Prendiamo il buono.

 

 

Articolo di Alessandro Magno

 

 

Inutile nasconderci la partita con il Ferencvaros è stata a tratti veramente brutta. Soprattutto l’abbiamo messa male da noi facendo segnare gli ungheresi al primo contropiede utile. Non comprendo perchè tanti giovani, che devono dimostrare tantissimo, non riescano a trovare la fame giusta per affrontare una squadra così debole. Questo mi sorprende. Già il fatto di indossare la maglia della Juventus e meritarsi una riconferma dovrebbe far scendere sempre con la giusta concentrazione. La Juventus è stata molto lenta e compassata. Poche idee e ha continuato con un giro palla noioso e inconcludente che in parte mi ha riportato alla mente ricordi poco piacevoli. E’ un periodo dove non riusciamo a mettere insieme due partite di fila giocate bene e questo non è buona cosa. Detto cio’ non tutto quello che si è visto è stato tutto da buttare e alcune critiche le ho trovate eccessive e ingenerose.

Di buono c’è stato sicuramente il risultato e anche il fatto di averlo acciuffato in extremis. Questo significa che la squadra ha cercato di vincere fino alla fine, non accontentandosi di un pari, che poi con la Dinamo Kiev da affrontare in casa alla prossima e a un solo punto in classifica, di fatto avrebbe solo rimandato la qualificazione (con il pareggio sarebbe bastato con la Dinamo Kiev un punto). Di buono c’è stato anche l’impiego di Dybala per una buona ora, Dybala che è stato criticato in modo eccessivo. Chiariamo un punto: non è che abbia fatto una prova trascendentale ma non è stato neppure fra i peggiori in campo. Un bel tiro di destro di controbalzo nel primo tempo su cross dell’ ”egoista” Ronaldo, che per poco non si tramutava in un gran gol, è stato uno dei pochi tiri della Juventus nella prima mezz’ora. Dybala che poi ha ricambiato il favore a Ronaldo mandandolo in gol, gol che è stato poi annullato per un giusto fuorigioco. Di buono c’è stata anche la prova di De Ligt anche lui criticato ingiustamente per una palla non presa di testa a metà campo. Non è un errore e non può esser definito tale se due saltano e la prende l’avversario e il fatto che De Ligt abbia detto che ”forse ho sbagliato” , in un eccesso di modestia, non significa che quello sia un errore che ti fa prendere un gol e che dobbiamo credergli.

Per concludere ho letto dei nuovi fans di Morata quelli del ”Morata deve giocare sempre” o del  ”con Morata dall’inizio l’avremmo vinta” eccetera, che in buona parte scommetto sono fra quelli che Morata non lo volevano ed era l’ultima scelta dopo Suarez, Dzeko, Benzema, Giurud e cazzimperio. Un allenatore intelligente punta a recuperare i suoi giocatori anche perchè un domani quelli che oggi sono titolari potrebbero avere qualche defezione e allora dovrà puntare sugli altri, e se non li ha portati nel frattempo nelle condizioni ottimali poi non se li trova. Un allenatore intelligente a fronte di un giocatore che ha giocato 10 partite in 30 giorni (Morata) non rischia di romperlo contro il Ferencvaros, ma lo fa appunto rifiatare. Sono propenso anche a credere che se la partita si fosse messa subito bene Dybala avrebbe fatto probabilmente tutti i 90 minuti e magari Pirlo avrebbe fatto rifiatare Ronaldo o provato chissà a giocare con tutti e 3, ma il fatto di rimanere per 90 minuti sull’1-1 ha cambiato i piani. Infine un allenatore bravo deve coinvolgere tutti nel suo un progetto quindi mi aspetto che Pirlo punti a recuperare Dybala, poi è chiaro che ora la coppia più funzionale è Morata Ronaldo ma la stagione è lunga e noi abbiamo solo 4 punte di cui la quarta è il giovane Portanova che è un 2000. Altrochè se ci sarà bisogno di Dybala.

 

Ps. Mentre rileggevo questo articolo prima di pubblicarlo è arrivata la notizia della morte di Maradona. Umanamente mi dispiace. Riposa in Pace.

  1. L’omaggio della Juventus Football Club a Diego Armando Maradona:

    https://youtu.be/KZnjHKuO_7A

  2. SU DE LIGT LA PENSO COSÌ

    De Ligt sul goal ha detto: “Forse sul gol ho sbagliato, ma io sono abituato ad accorciare in avanti e secondo me se tengo la difesa alta posso far giocare meglio i miei compagni”.

    Lo dicenin un italiano perfetto prendendosi lui la colpa sul goal, che poi se andiamo a vedere bene non è tutta sua.

    13 anni più giovane di Bonucci ma a lui lo vedo più leader del suo veterano compagno.

    Ieri sera, davanti ai microfoni di sky riceve in diretta i complimenti di Cambiasso: “Complimenti per l’italiano, è un segno di grande intelligenza e rispetto verso il paese che ti ospita”.

    Buona serata

  3. LA PELOTA NO SE MANCHA

    “Grazie per aver potuto giocare a calcio, perché é lo sport che mi ha dato piú gioia, piú libertá, é stato come toccare il cielo. Grazie al pallone. Scriverei sulla mia tomba: Gracias a la pelota!”
    (Diego Armando Maradona intervistando se stesso. La Noche del Diez, 2005).

    Ciao Diego, grazie a te!

  4. Il calcio regala spettacoli e risultati incredibili:

    Liverpool-Atalanta 0-2

  5. CHI NON SALTA JUVENTINO È

    Con il corpo ancora caldo del loro Idolo da poche ore morto i tifosi napoletani dedicano una veglia a Maradona davanti al San Paolo…inquadrati dalle telecamere mediaset intonano il coro di “chi non salta juventino è”.

