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Prepartita Shakhtar-Juve, momento di svolta.

 

ARTICOLO di eldavidinho

Matati. Con i due giocatori che, evidentemente, sentivano l‘aria di derby più degli altri. Due prodotti della cantera finalmente titolari in prima squadra, dopo anni di prestiti e/o annate opache. Perché di vero e proprio effetto derby non si può parlare. Alla Juve basta un tempo, il secondo, per spazzare via un Toro più violento che aggressivo. Fino alla mezz’ora i bianconeri sono stati un po’ meno aggressivi del solito. Anzi, impacciati, arruffoni e spaesati anche a causa del cambio di modulo. Le due squadre si rispettano e sembrano più attente a non lasciare spazi che ad attaccarli. Il pressing viene portato raramente e mai con troppa convinzione. Si preferisce aspettare la mossa dell’avversario e quello che ne deriva sono ritmi bassi e azioni prevedibili. L’episodio che cambia il volto della partita è l’intervento a gambe unite da codice penale che compie Glik su Giaccherini. Ineccepibile per Alessio e noi tutti, contestato da Ventura che si è ostinato, sia ai microfoni Sky che Rai, nel voler rivedere se l’intervento fosse sulla palla. Pazzesco. La certezza che questi tipi di interventi a prescindere da tutto, vadano condannati, viene dalle parole di Ogbonna: “Glik quelle entrate le fa anche in allenamento”. Ah bè, complimenti. Dal 433 inedito che mettono in campo Conte e Alessio hanno tratto giovamento Giovinco e soprattutto Marchisio. In quel ruolo il principino è il migliore del mondo, Giovinco è un valore aggiunto se ben sfruttato tatticamente. Nel 433 è quasi imprendibile, partendo palla al piede dall’esterno. Il 4-3-3 non è da accantonare. Lo abbiamo detto tante volte. E sono sicuro che Conte lo utilizzerà nel mese in cui dovrà fare a meno di Asamoah. Col Torino, a causa di infortuni e assenze, ha avuto modo di rispolverarlo. Oppure già aveva in mente di riproporlo, contro il 4-2-4 di Ventura. Non lo sapremo mai. Altro episodio della gara è il rigore concesso a Pogba per tocco di mani di Basha. Rigore sacrosanto ma giocatore, già ammonito, non ammonito per la seconda volta. Il Torino sarebbe rimasto in 9. Ventura che dice? Calcio di rigore poi sbagliato da Pirlo a pochi giorni di distanza dal mancato raggiungimento del podio per il pallone d’oro. E molti avranno ripensato alla buca di Maspero e al pallone di Pirlo che avrà incontrato e salutato quello di Salas. Precedentemente, Pogba era stato anche fermato a porta vuota ingiustamente per carica inesistente sul portiere. Poi mi dite che tipo di carica ha fatto Pogba su Gillet. Altra partita, altro episodio. Ci stanno facendo riscrivere il regolamento, partita dopo partita. Fischiato un “fallo di confusione”? Alla fine, però, vinciamo sempre noi. Perché giochiamo e dominiamo. Marchisio, Giovinco, ancora Marchisio. Il 3 a 0 del principino è il 100º gol della Juve di Conte: subìti 30, differenza reti + 70, punti 119, partite 53. Il Torino continua a non vincere un derby da 17 anni e a non segnare in un derby da 10. Dopo 15 partite, nella stagione 2011/2012, la Juventus aveva 33 punti. Oggi, ne ha 2 in più. E gli ottavi di Champions ad un passo. Alessio chiude in A con 5 vittorie, 1 pari(Lazio), 2 sconfitte(Inter e Milan). Al momento è a 2 vittorie(Chelsea e Nordsjaelland) e 1 pari(Nordsjaelland) in Champions League. Dalla prossima giocheremo in superiorità numerica, diranno i sarcastici: torna Antonio Conte. Infine, onore a Bonucci, rimasto in campo per tutta la partita sofferente e piegato sulle ginocchia. Ha diretto la squadra a viso aperto nonostante l‘infortunio. Onore anche al bambino, inquadrato dalle telecamere, che fa la pernacchia ai bovini. Questo è il riassunto del derby. Derby che, invece, non appartiene a quei tifosi resisi protagonisti per aver esposto uno striscione, in CurvaSud, sulla tragedia di Superga. I morti sono tutti uguali, vanno rispettati. Piuttosto, si chiede parità di trattamento nel giudicare cori e striscioni di questo genere. Parità che non c’è né nel multare, né nel portarli all’attenzione dei media. Ci vorrebbe equità nello stigmatizzarli. Quelli di Superga, quelli dell’Heysel, Pessotto(ancora in vita, e mettetevi nei suoi panni) e Scirea. Ma l’attenzione mediatica che si presta a noi è diversa da quella che si presta agli altri. Vedi striscione del Milan a Pessotto. Per Bergomi la Juve ha sofferto e il Toro meritava. Significa che stiamo veramente tornando alla normalità. Non sapevamo neanche “che Glik fosse un difensore così “pulito”, che Basha fosse un portiere e che Ogbonna facesse i falli al suo portiere”, scrivono su Twitter. Noi ironizziamo, loro rosicano. E se questi sono gli avversari che dobbiamo affrontare in campo e fuori…

Adesso sotto con lo Shakhtar, schiacciasassi in campionato e rivelazione di questa Champions. Contro il Kryvbas, venerdì, la squadra di Lucescu ha ottenuto la 17ª vittoria in 18 gare, grazie al 2-0 firmato Mikhitarian e Teixeira. Lo Shakhtar è la squadra solida e pericolosissima con cui abbiamo pareggiato all’andata nel nostro esordio in Champions allo Juventus Stadium.

Con 10 punti in classifica, lo Shakhtar Donetsk si presenta all’ultima giornata del girone di Champions League sicuro della qualificazione. Ne basterà uno per assicurarsi il primo posto del Girone così come ne basterà uno alla Juve per qualificarsi. Non credo, comunque, che le squadre si accorderanno per il famoso “biscotto”. Il cammino degli ucraini ha preso avvio in casa, con un 2-0 agevole contro il Nordsjaelland grazie alla doppietta dell’attaccante armeno Mkhitaryan, Nel secondo turno, Allo Juventus Stadium il punteggio di 1-1 è maturato interamente nel primo tempo, con il botta e risposta di Texeira al minuto 23 e di Bonucci 180 secondi dopo. Il girone d’andata si è chiuso registrando già la conquista del primato in classifica. Merito del successo ottenuto in casa contro il Chelsea. Un 2-1 netto firmato Texeira – Fernandinho. Allo Stamford Bridge, invece, partita pirotecnica: Willian riesce a rispondere per ben due volte alla situazione di svantaggio creatasi, ma nulla si può fare con il terzo gol dei Blues, ad opera di Moses, perché arriva all’ultimo secondo e determina il successo per 3-2 del Chelsea. Lo Shakhtar conquista matematicamente la qualificazione alla quinta partita. In Danimarca, il Nordsjaelland passa in vantaggio con Nordstrand e la formazione di Lucescu arriva al pareggio con un gesto antisportivo di Luiz Adriano, che va in gol non restituendo il pallone dopo una sosta (cosa che poi gli è coastata una squalifica che lo costringerà a saltare il match contro di noi). Il primo tempo si chiude sul 2-2, ma nella ripresa Willian e lo stesso Luiz Adriano, autore complessivamente di una tripletta, determineranno il punteggio di 2-5.

L’unico precedente della Juventus sul campo dello Shakhtar risale all’8 dicembre del 1976, in occasione della gara di ritorno degli ottavi di Coppa Uefa. Per i bianconeri, la sconfitta per 1-0 – maturata per un gol di Stahurin al 36’ del primo tempo – non determinò alcun problema perché a Torino la vittoria della squadra di Trapattoni fu netta: 3-0. Una gara, quella di 36 anni fa, da ricordare comunque con piacere. Al termine di quel cammino in Uefa, la Juventus conquistò la sua prima storica coppa europea. Oltre allo Scudetto dei 51 punti.

Lo Shakhtar ha un gruppo unito e consolidato di uomini che Lucescu ha utilizzato in tutti gli incontri di Champions League. Non hanno saltato neanche un minuto il portiere Pyatov, i difensori Kucher, Rakitskiy, Rat e Srna, i centrocampisti Mkhitaryan e Fernandinho. Sempre presenti nelle cinque gare, ma con un minutaggio minore, vi sono anche Ilsinho, Willian, Texeira e Luiz Adriano. Lo Shakhtar ha messo a segno 12 gol, spartiti in questa maniera: quattro Willian, tre Luiz Adriano, due Mkhitaryan e Texeira, uno Fernandinho. Nella classifica delle statistiche di Champions, lo Shakhtar è al primo posto per le occasioni avute e create, motivo in più per rendersi conto della loro pericolosità sotto porta. Designato per questa gara è l’arbitro svedese Jonas Eriksson, alla prima assoluta con i bianconeri. Non convocati Marchisio squalificato, Lucio, Pepe e Bendtner. Ritornano Caceres e Chiellini. Forza Juve

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Prepartita Juve-Torino, torna il Derby.

di eldavidinho

4 punti nelle ultime 4 partite di campionato, le sconfitte con le milanesi e la mediocrità(non la malafede) di questa classe arbitrale, in confusione totale: l’esperimento degli arbitri di porta è miseramente fallito. è quanto emerge e quanto rimane del secondo KO subito in campionato. Prima sconfitta esterna dopo 28 gare utili consecutive. Una Juve non pimpante come al solito, è vero, ma comunque volenterosa e, soprattutto nel secondo tempo, ben più attiva di un Milan impegnato solo a difendere il vantaggio. Alla fine, si può dire tranquillamente che è stata la peggior prestazione degli ultimi due anni. Irriconoscibili. Dei mal di pancia presunti di Quagliarella ancora non voglio parlare. Di certo nessuno deve permettersi di andare a ruota libera in una formazione in cui tutti sono importanti e nessuno indispensabile. Soprattutto in attacco. Si può imputare alla Juve un approccio molle e presuntuoso, dopo il mercoledì di Champions, in cui comunque si sono fatte sentire le fatiche fisiche e mentali che continueranno a caratterizzarci in alcuni momenti della stagione. Inevitabile. Bagno d’umiltà? Forse. Ma emerge un dato, quello della sicurezza che mostriamo con le piccole e degli scontri diretti a sfavore con le pretendenti al titolo: Milan, Inter, Lazio, Fiorentina. Solo col Napoli abbiamo vinto. A differenza dello scorso anno, in cui perdevamo per strada punti con le piccole ma non fallivamo un big-match. Sarà importante mantenere comunque un minimo di vantaggio. Ci siamo piegati ad un avversario più umile e agguerrito, a tratti tanto provinciale da ordinare a Pazzini di temporeggiare col pallone tra i piedi e di scaldare gli animi con qualche scaramuccia. Ne è venuta fuori una partita orrenda. Loro hanno vendicato il gol di Muntari anche se sostengo che la grande legge della compensazione, a dirla proprio tutta, non è stata rispettata: il gol regolare di Matri annullato per fuorigioco inesistente noi lo vendichiamo al ritorno? Per dire. Galliani avrà messo “l’ascella di Isla” come sfondo del suo telefonino(faccio ironia, come Tuttosport), forse è mancato Pepe a far cambiare idea all’arbitro(come sostiene Pulvirenti dopo i fatti di Catania). Ma rimane il problema di cosa sarebbe successo a parti invertite. Del condizionamento mediatico, del fatto che i giornali non parleranno per 3 mesi dell’episodio, non s’indigneranno affatto e speculeranno(come su Quagliarella e la multa della società, la presunta crisi, i campanelli d’allarme e la lite Marchisio-Bonucci minimizzata dai due su Twitter). Come sempre. Poi c’è la voce dei protagonisti a fine gara. La nostra linea è stata quella del fair play totale. Ma, sempre a parti invertite, Allegri avrebbe speculato per una stagione intera.  Per Galliani infatti “non si capisce dove finisca il braccio e inizi l’ascella”, per Allegri “Il rigore, visto in tv, non c’è”, per Berlusconi “Rigore dubbio dà più soddisfazioni”. Nella politica, come nel calcio…

