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Di Enzo Ricchiuti

Perché Tavecchio ha scelto Conte e perché Conte ha accettato nonostante la storia della squalifica in cui la federazione con lui non è stata certo buona.

1, perché Conte è il migliore. 2, perché la Federazione ora è in altre mani.

Farà bene Conte? Che tipo di Nazionale ti aspetti?

Farà bene. Anche Prandelli ha fatto bene fino ai Mondiali: basterà riprendere la condizione fisica. Mi aspetto una Nazionale pragmatica, basata sul risultato.

Possibile che Agnelli non fosse a conoscenza del desiderio di Tavecchio di portare Conte in azzurro e nonostante questo non sia stato capace di sfruttare la cosa in nostro favore ma anzi si è schierato apertamente contro Tavecchio, tanto da poi uscirne come uno dei più sconfitti?

E’ una riflessione molto intelligente, la tua. Si vede che il presidente non è portato a trattare all’italiana. Sembra più impegnato a imporre le sue vision come le chiamano. All’americana. Ovviamente fai bella figura perché dimostri di essere tutto d’un pezzo, giovane e moderno, e soprattutto fai bella figura perché perdi. Questione di gusti. D’altronde abbiamo una dirigenza che non sa lavorare per il club nelle istituzioni. Quando si paragona il lavoro di Marotta a quello di Moggi, è ridicolo perché è come paragonare il lavoro di un uomo a quello di tanti uomini. Certo, oggi molti fanno così. De Laurentiis per esempio. O Lotito. Anche stare da soli ha il suo fascino. Bisognerebbe esserne all’altezza.

Conte CT un senso non ce l’ha, o forse sì?

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Articolo di Alessandro Magno

 

Quando Antonio Conte rassegnò le dimissioni sono stato uno dei primi (ma non l’unico) a pensare che c’era già sotto qualcosa con la Nazionale. La Juve non gli garantiva acquisti di livello, le famose ”divergenze sul mercato” neanche troppo nascoste, e allora Conte già imbeccato e contattato da qualcuno, aveva già accettato la nuova sfida che dava a Lui, ambizioso come pochi altri, un vero stimolo. La cosa sembra ancora più chiara se si pensa che la Juve aveva già in congelatore il sostituto (Allegri), deciso e annunciato in meno di 16 ore, fra l’altro anche egli candidato outsider per la nazionale per cui andando alla Juve, si toglieva anche dai giochi per questa carica.

Personalmente checché ne dicano i più, non ritengo fondate le voci di un passaggio di Conte al Milan. In primis perché il Milan non se lo poteva permettere avendo pagato Allegri (2,5 milioni l’anno) fino a Giugno e Seedorf ancora a libro paga fino al 2016. Tant’è che a Pippo Inzaghi in nome dell’amore rossonero e di questa opportunità, pare gli sia stato riconosciuto uno stipendio netto di nemmeno un milione l’anno. Conte ha ”strappato” alla Federazione un contratto di 3,5 milioni annui diventando forse il selezionatore più pagato di sempre o giù di lì. In secundis, che cavolo di sfida sarebbe andato ad accettare Conte al Milan? Lasciare la Juve che non gli compra Cuadrado o Sanchez per andare al Milan dove non riescono neppure a riscattare Taarabt? Dove il mercato è nettamente più scadente di quello della Juve. Dove non avrebbe fatto la Champions quest’anno e molto probabilmente neppure l’anno prossimo? Uno che andava via dalla Juve perché voleva fare bene la Champions e non ne era così sicuro? No, non mi torna. Questa storia mi sa tanto di bufala montata ad arte per gettare un poco di fango sul mister. Così addolcisce la pillola ai tifosi. Non nego ci possa essere stato un sondaggio del Milan, da Berlusconi e Galliani c’è da aspettarsi di tutto, ma non credo ad accordi. Questa mia convinzione che non c’era nulla di nulla col Milan rafforza ancora di più la convinzione che si era già promesso alla Nazionale ed allora cosa c’è che non mi torna?