    Che dire? Non ci sono parole.
    R.I.P. DIEGO

    Buonanotte

  6. Rip a Maradona.
    Domani tutti i giornali parleranno di lui e di quanto sia stato grande dimenticando, anzi non evidenziando quanto si accaduto questa sera in Champion dove l’Atalanta espugna il campo del Liverpool. Ma soprattutto faranno di tutto per non girare il coltello sulla sconfitta dell’Inter che ha perso in modo ignobile contro un Real rimaneggiato di almeno mezza squadra titolare.

  7. Una palese verità del campo:

    Juventus e Inter hanno fatto entrambe una magra figura con le due squadre spagnole più importanti; tra l’altro in questo momento lontane dalla testa della Liga.

    Qualcuno aveva già scritto che L’Atalanta era la squadra più europea del campionato italiano.
    La consacrazione a Liverpool questa sera lo conferma.

    Buonanotte.

    • alessandro magno

      Al momento però l unica qualificata delle Italiane è la Juve. L Atalanta oggi da applausi ma il 5-0 preso in casa non è che sia stato una botta di vita

      • Ben, infatti. Mi sono limitato ad osservare le due prestazioni di Juve e Inter contro le spagnole. Che la Juve al momento sia l’unica qualificata lo sapevamo da ieri 🤗.

        • Per i giovani indossare la maglia della Juventus è diventato un traguardo: mi spiego: Una volta era il mezzo per arrivare a.. adesso è l’obiettivo finale, sono in Juventus e per un po’ sono a posto. Sono lenti e a tratti inconcludenti, lasciando da parte DYbala, l’unico che sente la responsabilità è De Ligt.

        • Vero Cinzia.
          De Ligt è di altra pasta.
          Dirigeva la difesa della nazionale olandese già a 18 anni. Classe, carattere, prestanza fisica sono le doti che ne fanno un predestinato.

  8. Sull’Atalanta:

    ha fatto a Liverpool (riscattando lo 0-5) quello che ci auguriamo di fare noi a Barcellona 😅.

  9. A DIEGO
    di Gianni Minà

    Con Maradona il mio rapporto è stato sempre molto franco.
    Io rispettavo il campione, il genio del pallone, ma anche l’uomo, sul quale sapevo di non avere alcun diritto, solo perché lui era un personaggio pubblico e io un giornalista.
    Per questo credo lui abbia sempre rispettato anche i miei diritti e la mia esigenza, a volte, di proporgli domande scabrose.

    So che la comunicazione moderna spesso crede di poter disporre di un campione, di un artista soltanto perché la sua fama lo obbligherebbe a dire sempre di sì alle presunte esigenze giornalistiche e commerciali dell’industria dei media.
    Maradona, che ha spesso rifiutato questa logica ambigua, è stato tante volte criminalizzato.

    Una sorte che non è toccata invece, per esempio, a Platini, che come Diego ha detto sempre no a questa arroganza del giornalismo moderno, ma ha avuto l’accortezza di non farlo brutalmente, muro contro muro, bensì annunciando, magari con un sorriso sarcastico, al cronista prepotente o pettegolo “dopo quello che hai scritto oggi, sei squalificato per sei mesi. Torna da me al compimento di questo tempo.”
    Era sicuro, l’ironico francese, che non solo il suo interlocutore assalito dall’imbarazzo non avrebbe replicato, ma che la Juventus lo avrebbe protetto da qualunque successiva polemica.

    A Maradona questa tutela a Napoli non è stata concessa, anzi, per tentare di non pagargli gli ultimi due anni di contratto, malgrado le tante vittorie che aveva regalato in pochi anni agli azzurri, nel
    1991 gli fu preparata una bella trappola nelle operazioni antidoping successive a una partita con il Bari, in modo che fosse costretto ad andarsene dall’ Italia rapidamente.
    Eppure nessuno, né il presidente Ferlaino, né i suoi compagni (che per questo ancora adesso lo adorano) né i giornalisti, né il pubblico di Napoli, hanno mai avuto motivo di dubitare della lealtà di Diego.

    Io, in questo breve ricordo, a conferma di questa affermazione, voglio segnalare un semplice episodio riguardante il nostro rapporto di reciproco rispetto.
    Per i Mondiali del ’90, con l’aiuto del direttore di Rai Uno Carlo Fuscagni, mi ero ritagliato uno spazio la notte, dopo l’ultimo telegiornale, dove proponevo ritratti o testimonianze dell’evento
    in corso, al di fuori delle solite banalità tecniche o tattiche. Questa piccola trasmissione intitolata “Zona Cesarini”, aveva suscitato però il fastidio dei giovani cronisti d’assalto (diciamo così…) che
    occupavano, in quella stagione, senza smalto, tutto lo spazio possibile ad ogni ora del giorno e della notte. La circostanza non era sfuggita a Maradona ed era stata sufficiente per avere tutta la sua simpatia e collaborazione.
    Così, nel pomeriggio prima della semifinale Argentina-Italia, allo stadio di Fuorigrotta di Napoli, davanti a un pubblico diviso fra l’amore per la nostra nazionale e la passione per lui, Diego,
    mi promise per telefono: “Comunque vada verrò al tuo microfono a darti il mio commento. E tengo a precisare, solo al tuo microfono.”