Bisogna voltare pagina e pensare subito al derby della Mole numero 185, che torna a disputarsi dopo 2 anni. 33 vittorie, 18 pareggi e 16 sconfitte: è questo il bilancio degli Juventus-Torino di campionato giocati in casa dei bianconeri. L’ultima volta che i granata si sono aggiudicati il derby risale addirittura al 1995, un 1-2 nella gara di ritorno in un’annata che li vide prevalere in entrambi i confronti, mentre la Juve si aggiudicò il primo scudetto dell’era Lippi. Da allora, nelle 12 stracittadine disputate, sia in casa che in trasferta, sono 8 le vittorie bianconere a fronte di 4 pareggi. Gli ultimi due confronti si sono conclusi con identico risultato: 1-0 a favore dei bianconeri. A decidere le sfide nella stagione 2008/09 furono Amauri e Chiellini. Proprio la vittoria di stretta misura è tipica delle gare in casa contro i cugini: 1-0 e 2-1, sono i risultati più frequenti, verificatisi 8 volte. Non mancano però singoli episodi con goleade: 4-0 nel 1933-34; 5-0 nel 1995-96 con tripletta di uno scatenato Vialli; 6-0 nel 1951-52. Il derby della Mole è una questione di umori, amori, emozioni, vecchia rivalità. Di numeri, specialmente per il Toro, che spera di tornare a sorridere 17 anni proprio dopo l’ultima volta (era appunto il 3 aprile ’95 e finì 2-1). Qualche volta c’è andato vicino, soprattutto grazie a Marco Ferrante. Capitano di mille battaglie e uomo simbolo della fame granata. Quattro in gol in tre derby ravvicinati, fra il 2000 e il 2002, mai portatori di un successo pieno.

Altre curiosità. Marchisio ha giocato il suo primo derby a 7 anni e segnò 3 gol e nel 2001 era raccattapalle nel derby finito 3-3 con rigore sbagliato da Salas per colpa del buco scavato da Maspero. Al ritorno dello stesso campionato, Maresca esulterà con il famoso gesto delle corna per il gol del 2-2 fiale da lui realizzato all’89esimo.

Il Torino di mister Ventura è una squadra ordinata, solida, figlia di quel 4-2-4 di matrice Contiana e Venturiana(lasciatemi passare questi due termini). Lontano dall’Olimpico, i granata hanno ottenuto una vittoria(contro l’ Atalanta), cinque pareggi(contro Siena, Sampdoria, Palermo, Lazio, Napoli) e una sconfitta(contro la Roma), raccogliendo gli stessi punti in casa e in trasferta e facendo persino meglio per gol fatti (uno in più) e subiti (due in meno). Il Torino è reduce da un 2-2 con la Fiorentina che l’ha visto andare due volte in vantaggio, senza riuscire però a mantenere il risultato.

Sono due i giocatori che Giampiero Ventura ha utilizzato in tutti i 14 incontri di campionato: il portiere belga Jean-François Gillet, che non ha saltato neanche un minuto, e il centrocampista Alessandro Gazzi, al quale mancano 50 minuti rispetto al collega. Il Torino ha finora maturato un’espulsione con Sansone nella gara contro il Parma, mentre il giocatore più ammonito con cinque gialli è il difensore Matteo Darmian. Il capocannoniere della squadra è il capitano Bianchi, seguito da D’Ambrosio con due e da una folta pattuglia di elementi andati in gol una sola volta: Glik, Basha, Birsa, Brighi, Gazzi, Sansone, Stevanovic, Cerci e Sgrigna.

I bianconeri, nel derby contro il Torino, dovrebbero avere a disposizione Chiellini, in recupero dalla contrattura al polpaccio. Qualche problema invece per Caceres (lieve distrazione del legamento della caviglia sinistra) e Vidal, bloccato da un sovraccarico muscolare a livello degli adduttori: le loro condizioni verranno valutate nei prossimi giorni. Sabato sera possibile qualche novità a centrocampo ed in attacco, con Pogba, Lichtsteiner, Matri e Giovinco in cerca di spazio. Probabile staffetta tra Giaccherini e Asamoah sulla sinistra. Ventura, dopo la sconfitta nella Tim Cup, carica i suoi per il derby. In vista di sabato sera intanto da monitorare le condizioni di Glik dopo lo scontro di gioco con Toni, il polaccio dovrebbe comunque essere disponibile. A centrocampo invece recupera Vives dopo la pesante influenza accusata nelle scorse settimane che affiancherà inmezzo al campo Basha e Gazzi. Il tecnico poi dovrebbe optare per un 4-3-3 con in avanti il possibile tridente Cerci-Bianchi-Santana. Non ci sono squalificati. Nell’elenco dei fermati dal giudice sportivo non compaiono nomi di giocatori bianconeri e granata. In compenso dopo la gara con il Milan si è allungata, e di parecchio, la lista dei nostri diffidati. A Chiellini, assente al Meazza, si sono aggiunti Bonucci (che ha toccato quota sette gialli), Giovinco e Marchisio, entrambi al terzo giallo. Nessun problema per Isla che a Milano ha subito il primo cartellino stagionale.

Arbitra Rocchi della sezione di Firenze. Il fischietto toscano dirigerà i bianconeri per la 20° volta in carriera e il bilancio dei 19 precedenti è nettamente a favore della Juve, con 14 vittorie, 3 pareggi e 2 sole sconfitte. Rocchi ha già arbitrato la squadra di Conte in questa stagione, il 16 settembre scorso, nella trasferta di Marassi contro il Genoa, terminata 3-1 per i bianconeri. Sabato sera allo Juventus Stadium Rocchi sarà coadiuvato dagli assistenti Manganelli e Tonolini e dagli arbitri d’area Romeo e Ciampi. Quarto ufficiale sarà il signor Vuoto. Forza Juve.

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Prepartita: Milan-Juve, (il gol di) Muntari non ci sarà?

 

di eldavidinho

I tifosi bianconeri meritano di vivere così quest’esperienza europea. Come se si andasse al cinema. E la Juve vista col Chelsea è stata stupenda, come un film. Con la bolgia chiesta da mister Conte e Zinedine Zidane ospite in tribuna. A parti invertite, noi a fare calcio e loro a fare catenaccio. Del passato, in questa partita, non c’è stato nulla; solo il nostro ritorno in Europa in grande stile. Vittoria mitica, paragonabile a quella ottenuta col Real Madrid in quel 3-1 del 14 Maggio 2003. Completamente asfaltati i blues campioni d’Europa questa volta come allora, nel vecchio Delle Alpi. Una prestazione intensa, bella, contemporanea, straordinaria, totale. La Juve ora è seconda a 9 punti nel Girone E ad una lunghezza dallo Shakhtar già qualificato. A loro basta un punto per arrivare primi, a noi per qualificarci. Ma per un sorteggio meno rischioso del previsto, non dobbiamo pensare ad alcun tipo di “biscotto”, come qualche antijuventino ha già denunciato. Magari, vendichiamo il gol antisportivo, “il gol della vergogna” realizzato da Luiz Adriano nel 5-2 dello Shakhtar al Nordsjaelland, situazione veramente comica  e spiacevole in cui il giocatore non si è pentito di ciò che ha fatto e nell’azione seguente, Stepanenko ha impedito che gli avversari segnassero liberamente “il gol del fair play”. Alla fine, comunque, due minuti dopo il Nordsjaelland ha segnato il gol del momentaneo e secondo vantaggio. Tornando a noi, la differenza l’hanno fatta sicuramente la tensione del momento, la consapevolezza di cosa ci fosse in gioco, la maturità di questa squadra di farsi trovare sempre prontissima nei momenti cardini, al di là di tutti i tipi di discorsi tattici che si possano fare(che restano, ovvio). Un’orchestra che in campo comincia a suonare alla perfezione già dopo tre minuti, con Lichtsteiner che colpisce il palo, imbeccato da Vucinic. Non vorrei sbilanciarmi con pronostici affrettati ma questa è una creatura che, con i dovuti accorgimenti, si appresta a diventare perfetta. Alla fine, Il Chelsea 4-5-1 senza punte e con un “falso 9” è costato caro a Di Matteo, praticamente esonerato dal 3-5-2 di Conte e dalla organizzazione di squadra dei nostri. Alchimie collaudate e tanta, tanta abnegazione hanno fatto il resto. La Juve ha dominato, si è sentita grande, ha sottomesso l’avversario senza sottovalutarlo, è stata impeccabile in difesa e spietata in avanti. Ha annichilito il Chelsea praticamente fuori dalla Champions prima ancora che cominciasse. A volte la squadra ha ecceduto nel fraseggio e nella sicurezza acquisita di poter arrivare in porta col pallone, sciupando, come al solito, molte occasioni da gol, soprattutto nel primo tempo. Il Chelsea ha comunque fatto il tipo di gara che aveva impostato, a mio parere. Difesa e contropiedi pericolosi affidati alla classe delle proprie individualità, essendo giunto al tiro da posizioni veramente pericolose con Hazard, Oscar, Mata. Nulla, comunque, in confronto ai 26 tiri effettuati di cui 15 nello specchio della porta. I Blues hanno avuto un possesso palla leggermente superiore, 53%, ma la pericolosità dei bianconeri è stata decisamente superiore, per tutto l’arco della gara. Paradossalmente il gol di vantaggio, siglato da Quagliarella al 38’ del primo tempo, non ha spinto la squadra di Conte a difendere il risultato, anzi: proprio nella ripresa è arrivato il maggior numero di conclusioni, 16, 7 delle quali piazzate tra i pali. In Champions la qualità è alta, si sa e lo testimonia la precisione dei passaggi: 73% per i bianconeri, 71% quella degli avversari. Insomma, è lecito puntare in alto. Un dovere provarci. Contro i rosiconi che non hanno potuto esultare allo Juventus Stadium. Magari, alla fine, non arriveremo né in finale, né in semifinale. Ma sarà difficile batterci. Per chiunque.

