La scomparsa di Pietro Anastasi


Scritto di Cinzia Fresia

Sentiamo la necessità di cercare nei giocatori l’identità della squadra del cuore, attribuendogli sentimenti e figure famigliari, e alcuni restano nel cuore più di altri.
Pietro Anastasi, ha rappresentato un’epoca: erano gli anni in cui la Fiat accoglieva
l’immigrazione dal Sud, in cui si aspettava la domenica con trepidazione per vedere la Juventus, dove i giocatori erano persone che si potevano incontrare amichevolmente in città.
Erano altri tempi, erano uomini diversi.
Pietro, è stato un’icona, un simbolo, l’immagine del ragazzo del Sud che ce l’ha fatta, lui siciliano di Catania, bello e dal sorriso diretto, aperto e simpatico, ha conquistato da subito gli Juventini, condividendo successi per 8 lunghi anni alla corte della Signora.

Sebbene fossi solo una bambina, e vivessi insieme a mio padre questo sport e si era felici con poco: mi manca quel periodo storico in cui si riempiva lo stadio a vedere la Juventus con i suoi giocatori dalle divise striminzite, dove il calcio non aveva nulla di glamour, e non si possedeva nient’altro che una bandiera, una maglia o una sciarpa, ma l’entusiasmo, il calore delle persone era tutto.
Anastasi rappresentava ancora lo scampolo di un’epoca di cui ora non c’è più traccia, E vogliamo ricordarlo con il suo sorriso, aperto e solare fatto di spontaneità e immediatezza.
Pietro .. troppo presto ci hai lasciati, ovunque tu sia spero continui a correre e a segnare ancora tanti gol.

  1. andrea (the original)

    È vero, tempi in cui la simbologia aveva un senso e alcune persone la incarnavano.
    Dal vivo non l’ho visto giocare, solo highlights, l’ho visto però poi restare juventino in modo decoroso, da tifoso sincero, non bisognoso di forzare la sua immagine, con quella umiltà che è l’unico vero valore che la modernità avrebbe dovuto mutuare dal passato.
    Onore a Pietro Anastasi, è stato bello sapere di essere dalla stessa parte.

    • Andrea, per quanto mi ricordo era tutto semplice, andare allo stadio rientrava nella normalità, Era un villaggio globale in cui erano presenti tutti i ceti sociali. Insieme per applaudire la Juve ..

      • andrea (the original)

        Ecco brava, “semplice”… sostantivo oggi associato al semplicismo e invece così pieno di tante cose.

    • Condivido pienamente il dispiacere, una triste notizia di prima mattina.

  2. Nooo
    Apprendo adesso la triste notizia che mi addolora moltissimo.
    Un uomo, un’epoca e la tragica consapevolezza che tutto ha una fine.
    Ecco, in questo momento avrei voluto non collegarmi. Piango questo grande juventino dal profondo del cuore.
    Ciao Pietro, ciao grandissimo!

  3. “PIETRUZZU”

    Era il soprannome che il mitico Vladimiro Caminiti gli aveva dato quando Anastasi arrivò alla Juve.
    Lo volle l’Avvocato chiamando il Presidente del Varese se era disposto a cederlo alla Juve.

    Campione d’Europa con l’Italia di Valcareggi e tre volte campione d’Italia con la Juve.
    Regalò una Coppa Italia all’inter dopo lo scambio con Boninsegna.

    Juventino fino al midollo…ogni volta che rientrava negli spogliatoi quando era giocatore dell’inter domandava cosa avesse fatto la Juve.

    Ciao Pietro R.I.P.
    Grazie

  4. maurizio orani

    Tristezza enorme Riposa in Pace Bomber.

    Condoglianze alla sua famiglia.

  5. Che brutta apertura di giornata con la notizia di Pietruzzo Anastasi che non è più con noi. È seta uni dei miei primissimi ricordi della Juventus e mio padre me lo fece conoscere come quel centravanti che rappresentava la Juve del calcio dei tifosi Italiani. Ero piccolo e chiedevo perché dovessi tifare Juve e mi rispose “ perché rappresenta tutti noi”. Inizialmente non capì, ma mi bastó che mi facesse il nome di Anastasi ( piccolo, siciliano e campione) e si aprì la mente.
    R.I.P. Oggi il mio cuore è in lutto

  6. Non l’ho visto giocare ma sicuramente parte di un mondo calcistico completamente diverso: più vero e genuino, sicuramente vicino a quello che la parola sport dovrebbe rappresentare.
    Un abbraccio sperando che dovunque sia possa continuare a giocare.