    La partita andò come tutti sanno. Gol di Schillaci e pareggio di Caniggia per un’uscita un po’ avventata di Zenga.
    Poi supplementari e calci di rigore con l’ultimo, quello fondamentale, messo a segno proprio da quello che i napoletani chiamavano ormai “Isso”, cioè Lui, il Dio del pallone.
    L’atmosfera rifletteva un grande disagio. Maradona, per la seconda volta in quattro anni, aveva riportato un’Argentina peggiore di quella del Messico, alla finale di un Mondiale che la Germania, qualche giorno dopo, gli avrebbe sottratto per un rigore regalato dall’arbitro messicano Codesal, genero del vicepresidente della Fifa Guillermo Cañedo, sodale di Havelange, il presidente brasiliano del massimo ente calcistico, che non avrebbe sopportato due vittorie di seguito dell’Argentina, durante l’ultima parte della sua gestione.

    C’erano tutte le possibilità, quindi, che Maradona disertasse l’appuntamento. E invece non avevo fatto a tempo a scendere negli spogliatoi, che dall’enorme porta che divideva gli stanzoni
    delle docce dalle salette delle tv, comparve, in tenuta da gioco, sporco di fango e erba, Diego, che chiedeva di me, dribblando perfino i colleghi argentini. C’era, è vero, nel suo sguardo,
    un’espressione un po’ ironica di sfida e di rivalsa verso un ambiente che in quel Mondiale, non gli aveva perdonato nulla, ma c’era anche il suo culto per la lealtà che, per esempio, lo aveva fatto
    espellere dal campo solo un paio di volte in quasi vent’anni di calcio.

    Cominciammo l’intervista, la più ambita al mondo in quel momento, da qualunque network.
    Era un programma registrato che doveva andare in onda mezz’ora dopo, perché più di trent’anni di Rai non mi avevano fatto “meritare” l’onore della diretta, concessa invece al cicaleggio più inutile.
    Ma a metà del lavoro eravamo stati interrotti brutalmente non tanto da Galeazzi (al quale per l’incombente tg Diego concesse un paio di battute) ma da alcuni di quei cronisti d’assalto che già
    giudicavano la Rai cosa propria e che pur avendo una postazione vicina ai pullman delle squadre, volevano accaparrarsi anche quella dove io stavo intervistando Maradona. El Pibe de Oro fu
    tranciante: “Sono qui per parlare con Minà. Sono d’accordo con lui da ieri. Se avete bisogno di me prendete contatto con l’ufficio stampa della Nazionale argentina. Se ci sarà tempo vi accorderemo qualche minuto.” Aspettò in piedi, vicino a me, che terminasse l’intervista con un impavido dirigente del calcio italiano, disposto a parlare in quella serata di desolazione, poi si risedette, battemmo un nuovo ciak e terminammo il nostro dialogo interrotto. Quella testimonianza speciale, di circa venti minuti, fu richiesta anche dai colleghi argentini, e andò in onda (riannodate le due parti) dopo il telegiornale della notte.
    Fu un’intervista unica e giornalisticamente irripetibile, solo per l’abitudine di Diego Maradona a mantenere le parole date.

    Lo stesso aveva fatto per i Mondiali americani del ’94 quando aveva accettato per due volte di ritornare all’attività agonistica in nazionale prima per assicurare la partecipazione alla querida
    Argentina nel match di spareggio contro l’Australia e poi giocando tre partite all’inizio dei Mondiali stessi, prima che lo fermassero. Eppure, val la pena ricordarlo, nel momento in cui, con un’accusa
    ridicola era stato sospeso per doping dopo le prime due partite.

    La Federazione del suo amato paese non aveva mandato nemmeno un avvocato a respingere legalmente l’imputazione che non stava in piedi: “Hanno preferito trafiggere con un coltello il cuore di un bambino” aveva commentato Fernando Signorini, il suo allenatore e consigliere, quando la mattina dopo ci eravamo incontrati.
    L’intervista da un motel dove aveva soggiornato con i parenti l’avevo ottenuta io. I giapponesi l’avevano mandata in diretta e i francesi in differita, un po’ di ore dopo, non credendola possibile.

    Così, insomma, questo modo di comportarsi da grande e da piccino lo ha portato a superare ogni avversità e pericoli – anche quelli che sembravano impossibili – della sua esistenza.
    Dalla polvere di Villa Fiorito, nella provincia di Buenos Aires, dove è cominciata la sua avventura di più grande calciatore mai nato alla militanza politica nei partiti progressisti latinoamericani per i quali ha dato molte volte la propria faccia.

    Nessun calciatore è mai arrivato a tanto.

    Diego, per una ironia del destino, se n’è andato da questo mondo lo stesso giorno di un altro gigante, Fidel Castro.

    Alla fine li rimpiangeremo, come succede a chi ha lasciato una traccia indelebile nel gioco del calcio e della vita.

    E ora silenzio.

    Il suo prezzo al mondo del pallone lo ha pagato da tempo.

    • Clap clap clap per questo grande pezzo di Minà.
      Lui ricorda la migliore parte di Maradona uomo e denuncia una società ipocrita e cattiva che lo ha circondato.

    • Il campione argentino è deceduto esattamente 15 anni dopo il “Quinto Beatle”. Il 25 novembre sarà d’ora in poi un giorno buio per le divinità del pallone.

      Pelè good, Maradona better, George Best. La vecchia massima che ha fatto discutere generazioni di appassionati di calcio su chi sia stato il più grande di sempre oggi si colora di un significato in più. Avevano molto poco da spartire, Diego Armando Maradona e George Best: due “maledetti del calcio”, sì, ma figli di due nazioni che negli Anni Ottanta si sono violentemente scontrate a livello internazionale e di due generazioni calcistiche diverse. Entrambi, però, sono morti lo stesso giorno, a distanza di 15 anni l’uno dall’altro.

      Un’altra suggestiva assonanza è data dall’età in cui i due campioni ci hanno lasciato: Maradona è deceduto all’età di 60 anni, Best di 59. Consumati da una vita fatta di eccessi, la loro fiamma di uomini è bruciata troppo presto. Quella di artisti dello sport, però, ha disegnato fuochi d’artificio come mai si erano visti su un campo di calcio, irrompendo nell’immaginario anche di chi non li ha mai visti giocare di persona.

