di Davide Peschechera
Seconda parte, con particolare attenzione alle novità tattiche provate dal mister in queste prime uscite amichevoli e con particolare attenzione, questa volta, al mercato in uscita, dopo essermi soffermato ed interessato, nella prima parte, delle novità nella preparazione fisica, dell’affiatamento dello staff di Conte e del mercato in entrata.
Nelle prime uscite, si è vista una Juve appesantita dai carichi di lavoro. In evidenza Mattiello, Motta e Vucinic nella prima uscita stagionale contro il Saint Vincent, con quest’ultimo entrato in campo con mille motivazioni e col piccante effetto che l’arrivo dei nuovi bomber ha avuto su di lui, brillante e volitivo come chi vuole ricordare (e ricordarsi) di essere un campione pure lui, senza mollare il dischetto del rigore nel 4-3-3 che lo ha visto affiancato da Matri e Quagliarella. Ogbonna(parso disinvolto, maturo e adeguato al ruolo di regista difensivo designato alterego di Leonardo Bonucci), Isla, Fausto Rossi e Buchel, invece, in evidenza in un deludente trofeo Tim che ha visto anche Lichtsteiner e Vidal affaticati, Asamoah schierato sino ad ora da interno di centrocampo e apparso meno “furioso” del solito. Rispetto alle ultime due stagioni il programma di Conte non è cambiato e quindi nessun allarmismo. In queste uscite il mister sta insistendo sulla coppia Tevez – Llorente e allenando la loro cattiveria e la loro intesa. Devono essere una cosa sola. I gol sono importanti, ma Conte dagli altri attaccanti si aspetta sponde, aperture di spazi e dialogo con i centrocampisti. Certi movimenti che a Tevez vengono più naturali perché abituato a muoversi intorno all’area, a Llorente centravanti risultano più difficili. Pur senza tralasciare la partecipazione alla manovra, a Fernando viene chiesto di stare a contatto con il difensore, quasi una marcatura al contrario che faccia emergere la fisicità dello juventino quando arriva la palla da scaricare sulla mezzala. Un’altra cosa che Llorente deve evitare è la prevedibilità: un giocatore così alto non può avere gli stessi guizzi di un compagno agile, però è fondamentale che si muova in continuazione e faccia molte finte. In certi momenti dell’allenamento Conte si mette alle spalle di Fernando e lo sposta fisicamente a destra e a sinistra. Una scena anche divertente vista la differente stazza tra i due. Poi il tecnico mostra allo spagnolo come andare incontro e come scegliere la soluzione di passaggio ideale. A Tevez l’allenatore chiede di usare il talento e la facilità nella lettura delle situazioni di gioco per assecondare gli inserimenti delle mezzali e per muoversi intorno a Llorente. Una combinazione importante sarà quella che dovrà portare Tevez alla conclusione dal limite, una specialità della casa. Conte pretende da Carlitos grande reattività nelle gambe: il baricentro basso e la forza esplosiva sono caratteristiche che il tecnico vuole esaltare. Anche l’Apache è chiamato a finte e contro finte. Nei piani di Conte, è Tevez, in fase di non possesso a rimanere in attacco in appoggio al compagno di reparto che si abbassa per recuperare il pallone. In fase di possesso, è il giocatore più tecnico tra i due di reparto ad abbassarsi per venire a ricevere palla o direttamente dal centrale difensivo che verticalizza, o dal regista o dall’esterno. Insomma, Tevez e Llorente sono ancora abbastanza lontani dal completare l’integrazione nell’ingranaggio. Dettami e indicazioni di Conte, geloso da buon stratega delle sue metodologie di lavoro e strategie. Con rigore, autorità e autorevolezza sa che a volte abbassare la voce serve almeno quanto alzarla, se non di più, se si intende calamitare le menti a sé. Poi torna l’insegnante paziente e soddisfatto che dispensa complimenti. Perfetto a livello didattico, perfezionista e professionista, prende letteralmente per mano i suoi nel dimostrare i movimenti da fare, li piazza e li sposta di peso, si concede persino qualche scatto per far vedere che tipo di movimenti fare. Conte telecomanda la manovra, indica il tocco di palla, il movimento da eseguire, il passaggio da fare. Per non essere mai banali e sempre innovativi. Bisogna crescere sempre a livello tattico, mai fermarsi ed inserire sempre novità. In questo senso vedremo nelle prossime settimane e soprattutto in Supercoppa cosa significa in realtà 334.