Sarà difficile batterci anche per un Milan nettamente ridimensionato in questa stagione e in difficoltà in questa prima parte che, domenica sera, affronteremo a San Siro, a distanza di 9 mesi dall’ultimo, famosissimo, incontro. (il gol di) Muntari non ci sarà? Il giocatore autore di quella rete è infortunato e dunque non ci sarà. Un altro gol fantasma, anche. Mi auguro. Anche perché, statistiche alla mano, la Juve non ha affatto bisogno di favori arbitrali anzi, ne esce indebolita.

Il Milan ridimensionato sino ad oggi ha ottenuto tre vittorie(contro Cagliari, Genoa, Chievo), nessun pareggio e quattro sconfitte(contro Sampdoria, Atalanta, Inter, Fiorentina): è questo il bilancio a San Siro, dove ha raccolto nove dei 15 punti che attualmente compongono la sua classifica. I rossoneri sono però reduci da due prestazioni positive lontano da Milano: 2-2 in rimonta a Napoli nell’ultimo turno di campionato e l’1-3 in Belgio, contro l’Anderlecht, per una vittoria che ha significato l’accesso agli ottavi di Champions League con una giornata d’anticipo. Sono solo due i giocatori a essere scesi sempre in campo in tutti i 13 incontri di campionato del Milan. Due protagonisti utilizzati però in maniera drasticamente diversa dall’allenatore: El Shaarawy ha giocato 1120 minuti, Pazzini si limita a 772 e – sotto questo profilo – ha un po’ di compagni che con meno presenze lo superano decisamente: Abbiati, Abate, Bonera e Montolivo. Due i cartellini rossi finora maturati da Zapata e Boateng, mentre il giocatore più ammonito è stato Bonera con cinque sanzioni. El Shaarawy è il goleador della squadra ed attualmente vanta anche la posizione di capocannoniere del campionato con 10 reti. Lo seguono Pazzini con cinque, Montolivo con due, De Jong, Emanuelson e Bojan con uno.

C’è un precedente Milan-Juventus giocatosi il 25 novembre 1973. Si giocava la sesta giornata di campionato e i bianconeri si presentarono a San Siro in testa alla classifica, in coabitazione con Inter e Napoli. I padroni di casa erano allenati da Nereo Rocco. La Juve Campione d’Italia guidata da Vycpalek. Finisce con un pareggio per 2-2. Di prestigio anche le firme sul tabellino dei marcatori: Gianni Rivera per il Milan, che apre e chiude i giochi con due rigori, Pietro Anastasi per la Juventus con le reti del provvisorio sorpasso. Tra gli ultimi precedenti c’è quello del 2011 dove la Juve vinse a San Siro per 2-1 grazie alle reti di Quagliarella e Del Piero che resero vano il gol di Ibrahimovic nel finale di gara; l’anno prima secco successo per il Milan, che col gol di Antonini e la doppietta di Ronaldinho si impose con un netto 3-0; del 2008/09 invece l’ultimo pari, con Seedorf e Iaquinta che griffarono l’1-1 finale. E’ il pareggio il risultato più frequente di Milan-Juventus, verificatosi 33 volte, a fronte di 26 successi rossoneri e 18 bianconeri.  La vittoria più frequente per la Juventus è lo 0-1 insieme alle 0-2, verificatisi in 4 circostanze. Il primo aprile del 1995, il successo per 0-2 ha il significato di un passaggio di consegne tricolori, con Ravanelli e Vialli che affondano il Milan di Capello e lanciano la Juventus di Lippi alla conquista del primo scudetto di un ciclo che vedrà i bianconeri trionfare tre volte su quattro campionati. Infine, pur non rientrando nella categoria dei successi con due gol di scarto, meritano una citazione l’1-6 del 6 aprile 1997 e lo 0-1 dell’ 8 maggio 2005. Nel primo caso la Juve è lanciata in testa alla classifica e il Milan arranca staccato di ben 13 lunghezze. La gara di San Siro sancisce la definitiva supremazia bianconera, finendo in goleada: dopo il vantaggio iniziale dei rossoneri firmato da Simone, le doppiette di Jugovic e di Vieri e i gol di Zidane e Amoruso annichiliscono il Meazza. Nel 2005 invece la sfida è più combattuta, con Milan e Juventus appaiate in testa alla classifica. A decidere la gara è David Trezeguet che devia alle spalle di Dida un assist capolavoro di Alessandro Del Piero, sfornato con una perfetta rovesciata. E’ la vittoria che lancia la Juve verso la conquista del 28° scudetto, classifiche modificate in tribunale, a parte.

Arbitro dell’incontro sarà Rizzoli, internazionale di Bologna chiamato per evitare polemiche. Insieme a lui, a fare i giudici di porta ci saranno gli internazionali Bergonzi e De Marco. Il meglio del meglio, verrebbe da dire. Con Rocchi, Tagliavento, Damato, Orsato e Valeri tagliato per qualche precedente. I bianconeri ritrovano il direttore di gara emiliano per la seconda volta in questa stagione dopo la gara con la Roma, vinta 4-1, lo scorso 29 settembre. Rizzoli non è nuovo alle sfide tra bianconeri e rossoneri. Già tre nel suo ruolino di marcia, ma tutte giocate a Torino. È successo nel 2009 (4-2 per la Juventus) e due nel 2011 (0-1 per il Milan e 2-0 con doppio Marchisio). In totale, il bilancio della Juventus è di 21 precedenti con otto vittorie, nove pareggi e quatto sconfitte. Da parte rossonera, però, c’è ancora qualche timore in virtù del fatto che c’era Rizzoli a Catania a indicare il tocco di Lodi sul gol poi annullato a Bergessio, segnalazione corretta che ha innescato il pasticcio di Maggiani, e c’era lui a suggerire a Udine l’espulsione, sbagliata, di Brkic per fallo da ultimo uomo. Rizzoli era anche a Pechino per la finale di Supercoppa con polemiche per la sua ‘chiamata’ sul contatto Fernandez-Vucinic del rigore del pareggio bianconero. Bisognerà raffreddare gli animi surriscaldati con una partita ben diretta. Il rischio di letture dietrologiche rimane concreto, come ha detto il giornalista Giovanni Capuano, ma bisogna assicurare che vada tutto per il verso giusto. Fuori dal campo, toni distensivi sono stati usati già da Galliani e Agnelli. È un buon segno. Forza Juve.

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Juve-Chelsea, il gol non è un optional.

 

di eldavidinho

È vero, La Juve le ha provate davvero tutte contro la Lazio, giocando praticamente tutta la gara nella metà campo avversaria, lottando fino al 90’ e oltre, centrando un’incredibile traversa e sbattendo più volte su un Marchetti fortunato ma in forma strepitosa. Alla fine però ha dovuto accontentarsi di un pareggio dal sapore amaro che la Lazio ha spudoratamente cercato e trovato col muro eretto e un catenaccio, quello di Petkovic, sfacciato. E ci si torna a porre qualche interrogativo. L’approccio alla gara è stato comunque autoritario: squadra corta, pressing alto, circolazione palla veloce e scambi precisi.  La Lazio si è confermata avversario tosto, ordinato e organizzato. Gli uomini di Petkovic non si dannano l’anima in fase offensiva, badando piuttosto a chiudere tutti i varchi. E qui imputo alla Juve il fatto che siano mancati variazioni di ritmo, pericolosità degli esterni, tagli delle mezzali e incisività nelle giocate, oltre alla solita piattezza del modulo, per impensierire difese come quella laziale che, mettendomi nei panni degli avversari, capiscono come giochiamo e si schierano ormai allo stesso modo per 90 minuti. Noi invece dovremmo evitare che avvenga questo e creare maggiori pericoli nei pressi della loro area con giocate a volte improvvisate. E questa imprevedibilità possono assicurartela solo giocatori ed interpreti di spessore e caratura maggiore, quei top player che migliorerebbero un gioco collaudato con gol decisivi. Io non tollero che non si riesca a segnare in partite come questa. Non si può fare tutta questa fatica con la mole di gioco che produciamo. Abbiamo spinto tanto senza segnare, sbattendo contro una barricata. Film già visto. Non credo abbia influito il match col Chelsea nella mentalità, visto l’atteggiamento e visto come abbiamo giocato, per questo sono due punti persi. Non ci siamo affatto risparmiati nel secondo tempo, anzi. Forse, nel primo. Ma partite così bisogna vincerle senza se e senza ma. Cercando, a volte, anche punizioni dal limite e provando tiri da fuori area. Scaltrezza, quella che manca. Non basta l‘atteggiamento. Diciamo che abbiamo attaccato ma non con la convinzione delle ultime partite. Lo abbiamo fatto con azioni troppo simili e scontate. Perchè puoi dominare quanto vuoi, ma se non hai dell’imprevedibilità tra le frecce dell’arco, segni poco o niente. Il problema del gol, dunque, c‘è ed è serio. Anche se, paradosso, nelle ultime 2 ne abbiamo realizzati 10. Capiteranno ancora tante altre partite bloccate come questa. Una grande deve saperle vincere anche 1-0. Ritengo che Il problema non sia Giovinco che, tuttavia, sta migliorando per pericolosità sotto porta e presenza in attacco. Piuttosto Quagliarella, spesso avulso dal gioco, o Matri. E l’imprevedibilità delle giocate di cui ho già parlato. Potrei anche capire le critiche che puntualmente piovono su Giovinco. Ma non deve essere una perenne caccia all’uomo. è quello che si avvicina sempre più degli altri al gol anche se deve migliorare la precisione e la freddezza. Col tempo arriverà anche quella. Giovinco non è un giocatore da bruciare, anzi. Ci sarebbero tanti giocatori più forti di Giovinco ma, come dice Conte, dobbiamo valorizzare il nostro. Ad esempio, per me non è paragonabile al Faraone del Milan per caratteristiche fisiche. Eppure molti lo fanno. Poi è normale che in sede di mercato gente come Matri andrebbe sostituita. Ma spesso si parte prevenuti sulla formica atomica. La Juventus ha cercato la via della rete 21 volte e 6 tiri sono terminati tra i pali. Il possesso palla è stato forse meno schiacciante del solito, 56%, ma la supremazia territoriale, 14′:59”, contro gli 8′:40” degli avversari, la dice lunga sull’andamento della gara. L’indice di pericolosità è un altro parametro da tenere in considerazione: 51,2% per la Juventus, appena 19,7% per la Lazio. Sarà saltato all’occhio anche un Pogba che non è Pirlo, e una Juve che non è la stessa senza Pirlo. Con la Lazio è Bonucci che ha preso la squadra sulle spalle. Il gol non è un optional ragazzi e, a volte, va “preferito” al gioco e ai complimenti. Questi pareggi devono far riflettere.