    • Alessandro Magno

      Bello ma Minà era suo amico amico e si vede 😉

  10. SKY SPORT

    Ieri, dopo la notizia della morte di Maradona, sky sport commentava ricordi del 25 novembre del passato: “Alcuni la chiameranno coincidenza, altri la interpreteranno come un segno del destino.
    Diego Armando Maradona è morto il 25 novembre, lo stesso giorno in cui venne a mancare nel 2016 Fidel Castro, leader cubano e suo grande amico.
    Due animi rivoluzionari e ribelli, come George Best(ricordato da Luigi nel post poco sopra), anche lui scomparso il 25 novembre del 2005: una data che è destinata a fare la storia”.

    Buongiorno ☕

  11. SENZA DIMENTICARE DIEGO

    Ma questa estate si piangeva la ita di Vidal all’inter da parte di alcuni tifosi juventini.

    Lui al capolinea così come Conte e la sua inter.
    Eppure c’era lo Zio esperto che diceva l’inter è più forte del Real e deve vincere il girone…si come no…quello dell’inferno!
    #bandaesciem

  12. Proprio così, Baro’…
    Nel calcio -salvo rarissime eccezioni (Ibra-Cr7)-, bisogna investire sui giovani, sia per motivi tecnici che per un ritorno economico.

    La stessa operazione Higuain lo dimostra, 94 milioni per un 28enne sono un investimento … a perdere.
    Speriamo che Paratici impari dai suoi errori. Già questa sarebbe una qualità.

    • PS Anzi, praticamente un 29enne, visto che fu comprato nell’estate del 2016, e compì gli anni il 10 dicembre.

    • Mi pare che da Marotta a Paratici il cambiamento sia netto.
      Da Toni a Mc Kennie …

      Ti correggo, Higuain lo prese Marotta.

  13. Piccola considerazione

    Nella mia classifica personale dei Grandi ( de gustibus ) Best è primo di gran lunga. Faceva 50 anni prima quello che poi avrebbe fatto Messi.

    Best non è inglese ma Irlandese, Belfast.

    Io ho avuto il piacere di vedere diverse volte Best dal vivo e, a parte che gli stadi e i campi di allora erano da Eroi,… viene la malinconia…
    fuori dal campo Best era sregolato, ma era un genio, Maradona credo solo sregolato

    Ai tempi si era giovani e le follie di Best facevano ridere si sposavano con quelle delle prime rock star, finchè giocava da campione. Quelle di Maradona, forse ero più maturo, credo di no.

    Comunque, Minà in parte ha ragione, ma io non trovo bellezza in un paese ( anche più di uno) e persone che non hanno il senso della misura e idolatrano dei semplici calciatori.

    E lui ha contribuito a questa immagine di Maradona

    Se è vero che è penoso un paese che ha bisogno di eroi immagino quale pena debba fare un paese il cui eroe è alla fine solo un calciatore

    • Stuzzicante il tuo post, furino. Comincio dalla fine.
      Innanzitutto non sono affatto convinto della frase di Brecht: “Beato il paese che non ha bisogno di eroi”.
      Se l’antropologia è una scienza che conta qualcosa, bisogna ammettere che fin dagli albori dell’umano e fino ai nostri giorni, ogni popolo ha avuto i suoi eroi. Evidentemente l’umanità ha talmente bisogno di “riferimenti ideali”, da fabbricarne ove la storia non ne ricorda.
      Basti pensare ai miti greci e a tutto l’ambaradan che ne consegue.

      Detto questo, ho citato anch’io Giorge Best, il mito calcistico degli anni ’60. Egli col suo genio e i suoi eccessi, incarnava in modo ideale la contestazione giovanile di quegli anni.
      Ma scrivere che Maradona pur con tutti i suoi eccessi, non sia stato un “genio” del calcio, permettimi è una enormità abbastanza aliena.

      Certo, Minà ha affondato la mano nella cesta della retorica di un popolo che mena vanto dei suoi vizi.
      Ma anche Minà aveva le sue debolezze ideologiche: è storia quella sua famosissima “intervista in ginocchio” a Fidel a cui si guardò bene di chiedere notizie degli oppositori politici che marcivano nelle carceri cubane.
      Ma questa è un’altra storia che ci porterebbe veramente fuori tema.

      Ciao.

      • Luigi,
        calcisticamente hai ragione. Maradona è stato geniale. Senza pallone credo fosse un pesce senz’acqua.

        Anche per gli eroi hai sicuramente ragione e anch’io ho la mia lista. Quando parlo coi miei figli o i miei nipoti mi capita spesso di citarli; alcuni, non proprio eroi, magari erano orologi rotti: dicevano una cosa giusto per caso e ognuno, purtroppo è figlio della propria era e della propria genetica.

        Idolatrare un calciatore, o una squadra o un musicista e così via… però no.

        Capisco l’importanza delle emozioni ma senza la testa…

        Questo non è avere riferimenti, è riempire una credenza vuota di ciarpame e chiamarlo tesssoro. Da quello che vedo oggi a Napoli è il trionfo di chi ha sfruttato Maradona e chi lo ha amato, direi, non ha capito nulla.