Io non riesco a comprendere la strategia della Juve, se di strategia si può parlare, nella questione dell’elezione di Tavecchio. Cioè è normale che noi si dia in un certo modo il via libera a cuor leggero, al fatto che il nostro mister vada in Nazionale e non si chieda nulla in cambio? Non solo. Addirittura la Juve e Agnelli sono stati fra i più contrari a Tavecchio tanto che i giornali hanno parlato di sconfitta della linea della Juve e di fatto la Juve è finita al solito per non contare nulla nella stanza dei bottoni, dove la fanno da padrona Lotito, De Laurentis e il radiato Preziosi, oltre che Galliani. Che senso ha tutto questo e che strategia è? E Tavecchio ha scelto Conte solo perché è il migliore in circolazione e basta, oppure per toglierlo dalla circolazione perché Conte fa paura a chi non ce l’ha? E ha fatto un favore più alle avversarie o alla Juve stessa che non se lo ritrova contro? Qualcuno pensa questo, ma se fosse, può la Juve aver paura di ritrovarsi Conte contro? Mi pare un atteggiamento francamente non credibile. Sono strategie che non riesco a spiegarmi ammesso che siano strategie e non siano solo casualità. Non riesco a comprendere se siamo finiti in mano a gente che naviga a vista, oppure così cinicamente subdola da non farci capire dove vanno a parare, con strategie così sottili da confonderci le idee.

Tante domande e poche risposte. L’unica cosa certa e positiva è che la scelta di Conte farà venire l’ulcera a mezza Italia. Non sarà abbastanza per farmi ritornare a tifare Italia ma vuoi mettere la soddisfazione!

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Di Enzo Ricchiuti

 

E’ ufficiale la vittoria di Tavecchio. Cambia qualcosa e sarebbe cambiato qualcosa con Albertini?

Ha vinto il candidato forte, sostenuto da chi comanda e riesce a farsi ascoltare. Ha perduto il candidato debole, il ragazzo di bandiera di potentati senza potere e velleitari di ventura. Cosa ci guadagniamo ? Quando vince il candidato debole non è mai un grand’affare. Non c’è futuro magari con entrambi ma con il candidato debole manca pure il presente.

L’amichevole con l’AllStar Australia ci ha fatto rivedere un grande giocatore: Simone Pepe. Sarà l’arma in più o meglio venderlo ora prima che si rompa ancora?

Chiunque se ne doti farà il miglior affare della campagna acquisti 2015.

L’amichevole è stata l’occasione per una stretta di mano Agnelli-Delpiero in realtà abbastanza fredda. S’è persa un occasione o non c’era alcuna occasione ma solo buona educazione?

Non lo so se Del Piero avrebbe puntato su Albertini. Ho qualche dubbio. Finché questi dubbi ce li avrà anche Agnelli, staremo ancora nel campo dei convenevoli.

Allegri? No preoccupati.

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Articolo di Alessandro Magno

Sono giorni che aspetto in silenzio per capire meglio quello che è successo. Non me la contano giusta nè il Presindente Angelli, nè Conte. Non credo per niente alla storia dello ”stanco e svuotato” come ha raccontato Nedved e non credo neppure alla pagliacciata, spacciata oggi per notizia, per cui Conte avrebbe un accordo con il Paris Saint Germain. Fermo restando che tutto può succedere e prova ne è che avevamo un mister e in un giorno ne abbiamo un altro, la notizia è stata lanciata dal Corriere dello Sport, un giornale che per quanto mi riguarda ha un attendibilità pari a sottozero. Probabilmente dovremo aspettare la fine del mercato per capirci qualcosa. Le condizioni per comprendere sono poi sostanizalmente due sole: Dove andrà Conte, se eventualmente andrà da qualche parte e dove andranno Pogba e Vidal, se si muoveranno. Se Conte ha un accordo con qualcuno potrebbe essere una questione di soldi ma anche solo di stimoli, la nazionale notoriamente non paga come i Club. Lo stesso dicasi per le cessioni illustri. Se ci saranno capiremo tante cose e soprattutto se ci saranno , bisognerà vedere quando avverranno, perchè se avverranno negli ultimi giorni di mercato, difficilmente quei soldi potranno essere reinvestiti.

Ad oggi abbiamo tre certezze. La prima è che il mercato (fino ad ora) è stato piuttosto scadente. Evrà , Morata e Coman sono al momento tre ottimi rincalzi. Nulla fà pensare che possano a breve insidiare i titolari. La seconda certezza è una conseguenza della prima e cioè che la formazione titolare attuale della Juventus è esattamente quella dell’anno scorso, quindi non c’è alcun miglioramento (e per ora neppure peggioramento se non un anno in più di età per tutti). La terza ed ultima certezza è il nuovo mister ovvero Massimiliano Allegri.