Per questo, col Chelsea non bisognerà assolutamente pareggiare. La squadra di Di Matteo la conosciamo, avendola già affrontata nell’andata di Champions, all’esordio dopo due anni d’assenza. Squadra molto difensivista, in grado però d’interrompere con facilità il ritmo di gioco degli avversari e colpirli in contropiede. Nell’ultima uscita di campionato, nella partita persa 2-1 col  West Bromwich, Di Matteo ha varato un sostanziale turnover. Ivanovic , Ramirez, Oscar e Mata in panchina. Cole infortunato e in crisi con la società, propenso a non rinnovargli il contratto e a mandarlo via a fine stagione. Al loro posto Azpiculeta a destra, Bertrand a sinistra. Romeu in mediana, Moses e Sturridge sugli esterni. Gol di Hazard. La squadra di Steve Clarke è salita al quarto posto in Premier League a 23 punti, ad una sola lunghezza proprio da Lampard e compagni. Il Chelsea ha confermando il momento non proprio ottimale in Premier League. Nelle ultime uscite, ha pareggiato contro Liverpool e Swansea e perso lo scontro diretto col Manchester. Dall’Inghilterra, pare che l’ambiente blues sia diventato una polveriera, con Di Matteo pronto all’ultima disperata rivoluzione per salvare la panchina traballante: catenaccio e contropiede. Di Matteo è preoccupato soprattutto per la difesa:  l’ultima volta che la porta di Chech è rimasta inviolata risale al 22 settembre. Terry, dopo aver saltato ben 4 partite di campionato per squalifica, dovrà restare fermo per molte settimana a causa dell’infortunio al ginocchio. Il portoghese David Luiz, dunque, è orfano del suo miglior compagno di reparto, con Cahill fuori forma, ultimamente falloso, impacciato e spesso fuori posizione.

A fare notizia è però un’altra sconfitta, cioè quella dello Shakhtar. Dopo 15 vittorie di fila in campionato, la squadra di Lucescu perde 2-0 in casa dell’Arsenal Kiev. Un ko che rovina la striscia vincente ma che non scalfisce minimamente il netto dominio in patria. I danesi del Nordsjaelland hanno fatto il loro dovere vincendo 2-0 sul campo dell’AGF Aarhus grazie alle reti di John e Lorentzen. Tre punti che permettono di accorciare momentaneamente sulla capolista Copenaghen. Ad arbitrare, mercoledì, ci sarà il turco Cuneyt Cakir. L’unico precedente con i bianconeri dell’arbitro di Istanbul è una sfida dei preliminari di Europa League del 2010: sembra preistoria. La Juventus di Del Neri vinse 2-1 in casa dello Sturm Graz, una sfida di agosto che Leonardo Bonucci ricorda bene: il suo gol, di testa, fu il suo primo con la maglia bianconera. A segno andò anche Amauri.

Voi direte. E di Inter? Non parli? Beh, ha detto tutto la società: questa volta con la nota sulla la relazione del Procuratore Federale del 1°luglio 2011, pochi giorni fa con le precisazioni di Antonio Conte. Fatti, non parole. Forza Juve.

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Juve-Lazio, ancora un risultato tennistico.

 

di eldavidinho

Game. Set, match. Risultato e vittoria tennistica. In ambito calcistico. Stiamo parlando della Juve che a Pescara ha vinto 6-1 e pare aver ritrovato veramente quella cattiveria agonistica e quella fame che l’ha caratterizzata lo scorso anno e sta riprendendo forma in questa creatura. Il ko contro l’Inter ha fatto bene alla Juventus, facendole riscoprire il suo lato più feroce. Il rischio di essere eliminati dalla Champions anche e la prestazione sfoderata mercoledì l’ha dimostrato. A Pescara, senza spingere neanche troppo, sono persino arrivati 6 gol. Dieci in quattro giorni. La squadra di Conte all’Adriatico ha passeggiato, vincendo per palese superiorità contro una squadra che ha fatto ciò che poteva. Forse il momento più difficile della serata, lo squillo che ci ha avvisati di non doversi fermare perché sazi, è stato prima il palo su punizione di Quintero, poi il gol di testa di Cascione, infine il salvataggio sulla linea di Marchisio. Segnali “del destino” direi. Questa Juve non può fermarsi, è nata per spingere. E allora sotto col 6-1 che trasforma una partita di pallone in pura accademia, in un allenamento di fine settimana. Senza infierire si preferisce mantenere energie per la sfida di sabato contro la Lazio dove non ci sarà Pirlo, diffidato ed ammonito. Chi prenderà il suo posto si vedrà. Caso tanto unico quanto raro, sono giunti 4 gol dal parco attaccanti e “solo” 2 da quello dei centrocampisti. Una Juve che pare una formalità, tanta è la maestosità. E la semplicità con cui gioca. Eppure è semplicemente una squadra di calcio che ha nella coesione del gruppo, nella chiarezza tattica e mentale il suo segreto. Tant’è che anche la cura Giovinco credo stia funzionando. Come avvenne per Vucinic lo scorso anno. E Bonucci. Il segreto? Responsabilizzarli, dare fiducia e farli giocare. Il sistema di Conte ormai è questo. Lo si nota anche nelle sostituzioni che avvengono spesso a secondo tempo inoltrato. Piena fiducia va riposta sempre nei titolari e in chi viene scelto prima dell’inizio della partita. In una squadra collaudata, anche chi ha bisogno di più tempo per inserirsi, dunque, è fortunato perché ne ha di tempo e tranquillità per farlo. A limitare i danni tanto c’è sempre il centrocampo. E, come sempre, uno di loro due segna e la firma la mette sempre. Se non è Vidal, è Marchisio. Se non è Marchisio, è Vidal. Sono il vero motore di questa “macchina umana”. Che continuerà a stupirci anche nelle prossime 3 gare.

La prima di queste è un attesissimo Juve-Lazio, che, in assenza di partite infrasettimanali a causa dello stop per le nazionali, ha dato modo di soffermarsi su altri temi fuori dal campo. Uno di questi è stata la video chat organizzata dalla comunicazione-Juventus tra Conte e i suoi tifosi che hanno potuto interagire e mandargli delle domande attraverso un’hashtag di Twitter. Grande successo e grande iniziativa da parte della comunicazione juventina che avrà fatto arrabbiare non poco tutti quei giornalisti che attendevano d’intervistare, prima o poi, il mister. Chissà che questo nuovo modo d’interagire non possa esser l’inizio di una interazione nuova, sana tra squadra e tifosi, estranea a giornalisti infami e corrotti. Infatti, altri giornalisti aperti all’innovazione e al progresso hanno guardato con un occhio interessato questa mossa, conseguenza del clima venutosi a creare in queste settimane tra la Juventus e il mondo esterno della comunicazione. Tuttavia, neanche tra le “mura amiche” è stato possibile discettare senza problemi: sempre lui, Cassano, sentendosi tirato in causa dal mister quando ha ripreso il tema “soldatini” e giudicato quaquaraqua giocatori poco professionali, ha risposto al mister parlando di moralità e dell’omessa denuncia che ha squalificato il mister, quasi fosse una pezza a colori, oramai, per e in ogni tipo di argomento. Ha fatto tutti lui, in pratica, come è suo solito fare. Spettacolarizzando sempre le sue interviste con l’aiuto del giornalismo nostrano che, puntualmente, lo innalza e lo pontifica, ha parlato ancora nonostante Conte non lo avesse mai nominato e mai pronunciato la parola “moralità”. Tipico. Come, stando alle motivazioni TNAS uscite in questa settimana,  la presunta omessa denuncia da parte di Conte l’8 Marzo che era venuto a conoscenza da Stellini di una presunta combine in Albinoleffe Siena dell’anno precedente. Ma nei verbali, Conte dice di esser venuto a conoscenza di una lite tra giocatori a fine partita… cosa avrebbe dovuto omettere? La lite? Anche in questo caso, gli sono state messe in bocca altre parole non sue. Per fortuna, nel caso di Cassano, è arrivata pronta, tempestiva, diretta e rapida la risposta del mister sul sito ufficiale della Juventus con una nota che ha messo a tacere, con i fatti e le “biografie”, l’effimera parola del barese. La verità è che lui non è un giocatore da Juve perché la differenza tra noi e loro(che da una settimana in qua parlano e straparlano) è una: noi scegliamo gente che vinca. Loro gente che parli.

In attesa di Juve-Lazio, dunque, in settimana si è parlato di questo. E tornando a Juve-Lazio, cominciamo con le statistiche: 43 vittorie, 17 pareggi e otto sconfitte, ecco il bilancio della Juventus negli incontri con la Lazio disputati a Torino. L’ultimo precedente si è concluso 2-1 a favore dei bianconeri ed è stato un incontro al cardiopalma. La Juve è passata in vantaggio con una straordinaria rovesciata di Simone Pepe, ma prima del riposo la netta supremazia della formazione di Conte è stata annullata da un colpo di testa di Mauri. La svolta decisiva è arrivata a sette minuti dal termine con la punizione vincente di Del Piero, che ha permesso ai bianconeri di conquistare un primato mantenuto fino al termine del campionato. L’ultimo pareggio è del 2010, un 1-1 con rete di Del Piero su rigore e pareggio di Mauri, entrambi i gol realizzati nella ripresa. L’ultima sconfitta è invece datata 2003, un 1-2 determinato da una doppietta di Fiore segnata dopo il gol in apertura di Nedved. Il 2-1 è il risultato verificatosi più volte nel corso del tempo, ben in 11 circostanze, seguito dal 3-1 (sette volte). Alessandro Del Piero detiene, in coabitazione con Giampiero Boniperti, il record di presenze nella sfida, avendone giocate ben 13.