        Minà, poverino, è anche lui figlio della sua generazione, pieno di retorica nazionalpopolare

        Diciamo che quello che mi dispiace di più della vicenda è che toglie interesse ai grandi traguardi nerazzurri…. 😀

    • Fermo restando le personali preferenze di ognuno, spesso legate ad aspetti non solo puramente tecnici, sulla genialità di Diego non posso che condividere questo pensiero:
      “Maradona è la bestia iperbolica, nel senso infernale, anzi mitologico di Cerbero: se fai tanto di rispettarlo secondo lealtà sportiva, lui ti pianta le zanne nel coppino e ti stacca la testa facendola cadere al suolo come un frutto dal picciolo ormai fradicio. È capace di invenzioni che forse la misura proibiva a Pelè, morfologicamente irregolare nei soli piedi piatti, peraltro funzionali nella bisogna pedatoria. Maradona è uno sgorbio divino, magico, perverso: un jongleur di puri calli che fiammeggiano feroce poesia e stupore (è dei poeti il fin la meraviglia). Talora uno dei suoi piedi serve fulmineamente l’altro per una sorta di paradossale ispirazione atta a sorprendere: ma quando vuole, questo leggendario scorfano batte il lancio lungo che arriva, illumina, ispira: capisci allora che i ghiribizzi in loco erano puro divertissement: esibizione per i semplici: se il momento tecnico-tattico lo esige, in quelle tozze gambe animate dal diavolo entra solenne il prof. Euclide. E il calcio si eleva di tre spanne agli occhi di coloro che, sapendolo vedere, lo prediligono su tutti i giochi della terra.“ Gianni Brera

      • Grazie per questo ricordo, Chris.
        Gianni Brera è stato il poeta della pelota, autentico virtuoso di neologismi calcistici entrati ormai nell’uso comune.
        Un altro gigante nella sua categoria!

    • Gli idoli pop alla fine chi sono?

      Coloro i quali distribuiscono sogni e felicità a prescindere dal mestiere che fanno.

      Trovo perciò stucchevole il richiamo ad una ragione ed una serietà che se messa da parte ogni tanto ci fa sentire umani.

  14. IL CATTIVO

    Tokio 11-11-1996
    Il più scarso dei Campioni con un suo goal( al minuto 36 del secondo tempo) portava la Juventus sul tetto del Mondo.

    #mammamiaquantaroba

  15. Eroi:sarebbe troppo facile x me dire Gesù Cristo nostro Signore. Allora dico un Eroe dei nostri giorni che Lui ci ha donato: Carlo Acutis.

  16. Eroi:sarebbe troppo facile x me dire Gesù Cristo nostro Signore. Allora dico un Eroe dei nostri giorni che Lui ci ha donato: Carlo Acutis!

    • Mi aggancio a questo Eroe che hai nominato Germà, e, preghiamolo perchè possa lasciare tra di noi, un AMICO che conosciamo e che sta lottando contro questo maledetto virus.

  17. LA JUVE L’UNICA ITALIANA QUALIFICATA

    La Dea con i suoi 7 punti è a pari con l’Ajax ma che quest’ultimo il 1 dicembre se la vedrà in Inghilterra contro il Liverpool…tutto facile invece per la Dea…qualificazione alla portata.

    Tutto più complicato per la milanese, ultima in classifica nel suo girone e il 1 dicembre se la vedrà con un dentro o fuori contro il Borussia Monchengladdbach sua conoscenza di vecchia data.

    Vincendo, l’inter, potrebbe avere una speranza…vincendo, appunto.
    Potrebbe sempre ricorrere a quella famosa latta che dette nome a quella partita del 20 Ottobre 1971 “la partita della lattina” che annullò i 7(SETTE) goal che Netzer e compagni rifilarono alla squadra di neroblu vestita.
    Forse, chissà, sarà ancora vivo que tifoso interista che la lnaciò e chiamarlo, eventualmente in suo aiuto.

    Buona serata.

  18. Moratti

    “Avrei fatto carte false per prendere Maradona”

    Ci credo, le carte false non sono mai state un problema.

  19. 😎😎😎😎 😂😂

  20. Scusate, na è cero che Maradona in una intervista del 1992 ha detto che il suo sogno era la Juventus? No xche’ se fosse vero…uno dei più grandi se non il più grande in assoluto voleva la Juve; uno dei più grandi di adesso l’ha scelta…io qualche domanda me la farei… ☺😃

  21. Ma è vero…e non na è cero

  22. UN UOMO SOLO

    L’inter cede le armi al Real Madrid ed è ad un passo da una nuova eliminazione alla fase a gironi di Champions League.

    Un’altra prestazione deludente in questa stagione, con gli spagnoli di Zidane che hanno dominato il match ed espugnato San Siro grazie alle reti di Fra Cristoforo e Don Rodrygo.

    Antonio Conte tradito dal ‘fedelissimo’ Baggio, un pò invecchiato rispetto a 22 anni fa quando batterò o il Real 3-1, espulso nel primo tempo per doppio giallo dopo le proteste reiterate nei confronti dell’Innominato.
    Ma nel mirino della critica e dei tifosi del Lazzaretto c’è soprattutto il tecnico leccese per gli ultimi risultati sotto le attese dell’inter.

    Mi sa che questo matrimonio non andrà a buon fine.
    Separazione o divorzio?

    A Don Abbondio la parola

    Buona serata

  23. Incredibili dichiarazioni di Antonio Conte, nell’intervista dopo partita ha accusato l’arbitro Taylor di aver rovinato la partita contro il Real Madrid per il rosso a Vidal, con le immagini televisive che hanno dimostrato chiaramente che non c’era alcun fallo da rigore. Il giocatore cileno ha prima insultato poi colpito col petto il direttore di gara inglese e Conte ha avuto il coraggio di dire che è stato l’arbitro a rovinare la partita. Va bè Antonio, vorrà dire che alle prossime in Champions il designatore manderà ad arbitrare una Penna con l’inchiostro simpatico perchè con quello non si vedono fuorigioco, solo i rigori.

    • Quella PENNA con cui è stata firmata la sconfitta del Toro?

