia per Cristiano, ha giudicato come un furto il pallone d’oro a Luka Modric, vinto nel 2018, parole pesanti da parte del capitano della Juventus, sicuramente Giorgio si è basato su dati certi, per dire ciò che ha detto, tuttavia le dichiarazioni ufficiali andrebbero trattate con delicatezza.
In un era dove i social hanno una certa importanza, la decisione di Cristiano di non partecipare alla cerimonia del pallone d’oro, preferendo come logico la manifestazione italiana, resta una scelta dell’atleta, la Juventus comunque era ben rappresentata da Nedved, e dal bravissimo De Ligt, premiato con il Kopa, ricevuto direttamente da Mbappè, il vincitore dello scorso anno.
Ormai, anche il pallone d’oro, così facendo sta diventando un riconoscimento da “operetta” dato per altri motivi che per merito reale dei giocatori.. tutto sommato non va nemmeno preso così sul serio da parte dei giocatori che non hanno vinto ..dovrebbe essere un momento di festa e celebrazione del bel calcio .. vissuto in leggerezza, anche se comandano gli sponsor.

  1. L’ASINO D’ORO A SPASSO

    L’ex allenatore della Juventus Massimiliano Allegri torna a parlare ai microfoni del Corriere della Sera:

    Massimiliano Allegri, com’è il calcio visto da fuori?

    «Ci sono due cose sopra le altre: la prima è che i giocatori africani stanno spostando il calcio sul lato fisico.
    La qualità resta fondamentale, ma la base del calcio sta cambiando. La seconda è che sto rivedendo un grande ritorno del contropiede».

    Contropiede?

    «Sì, abbiamo seguito per vent’anni Guardiola equivocando. Guardiola raccontava solo la sua eccezione, non era un calcio per tutti.
    Il Barcellona storico nasce con tre grandi giocatori che pressano alti e spingono le difese avversarie dentro la loro area. Così a sua volta i centrocampisti salgono e si inseriscono e la tua difesa può arrivare a metà campo. Ma devi avere Iniesta, Xavi e Messi.
    Noi abbiamo preso come lezione comune un argomento che riguardava solo loro».

    E il contropiede?

    «È uno dei miei argomenti sensibili.
    Quando sento Sacchi che parla di tenere il pallone e avere atteggiamenti propositivi non capisco cosa dica e mi arrabbio. Perché non dovrebbe essere propositivo giocare in verticale, perché dovrebbe esserlo fare venti passaggi di un metro? Ho visto venti volte le partite di Sacchi, ricordo quella a San Siro in cui il suo Milan segnò cinque gol al Real.
    Giocava dritto per dritto, come un fuso.
    Mentre il Real si scambiava con calma il pallone.
    Era un Milan verticale, esattamente di contropiede, che non è facile da farsi ma quando riesce è un grande spettacolo».

    Proseguendo nel riesame, ci sono altre scoperte interessanti?

    «L’importanza dei giocatori e il vero ruolo dell’allenatore».

    In che senso il vero ruolo?

    «Che non esistono gli schemi, non esiste l’intelligenza artificiale, conta l’occhio del tecnico.
    Da gennaio metteranno i tablet a disposizione della panchina. Saprai quali sono i percorsi di campo più frequentati.
    Per fare cosa? Per riassumere in una frase quello che ho già visto.
    Il calcio è un campo, non un universo.
    Le cose si trovano, si toccano, non importa essere troppo elettronici.
    Serve un allenatore che sappia fare il suo mestiere la domenica, quello è il giorno in cui bisogna essere tecnici.
    Il resto tocca ai giocatori, alla loro diversità.
    Oggi giro, vedo il calcio dei ragazzi, dei dilettanti, parlo con i loro allenatori e sento cose che mi spaventano, parlano come libri stampati, come le televisioni, sono gli slogan più frequenti riversati su ragazzi che a loro volta scambieranno il calcio con un’altra serie di slogan».

    Che cosa intende allora quando parla di semplicità del calcio e di logica dei ruoli?