Sin qui, la Lazio ha raccolto 9 punti su 22 in trasferta segnando 7 gol sui 19 complessivi e incassandone 10 su un totale di 17. I biancocelesti non hanno ancora pareggiato lontano da Roma, vincendo tre volte(contro Atalanta, Chievo, Pescara) e perdendo altrettanto(contro Napoli, Fiorentina, Catania). La Lazio è reduce dalla vittoria nel derby per 3-2. Un successo meritato perché ha avuto il doppio delle occasioni rispetto alla formazione di Zeman. Ci sono due giocatori che il tecnico Petkovic ha impiegato in tutti gli incontri di campionato: l’ex juventino Antonio Candreva (che ha accumulato 1066 minuti in campo) e il centrocampista Stefano Mauri. Klose è il cannoniere della squadra con sette gol. Ma non va trascurato il contributo di altri giocatori, a partire da Hernanes con cinque. Seguono Candreva con tre, Mauri con due, Ederson e Ledesma a quota uno.

Il giudice sportivo ha fermato, tutti per un turno, Pirlo da una parte, alla sua quarta ammonizione, Mauri, espulso nel derby, e Lulic, anch’egli caduto in diffida, dall’altra. La Lazio si appresta dunque ad affrontare la Juve con Brocchi e Radu al loro posto. Pienamente recuperato Ederson; in dubbio Sergio Floccari, il quale durante l’allenamento del mercoledì pomeriggio ha riportato una frattura dell’incisivo dell’arcata dentaria superiore. Conte sostituirà Pirlo con Pogba o Marrone, il prescelto coadiuvato ai lati da Vidal e Marchisio. Sulla fascia destra di centrocampo possibile conferma per Isla. In prima linea dovrebbe rivedersi dal 1’ Vucinic. Recuperato Pepe, rimane in dubbio De Ceglie. Arbitra Orsato della Sezione di Schio. Forza Juve.

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Pescara-Juve, quelli di una volta.

 

di eldavidinho

Che la Juve col Nordsjaelland doveva vincere si sapeva, Che doveva migliorare la propria differenza reti nel girone anche. Ma che andasse tutto così bene era difficile immaginarlo. Concentrati, aggressivi, affamati. Si sono rivisti la transizione difensiva e il pressing. Nel primo tempo le occasioni sprecate sono state troppe al netto dei gol. Quello di Vidal è l’essenza di questa Juve e questo giocatore simbolo che, con quell’esultanza, ha ricordato lo scrollarsi di dosso le critiche come lo scorso anno a Firenze, in quella “lite simulata” con Bonucci. Il pallone se l‘è ripreso con le unghie e con i denti. Si è inventato il gol in tackle. Bello anche il gol di Giovinco, semi pallonetto e anche lui protagonista di un’esultanza che fa parlare: con quelle mani davanti agli occhi ha voluto comunicare di “aprire gli occhi perché ho segnato io?”. è mancato solo quello di un Matri ormai vittima di un blocco psicologico. Isla mi ha impressionato positivamente. Ha un passo diverso rispetto a Lichtsteiner, sa ben calibrare i cross ed è un esterno vero. Marchisio spaziale, stratosferico, mostruoso. Ha fatto capire agli attaccanti come si segna. Poi c’è quel Quagliarella sempre utile. Se questa squadra torna a giocare col recupero alto del pallone e la manovra ampia, in velocità, torniamo a divertirci come lo scorso anno ma con una compattezza di squadra ed una solidità difensiva veramente notevoli e migliorate. Tanto da potercela giocare sino alla fine contro la fortuna(eufemismo) del Chelsea e la freschezza dei giovani dello Shakhtar: una vittoria d’obbligo in casa con gli inglesi ed un pareggio in Ucraina con i padroni di casa già qualificati. La Juve interrompe così la serie di pareggi europei. Non perde nelle coppe europee dal 18 marzo 2010 quando, in Europa League, venne superata per 1-4 in casa del Fulham e nelle seguenti 13 partite ha ottenuto 4 vittorie e 9 pareggi (di cui 9 nelle ultime 9 gare, appunto). La Juventus non vince in Europa dal 26 agosto 2010 quando, nel playoff di Europa League, si impose in casa per 1-0 contro lo Sturm Graz: con la vittoria di mercoledì, l’imbattibilità in Europa arriva a 14 partite, quasi a rimarcare il percorso cominciato lo scorso anno in campionato. Nella serata in cui la Juventus asfalta il Nordsjaelland, però la società bianconera colleziona un risultato negativo. Mercoledì lo Juventus Stadium ha registrato solo 31.366 paganti, ovvero la terza peggior partita casalinga nel nuovo impianto per presenze. Pare proprio che la Champions League non “tiri” neanche dopo la protesta contro lo Shakhtar. Solo in due occasioni lo Juventus Stadium ha fatto registrare un risultato peggiore: contro il Bologna in Coppa Italia lo scorso anno e proprio contro lo Shakhtar qualche settimana fa, quando il sold out non registrato non influì sul guadagno della società che aveva previsto un aumento del prezzo dei biglietti in Champions.

Forse ha ragione Maurizio Compagnoni a temere che “la sconfitta con l’Inter ha peggiorato la situazione perché questa Juve è ancora più forte di prima”, tanto da portare alcuni giornalisti ieri presenti allo Stadium come cronisti in virtù dell’accredito ricevuto dalla società ad esultare in seguito al gol del 3-2 realizzato dal Chelsea contro lo Shakhtar e a parlare di un “Conte furioso e al limite della censura nella sala stampa dello Juventus Stadium dopo il 3-2 del Chelsea”. Niente. Questo giornalismo proprio non ha la voglia di essere meno fazioso e più sportivo o per lo meno “coraggioso” nel prendersi la responsabilità delle sue azioni. Siamo proprio tornati.

Speriamo di riconfermarci anche nell’anticipo che ci porta a Pescara, allo Stadio Adriatico, contro la squadra che lo scorso anno, impressionando tutti per gioco e spettacolo, ha raggiunto la serieA. Di quella squadra che avrebbe fatto divertire anche quest’anno sappiamo tutti che ne è stato ma i giocatori attualmente in rosa sono 14esimi in classifica con 11 punti sino ad ora raccolti, frutto di un gioco ancora corale ma un gruppo che la coesione sta cominciando a conoscerla. Molti sono gli stranieri in squadra, tante le scommesse: alcune di queste al momento “vinte”. Il colombiano Quintero, centrocampista offensivo classe ’93 e Weiss, trequartista in grado di svariare su tutto il fronte d’attacco, classe 89’, sono alcune di queste.

Il numero di match disputati nel campionato di Serie A tra Pescara e Juventus è pari a 5. In totale sono stati segnati 13 goal. La squadra di casa ha collezionato 2 vittorie contro 2 della squadra ospite. In tutto un solo pareggio. La vittoria più larga della squadra di casa risale alla stagione 1992/1993, giornata numero 33 valevole per il girone di ritorno: Pescara-Juventus si concluse 5-1. Per quanto riguarda la squadra ospite, la miglior vittoria fu registrata durante la 13° giornata della stagione 1977/1978 girone d’andata: Pescara-Juventus si concluse con il risultato di 1-2. Complessivamente nell’incontro Pescara-Juventus sono stati messi a segno 13 goal, di cui 8 a favore della squadra di casa e 5 dalla Juve.

Stroppa deve ancora rinunciare a Terlizzi al centro della retroguardia, invece tornano a disposizione Colucci e Romagnoli. Contro la Juventus mancherà invece Blasi infortunatosi alla coscia destra contro il Parma e ne avrà per più di un mese. Intanto il tecnico dovrebbe continuare sulla strada del 3-5-2 che ha fruttato i tre punti domenica scorsa. In avanti probabile conferma per il tandem Abbruscato-Jonathas, ma lo slovacco Weiss scalpita. Intanto Quintero si è ripreso dopo il malore accusato nell’allenamento di martedì dovuto ad un’allergia alimentare ed oggi rientrerà in gruppo. Indisponibili infine Crescenzi, Savelloni e Brugman.

Antonio Conte invece può far leva sull’intera rosa eccezion fatta per Simone Pepe, alle prese con un lieve problema al polpaccio destro. Vucinic, costretto ad abbandonare il terreno di gioco durante il match contro l’Inter a causa di una contusione al polpaccio sinistro, dovrebbe essere regolarmente a disposizione dell’allenatore bianconero. Poi sarà il solito turn over a decretare i titolari.

Arbitro designato per questo anticipo è Luca Banti di Livorno che incontra i bianconeri per la prima volta in questa stagione. Due i precedenti in quella passata: il pareggio (1-1) di Bologna in campionato e la vittoria (3-0) in Coppa Italia contro la Roma allo Juventus Stadium. In totale, sono 13 i precedenti della Juventus con Banti. Il bilancio è di nove vittorie, due pareggi e due sconfitte. Tra queste gare non ce sono contro il Pescara. Gli assistenti saranno Pietro Galloni e Alessandro Giallatini. Il quarto uomo Francesco Altomare, gli assistenti d’area Paolo Valeri e Leonardo Baracani. Forza Juve.

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Juve-Nordsjaelland, 49 volte grazie.