      Una sconfitta molto pesante per loro…sarebbe stata l’ennesima estromissione dal campionato o quasi…con quella PENNA invece si inizierà a scrivere una nuova opera buffa…l’ennesima appunto.

      • Bravo Barone, proprio quella partita in cui sono stati clamorosamente avvantaggiati da una decisione arbitrale assurda, ma sempre pronti ad accusare gli arbitri per le loro sconfitte. L’altra sera in tv un altro p.iromane k.artonato dopo la partita persa contro il Real ha persino accennato alla malafede per i rigori non concessi all’inter, dopo essere stati presi a pallate dagli spagnoli. Senza vergogna.

  24. SE L’AVVOCATO AVESSE DATO RETTA A LUCIANO LAMA

    Il sindacalista era un grande tifoso della Juventus e una volta durante una pausa in una discussione sindacale, mentre era seduto insieme all’avvocato avanzò l’idea di prendere Maradona.
    Agbelli gli rispose: ma come con gli operai sotto cassa integrazione spendo miliardi (una quindicina) per comprare Maradona?
    Era stato segnalato da Omar Sivori.

    Purtroppo la fiat e la cassa integrazione in quel tempo non lo permise e Maradona invece di Torino andò a Napoli.

    La morte di Diego Armando Maradona ha lasciato il mondo del calcio certamente più povero. Grande “rivale”, anche da un punto di vista “ideologico”, della Juventus, l’ex campionissimo argentino, nel lontano 1992, quando era in forza al Siviglia, aveva però rilasciato un’intervista nella quale aveva speso parole al miele per il club bianconero. Ecco uno stralcio dell’intervista in questione, ripresa oggi dal “Corierre di Torino”: “La Juve era il mio grande sogno e sarei stato il giocatore che parla e urla in campo, che trascina i compagni e che manca dai tempi di Bettega e Tardelli, quando la Juventus vinceva tutto. A Torino avrei fatto collezione di scudetti, sarei ancora in una città dove puoi passeggiare tranquillamente in via Roma, senza essere molestato, come mi capitò quando stavo in Italia da pochi mesi e a Napoli non potevo uscire dall’albergo. La Juve è un club straordinario e di fronte all’Avvocato bisogna togliersi il cappello. È troppo forte, troppo distante da Berlusconi al Milan”.

    Buongiorno ☕

  25. IL RICORDO DI TACCONI E LA DEDICA DELLA JUVENTUS A DIEGO

    E non me ne frega un cazzo che invece loro, i soliti cafoni, hanno intonato chi non salta juventino è…e state tranquilli non salterò mai fino a cento anni.

    Stefano Tacconi: «Il 2020 bisogna cancellarlo. Diego è eterno, quando muori a 100 anni – dico io – non ti calcola nessuno, Diego è morto prima e resterà eterno. Questa è stata una sua botta di testa. Gli auguro di vivere in eterno nel cielo e battere le punizioni che ha battuto a me. Grazie a quel gol su punizione – ha detto Tacconi – mi ricorderanno per cent’anni…Diego disse a Pecci: ‘Dammi la palla che faccio gol’. Pecci mi dice sempre che disse che ‘siamo a 7 metri, non puoi far gol’. E Diego rispose: ‘Passami la palla che segno’. Io sono ancora qui con la fisica a chiedermi come sia diventato possibile quel gol e devo dire che sono fiero di aver subito quel gol, ho partecipato a un capolavoro».

    Buona giornata

  26. TUTTOSPORT

    TORINO – “Aveva grandezza, ma non sportività”. Queste le parole di Peter Shilton, l’altro protagonista di uno dei momenti che hanno segnato la storia del calcio, la Mano de Dios a Messico ’86. A più di trent’anni dal gesto di Maradona, il portiere dell’Inghilterra ai Mondiali ’86 sembra non aver mai perdonato l’argentino. In un’intervista al Daily Mail, ha precisato che Maradona è stato “il più grande giocatore che abbia mai affrontato. Ma quello che non mi piace è che non si è mai scusato. Non ha mai ammesso di aver barato e ha detto che gli sarebbe piaciuto scusarsi”. La mia vita “è stata a lungo legata a quella di Diego Maradona, e non nel modo in cui avrei voluto”. “Ma sono rattristato nell’apprendere della sua morte in così giovane età”, aggiunge. “È stato senza dubbio il più grande giocatore che abbia mai affrontato e il mio pensiero va alla sua famiglia”. Shilton conclude: “In sincerità spero che non rovini l’eredità di Maradona”.

    Mi pare di ricordare che lui lo chiamava “il gol di Dio”(?).

    • Ma non è vero che non l’abbia mai ammesso…
      Ha anche detto che il suo sogno era fare un altro gol agli inglesi con la mano destra!🤣

  27. ANDREA BOSCO

    Inutile ripeterlo ma io la penso come Andrea…scusatemi se insisto ma io li ho visti giocare qualche 10 di quelli Bravi…”El cabezon” più unico che raro.

    “Ho visto Maradona.
    L’ho visto giocare dal vivo una decina di volte.
    Mi reputo fortunato perché nel corso della mia vita (che sta transitando dall’autunno all’inverno) ho ammirato i migliori.
    Solo per Garrincha mi sono dovuto accontentare della televisione. Reputo stucchevoli le graduatorie.
    Il calcio, stagione dopo stagione, ha avuto una evoluzione. Fisica, tattica, tecnica. Tutto è poi relativo: per me Omar Sivori era il migliore. Eppure Giglio Panza, indimenticabile direttore di “Tuttosport” che ho avuto il privilegio di conoscere mi disse: “Perché tu non hai visto di cosa fosse capace Renato Cesarini“.

