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⚽ Alessandro Del Piero | Dario legge il pallone racconta di Stefano Bedeschi

Alessandro Del Piero Dario legge il pallone racconta di Stefano Bedeschi #DelPiero #megliodinienteradio #ilpalloneracconta È il 1993-94 ed a Torino sbarca un giovanotto di belle speranze, dalla chioma riccioluta e dal destro mirabile. Il ragazzo si è già messo in mostra nel Padova, nella Primavera ed anche in prima squadra, nonostante la giovane età. «Lo sport mi è sempre piaciuto, giocavo un po’ a basket, a tennis senza maestro, però lo sport era il calcio e basta. Una passione irrefrenabile. Ero a scuola e pensavo alla palla, mangiavo con la palla e poi via, fuori. I miei genitori sono stati fantastici perché non mi hanno mai forzato né gasato. È quello l’errore grande. Il comportamento dei genitori è decisivo, per i figli sportivi. Io avevo anche l’esempio di mio fratello Stefano, più grande: era alla Samp, nella Primavera, con Lippi. Lui l’ha visto prima di me. Nel mio cortile spesso giocavo da solo: serve tanta immaginazione. Ero un campione della Juve, passavo la palla a Cabrini, a Tardelli, a Scirea, duettavo con Platini. E la mia Juve del cortile era anche piena di stranieri: oggi Maradona, domani Van Basten, dopodomani Zico o Gullit; ed io facevo goal. Il primo torneo lo gioco con una vera divisa, gialla e blu: scuola Comunale di Saccon. Il gialloblu era anche il colore del Conegliano. Le magliette tutte identiche vogliono dire squadra. Quel torneo lo perdemmo in finale ai rigori, vabbeh, succede, non sarebbe neanche stata l’unica volta. Sono andato via di casa a tredici anni. Ero affascinato, stavo al Padova, era un’altra dimensione: necessaria, per provare a essere davvero un calciatore. Però il primo anno è stato difficile, io sono un ragazzo timido, ancora adesso lo sono. Si viveva in quattordici dentro una stanza, il pranzo arrivava scotto dalla mensa, al ritorno dalla scuola era immangiabile: però, così cresci. Ero il più piccolo, di età e di corporatura: poi, oddio, non sono diventato Shaquille O’Neal, però mi difendo. L’inizio, devo dire, fu un po’ traumatico. Mia mamma ricorda di quando andavo a prendere il treno e si raccomandava, “stai vicino alle altre persone, fai attenzione”. Dovevo cambiare a Mestre, aspettavo la coincidenza anche trenta, quaranta minuti. Poi, mamma e papà vennero a trovarmi a Padova, ed io: “Occhio al cambio di binario a Mestre”. Ecco, mia mamma dice che in quel momento capì che ero diventato grande. Succede quando sono i figli a preoccuparsi per i genitori, e non viceversa». I numeri ci sono e così il presidente Giampiero Boniperti e l’allenatore Giovanni Trapattoni, decidono che quell’Alessandro Del Piero merita di far parte della Juventus. A diciannove anni, la giusta collocazione è la Primavera e così Ale entra nella rosa di mister Cuccureddu, divenendone subito un leader. Quella è una squadra che regalerà alla massima serie giocatori di tutto rispetto come Cammarata, Manfredini, Squizzi e Binotto. Il talento purissimo di quel giovanotto veneto emerge con prepotenza e guida la Primavera a una doppietta irripetibile: Torneo di Viareggio e scudetto di categoria: «È stata una bella esperienza, indimenticabile. Era una squadra forte quella Juventus Primavera, che è riuscita a imporsi in due manifestazioni in cui la vittoria bianconera mancava da molti anni. Anche se per la prima squadra quello non fu un grande anno, ma una stagione di transizione, a livello giovanile ci siamo tolti una bella soddisfazione». Si allenava già con la prima squadra, però: «Diciamo che ero a metà, ma con la prima squadra mi allenavo regolarmente, andavo in ritiro e mister Trapattoni mi fece anche giocare. Alla fine ho totalizzato quattordici presenze e cinque goal. Che dire? Come primo anno alla Juventus è stato meraviglioso». Che il ragazzo avesse una marcia in più, del resto, si era già capito a inizio stagione: se con i pari età Del Piero sembra un extraterrestre, basta una settimana d’autunno per vedere come, con i grandi, si trovi già perfettamente a suo agio. Il 12 settembre del 1993 Ale fa il suo esordio in serie A, a Foggia: «Se devo essere sincero, più che il momento in cui sono entrato in campo, ricordo di più l’emozione della gara vissuta dalla panchina. Ero davvero assorto dalla partita. Eravamo in parità contro un Foggia, che allora era forte. Diciamo che ho emozioni e ricordi più forti della settimana successiva». Tre giorni dopo, in Coppa Uefa, contro il Lokomotiv Mosca, ecco il debutto in Europa. Il 19 settembre poi; al Delle Alpi, all’80° minuto di Juventus-Reggiana, Del Piero timbra il 4-0 di una partita già segnata. Sembra un goal poco importante, visto il punteggio. In realtà, a pensarci ora, è il primo capitolo di un libro che riscriverà la storia bianconera: «È stato un giorno davvero esaltante. Abbiamo vinto, ho segnato la mia prima rete ed era anche l’anniversario di matrimonio dei miei genitori. È stato un giorno speciale in tutti i sensi». continua…