La cosa che mi ha lasciato interdetto è la velocità con cui si è scelto Allegri. Praticamente la sera a ora di cena Conte si è dimesso, il giorno dopo per ora di pranzo c’era già il nuovo mister. Non c’è stato bisogno neppure di una riunione veloce fra i vertici. E’ bastato un giro di telefonate e Allegri nel pomeriggio si presentava. Ora è difficile anche con tutta la buona volontà di questo mondo, non immaginare neppure per un secondo, che con il nuovo mister ci fosse già un accordo da prima. Probabilmente Allegri era stato messo in stand by già da Maggio, cioè da quando Conte aveva già avuto da dire con la Dirigenza.

Ora che profilo ha Allegri. E’ sicuramente un aziendalista, uno yes-man alla Ranieri. E’ uno che è vero che ha vinto uno scudetto con il MIlan (fra l’altro impresa riuscita a tantissimi altri), ma è soprattutto una persona che ha permesso alla dirigenza del MIlan di smantellargli la squadra vendendo nel corso degli anni tutti i pezzi pregiati, senza mai lamentarsi. Almeno pubblicamente. Si è preso anche la colpa della cessione di PIrlo e i giornali hanno sempre battuto il tasto su quella ma sono andati via negli anni di Allegri anche Ibra , Thiago SIlva, Boateng e altri. Sempre rimpiazzati alla bene e meglio. Anzi alla fine quando il Milan non era più quello dello scudetto ma era una specie di succursale di giocatori medio deboli , si è preso pure la colpa delle stagioni non più all’altezza della fama del Club.

Questo è Allegri e questo è il sospetto che mi viene del perchè lo hanno preso. Costa poco e non rompe il caxxo.

Spero ovviamente di sbagliarmi. Ma al momento sono preoccupato.

Un fulmine a ciel sereno.

Antonio Conte, the Juventus manager, has been banned for 10 months

 

Articolo di Alessandro Magno

 

E’ arrivata la notizia delle dimissioni di Conte come un fulmine a ciel sereno. Le motivazioni di questa scelta di Conte e della società (che ha accettato subito le dimissioni) non sono state chiare . Nei due messaggi di Conte e del Presidente Agnelli nessuno dei due ha spiegato cosa è successo ed entrambi si sono limitati ai reciproci ringraziamenti. Poco male perchè per quanto riguarda questo, le prossime mosse della società e di Conte ci faranno capire che cosa è accaduto veramente. Ormai non mi stupisco più di nulla quindi ci potrebbe essere dietro questa scelta la proposta allettante di una Nazionale (magari quella italiana), oppure, come penso io, è venuta a mancare quella parola data su Vidal e Pogba che dovevano essere incedibili e forse ora non lo sono più (entrambi o anche solo uno dei due). Oppure ancora Iturbe e Morata, ammesso che si riescano a prendere, non stuzzicano più di tanto l’appetito di Conte che forse il secondo neppure lo voleva. O forse ancora il mancato arrivo di Sanchez e di Cuadrado fanno venire meno l’auspicio che questa squadra possa competere seriamente anche in Europa. Una di queste o anche tutte queste, presto lo sapremo perchè non è normale quello che è accaduto, non lo è nei tempi ( fra 40 giorni inizia il campionato) non lo è per una squadra come la Juve che non è abituata a queste cose.

Se per quanto riguarda le motivazioni il tempo come detto ci aiuterà a capire, per quanto riguarda il successore di Conte invece il mistero si fa abbastanza fitto. A questo punto della stagione gli allenatori papabili sono davvero pochi. Escludendo scelte clamorose tipo il ritorno di Ferrara o Ranieri o la panchina a Nedved che non so neppure se ha il patentino, esistono aperte e libere le piste tuttaltro che ”simpatiche” di Allegri e Mancini, o il più simpatico Spalletti ( che sono liberi), l’altra più complicata di Deschamps che non è libero ma potrebbe liberarsi. Guidolin ha appena smesso e accettato un ruolo dirigenziale all’Udinese ma magari per la Juve tornerebbe anche in pista. Oppure la Juve potrebbe dare clamorosamente la panchina ad Alessio o Carrera. Tutte le altre piste sono chiuse o tremendamente complicate.

Alla Juve è caduto un fulmine a ciel sereno e al 16 Luglio è un tremendo …..tremendissimo pasticcio.