Nel progetto tattico di Conte, però, potrebbero non rientrare alcuni calciatori. Lo stesso Marotta, con particolare attenzione al reparto d’attacco, ha annunciato che una delle 6 punte attualmente presenti in rosa partirà. Ma chi? Gli investimenti della prima parte di mercato tra acquisti (Llorente, Tevez, Ogbonna e Zaza) e riscatti ( Asamoah e Peluso ) hanno fatto uscire dalle casse bianconere 37,3 milioni di euro (al netto dei bonus a rendimento). Un importo simile nelle prossime settimane dovrà rientrare attraverso gli addii. se non un pareggio tra entrate e uscite, a fine mercato si dovrà registrare al massimo una perdita non superiore ai 5 milioni. I principali esuberi da piazzare sono Ziegler(Turchia o Germania), Motta(Italia o Zenit), De Ceglie(Sampdoria, Bologna, Stoke City in prestito per l’alto valore dello stipendio, 1,5mln. percepiti), Quagliarella(West Ham e Norwich le ultime ipotesi anche se il giocatore vorrebbe rimanere in Italia) o Matri(Bigon ha chiamato Marotta che ha fissato il prezzo di 20mln. trattabili), posto che Isla dovrebbero rimanere e Felipe Melo è stato ceduto. Partiamo proprio dal brasiliano che, nonostante il rapporto d’amore-odio instaurato con la tifoseria, prima del definitivo addio ha voluto salutare i tifosi e tutto l’ambiente della Juventus attraverso una lettera pubblicata sul proprio profilo Facebook. Ufficiale al Galatasaray per 3,75mln. Minusvalenza di 3mln. (circa), azzerata dalla plusvalenza su Giaccherini. In 4 anni, la Juventus ha pagato 12mln. in stipendio a Felipe Melo, tutti nelle 2 stagioni trascorse da titolare (78 gare). A conti fatti, quindi, Felipe Melo ci è costato come Martinez (saldo costo reale-ricavo da cessione di 12 mln.) e meno di Iaquinta, paragonandolo ad altri due pesi gravosi di mercato. Ricapitolando la vicenda Felipe Melo, al Galatasaray il primo anno abbiamo chiesto 13mln. di riscatto dopo un prestito oneroso di 1,5mln. e pagato 3,731mln. il costo per l’esercizio 2011/2012. A giugno 2012 la Juve allunga di un anno il contratto del giocatore, portando la scadenza a giugno 2015 per abbattere il costo del’ammortamento annuo, spalmandolo su un ulteriore anno di contratto. Si passa quindi da 5,2mln. a 3,5mln. Col nuovo prestito oneroso accordato al Galatasaray per 1,75mln. il costo vivo che la Juventus subisce per il secondo anno consecutivo per un calciatore che non utilizza è di 1,735mln. In due anni, dunque, sostiene un costo di 5.466mln. Quest’anno, il Galatasaray pur ritenendo congruo il prezzo di riscatto che era stato fissato a 6,5mln., lo acquista a titolo definitivo e la Juve ci rimette circa 5mln. negli ultimi due anni nei quali non ha comunque usufruito delle prestazioni del mediano brasiliano, limitando al massimo i danni.
Ora passiamo alla dolorosa cessione di Giaccherini, non strettamente necessaria e indispensabile seppur ragionevole. L’esterno tuttofare arrivò a Torino in comproprietà nell’estate del 2011 pagato 3mln. con un contratto quadriennale con scadenza 2015. Fu riscattato nel giugno 2012 versando al Cesena altri 4.250.000 euro cash. In totale 7 milioni e 250 mila euro da spalmare su quattro bilanci. Significa che al 30 giugno scorso l’acquisto di Giaccherini era stato ammortizzato per 3,6 milioni di euro e altrettanti ne restavano da smaltire. Cedendolo a 8 milioni la plusvalenza è di poco meno di 4,4 milioni di euro che potranno diventare quasi 6,5 grazie ai bonus. A Giaccherini, per giocare titolare nell’anno che porta al campionato del mondo in Brasile, andrebbe secondo i rumours un ingaggio di circa 2mln. a stagione per 4 anni, circa il doppio di quello che percepiva alla Juventus. Un’operazione che ha convinto entrambe le parti.
