L’insostenibile violenza del tifo.

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DI LUNA23

 

 

Io tifo ..voce del verbo tifare, prima persona singolare: “sostenere una squadra, un’altleta ..parteggiare per lui” questo è il significato che il dizionario della lingua italiana offre per spiegare il verbo tifare.

Siccome il tifo non è solamente passivo: “io tifo per la Juventus, guardando la partita, seduta sulla poltrona, oppure  tifo pensando alla mia squadra del cuore che spero vinca” , c’è il tifo attivo, di coloro che si recano allo stadio tutte le settimane che spendono fortune per seguire la squadra, che cantano, che invocano cori, che prendono freddo a volte il gelo, che piova o nevichi.

Il calcio come tutti gli sport ha necessità di tifosi, se non ci fossero i tifosi i calciatori non sarebbero niente, non guadagnerebbero le cifre che sappiamo, non ci sarebbe il giro di milioni di euro dietro ad un business, che riunisce persone, atleti, squadre, società e diritti tv e nessuno chiederebbe loro un autografo, e si giocherebbe in un “campaccio” magari in periferia i cui spettatori sono i parenti e gli amici dei parenti. Ma la realtà è diversa, la presenza dei tifosi trasforma praticamente tutto, una partita diventa un evento, i giocatori i propri beniamini in cui ci si identifica, ma ciò  che fa emozionare veramente è lei ..”la maglia e i suoi colori” .

Fin qui tutto bene, ma in verità non va bene per niente, il tifo non è solo  andare allo stadio con gli amici, agghindati di tutto punto,  intonare i cori, esprimere il proprio dissenso, il tifo per alcuni significa odiare l’avversario, e spesso desiderarne la morte.

Tutti noi leggiamo il giornale, e ci fa piacere soprattutto al lunedì, commentare le disamine di qualche quotidiano sportivo, e avrete letto per esempio che dopo il Derby Juventus-Torino di sabato 1 dicembre 2012,  i tifosi di quest’ultima hanno lasciato il segno distruggendo servizi e parti comuni del settore ospiti, la loro società, pur pagandone lo scotto, pubblicamente condanna, ma privatamente esalta ..quasi come dire “bravi ..continuate così”, per non parlare di chi invece ci vorrebbe tutti morti e ce lo dicono pure, facciamo un esempio? Sempre al medesimo derby, i tifosi Juventini appesero uno striscione riferito ai caduti di Superga  del Grande Torino, di pessimo gusto, condividiamo, ma io mettendomi nei panni di chi vede applaudire  ogni qual volta ricordiamo il dolore dei “i nostri di morti” non le vittime di una sciagura aerea ma di un agguato sordidamente premeditato nei confronti di gente innocente, di papà, di mamme, di uomini, donne,  bambini,  .. alcuni magari solo  appassionati sportivi,  che volevano  vedere una partita e non tornare nella bara. Ebbene, a sentire i commenti e le felicità di frange di tifosi di molteplici squadre,  così efferate dal dichiararlo senza vergogna, ogni qual volta si scenda in certi campi, mi fa pensare e mi chiedo ..”Ma chi è questa gente? Quelli che si esprimono così?”

“quelli  non sono tifosi” mi sono stufata di sentire queste giustificazioni da parte di chi fugge e butta la responsabilità agli altri, nossignori! Sono tifosi anche loro, ma penso come possano inneggiare alla morte di qualcuno che potrebbe esser il proprio figlio o il proprio genitore, pensiamo che siano persone che vivano su Marte? ..lontano da noi?  Ma no ..neanche per sogno, è il vicino di casa, il collega, il compagno di classe,  che va al lavoro, a fare la spesa, che incontriamo in coda al supermercato alla cassa, che va a scuola,  che hanno famiglia, che portano il cane a passeggio  o a prendere il figlio a scuola, ma  quando indossano “la maglia” tutto cambia, ci si trasforma, come fosse una qual forma di legittimazione a voler il male altrui e scoppiando in un tripudio di felicità ogni qual volta un avversario si fa male, o un tifoso finisce all’ospedale.