    «Faccio un esempio. Koulibaly, Manolas e Albiol, tre grandi giocatori allenati da un tecnico, Ancelotti che stimo moltissimo. Il professore lì in mezzo era Albiol, per caratteristiche tecniche, cioè per letture di situazioni, per capacità di intuire il progresso delle azioni.
    Koulibaly è eccezionale fisicamente, meno sotto l’altro aspetto.
    Manolas è bravissimo sull’uomo, meno ancora propenso di Koulibaly all’idea collettiva.
    Voglio dire che il calcio secondo me è capire questo, le singole doti applicate alle situazioni singole.
    Non uno schema fine a se stesso. Un uomo che si integra e si completa con un altro fino a fare un reparto.
    Questo non te lo dice un numero, un tablet o un algoritmo.
    O lo senti da solo o non capirai mai la partita.
    Per questo sono convinto che l’allenatore si riconosca solo il giorno della partita».

    Manca ancora qualcosa?

    «I dirigenti.
    Abbiamo vissuto di intuito per molti anni, ora è tempo di costruirli.
    Non immaginiamo cosa significhi per un allenatore avere al fianco gente come Galliani o Marotta. Per me fu decisivo già Cellino ai tempi del Cagliari.
    Il calcio è troppo una via di mezzo: si prendono manager bravissimi che non lo conoscono, o gente di calcio che non è un vero manager.
    Io l’ho detto a Coverciano, dobbiamo aprire al futuro, preparare continuamente la nuova classe dirigente.
    Servono corsi su corsi, esami duri, riscontri di competenze specifiche.
    Diamo Coverciano in mano alle grandi menti del calcio: faccio due nomi, Lippi e Capello, hanno fatto tutto nella loro carriera e sono ancora giovani.
    Basta con gli amici degli amici. Se non avremo buoni dirigenti non avremo nemmeno buoni allenatori. Infatti non sappiamo più a chi dare le grandi squadre.
    Dobbiamo chiedere ai migliori di darci una mano.
    Aver fiducia nella qualità più che sulla buona volontà».

    E cosa le hanno risposto?

    «Semplicemente no».

    La Nazionale però sta risorgendo…

    «Ho trovato Salsano qualche giorno fa, l’ho pregato di fare i miei complimenti a Mancini.
    Sta facendo un lavoro ottimo. E sa perché?».

    Perché è bravo?

    «Certamente, ma quello lo è sempre stato.
    Ma ora è un’altra persona, è diventato severo, serio…».

    Prima non lo era?

    «Ma certo che lo era, ora però è cambiato.
    Ora parla di calcio con tutti, gioca semplice.
    È un maestro. Mentre il nostro è un mondo di professori».

    Per esempio?

    «Non è un esempio, è un ricordo. Questa estate ero a Pescara con Galeone e Giampaolo, fatale che parlassimo di calcio. Dissi a Giampaolo: “Marco, non ti do consigli, ma una cosa voglio dirtela.
    Sei al Milan, non è da tutti.
    Non fare una squadra di fighetti perché ti spaccano in due.
    Non è quello lo stadio per scherzare.
    Vuoi un fantasista centrale? Non è Suso.
    Ma Suso è un gran bel giocatore. Sintetizza, adattati.
    Il calcio è di tutti.
    Se non hai il regista che cerchi, niente ti vieta di giocare con due mediani nel mezzo”. L’importante è la qualità dei giocatori.
    È lì che un allenatore non deve transigere, sulla competenza dei dirigenti, che è il vero problema del nostro calcio».

    È la vecchia malattia di essere tutti filosofi?

    «Se i filosofi sono bravi, perché no? Il problema è il risultato, cioè la realtà.
    Lo ottieni o no? Io a casa non ho nemmeno un computer, uso l’iPhone come un telefono e basta.
    Ma se guardo calcio so cosa vedo. E mi nascono mille idee.
    Siamo ancora più forti noi della tecnologia».

    Quando tornerà?

    «La prossima stagione. Non prima».

    E le sue domeniche?

    «Le passo a guardare calcio.
    La mattina in giro per il Piemonte dietro a mio figlio, otto anni, tornei di calcetto. Poi pomeriggio e sera davanti alla televisione.
    E alla fine della giornata mio figlio mi dice che comunque farà il pilota di Formula 1».

    Buon pomeriggio

  2. Visti i convocati per domani, magari Sarri potrebbe provare anche Pjaca nel ruolo di trequartista. Peggio di quello scombiccherato di Bernardeschi non può fare !🥴

  3. La Roma invece si presenta questa sera a San Siro senza il centravanti e il portiere titolari.

    • Eh eh eh….