di eldavidinho

E pensare che il gol di Vidal dopo 19 secondi non era lecito neanche pensarlo dopo gli inizi di gara degli ultimi tempi, spesso sottotono e col freno a mano tirato. E invece, l’interpretazione iniziale dei primi 20 minuti di gara è stata ottima, con la Juve ad attaccare l’Inter in inferiorità numerica dalla cintola in giù a causa della sfacciataggine di Stramaccioni nello schierare tre punte in avanti. Poi l’Inter ha meritato, col passare dei minuti. Vero. Squadra rognosa che, rispetto alle altre che sino ad oggi ci hanno messo in difficoltà, ha giocato di rimessa e in contropiede, sfruttando i prolifici e veramente bravi attaccanti in rosa, Milito e Palacio, la corsa di Nagatomo e, nel secondo tempo, l’innesto del fresco Guarin. Perdere era inevitabile. Prima o poi sarebbe successo. La certezza è che, con questa squadra, capiterà poche, pochissime volte, se s’impara dalla sconfitta. La prima dopo 49 partite di campionato, l’unica di un percorso a ostacoli. La sconfitta ha fatto suonare alcuni campanelli d’allarme che vanno spenti se non si vuole rischiare un’involuzione della squadra. Sarebbe un peccato perché il meticoloso lavoro di mister Conte va protetto, custodito e migliorato perché niente vada a rotoli. Proprio l’assenza del mister e del suo carisma ha cominciato a farsi sentire nelle ultime uscite in cui la squadra si è arrangiata con le unghie e con i denti, arrancando e trascinandosi faticosamente verso la vittoria. Caduta che obbliga a rialzarsi, senza fare troppi drammi. Può capitare dopo 49 partite. Il reparto offensivo della Juve è il vero tallone d’Achille, anche sabato inconsistente. Usare il turnover come grimaldello potrebbe farci avere qualche rimpianto a fine stagione, non integrare con attaccanti validi un impianto di squadra come questo sarebbe un vero peccato. Si può parlare anche di sconfitta salutare dal momento che il record d’imbattibilità era diventato un macigno grosso quanto un’eredità. Adesso non c’è più neanche questo alibi e si riparte da zero con la consapevolezza di essere i migliori e che c’è sempre da imparare, forse anche da Stramaccioni e i suoi fan, esageratamente idolatrato al cospetto di un Antonio Conte mai idoleggiato in questa maniera quando già vinceva a Bari e Siena  e Moratti che, a fine partita, parla di giustizia fatta, merito, rispetto, fastidiosa ironia dei dirigenti juventini. È il boccone amaro da ingerire, ahimè, quello degli avversari che parlano. Di Moratti che accusa a sproposito e della società che non interviene, lasciando fare ad Alessio e Bonucci nella conferenza stampa pre Champions. So che avremmo dovuto perdere con tutti ma non proprio con loro. Effettivamente l’errore di valutazione del guardalinee Preti dopo quello della scorsa domenica di Maggiani c’è tutto(anche se, venisse confermata la notizia della segnalazione istantanea del fuorigioco dall’Ipad di Baresi, ci troveremmo di fronte al primo caso di utilizzo improprio e proibito di apparecchi tecnologici da parte di tesserati…), il mancato rosso a Lichtsteiner anche. Ma non possono parlarci proprio loro di onestà. Sportivamente e umanamente parlando non accetto da loro lezioni di moralità. La loro vittoria ha comunque dimostrato che, al di là degli orrori arbitrali che rovinano le partite(dal momento che, nel secondo tempo, Tagliavento ha cominciato l’arte della compensazione maldestra e volontaria fischiandoci tutto contro e ammonendo qualsiasi juventino che trovasse sul proprio cammino) la squadra che mette in mostra i valori migliori vince. E non quella che viene aiutata dagli arbitri. E scusatemi se mi sento danneggiato e condizionato da questo arbitraggio e questa classe arbitrale che sta “oscurando” la credibilità delle nostre vittorie. Parliamoci chiaro: un arbitro non condizionato non avrebbe mai concesso il rigore di Milito. Eppure Moggi non c’era. Dunque gli arbitri ora sbagliano in buona fede o c’è un’altra Calciopoli in atto, visto che gli errori sono molto più clamorosi di quelli di 6 anni fa? Meditate, gente.

Le squadre di Conte storicamente hanno ottenuto molti più punti nei gironi di ritorno che in quelli d’andata. 28 punti oggi, solo 22 ieri.Inizio modulo Sono numeri. Forse, alla fine dei conti, gira e rigira, il problema, la croce e la delizia ed anche la soluzione di questa Juve è ancora una volta il modulo: quel 3-5-2 che ha preso il posto del 4-3-3. Modulo sparagnino e difensivista che col passare del tempo ha cominciato a mono tematizzare(quante volte avrò già usato questa parola?) il gioco, rendendolo troppo e solo verticale. Azione che si sviluppa tanto rapidamente da farne risentire al possesso palla, a quella transizione difensiva che lo scorso anno era il nostro punto di forza e agli esterni apparsi tutti fuori forma o spaesati nelle ultime apparizioni. Bisogna tornare ad imporre il proprio gioco, soprattutto in Europa, col 4-3-3 e quale occasione migliore per non cominciare a farlo dopo questo stop? Nuove idee, nuove carte in tavola. Gli avversari ci studiano di continuo. L’errore è stato cambiare modulo e modo di giocare adeguandosi al mercato estivo pensando che si fosse aumentata notevolmente la qualità della rosa. E in assenza di Pepe, forse, per questo ora risulta difficile tornare alle origini. Non è detto che una soluzione non la si possa trovare nello stesso 3-5-2 come nel gol di Vidal in cui si sono rivisti bei movimenti senza palla tipici del nostro 4-3-3, tocchi di prima e ventaglio di idee. Insomma, quella fantasia tattica che si era persa in questi primi mesi con l’avvento del 3-5-2. Con Chiellini che scende sulla sinistra e Marchisio che riceve palla proprio da Chiellini dopo essersi allargato, Asamoah si accentra(movimento mai fatto alla Juve sino ad oggi ma che, sulla destra, aveva fatto Lichtsteiner alla prima giornata contro il Chievo) e dimostra di poter tornare utile anche da mezzala, riceve il passaggio in profondità di Vucinic dopo che quest’ultimo finta, si gira su se stesso e riceve da Giovinco, venuto incontro al pallone girato verso il centro da Marchisio. Azione-essenza delle idee contiane, per me.

In fondo, a questi ragazzi non c’è proprio nulla da rimproverare. Le lacrime versate sul campo da Bonucci, sotto la curva, ricominceranno, già da mercoledì, a versarle gli avversari. Per le prossime 49 partite, si spera. 537 giorni di dominio non hanno fatto altro che alimentare l’irrequieta gioia dei repressi antijuventini che non esultavano da più di un anno ed è la cosa della serata che dà più soddisfazioni.

Già contro il Nordsjaelland, nella prima di ritorno di Champions, proprio allo Stadium, si spera di poter da subito invertire la rotta, adottando con calma i piccoli cambiamenti auspicati. Contro i danesi, non deve assolutamente finire come a Copenaghen. La parola d’ordine è tornare a vincere. L’unico risultato che conta: in questo caso non centra il motto bonipertiano, ma si tratta di pura realtà. Se la Juventus non vince, anche con una goleada, la qualificazione agli ottavi diventa sempre più una chimera. Nell’ultima di campionato, i danesi  si sono imposti sul Sonderjyske per 2-1, successo anche dello Shakhtar, 2-0 al Metalurg.

In questa sfida da dentro o fuori, potrebbero trovare posto tra i titolari, Pogba, Caceres, Isla e Quagliarella con Vucinic out. Ancora pazio, dunque, per Bendtner.

C’è un unico precedente giocato a Torino dalla Juventus contro una formazione danese in Coppa dei Campioni. E’ successo il 29 settembre del 1982, nella gara di ritorno dei sedicesimi di finale, impattato 3-3 con l’Hvidovre dopo il 4-3 ottenuto in trasferta. Tra i giocatori più importanti di Hjulmand che sino a questo momento si sono messi in mostra in Champions ci sono Stokholm, Okore, Laudrup figlio d’arte, John, Parkhurst e Christiansen.

Il Nordsjaelland, in tutti e tre gli incontri di Champions, ha dimostrato di avere un ottimo possesso palla, con una percentuale sempre molto alta e costante in entrambe le frazioni di gioco. Ma è spesso risultata netta la differenza della manovra offensiva rispetto ai propri avversari. Anche contro noi, poche settimane fa, la netta supremazia e l’enorme volume di gioco in zona d’area sono stati imbrigliati nella fitta rete di passaggi avversari, nella giornata di grazia del portiere e in una buona organizzazione difensiva che ha mandato i nostri attaccanti 8 volte in fuorigioco. Partita tutt’altro che scontata. Forza Juve.

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Juve-Inter per lo Scudetto.

di eldavidinho 

Non vincevamo con il Bologna dal 2009. Nove vittorie su dieci in questa stagione. Quarantanove partite senza sconfitte. Migliore partenza di sempre della Juve in campionato: 28 punti su 30, 9 vittorie e 1 pareggio in 10 gare. Record assoluto da quando, dalla stagione 1994/95 ad oggi, si assegnano 3 punti per vittoria. Già superata la Juve di Capello 2005/06 (27) e quella dell’anno prima che alla decima incontrò Paparesta a Reggio Calabria nello spogliatoio del Granillo. Prima del 1994/95 c’è il Torino 76/77, 9 vinte ed 1 patta da campione in carica, scudetto vinto dalla Juve in un testa a testa storico. Nel 1985/1986 nelle prime 10 partite la Juve fece nove vittorie e una sconfitta. Le statistiche del post Juve-Bologna sono ancora molto colorate di bianconero. Ancora una volta col portiere ospite migliore in campo, la Juventus ha tirato la bellezza di 20 volte, 12 delle quali nello specchio della porta contro le otto conclusioni del Bologna di cui solo una (quella strepitosa e vincente di Taider) nello specchio. Possesso palla del 55%, 10 a 5 gli angoli, 69,2% i passaggi riusciti e 76% l’indice di pericolosità. Nella notte di Halloween, delle streghe e dell’avvicinamento al 115esimo compleanno, la Juve ha continuato a far paura agli avversari e ha fatto vedere gli incubi al Bologna, materializzatisi però solo all’ultimo minuto. Ora sotto a chi tocca. Protagonista indiscusso della partita è stato sicuramente il 19enne francese Paul Pogba che, dopo aver illuminato la manovra bianconera nel primo tempo e colto in pieno un palo, si è rifatto nella ripresa raccogliendo di testa la pennellata di Giovinco. Come ormai spesso capita, nonostante un primo tempo dominato, la Juve dopo esser passata in vantaggio col gol di Fabio Quagliarella ha dovuto ripartire da zero per cercare quello del secondo vantaggio dopo il pareggio di Taider su disastroso errore in copertura di DeCeglie, giocatore che sta subendo un’incredibile involuzione e che ieri è stato fischiato dal pubblico. Non credo che questi fischi lo aiuteranno a fare meglio, ma è una mia opinione. Ha, invece, bisogno di fiducia e incoraggiamenti. A mettere la partita in cassaforte è stato prima Alessio, bravo a mandare in campo forze fresche come Giovinco, Asamoah  e Vucinic al posto di Quagliarella, De Ceglie e Isla, passando ad un più imprevedibile e pericoloso 4-3-1-2, poi proprio Pogba col secondo gol in SerieA.  È chiaro che a soffrire da ormai 2 anni sia l‘attacco in sé, non la fase e la manovra d‘attacco. Una squadra prima indiscussa ma senza bomber costituisce, al momento, sia una pecca che un punto di forza. Buona la prova di Bendtner che mostra buone qualità tecniche e la capacità di essere utile alla squadra in circostanze che esulino dalla sponda al limite dell’area, di default per quelli come lui. Mai innescato per aereovia. Avrebbe bisogno di giocare con continuità, ma in questa Juve è un bel problema. Per il francesino, invece, siamo di fronte ad un crack di dimensioni continentali, inutile e pretestuoso girarci attorno. Un talento purissimo. Passa con nonchalance dal vestire i panni di Pirlo al travestirsi da Marchisio quando con una facilità imbarazzante prende il palo nel primo tempo, da Vidal quando inoltra la propria pressione in zona d’attacco che gli permette di sfruttare le lunghe leve e l’enorme forza esplosiva di cui è dotato. Margini di miglioramento nemmeno calcolabili, ora come ora. Ma contro l’Inter, chissà se Conte Alessio lo faranno giocare. Perché il passo dalla titolarità alla panchina è breve in questa Juve. Contro l’Inter, se in condizione, giocheranno i titolari. Finora è una marcia all’insegna del punteggio pieno quella dell’Inter 2012-13 lontano da Milano. 5 vittorie in altrettante gare, 11 reti segnate a fronte di solo una subita. I viaggi della formazione nerazzurra hanno preso inizio a Pescara, terminando a Bologna. L’Inter è reduce però dal 3-2 di San Siro sulla Sampdoria, che gli ha permesso di superare il Napoli e di presentarsi a Torino a 4 punti di distanza dalla Juventus capolista.