⚽ Roberto Bettega | da il pallone racconta di Stefano Bedeschi

ricchiuti42

Che mi di ci del record mancato?

Quello dei 100 punti, abbiamo tutto l’anno prossimo per provarci.

C’è pare un offerta a Paratici da parte del Psg lo lasceresti partire?

Credo gli sia stata fatta una offerta da parte di Nedved e Raiola per lavorare con loro. Spero gli sia stata fatta, si troverebbe bene con il suo tipo particolare di talento. Se va al Psg va contro tempo, se ne vanno via tutti ora. Parigi è bella ma non nel calcio.

C’è stata una piccola polemica sul mancato invito alla festa dello scudetto da parte della Juve a Del Piero, ritieni fosse dovuto o in qualche modo necessario? Pare che Alex fosse a Torino la settimana scorsa prima di Atalanta – Juventus ma comunque non sia passato a salutare nessuno nè al campo nè in società.

Credo che tra Alex e la Juve sfumata la possibilità dirigenziale non ci siano più interessi comuni. E’ un personaggio ingombrante e attualmente pericoloso: è come un grande amore, due scudetti o due matrimoni non bastano a renderlo innocuo.

Anche senza record resta una gran bella annata.

Articolo di Alessandro Magno

 

Come ogni juventino che si rispetto al record ci tenevo. Cosi come mi piacerebbe comunque arrivare a 90 punti. La differenza fra noi e gli altri stà tutta qui : siamo incontentabili. Questo è il nostro Dna. Siamo così prendere o lasciare. Diciamolo, non ci dispiace essere cosi. Non ci dispiace ad esempio che il nostro mr abbia dichiarato di esser stato venti minuti buoni arrabbiato per il pareggio invece della vittoria.

Non credo sia colpa di Conte se la squadra ha avuto col Cagliari un approccio un pò troppo blando, così come non credo sia stata colpa del turnover. Infondo chi ha giocato meno, almeno sulla carta, avrebbe dovuto avere maggiore voglia di dimostrare il proprio valore rispetto a chi gioca abitualmente. Così come se hanno trovato motivazioni i cagliaritani, già salvi, dovevano esser abbastanza bravi da trovarle anche i nostri. E’ andata cosi c’è stato un concorso di colpa sul gol di Ibarbo dove Barzagli e Marchisio non hanno chiuso bene, Chiellini e Bonucci non sono rientrati celermente, Storari ha fatto una mezza papera. Non è stata buona neppure la reazione al gol. A parte la traversa di Giovinco su punizione ricordo poco altro nel primo tempo.