    • andrea (the original)

      Infatti dà fastidio che si parli infortuni all’Inter quando si tratta di pochi giocatori e irrilevanti (vorrei vedere se si fanno male Lukaku e Lautaro) quando hanno affrontato la Lazio senza Immobile, la Roma senza Dzeko e mezza squadra, il Dortmund senza Reus..e questo insieme a un calendario amico.

  4. Ottavi di Coppa Italia verso la metà di gennaio:
    Juve-Udinese, Roma-Parma, Torino-Genoa, inter-Cagliari, Milan-Spal, Napoli-Perugia, Lazio-Cremonese, Atalanta-Fiorentina

    Saluti

  5. IL BARONE C’ERA

    https://youtu.be/3RinButkjKk

    E poi quello che successe al San Paolo…e qui mi fermo non anticipando nulla.

    Buona partita

  6. Non uno schema fine a se stesso. Un uomo che si integra e si completa con un altro fino a fare un reparto.

    Manager bravi che non sanno di calcio e gente di calcio che non sa fare il manager.

    Allegri ha detto cose giuste.
    Fa bene a ricaricarsi.

    • Quando l’imperatore Francesco Giuseppe visitò Milano, la propaganda asburgica scrisse sui muri: “Ave Spes nostra”.

      Il popolino pronto tradusse: “Viene a spese nostre”😁.

      PS Traduzione della traduzione: Allegri si ricarica a spese della Juve 🤣.

      • Ah si, dopo cinque scudi ed il resto fu rinnovato il contratto di due anni.
        Alla Juve si fa cosi’,salvo qualche esagerazione su Sarri che lo hanno fatto a freddo di TRE anni.
        Spero sinceramente e con disponibilita’ psicologica, che rimanga tutti e tre,ma non per i soldi che non rientrano nelle mie competenze,ma per Juventus.
        La gallina fa le uova e al gallo fa male il culo. Detto popolare che fa tendenza.

        • …boh, mi pare che sei tu ora a saltare di filato sulla pantosca per fare chicchirichì avanti giorno🐓.
          La mia era una semplice constatazione.

  7. Mauro the Original

    Curiosità

    In Groenlandia il campionato di calcio dura 8 giorni😁😁😁

  8. Posso parlare di Simoni? Vabbe’ al massimo mi mettete dietro la lavagna.
    Max, che fai parli di allegri? Non sai che la Stasi controlla?

    Dicevo di Simoni che giudicavo bene fino a quell’episodio su Ronaldo che ancora ce lo menano. Ebbe una reazione scomposta subito e poi nei dopo gara.rimasi basito.

    Per me il rigore non c’era,ronaldo parti’ e si blocco’ e venne investito da Juliano.
    Al massimo punizione a due.
    Naturalmente la caciara interista fu violenta,abbiamo visto dopo che quando non ci arrivano usano escamotage ben architettati, e raccattano quello che possono. Quest’anno invece sono un problema,ma un problema regolare.

    Dicevo della reazione di Simoni che fu esagerata per la persona che era.lo giudicai male e forse a ragione. Scomposto.
    Oggi ha un problema di salute. A lui, senza pensare a Simoni dell’inter che esagero’, voglio fare un augurio per vincere questa,di gara, ben piu’ importante.

    • Continuano a parlare di “trucchi” e si dimenticano il passaporto truccato di Recoba, le pressioni fatte per truccare un sorteggio arbitrale e designare Collina come direttore di gara di un derby d’Italia, di quelle dell’ex presidente Carraro che istruisce Bergamo prima di un Inter-Juve (“che non si sbagli a favore della Juve, per carità!”), di un’esplicita richiesta, fatta sempre a Bergamo, quelle per convincere l’arbitro designato a far vincere una semifinale di Coppa Italia all’inter.
      Tutto documentato, tutto vero, a differenza delle partite truccate per far vincere la Juventus, mai trovata una, solo millantate.
      Quest’anno dici che sono un “problema” regolare? come no, al prossimo rigore non dato su “Ronaldo” torneranno a scatenare l’inferno.

      • Beh volevo dire come prestazioni,non alla “piangineria” che con Marotta e Conte non e’ a quei livelli. Almeno se non vengono contagiati.
        Vedremo,comunque,nel prosieguo a poche incollature…come saranno.
        Sul resto non ci piove,non parli ad un sordo.