Nettamente a favore dei bianconeri il bilancio a Torino. I nerazzurri sperano però nella continuità del loro attacco. 79 gare giocate a Torino: 55 vittorie bianconere, 14 pareggi e 10 sconfitte. E’ questo il bilancio di Juventus-Inter, il derby d’Italia, che quando si gioca in Piemonte è praticamente a senso unico.

L’ultimo precedente risale al 25 marzo 2012 e la Juventus si è aggiudicata l’incontro per 2-0 grazie a uno uno-due maturato nella ripresa, grazie alle reti di Caceres di testa e di Del Piero su assist di Vidal.

Il 2-0 è un risultato frequente nella sfida tra bianconeri e nerazzurri, tanto da essersi verificato già in 13 circostanze. La vittoria di misura per 1-0 è il punteggio più ricorrente, verificatosi ben 22 volte. A seguire ci sono  il 2-1 (7 volte), il 3-2 (5 volte), il 3-0 e il 3-1 (3 volte), il 4-1 e il 4-2 (2 volte). In 4 circostanze si è registrato un punteggio che non è mai stato riprodotto nel corso della storia. Tra questi, resta indimenticabile il 9-1 rifilato dalla Juventus al termine del campionato 1960-61: l’Inter in polemica con la Federazione schiera la formazione Ragazzi, nella quale spicca l’esordio di Sandro Mazzola. Suo è l’unico gol nerazzurro dagli 11 metri. La copertina è tutta di Omar Sivori, che con 6 realizzazioni firma il record del campionato italiano.

Quella tra Juve e Inter è anche la sfida tra i mister Stramaccioni e Conte, in settimana accostati per statistiche l’uno a Mourinho, l’altro a Capello. Rispettabilissimo Stramaccioni che sicuramente si è mostrato molto più signore del suo presidente e del suo capitano. Proprio Zanetti ha lanciato avvisi all’arbitro dell’incontro, aspettandosi serenità, non ricordandosi forse degli aiuti che ha ricevuto la sua Inter nelle ultime 4 giornate.

Un’altra statistica importante è quella che riguarda i cartellini rossi. L’Inter ha infatti il merito di costringere spesso al fallo, quindi al rosso, gli avversari visto che per cinque volte ha giocato in superiorità numerica in questa stagione. La Juventus, dal canto suo, ha due espulsioni a proprio vantaggio. Tra i bianconeri, invece, nessun suo giocatore è stato cacciato anzitempo dal campo mentre Stramaccioni ha avuto un’espulsione. E per quanto riguarda i rigori a favore siamo sul 4-2 per la Juventus. Contro, invece, vince l’Inter. Che non ne ha subito nessuno contro uno dei bianconeri.

Per questo match è stato designato l’arbitro Paolo Tagliavento di Terni. Sì, proprio quello de #IlGolDiMuntari. E i piagnistei sono già cominciati. Si tratta della seconda gara stagionale del direttore di gara umbro con i bianconeri dopo quella di Firenze di un paio di mesi fa. Sarà una doppia prima volta per Tagliavento. Mai ha diretto un confronto diretto tra Juventus e Inter e mai ha diretto una gara da “primo arbitro” allo Juventus Stadium. Nella passata stagione ha arbitrato tre volte la squadra di Conte, sempre in trasferta, nei pareggi con Napoli, Udinese e Milan. In totale, i precedenti sono 17, con un bilancio assolutamente pari: sei vittorie, cinque pareggi (quattro consecutivi) e sei sconfitte.
Per la sfida di domani, gli assistenti saranno Fabiano Preti e Andrea Marzaloni. Il quarto uomo sarà Marco Barbirati. Gli assistenti d’area saranno Daniele Orsato e Luca Banti. Juve-Inter è la sfida di Calciopoli, inutile girarci attorno. Juve-Inter è una sfida da vincere. Come tutte le altre. Forza Juve.

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Juve-Bologna solo a parole.

 

di eldavidinho

Di Catania-Juve c’è poco da raccontare sotto l’aspetto tecnico tattico. Solita Juve, sprecona, vincente e bella a metà e soliti avversari schierati a specchio. Ne è uscita una partita in cui finalmente si è potuto vedere di che pasta è fatto Bendtner e a che livelli potesse esprimersi Pogba: entrambi non hanno demeritato, anzi. Il primo ha dimostrato di saperci stare in questa Juve e negli schemi di Conte, arrivando spesso in anticipo sul pallone a differenza del diretto avversario di reparto, Matri. Ha forza fisica e discreti margini di miglioramento per poter fare da spalla a Vucinic. Il secondo, analogamente, seppur da mezzala adattata ha dato un’impronta importante al centrocampo bianconero grazie alle sue lunghe leve sia in fase d’attacco che in fase di non possesso. I pesi massimi sono promossi e aspettano di potersi riconfermare ancora. Unico dato statistico della partita che mi sento di citare è quello dei tiri delle due squadre: 9 per il Catania di cui 0 nello specchio della porta, 19 quelli della Juve di cui 9 nello specchio ed altrettanti fuori, a suggellare e confermare l’ormai noto dominio territoriale, mai sfruttato adeguatamente. Non è stata una bella partita quella giocata dalla Juve che, proprio come nelle sue ultime uscite, non è riuscita ad affondare il colpo finale. Eppure, proprio il dominio territoriale attesta che, anche se non ne abbiamo la certezza matematica, al di là dei discutibili errori arbitrali, la partita l’avremmo portata in porto, con tutto ciò che si possa dire a questa Juve. Però, a causa de #IlGolDiBergessio ora saremo costretti a vincere il campionato con almeno 4 punti di vantaggio sulla seconda. Comunque la si metta, la Juve dovrà espiare per sempre i suoi peccati. Un episodio che ci ha favorito ma che ci penalizzerà per tutto il campionato. Come il sistema calcistico italiano vuole. è malafede sostenere o solamente insinuare che la vittoria sia frutto degli aiuti di Gervasoni. Queste meschine considerazioni lasciamole ai nostri avversari. Quelli tipo Pulvirenti che, a capo dell’ennesima odissea mediatica perpetrata ai danni della Juve, ritiene che sia stata la panchina della Juve a decidere di annullare il gol, continuando su questa assurda linea in conferenza stampa e alzando i toni con parolacce e accuse ai tesserati. Sarebbe da querela. Non solo da diffida. L’espulsione di Vucinic in Bologna-Juve dello scorso anno non la ricorda nessuno? Quello sì che è un caso in cui fu la panchina di casa ad espellere il giocatore.

Restando in tema di conferenza, quella di Alessio è stata un cazzotto nell’occhio della legalità. Difficile stabilire se ci fossero giornalisti, tifosi, curvaioli o semplicemente dei maleducati in tribuna stampa per la violenza verbale con cui hanno inveito nei confronti di Alessio. Impossibile non rendersi conto della gravità. Si è trattato di una scandalosa aggressione, una manifestazione di palese maleducazione, ignoranza e assenza di professionalità. Forse è il caso che la società cominci a prendere posizione anche in questi casi. È stato più che oculato l’annullamento della conferenza pre-Bologna, parlare è inutile quando non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Alessio hanno interrotto sempre e aggredito ripetutamente e volontariamente, come se nulla fosse. In sala stampa c’erano dei tifosi travestiti da giornalisti che assediavano Alessio con domande tendenziose, a dir poco provocatorie. Tanto per rendervi l’idea, ecco una delle domande poste: “Oltre a preparare i calci da fermo, come fate con la panchina a bloccare il segnalinee? Preparate durante la settimana?”. Qualcosa di allucinante. Se ci fosse stato Conte in conferenza stampa o sarebbero volati i microfoni o sarebbe andato via il mister. Per non parlare dell’atteggiamento mafioso, minaccioso, spavaldo, irrisorio e beffardo tenuto da Pulvirenti nella sua conferenza stampa e dell’ormai amica “sudditanza psicologica” che viene in soccorso di tutti coloro che si sentono derubati ma che non sanno motivare le loro sensazioni. L’unica sudditanza vera c’è stata nel non dare lo stesso peso mediatico e risalto agli altri episodi del match condizionati dalla conduzione arbitrale, a mio parere.

Purtroppo, il fatto che, ad esempio, alcuni bookmakers inglesi abbiano restituito i soldi a chi aveva scommesso sulla partita Catania-Juve(proprio loro che hanno assistito ad un orribile, sotto il punto di vista arbitrale, Chelsea-ManchesterUTD) oppure abbiano pagato e premiato chi aveva giocato l’1 del Catania, dimostra che concezione ci sia all’estero del nostro calcio. Ma dov’è la legittimità in tutto ciò che è accaduto dopo la partita? Secondo la dinamica dei fatti, il signor Gervasonisi è fidato della segnalazione del guardalinee Maggiani che ha chiesto conferma a Rizzoli del tocco di coscia di Lodi. Il motivo del fuorigioco fischiato dal fischietto, dunque, sarebbe proprio il tocco di Lodi. Di cui nessuno ha parlato. Così come accaduto per i rigori non fischiati su Chiellini trattenuto e Pogba schiaffeggiato, appunto. Perché si affrontano e si trattano in maniera differente casi analoghi di sviste arbitrali? Smentiamo prontamente una versione “aggiornata del regolamento” che ha girato per il web secondo cui “il palo rimette in gioco il pallone come se fosse un giocatore avversario e dunque, al momento del tocco, Bergessio sia da considerare in posizione irregolare”. Con onestà e lealtà si ammette la regolarità del gol di Bergessio ma si contesta la poca imparzialità nel giudicare gli altri episodi. Imparzialità dimostrata anche nelle scorse settimane nei “favori” dati a Milan, Inter e Napoli. Al massimo, il palo crea una nuova azione da gioco solo su calcio di rigore come è successo in Fiorentina-Lazio, per completezza.