  7. SETTANTA EURO PER IL SETTORE OSPITI

    I tifosi juventini residenti possono andare al San Paolo per vedere la partita del 26 p.v. sborsando la “modica” somma di sesssantasette (67) Euro.
    Ma giusto per dire: e quanto si dovrebbe sborsare allo Stadium per la partita del 1° marzo ?

    Saluti.

  8. Alessandro Magno

    Era oltre che bravo uno Juventino vero. Essendo di Catania e nella Juve anni 70 che voleva dire Torino e Fiat era visto come l’emigrante di successo e per questo molto amato da tutti ma a maggior ragione dagli operai della fist che in lui vedevano il raggiungimento di un riscatto dai tanti sacrifici fatti compreso quello di lasciare terra natia e famiglia. Da oggi la sua stella nello stadium brillerà più luminosa

  9. Luigis
    Quando ci penso a quel mondo, dove certe esagerazioni e certe cifre non esistevano. Esisteva uno sport essenziale e genuino. Adesso mi viene da pensare se questo calcio di oggi e’ ancora uno sport.
    Un ragazzo pulito,Pietro, in campo e fuori.sacrifici immani e voglia di riuscire. Non giocavi da miliardario allora,c’erano valori di affetto e riconoscenza,, come lui tanti altri con lo stesso stampo nella Juventus di quegli anni.campioni grandissimi in campo e fuori.
    Sempre abbottonati e mai sopra le righe.

    Veramente sono scosso, lo vedevo sempre volentieri in tv,una persona pacata,giusta e umile.
    Mi manca gia’, anche se non si vedeva logicamente piu’ e capisco ora il motivo.
    Che dispiacere.! Una giornataccia.

    • Lo so purtroppo i tempi cambiano anche se non sempre in meglio. D’altronde vogliamo vedere le partite e questo sistema abbiamo contribuito a costruirlo anche noi tifosi. Ma credo che come tutto arriverà il momento che questo eccesso verrà ridimensionato, mi sembra che il mondo, nel bene e nel male, trovi sempre il giusto equilibrio.

  10. PIETRO ANASTASI

    Il grande e indimenticato Vladimiro Caminiti lo battezza subito “Pietruzzu” quando arriva a Torino.
    Lui, il centravanti catanese Pietro Anastasi, vent’anni tondi,rappresenta l’uomo nuovo del calcio italiano che per la prima volta ha conquistato il titolo europeo.

    Siamo in pieno 1968, anno di rivoluzione e fantasia al potere.
    E di fantasia, intesa come colpi di scena, nel rocambolesco trasferimento di Anastasi alla Juventus ce n’è parecchia.
    Nel suo primo campionato di A con il Varese, Pietro detto “il Turco” ha segnato undici goal.
    È l’uomo-mercato.
    Il presidente Borghi, quello della Ignis, alla fine chiude con l’inter.

    Tutto a posto, al punto che Anastasi un’amichevole di fine stagione contro la Roma.

    Finisce il primo tempo, ma durante l’intervallo l’amico fotografo Mario Brogini gli corre incontro per dirgli che lo ha acquistato la Juventus.
    Non è uno scherzo: Agnelli ha beffato l’inter grazie a una fornitura di compressori per i frigoriferi della Ignis.

    Nel pazzo mondo pallonaro succede anche questo. Grande colpo della Juve e grande felicità per Pietro Anastasi, tifoso della Juventus da sempre…e che in quella amichevole da virtuale giocatore interista segna anche due goal.

    Dal portafogli tira fuori quella vecchia foto in cui lui, giovane raccattapalle al Cibali, sorride felice accanto a John Charles.
    E ora ne diventa l’erede.

    Il primo giorno da juventino, quello delle visite mediche e della firma del contratto, viene colto subito fuorigioco dai dirigenti.
    Colpa del look moltobinformale.

    Alla Juve è così. Disciplina e attenzione, educazione e stile.
    E per il giovane Pietro arriva una scuola di vita.

    Diventa subito l’idolo della tifoseria specialmente per per quelli con radici meridionali.
    Per loro ” ‘u Turcu” è un simbolo.

    Già all’esordio, alla prima in campionato, due sombreri consecutivi per saltare altrettanti avversari, e goal. È il primo con la Juve.
    Ne seguono, nel corso dei suoi otto anni in bianconero, altri centodiciotto tra campionato e coppe.