Poi Zaza e Gabbiadini, due classe ’91, due acquisti di cui parlo qui per il semplice fatto che non faranno parte della rosa della prossima stagione. La cessione per 11 di Gabbiadini alla Sampdoria ha determinato di fatto una plusvalenza istantanea di di 1,375mln. La compartecipazione di Zaza al Sassuolo, invece, per 2,5mln., un’ altra istantanea plusvalenza pari a 1,5 mln. L’esborso quindi complessivo di 6,5ml. assicura alla Juventus il controllo su due giovani attaccanti di prospettiva, Gabbiadini e Zaza, di proprietà attualmente di Sampdoria e Sassuolo, garantendosi al contempo 2,875mln. di plusvalenze nel bilancio di quest’anno. I lati negativi di queste operazioni sono il fatto che con la Sampdoria, rispetto all’Atalanta, sarà più difficile trattare il riscatto di un giocatore, Gabbiadini, che resta anche un’incognita ipervalutata, anche se il fatto di cederlo in comproprietà, a differenza di un prestito secco, significa che la Sampdoria, avendo pagato per assicurarsi le sue prestazioni sportive, sarà sicuramente più propensa a farlo giocare e crescere, facendone aumentare il valore, per poi eventualmente ricavarci una plusvalenza rivendendone la sua metà(ad esempio Giovinco al Parma, preso per 4ml. e rivenduto alla Juve a 11). Zaza, invece, tra un anno non sarà più un giocatore in scadenza e sarà quindi sottovalutato rispetto al suo reale valore di mercato, poiché il guadagno sulla prima rata sarà molto basso nel rapporto costi/benefici. Discorsi tecnici di mercato comunque complessi per due giocatori che non dovrebbero mai rientrare nel progetto tecnico tattico di Conte.
Da segnalare anche l’addio di Iaquinta, finalmente svincolatosi dall’oneroso e annoso contratto che lo legava alla Juventus e la cessione di Immobile in comproprietà per 2,5mln., affare concluso separatamente a quello che ha portato Ogbonna alla Juve, attraverso il meccanismo di partecipazione ex art. 102 bis N.O.I.F. che consta di due contratti: cessione e accordo di partecipazione. Il primo contratto trattasi di una cessione a titolo definitivo di un calciatore, che comporta la cessione del diritto alle prestazioni sportive e, nella maggior parte dei casi, genera una plusvalenza(la Juve ha ceduto Immobile per 5,5mln. pagabili in 3 anni). Il secondo contratto consiste in un accordo di partecipazione con cui la società che ha ceduto il diritto alle prestazioni sportive mantiene il 50% dei diritti economici sul cartellino del calciatore(per un importo di 2,75mln. pagabili sempre in 3 anni).
E Isla? Juve ed Inter ci hanno messo due mesi a trovare l’accordo senza sapere che poi l’Udinese avrebbe preteso garanzie per l’obbligo di riscatto? Conte voleva ovviamente subito un sostituto di Isla, ma la sua cessione era soprattutto una questione monetaria (ed una richiesta del giocatore), non una richiesta di Conte. Il problema è che l’Inter non se l’è sentita di pagare il prestito di Isla alla Juve(visto ch il regolamento della FIGC sui trasferimenti prevede che Udinese e Juve, comproprietarie del cartellino del cileno che hanno rinnovato la compartecipazione sul calciatore, possono lasciarlo partire solo in prestito) e poi anche la metà all’Udinese, pagando interamente un giocatore che non sarebbe stato del tutto suo. L’Inter non ha voluto pagare Isla sia a noi che all’Udinese, ecco. Colpa dell’Inter, non di Conte come dicono i giornali. Conte pur non avendo mai bloccato la sua cessione, l’ha sempre considerato un giocatore facente parte del progetto a tutti gli effetti. Sulle fasce, restano comunque caldi i nomi di Zuniga e Kolarov, con la pista Biabiany che pare non sia mai stata praticata. Ma dà più garanzie Kolarov o Zuniga? Entrambi quasi ventottenni, entrambi abituati a giocare sulla fascia sinistra, entrambi più centrocampisti che difensori, entrambi valutati dalle società di appartenenza una decina di milioni di euro. Differenze, l’uno è destro(Zuniga), l’altro è sinistro(Kolarov, come Asamoah). L’uno è extracomunitario che milita già nel campionato italiano(Zuniga), l’altro no(Kolarov).
Infine c’è l’offerta giunta dallo Zenit per Sorensen, in comproprietà a favore del Bologna che non ha soldi per riscattarlo e vuole il rinnovo della comproprietà, bloccando di fatto la sua cessione per 10mln., una cifra alla quale non si può rinunciare. E se la Juve comprasse tutto il cartellino per rivenderlo e guadagnarci una plusvalenza? Può farlo, ma dipende a quanto lo vendono.
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