        • “Essere interista significa vincere nel rispetto dell’avversario, accettare la sconfitta, le sentenze e non cercare alibi. Il nostro messaggio e augurio è pertanto quello che mister Conte e con lui anche Marotta, si affidino a Lele Oriali e a Zanetti ed assimilino presto lo spirito di fratellanza che sta al centro dell’essere Inter e che non deve aver nulla a che vedere coi risultati sportivi. Si può vincere e si può perdere ma la dignità non deve mai venire meno; gli isterismi e le frustrazioni bianconere le seppellisca a torino. Noi siamo l’Inter e camminiamo sempre a testa alta. Noi non abbiamo e non vogliamo avere scheletri nell’armadio, non vantiamo titoli che ci son stati tolti per i nostri comportamenti illeciti; noi rispettiamo le sentenze e non facciamo uso della “memoria” per raccogliere consensi con ipocrisia”.

          Lele Oriali??.. Zanetti???… “Noi non siamo come la Juve, siamo due società completamente diverse, con la propria storia e il proprio percorso. Noi cerchiamo di arrivare ai successi con la nostra esperienza e le nostre capacità“.

          Mi verrebbe da ridere ma mi hanno contagiato…
          devo piangere? 🤣

  9. LA NOTTE DI SANT’AMBROGIO

    Faceva freddo a Torino quella sera ma per una Signora si fa tutto specialmente se veste in bianconero.
    Era il 7 dicembre scorso, la notte di Sant’Ambrogio, appunto, è amara per l’inter, che esce sconfitta dall’Allianz Stadium e scivola a -14 da una Juventus che invece allunga momentaneamente anche sul Napoli, attardato di 11 punti in attesa di sfidare il Frosinone.
    Man of the match il solito Mandzukic ( scusate se dico solito ma era sempre lui o quasi a segnare fino a quel momento della stagione), autore al 66° dell’incornata vincente: per il croato si tratta dell’ennesimo goal in uno scontro diretto, mentre per l’inter è un ko che fa male soprattutto alla luce delle tante occasioni sciupate nel primo tempo.

    Ma purtroppo per loro le partite durano 90 e più minuti.

    La mattina dell’8 dicembre, il giorno dell’Immacolata mi sveglio e riparto per casa con il solito Frecciarossa ( a proposito Auguri )…tirava un vento forte e gelido a Torino…era il vento che portava a spasso per le vie di Torino le foglie cadute e portava il trentasettesimo scudetto nella bacheca juventina, l’ottavo consecutivo, era lo scudetto che per alcuni è uno scudettino.
    Forse non sanno cosa significhi soffrire. Perdona loro non sanno quel che dicono. Gli stolti.

    Buongiorno

    • Andrea (the original)

      Minchia io dormivo a casa del mio amico ad Alpignano, tutto aperto intorno alla villetta, la mattina ho impiegato 1 ora per decidere di andare fuori a fumare.
      😁

  10. QUELLE VERITÀ NASCOSTE

    Tevez: “Il Boca è la mia vita, quando mi stavo preparando per la finale contro il Barça pensavo solo a tornare alla Bombonera. Agnelli ha capito la mia scelta di lasciare la Juve”

    Ex attaccante della Juventus dal 2013 al 2015, Carlos Tevez, attualmente in forza al Boca Juniors, parla, intervistato da “Tyc Sports”, dell’addio ai bianconeri per tornare in Argentina: “Il Boca è la mia vita, quando ero al mio miglior livello e mi stavo preparando per la finale contro il Barça, pensavo solo a tornare alla Bombonera.
    Mi volevano Atletico Madrid e Bayern Monaco ma sentivo che dovevo tornare a casa.
    Ho detto ad Agnelli all’inizio di quella stagione che avrei fatto benissimo, che avrei spaccato tutto, ma anche che alla fine dell’anno sarei voluto tornare al Boca.
    E lui mi ha capito.
    Voglio continuare con il Boca, anche fosse solo per portare gli oggetti per l’allenamento.
    Non voglio andare da nessuna altra parte, voglio ritirarmi con questa maglia, non ho altre motivazioni.
    Se mi cerca il Real Madrid, gli dico che voglio rimanere al Boca”.

    Tuttojuve

    Grande Carlito, quella notte di Berlino si era distratto un attimo, pensava se aveva messo tutto in valigia e sperando questo sparò alto sopra la traversa, quel pallone.

    Buona partita

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