    Maradona se n’è andato a 60 anni, provocando una commozione planetaria che stenta ad affievolirsi . Diego sul prato verde faceva vedere magie. I dettagli, come può capitare, possono sfuggire. Per “comprenderli“, dopo averli memorizzati, devi riavvolgere il “nastro“. Di Maradona ti colpiva la parte“ finale “di una azione o di un gol. Rimanevi estasiato. Ma se riuscivi ad andare a ritroso, allora “vedevi” lo stop abbacinante, la finta micidiale, il passaggio millimetrico, il lancio con il contagiri. Non solo il dribbling o la rete da ricordare.

    Maradona aveva la capacità di folgorare: avversari e pubblico. Qualcuno lo ha paragonato ad una tela di Caravaggio: immagino per l’idea rivoluzionaria di quel grande pittore di raffigurare puttane e tagliagole, nei panni di madonne e santi. A mio parere Maradona era una colata di Pollock. Ti investiva con la matericità e le tinte accese.

    Suo il gol più bello del “secolo“. Anche se a mio parere il più difficile fu quello infilato su punizione a Stefano Tacconi in un Napoli – Juventus. Prodezza balistica che frantumò le certezze della fisica. La Juventus, per onorarlo, ha messo quel gol sul suo profilo .

    Avrebbe potuto giocare con la maglia bianconera, segnalato minorenne a Gianni Agnelli da Omar Sivori. Benché diventato a Napoli simbolo del ribelle in lotta contro il “potere” (moderno Masaniello, capace di riscattare una città e un popolo) confessò Maradona nel 1992, durante la sua stagione al Siviglia, di aver sognato a lungo la Juventus. Di aver immaginato di poterne diventare il condottiero come lo erano stati “Bettega e Tardelli “ .

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    Alla Juventus, per quanto immenso, Maradona sarebbe stato il “primus inter pares“: Platini permettendo, ovviamente. Avrebbe certamente vinto più dei due scudetti che conquistò sotto al Vesuvio. Sarebbe stato amato ma non venerato come a Napoli. La sua vita sabauda sarebbe stata diversa. Non mi avventuro a dire migliore: solo diversa .

    Non potevi non ammirare Maradona: troppo bravo. Una sola volta l’ho detestato. Quando nel mundial delle “notti magiche“ , incitò i napoletani a tifare contro l’Italia. I napoletani lo ascoltarono tifando Argentina. Antiche ruggini con quel Cavour .

    Per mia scelta non troverete qui parole sul lato oscuro di Maradona: è noto. Spiegava un grande “pessimista“ italiano che “gli uomini sono perfidi con i vivi, quanto comprensivi con i morti“. Sono del parere che ognuno di noi abbia qualche cosa di avariato nella propria gerla. Mio nonno conosceva Filippo Turati. Mi lasciò un libro che raccoglieva i discorsi parlamentari del leader socialista. Quello del febbraio 1907, tra l’altro recita: “Giudicare un po’ meno, per giudicare un po’ meglio“. La penso come Turati .

    Non mi accodo, quindi, ai colpevolisti. Ma neppure mi intruppo con i cigli umidi che in queste ore stanno trasformando Maradona nella controfigura di San Francesco.

    Napoli ha deciso di cambiare nome al San Paolo: si chiamerà Diego Armando Maradona. Ottima iniziativa, nel segno dell’amore intatto della città per il suo indimenticabile campione. Meno bene, in tempi di Covid, le migliaia di persone in pellegrinaggio davanti ai murales. I fumegeni fuori dallo stadio. Molto peggio in Argentina: dove alla Casa Rosada, il pellegrinaggio al feretro è stato sospeso ed è dovuta intervenire la Polizia.

    Mi intriga un aspetto della vicenda di Maradona. Vale a dire (nell’ambito della sua grandezza calcistica e dell’altrettanto esagerata dimensione umana) la capacità di diventare simbolo degli ultimi. Maradona era nato povero in una “villa miseria“ argentina. Come Pelè: così povero da non potersi permettere un paio di scarpe per giocare a calcio .

    Diego si accostò ad una certa idea della politica. Pelè è stato considerato un “borghese“ . Quanto Diego, pur vivendo da nababbo ,è stato considerato “ proletario “. Pelè non si è mai speso contro gli “ yankees colonizzatori del Sudamerica “. Maradona dopo il suo soggiorno a Cuba ospite di Fidel Castro, pensava (come lo aveva pensato Che Guevara) che l’America Latina dovesse affrancarsi dai “ gringos “ statunitensi . Si prese una cotta per Chavez, per Lula e più recentemente per Maduro.

    Il “Wall Street Jurnal“ ha scritto : “ Maradona amico dei dittatori comunisti “ .

    Era comunista, Diego? Era certamente, “contro“. La trasgressione era la sua cifra.

    Tanto che a mio parere, le malinconiche note del tango di Piazzolla o quelle poetiche di Pino Daniele che da ore punteggiano le centinaia di servizi televisivi su Maradona, andrebbero sostituite con quelle della patchanka di Manu Chao.

    Diego Armando era un “rebelde“. Che, ha spiegato Jorge Valdano, “il mondo dopo averlo incoronato re, ha lasciato solo“ . Come il protagonista di una tela di Hopper.

    Bergoglio ha mandato alla famiglia Maradona una lettera ed un rosario. Visto che chi l’ha conosciuto descrive Diego come un uomo buono e generoso, chissà che (grazie a quella lettera) gli sia stato concesso di salire all’Ultimo Piano .

    Immagino che anche da quelle parti ci sia una nazionale. Il problema, per Diego, sarà convincere quello con i calzettoni arrotolati a lasciargli la numero 10. La vedo complicata”.

    Mitico Andrea. Chapeau!