Perché siamo ridotti così? Di chi è la colpa?

Delle squadre? Delle società? Dei Presidenti?Dei tempi attuali?

Tendenzialmente i giocatori non spingono verso questa direzione, sono i primi che attraverso il mezzo televisivo cercano di calmare le acque, di dissociarsi da espressioni e comportamenti violenti, ma alcune società con i  relativi presidenti e aggiungiamo anche,  un sindaco particolarmente caldo che fomenta una tifoseria già incandescenti di suo, i quali  aspettano proprio quel “La” per potersi finalmente liberare ed essere legalmente “se stessi”. A riguardo dei Presidenti, un “buon” esempio l’ha offerto il sig. Cellino, venerdì 21 dicembre per l’anticipo Cagliari-Juventus ha “vomitato”  polemiche su polemiche, provocazioni prima, durante e dopo, il detto signore, che ci ha sfiancato con  lamentazioni da prima elementare, avrebbe dato “colpa” alla Juventus per la scelta del campo neutro a Parma, ormai darci la responsabilità  di tutto è diventata una moda, un comodo capro espiatorio,  dopo una partita affrontata contro una squadra di picchiatori che normalmente non sono,  vinta dalla Juve,  tutto sommato meritatamente, il Presidente ha continuato con  insulti e diffamazioni in diretta,  come la chiamate voi questa se non violenza? Come pensate possano reagire i tifosi con un tale invito?

Lo stadio tutte le settimane si trasforma in un’arena di gladiatori, fateci caso, sempre nel derby, il sig. Glick entra a gamba tesa stendendo un povero innocuo Giaccherini, io non so se si è reso conto di cosa ha fatto e non mi si venga a dire che durante la partita può succedere .. proprio perché sono professionisti si conosce il sistema per far male e stroncare la carriera, ne sarebbe valsa la pena?

Noi della Juventus, siamo fortunati perché la nostra società e Presidenza adotta un basso profilo praticamente sempre, non si indigna mai, ha un self control   e  una qualità invidiabile: stanno  zitti.

In questa fase non sono ottimista, pensare che cambi qualcosa è un’utopia, versiamo talmente in cattive acque che se ci scanniamo per il calcio, meglio così .. almeno non  ci accorgiamo  dei  veri problemi dalle tasse che dobbiamo pagare e dagli abusi che giornalmente riceviamo, tutto nella perfetta legalità. Non ci resta che la partita …

 

  1. Cellino deve cambiare spacciatore!

  2. iuliana bodnari giulia

    Io mi ricordo quando ancora frequentavo ancora gli stadi quanto non mi piaceva essere trattata come delinquente, vedermi confiscata le bibite di cartone che poi immancabilmente vedevo vendere dal commesso allo stadio , non mi piace per niente la violenza, nessuna , nè verbale nè fisica e davvero ho sofferto molto quando andavo a vedere le partite della Juve in trasferta a Bologna. Si partiva con entusiasmo, ma mai con i colori della Juve addosso per passare la città senza problemi, una volta arrivata in quella stradina stretta che portava dentro alla curva ospiti mi sentivo soffocare, vedere i poliziotti schierati in assetto da guerra, momenti che non dimenticherò mai. Per poi uscire dallo stadio, aspettare un ora o più acercchiati tra quelle mura come bestie, io che volevo vedere solo una partita di calcio. Ma c’erano anche stadi dove si entrava tranquilli, a me è rimasto impresso quello di Bologna. Vedere poi i proprietari di squadre fare gesti e usare parole che alimentano l’odio non mi va per niente. Io non ho niente contro gli avversari, perchè ci devono essere visto che il calcio l’ho prevede, io non odio nessuno e vorrei capire perché mi odiano , io non ho fatto loro niente , amo solo i colori della mia Juventus tutto qui , come loro amano i loro colori, siamo pari. Voglio andare allo stadio per divertirmi, punto.

  3. Alessandro Magno

    In Italia per due cose siamo grandemente immaturi: il calcio e la politica. Per queste due cose si possono sfasciare non solo le amicizie ma addirittura le famiglie.

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