Detto ciò, Gervasoni ha chiesto scusa a Pulvirenti. Braschi pure, dando tutta la colpa al povero guardalinee Maggiani. Questa, per me, è l’altra vera sudditanza, caro Pulvirenti, perché dei rigori su Pogba e Chiellini non interessa a nessuno e non si è scusato nessuno. Scuse che non sono giunte neanche per il rigore regalato all’ Udinese, per quello negato al Chievo, per il gol regolare annullato a Mauri. Episodi diversi in una stessa giornata?

‎Dopo lo sfogo di Pulvirenti mi verrebbe solo da chiedere, al presidente, dove fosse e dove si trovasse domenica scorsa, quando è stato negato al suo Catania un rigore solare di Guarin su trattenuta di Gomez. Non vorrei che, mentre gli antijuventini cominciassero a parlare di un “ritorno al passato”, “ritorno ai vecchi tempi”, noi tornassimo ad essere i soliti capri espiatori. Fuori luogo sono sembrate le parole di Massimo Moratti che di presentazioni non ha bisogno: “Fino al 2006 abbiamo avuto una terrificante esperienza, con tanti risvolti, che è rimasta dentro tutti. Qualcuno lo dimentica ma è bene ricordarselo, perché una macchia spaventosa e non credo che nessuno sia disposto a tornare a quel clima, né che l’attuale società della Juventus stia seguendo certe modalità”. Tant’è che ad invitarlo al silenzio è stato niente di meno che il giornalista Mario Sconcerti: “Moratti è meglio che eviti di parlare del 2006. Quando Facchetti chiamava Bergamo e lui pedinava De Santis…”. Chiacchiere. Benzina sul fuoco. Perché dispiace per chi lo tema, ma chi si sta prendendo qualche rivincita o soddisfazione se di ciò si può parlare, è proprio il Direttore Luciano Moggi che con una frase ad effetto come questa: “Pulvirenti doveva chiudere Rizzoli nello spogliatoio” dimostra come sia cambiato poco o nulla da oggi al 2006, anzi. La storiella di Paparesta chiuso nello spogliatoio oramai la sappiamo tutti ma, in questo caso, manca un capro espiatorio vero e proprio su cui scaricare tutti i presunti errori degli arbitri “non in buona fede”.

In definitiva, il problema che ci si pone, ogni volta che assistiamo a questo tipo di errori, è un altro: a che servono centinaia di telecamere se un episodio che falsa una partita non si può segnalare in diretta? È tutta colpa di un sistema inadeguato che nell’era della tecnologia non supporta la moviola in campo. Ci vogliono i sensori: non ci possono essere tre, quattro, cinque persone che decidono e che sono tutte limitate dall’occhio umano. A casa noi abbiamo i televisori, gli arbitri no: forniamo anche a loro questo strumento evitando il solito massacro mediatico a senso unico.

E scusatemi se questa è la mia presentazione di Juve-Bologna. Siamo in Italia dove si parla più di arbitri che di calcio. C’è Juve-Bologna ma alcune doverose precisazioni andavano fatte. Forza Juve.

“Attimi Di Juve” – Profilo Twitter: @eldavidinho94

Catania-Juve per l’immediato riscatto.

 

di eldavidinho

La Juve si catapulta nel campionato. Non si sa per quale motivo ma da sempre soffre la sindrome da Champions e il senso d’impotenza di Coppa e, puntualmente, torniamo a parlarne, quasi fosse qualcosa di stregato. Terzo pareggio su tre partite e sicuramente qualche riflessione costruttiva da fare per il futuro. Tipo l’ormai consueto e solito primo tempo d‘attesa e sotto tono con la manovra ceduta nelle mani degli avversari a far possesso, movimenti negli spazi e palleggio corto. Giovinco sì attivo e ancora una volta in palla ma inconcludente, Vidal fuori dal gioco. Quando si spreca un tempo, però, può capitare, prima o poi, che si metta subito in salita il secondo se non si comincia ad imporre il proprio gioco. Detto fatto. Questa volta a passare in vantaggio sono stati gli avversari a causa di uno stupido fallo di Chiellini e una malmessa barriera. Il vizio di aspettare gli avversari ci ha punito e in Champions, competizione in cui nessuno ha timore reverenziale di nessuno, se giochi col freno a mano tirato prima o poi ti va male. Senza gli inserimenti di Marchisio e gli spunti di Vucinic(prima del suo ingresso), si è tornato a sviluppare un gioco monotematico e troppo rinunciatario, semplicistico per la Champions e che ti porta ad essere poco aggressivi e poco pressanti. Se poi effettui  tanti cross(molti dei quali  non proficui) e 17 corner ma nessuno riesce a segnare di testa, il problema di fondo è anche strutturale. Qui devo spezzare una lancia non a favore di Conte che se avesse cominciato ad inserire prima, in gruppo, giocatori come Bendtner e Isla, forse oggi avremmo gente già nuova e fresca da far giocare, soprattutto il danese meriterebbe più spazio dato che è allo stesso livello degli altri attaccanti in rosa e qualche cross in più rispetto Matri lo raccoglierebbe. È vero che la squadra, in fin dei conti, ha creato una gran mole di gioco, tantissime occasioni specie nella ripresa e che avrebbe meritato la vittoria (abbiamo tirato 30 volte verso la porta danese, una volta ogni tre minuti, di cui la metà  dei tiri, 15, indirizzati verso la porta del portiere Jesper Hansen, non a caso eletto migliore in campo dalla Uefa per le sue grandi parate che, di fatto, hanno negato alla Juventus una vittoria che sarebbe stata meritata), ma è stata evidente l’assenza di cattiveria agonistica, di mentalità, d’incisività. Sbagliati sono stati atteggiamento e approccio. Questi fattori vanno al di là del modulo e del modo di giocare dato che una squadra più coperta dello scorso anno equivale a dire che si vogliono risparmiare e ponderare le energie. Ma la squadra ha ancora tanto da imparare per diventare più maliziosa, sportivamente parlando. Non so se sia ancora il caso di continuare a parlare di volontarietà nello scendere in campo con una leggerezza tale da potersi permettere di giocherellare per un tempo in modo così pacato e accondiscendente. La testa credo che coincida con l’interpretazione attuale che abbiamo del modulo. Testimoni dell’atteggiamento mostrato sino ad oggi in Champions ci sono proprio le prime tre gare in cui siamo sempre passati in svantaggio. Sempre. E non è accettabile nonostante la squadra sia sempre stata in grado di rimontare e di non perdere. È altesì vero che, a favore della tesi che il problema non è di testa ma puramente tattico, c’è il fatto che i pareggi ottenuti sino ad oggi sono stati raggiunti con squadre di svariato blasone e con qualità differenti (Fiorentina, Nordsjaelland, Chelsea e Shakhtar) ma con l’unica componente comune: il paziente e lento possesso palla a scombinare(per metà) i nostri piani di 3-5-2.

Riguardo la tribuna di Quagliarella: credo sia stata per una scelta tecnica, non altro. Tanto meno per le dichiarazioni su Zeman. Spero. Col Napoli ha giocato male. Magari la società ha voluto punirlo visto che in panchina gli hanno preferito un Vucinic non al meglio e un Bendtner sino ad oggi oggetto misterioso. Chissà. Da parte sua è già arrivata una correzione ufficiale delle precedenti dichiarazioni.

Ma non facciamone un dramma. Non torniamo a parlare del passato, di pessimisti antijuventini, di Del Piero. Rimaniamo terzi nel girone, a un punto dal Chelsea, sconfitto a Donetsk dallo Shakhtar. Ora , davvero, per passare il turno, non si potrà fare altro che vincere. Con qualche critica costruttiva per il futuro prossimo.

E il futuro prossimo si chiama Catania che affronteremo al Massimino, alle 12:30, domenica 28. Non ci sono squalificati. Juve e Catania si ritrovano in campionato per la 29esima volta nella storia. Il bilancio dei precedenti 28 scontri diretti è a favore dei bianconeri che si sono imposti in 14 occasioni contro le 5 degli etnei. Il risultato di parità si è registrato in 9 circostanze. Il Catania ci ospita per la 15° volta nella storia. Il bilancio delle precedenti 14 sfide è di 6 successi ospiti a fronte di 3 sconfitte e 5 pareggi, l’ultimo ottenuto lo scorso anno con gol di Krasic. L’ultima partita vinta al Massimino dai bianconeri è stata giocata il 5 dicembre 2011 quando, guidati da Luigi DelNeri, ci si impose per 3-1 con doppietta di Quagliarella e rete di Pepe. Per gli etnei a segno Morimoto. Il Catania, dunque, non ci batte in casa da 47 anni: l’ultimo successo è datato 27 settembre 1964, gli etnei s’imposero 3-1 con reti di Danova, Calvanese e Rambaldelli, per i bianconeri gol di DaCosta.

Il Catania è una squadra che fonda molti dei suoi principi sul possesso palla, una manovra d’attacco ma paziente e volta a divertire il pubblico, figlia dell’esperienza dello scorso anno con in panchina Montella(i cui principi di gioco sono rimasti quasi inalterati). La folta colonia di argentini che da anni caratterizza la squadra siciliana dà l’idea di che clima ci si trovi ad affrontare ogni volta che si “scende” al Massimino. Con una media del 46% di possesso palla e un 78% di possesso “vincente”, il Catania si dimostra squadra moto pericolosa. Per il 45% attacca per vie centrali, sfruttando le fasce solo per allargare le difese avversarie. Ha una media di 4 tiri in porta a partita.

Gli etnei sono vogliosi di riscatto dopo il K.O. di San Siro. Maran dovrebbe confermare l’11 sceso in campo contro l’Inter, anche se in difesa Alvarez non ha convinto. A centrocampo Biagianti scalpita per una maglia, ma Izco, Lodi ed Almiron danno al momento le giuste garanzie al tecnico. In avanti tridente tutto argentino Barrientos-Bergessio-Gomez, con poi Castro pronto a subentrare.

Conte, invece, recupera Asamoah, il ghanese ha ripreso ad allenarsi in gruppo e ha smaltito la contusione alla caviglia rimediata in un contrasto di gioco con Maggio nel match di sabato scorso. In attacco Quagliarella é leggermente favorito sui compagni di reparto per affiancare Mirko Vucinic, invece a centrocampo potrebbe esserci una chance dal 1′ minuto per Pogba.

Ad arbitrare sarà il signor Gervasoni. Bilancio positivo col fischietto della Sezione di Mantova: nei 9 precedenti un solo pareggio, 8 vittorie e nessuna sconfitta. Forza Juve.

“Attimi Di Juve” – Profilo Twitter: @eldavidinho94

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