La ripresa è stata giocata invece con maggiore piglio Giaccherini e Vidal hanno spinto molto ed è pervenuto il pari. Abbiamo a quel punto provato a vincerla ma non siamo stati nè particolarmente lucidi e neppure troppo fortunati. Va bene così alla fine anche senza record. Non tutte le ciambelle riescono col buco ma almeno la ciambella resta. E la ciambella del nostro secondo scudetto consecutivo è un gran bel dolce. Devo dire che mi sono tranquillizzato poi vedendo le immagini della festa. E’ stato molto bello vedere i nostri guerrieri rilassarsi in compagnia delle proprie famiglie, delle proprie compagne e dei figli. Un immagine molto bella di questa giovane Juve.

Ora ricominccerà il tormentone del calciomercato e già qualcosa si inizia a delineare. Credo che il mr alla fine finirà per restare. Ha solo ribadito che la posta in palio si e’ alzata  e di conseguenza bisogna che anche la società faccia qualche sforzo in più. Condivido il suo pensiero. Operazioni come quelle di Anelka e Bendtner non si possono proprio vedere. Nè tantomeno tollerare. E’ fuori dubbio direbbe Conte. Ma ci sarà tempo per discutere di questo. Per ora ci sono ancora 3 punti in palio, cerchiamo di andarceli a prendere. 90 punti non sarebbe male. Niente affato. Chissà .

 

Gli articoli di Alessandro Magno escono su:
ilblgodialessandromagno.it ,  Juvamania.it ,  ladivinajuventus.it , ilbianconeronews.blogspot.it

Solo lui può.

Ma che, stiamo scherzando? Su questa perplessità ci torniamo dopo, con calma. Ora non c’e tempo e non è il momento, c’è altro da dire. Che Del Piero ha firmato. Eh sì. Qualcosa la dobbiamo pur scrivere, no? Osama, William e Kate. Berlusconi sia in campo (quello della politica) che fuori (quello del calcio), Mourinho, il Barca. Tutti temi di tutto rispetto, trattabili, ci mancherebbe, ma si scrive troppo e si pensa troppo poco alle parole da buttare sul foglio. Spesso ci si trova costretti a parlare di temi che ci vengono ossessivamente proposti senza criterio, a ruota libera, in ogni modo, in ogni luogo, in ogni tipo di salsa.

E invece io vi metto di fronte ad una bella storia d’amore, leale e duratura, che ha bisogno di essere monitorata ogni tot. di anni per andare avanti anche se i coniugi salterebbero volentieri questo passaggio noioso e asettico. Il bello è che siete liberi di leggermi, non vi costringe nessuno perché tanto il loro matrimonio va avanti anche senza le luci e gli occhi dei riflettori. Cominciamo dalla fine, col dire che ha messo la firma per compiere la maggiore età con la Juve, pianeta d’appartenenza,  come se fosse una seconda vita parallela perchè la prima la sta vivendo qui con noi e come noi, sul pianeta Terra. Una storia, quella con la Juve, ancora tutta da vivere se si pensa che gli anni compiuti sono appena appena diciotto, omettendo che, eppure, la vita del calciatore è relativamente breve e la maggiore età, con una stessa casacca, non la raggiunge quasi nessuno. Alex è già il top. Molti preferiscono cambiare aria e mondo, stupidi che hanno bisogno di girovagare per trovare stimoli e ne approfittano perché hanno la possibilità di farlo, come se la fortuna di giocare per un grande club non sia già un grande stimolo da mantenere sempre vivo come l’impegno costante nei confronti di quei tifosi che, ogni anno e in ogni partita e in ogni occasione, sono sempre lì ad incitare la squadra e il beniamino che, in qualche modo, rispecchia se stessi e a fare in modo che, almeno la loro componente, faccia bene il proprio dovere. Perché quello del tifoso, poi, diventa uno ‘spensierato’ dovere.