  28. IL BUONO* IL BRUTTO^ IL CATTIVO°

    Domani a Benevento i primi due giocano, il terzo non è stato nemmeno convocato.

    Andrea Pirlo visti i molti impegni della Juventus da qui alla fine dell’anno ha deciso di tenere a riposo CR7 in vista della partita col Benevento.

    Ii poche parole nemmeno quest’anno gli fanno vincere la classifica cannonieri.

    *Dybala ^Morata °Ronaldo

    Buona serata

    • Non credo che abbia deciso solo Pirlo.
      Ronaldo è forse l’unico giocatore al mondo col quale queste cose si decidono “insieme”.

      Una buona occasione per Dybala di riacquistare fiducia 😅.

  29. @Kris

    Non lo segna contro l’Inghilterra, quello basta e avanza contributo bianchi.

    Ne fa un altro di mano in Italia e a Udine contro un altro semidio del calcio.

    Buona lettura

    “Il 12 maggio 1985 è la data storica. Udinese-Napoli è l’ultima gara di Zico in Friuli (il suo contratto era in scadenza senza chance di rinnovo) e quindi anche l’ultima possibilità di vederlo affrontare Diego Armando Maradona. La sfida è condotta dai friulani, capaci di ribaltare il vantaggio dell’argentino con le marcature di Galparoli e De Agostini. All’88’ l’episodio: una conclusione sbatte sulla traversa, Maradona va e segna, c’è però un problema, per raggiungere la sfera e mandarla in rete usa la mano, facendo letteralmente imbestialire l’ambiente friulano, che però vede l’arbitro convalidare il tutto. Quello maggiormente ferito è Zico, che prenderà 6 giornate di squalifica per la foga con cui si scaglia contro il direttore di gara a fine partita, Diego invece il 22 giugno all’Azteca contro l’Inghilterra ripeterà il gesto, che sarà consacrato con un nome altrettanto leggendario: la Mano de Dios.

    Proprio pochi mesi fa Zico è tornato sull’episodio, ai microfoni di Tuttoudinese.it, ribadendo la rabbia che sul momento gli suscitò l’azione e di come, anche tempo dopo, nelle chiacchierate con Maradona i due ne abbiano riparlato: “Penso spesso a quell’azione. Stavamo vincendo 2 a 1, poi questo gol di mano. L’arbitro Pirandola convalidò, il guardalinee non si accorse di nulla. Andai su tutte le furie, presi sei giornate di squalifica perché nel tunnel gli dissi di tutto e di più. Maradona mi fece molto arrabbiare, fu davvero scorretto in quell’occasione. Quando ci siamo confrontati faccia a faccia mi disse che io ero la parte buona del calcio, lui quella cattiva. L’ultima volta che ci siamo visti, invece, ridendo mi ha detto che fece così perché si stava allenando per il mondiale”.

    Buona serata

  30. PIRLO IN CONFERENZA

    “Sappiamo che gara ci aspetta a Benevento e siamo pronti. Una gara difficile contro una squadra tosta, conosco benissimo l’allenatore e so cosa vorrà fare con i propri giocatori. Dovremo aver un atteggiamento concentrato sin dal primo momento, credo che loro faranno una gara importante cercando di coprire bene il campo e di ripartirci in contropiede, però sappiamo che ormai che queste saranno le partite quando ci affronteranno e ci siamo preparati per questo. Maradona è stato l’idolo di tutti noi ragazzi che volevamo giocare a calcio, è stato il dio del calcio. I primi mondiali che mi ricordo sono quelli dell’86 ed era riuscito a vincere i mondiali con l’Argentina e mi ricordo che ero in giardino a provare il gol che aveva fatto contro l’Inghilterra provando a scartare da solo gli uomini e provare a fare quel tipo di gol. Ricordo indelebile di un giocatore unico che rimarrà per sempre nella storia del calcio. Ho avuto la fortuna di incontrarlo qualche volta e ho fatto anche una foto di ricordo e sono contento di averla nel mio rullino. il Benevento è una squadra organizzata che si chiude bene e cerca di ripartire con i loro attaccanti. Hanno giocatori fisici e di gamba e hanno messo in difficoltà anche il Napoli dovremmo stare attenti. Ci sarà grande equilibrio in campionato perché ci sono tante partite e i giocatori fanno fatica a recuperare soprattutto quelli che giocano la Champions perché giocare ogni tre giorni non è facile, quindi devi recuperare le forze sia fisiche che mentali ed è molto difficile. In Champions con gli ungheresi ci abbiamo creduto fino alla fine, perché volevamo raggiungere il risultato e l’abbiamo fatto spingendo e cercando di arrivarci fino all’ultimo minuto. Sono stati bravi i ragazzi perché era importante raggiungere l’obiettivo. Cristiano Ronaldo effettuerà un turno di riposo concordato, perché era un po’ stanco dopo tante partite. Domani sera sarò contento solo se portiamo a casa i tre punti, quella è la cosa più importante. Io ho il mio modo di gestire i giocatori, facevo così anche quando ero un calciatore e non è cambiato nulla. Il gruppo sta crescendo in consapevolezza e riesce ad individuare quello che stiamo cercando di proporre fino al primo giorno e poi gli sviluppi in campo si vedono. Ci voleva tempo e queste partite erano anche un po’ per provare certi tipi di giocatori in certi tipi di posizione. Adesso che abbiamo individuato più o meno qual è la struttura della squadra riusciamo a lavorare meglio”.

    Sicuramente c’è stato il benestare di Ronaldo a tale decisione…ma non era meglio riposare la prossima di Champions?
    Visto che la qualificazione è stata già ottenuta.

    Importante, dico io, non si ripetano Crotone e Verona.

    Buongiorno ☕ corretto allo Strega è ottimo. Buon sabato

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