    Tanti goal, tanti ricordi, ma il legame più forte è con la rete segnata al L. Vicenza il 15 maggio del 1975.
    Ultima giornata, in palio lo scudetto. Anastasi è il capitano.
    Dopo trenta minuti, storia gia6 chiusa con la Juve sul 2-0.
    Ma in quel momento succede qualcosa di straordinario: tutto lo stadio grida il nome di Anastasi e invoca il suo goal.
    Che arriva, tempo qualche minuto.
    Per la gioia del popolo juventino e le lacrime di Anastasi, mai così commosso e felice.

    Poi la favola finisce, il campionato ’75-’76 si porta dietro nervosismo e malintesi tra lui e il Mister Carletto Parola sono addirittura scintille…Pietruzzu fuori squadra e squadra che perde uno scudetto già vinto e che addirittura va ai nemici del Toro.
    Nel 1976 Anastasi va all’inter.

    A ogni fine partita la solita domanda a chiedere cosa avesse fatto la sua Juve.

    Un paio di anni dopo con la maglia dell’Ascolto torna a Torino.
    L’Avvocato lo saluta, lui si emoziona…ma proprio alla Juve segna il suo centesimo goal in serie A.

    Quel giorno il Comunale lo applaudì come se non fosse mai andato via.

    Mi auguro, domani, come sanno fare solo i tifosi Bianconeri, allo Stadium tributare un caloroso applauso all’indimenticato Campione della Juventus. Pietruzzu.

    Nota:
    Questo pezzo lo avevo preparato stanotte verso le tre,dopo appresa la notizia da sky sport24…ero sveglio a guardare il tennis su eurosport.

    Non l’ho messo e ho solo accennato al ricordo più tardi per non suscitare mal di pancia a chi cerca di snobbare i miei vecchi ricordi.

    Non è colpa mia se sono nato prima di altri e la penso all’antica.

    Senza rancore. Vi voglio bene.

    • Grazie Barone, per raccontare qualche curiosità su questo campione a chi non l’ha visto giocare.

      • Kris
        Solo per la cronaca…Pietro Anastasi segna il suo centesimo goal in A, come già scritto, alla Juve il 30 dicembre del 1979.
        Perdemmo contro l’Ascoli, dove in quell’anno giocava Pietruzzu, per 2-3 il primo goal della partita lo segnò proprio Anastasi.

        E per finire: Juve seconda in campionato, eliminata in semifinale di Coppa Italia e dulcis in fundo, eliminata in semifinale di Coppa Coppe.

        Ciao

  11. Pure io te ne voglio Baró. Sto piangendo come un bambino.

  12. HAAAAALAND

    La Juventus aveva in pugno Erling Haaland alla fine dello scorso dicembre quando poi gli alti costi dell’operazione hanno portato Paratici a virare su Kulusevski (il norvegese ha preteso 8 milioni di euro annui).

    L’esordio con il Borussia Dortmund per Haaland è stato tuttavia travolgente.
    Entrato al minuto 56′ ci ha impiegato solo 183 secondi per siglare la sua prima rete mentre l’Augsburg dell’ex juventino Lichtsteiner conduceva per 3-1; la stella norvegese ha poi segnato altre due reti per portare i suoi alla vittoria (5-3 il finale).
    Altro pallone portato a casa in stagione e tripletta alla sua prima apparizione.

  13. UN VAFFA DI PRIMA MATTINA

    Federazione di merda.
    Pietro Anastasi meritava il minuto di silenzio su tutti i campi, federazione di merda, non perché giocatore della Juve e che ha rappresentato tutti i lavoratori del Sud e non solo, federazione di merda, lo meritava soprattutto perché Campione d’Europa con la Nazionale italiana…che per fortuna non era una federazione di merda come ora.
    Buona domenica a tutti voi del blog…non certo al lerciume della federazione di merda.

    • andrea (the original)

      Si, per quanto questi minuti di silenzio in Italia siano spesso retorici, in effetti come al solito la Lega si è distinta.
      Un tributo nazionale dal calcio il buon Pietro lo aveva meritato abbondantemente.

      • MI ASSOCIO AL VAFFA
        sono dei cialtroni che si fanno notare solo per le cazzate e per le non decisioni, per le cose serie non ci sono mai.

  14. Buona domenica a tutti. Non prendertela Baró Pietruzzo è meglio che rimanga nei nostri cuori piuttosto che venga ricordato da una marmaglia di escrementi ipocriti

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