Chissà cosa passa per la testa di quel marziano di Del Piero che decide di legarsi alla Juve dagli albori di una carriera fatta di record, fame e soddisfazioni, sino all’epilogo della stessa, più bello del principio. Una noia mortale, una monotonia da manicomio: ogni giorno, sempre la solita solfa. Eppure è proprio la monotonia che ha migliorato Del Piero come uomo e lo ha fatto apprezzare a noi come bandiera: il fatto di essersi legato alla Juve con un legame inscindibile, fatto di alti e bassi, di periodi bui e di altri felici, di problemi, vicissitudini, gioie, dolori, soddisfazioni tutte da vivere con i ‘soliti’ 14 milioni di tifosi e più o meno le stesse facce che si sono alternate in 18 anni di storia juventina, in squadra e in dirigenza. Ne ha vissute tante, Del Piero, ha fatto con noi anche la serie B, anno nel quale avrebbe potuto benissimo pensare di andare altrove non per mancanza di stimoli ma per necessità di VINCERE. E invece, la sua vittoria è stata continuare a rendere felici i suoi tifosi, alimentando dentro di sé un altro stimolo che solo 4 suoi compagni di squadra che lo hanno seguito hanno compreso: tornare a vincere con la maglia che lo ha portato sul tetto del mondo, ripartendo dal Purgatorio della Serie B anche se si può parlare d’Inferno visti i punti di penalizzazione e la cessione dei pezzi pregiati della squadra.

Soltanto chi non ha paura di cadere nella banalità e nell’indifferenza della monotonia, nell’apatia o nella stanchezza della routine e sa andare avanti giocando sempre per la stessa maglia può dirsi un uomo completo, un atleta costante, un campione apprezzato.

Il rinnovo di Del Piero alla fine è una cosa normale, tanto scontata quanto necessaria. Ogni anno si parla troppo di questa faccenda che non ha nè capo nè coda, a dirla tutta; anche chi si è sempre mostrato ostile nei confronti del rinnovo di Del Piero oggi direbbe che è stata la scelta giusta non perchè la Juve ha bisogno ancora di Del Piero in campo (questi sono pareri, relativi, sui quali si può discutere per ore) ma perchè vedere la Juve senza Del Piero non è la stessa cosa. Ormai è abitudine vedere Pinturicchio nella Juve e nessuno immaginerebbe il nuovo stadio senza almeno un gol di Alex . La verità è che nessuno ha mai pensato veramente ad una Juve senza Alex e ad un suo addio imminente. Quindi di cosa stiamo parlando? Ma che, stiamo scherzando? I numeri, ovvero 674 presenze e 283 reti senza mai stancarsi, parlano da soli.

In questa vicenda, l’altro coniuge si chiama Andrea Agnelli perché i matrimoni si fanno in due. Stefano Del Piero al massimo ha fatto da maggiordomo. Non sapremo mai se Andrea Agnelli si sia realmente alterato alla notizia che Del Piero, qualche mese fa, aveva dichiarato di esser disposto a firmare anche in bianco, azione colta dai più maliziosi come una mossa strategica da parte del Capitano che ha esposto il presidente a serie figure barbine in caso di non rinnovo e costringendolo, in un certo senso, a firmare l’ultimo contratto mantenendo  termini economici comunque decenti. E invece il misero milione e mezzo (dipende dai punti di vista, ma se lo paragonassimo con i campioni o le bandiere di suo pari livello, invece che con giocatori di serie C…) che Alex percepirà da qui sino alla fine del prossimo anno dimostra il contrario: dimostra che la volontà di fare un altro anno c’era, da ambo le parti; dimostra che il sacrifico del capitano è un vantaggio per la Juve che potrà approfittare (sì, approfittare!) ancora del suo contributo in campo, dimostra che le TV hanno parlato, ancora una volta, tanto…
Il senso d’appartenenza, forse, è ancora di casa. Appartiene ad entrambi ma ad Alex appartiene di diritto. È il migliore. ANCORA LUI. Questione di routine e d’abitudine.

eldavidinho94

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