CARISSIMA JUVENTUS FC…………………

SPORT, CALCIO: JUVENTUS-PARMA

 

Articolo di Angela Butera

 

 

Questo vostro mutismo è assordante, lasciare la Juve in balia degli “eventi” è per noi tifosi una seconda sconfitta. Appurato il fatto che la Juventus ha compromesso il proprio cammino in champions nel girone di andata, noi tifosi ci chiediamo quanto c’era di regolare nella partita disputata ieri. Sarebbe stato meglio giocarla la sera prima, il regolamento lo prevedeva, non esistevano condizioni tali da permettere la sospensione, ma qualcuno ha deciso che non dovesse disputarsi, per l’incolumità dei calciatori dicono, ma con il senno di poi questa motivazione è poco credibile. Non potete negare che un briciolo di dubbio sia sorto anche a voi, allora perché non esporre questi dubbi all’UEFA? Perché stare sempre in silenzio? In fondo un chiarimento non costa nulla, soprattutto se non si ha nulla da nascondere. La metà campo in cui avrebbe attaccato la Juve era troppo rovinata per essere solo una coincidenza, infondo la neve era presente in egual modo su tutto il terreno di gioco, eppure solo quella metà campo era in quelle condizioni, stranamente le serpentine non funzionavano e la sera prima come mai gli addetti si sono dedicati alla pulizia totale nella nostra area e solo le linee nella loro? nessun dubbio nemmeno in questi casi? Peraltro ci sono delle immagini che parlano da sole, ma a quanto pare, la società Juventus oltre ad essere muta è pure cieca, o fa finta di esserlo. Ma a quale scopo? Eppure non è la prima volta che succede un evento del genere il cui protagonista è sempre il Galatasaray, e stranamente sempre a suo favore, sarebbe bene informarsi carissima società. Quella partita non doveva essere disputata, per stessa ammissione di Mancini. E invece si è giocato(?) o meglio, sono stati tirati due calci ad un pallone. Più che una partita valida per il passaggio del turno in Champions, sembrava una partita organizzata tra amici, o nemmeno, visto che in quei casi si gioca su terreni decenti. Tutto quello che è successo intorno alla partita ha del ridicolo, come l’apertura dei cancelli per riempire lo stadio permettendo a chiunque di entrare, e le forze dell’ordine in quel caso sono riusciti a mantenere l’ordine pubblico? Non è che magari lo spostamento chiesto da loro gli ha permesso di richiamare quanti più tifosi possibili? Non mi stupirebbe affatto. Perlomeno l’UEFA poteva avere il buonsenso di farla disputare a porte chiuse, per l’incolumità dei tifosi. Ma a quanto pare non vi è importato nemmeno di questo, non avete rispetto nemmeno per i vostri tifosi che erano venuti fin li per vedere giocare la Juve e se ne sono andati senza vedere nulla, o meglio qualcosa l’hanno vista, hanno potuto ammirare quello scempio di terreno. Ancora oggi mi chiedo come sia possibile che squadre sprovviste di stadi adeguati e senza seri addetti necessari per eventuali problemi possano partecipare alla Champions League, tutto ciò ha dell’assurdo. E tralasciamo il discorso degli arbitri, alcuni non sarebbero degni nemmeno di arbitrare squadre dell’oratorio ma misteriosamente si trovano ad arbitrare partite importanti di Champions. In tutto questo Juventus dove sei? Noi tifosi oltre ad esporre i nostri dubbi, altro non possiamo fare, ma voi si, in fin dei conti non vi chiediamo la luna, ma solo di chiedere al signor Michel Platini in quanto presidente UEFA, di aprire un inchiesta e fare chiarezza su quanto successo. Almeno questo noi tifosi i giocatori, e l’intera competizione lo meritiamo.

Come si gestisce Pirlo?

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di Davide Peschechera

Altra pausa per le Nazionali, altra pausa di riflessione. Altra pausa per pensare al futuro. Prossimo, immediato e lontano. Sotto la lente d’ingrandimento ci va proprio colui il quale ha risolto la partita contro il Milan col gol del pareggio e propiziando il terzo di Chiellini. Per mettere in dubbio le qualità di Andrea Pirlo e gettare un’ombra su un giocatore unico, servirebbe una dose di coraggio tale da tracimare nella cecità di giudizio. Altro discorso è sostenere che questo Pirlo possa essere un giocatore da gestire, se non proprio centellinare. Il suo impiego deve essere dosato. La fatica gli toglie lucidità, però il regista vuole giocarle tutte. Il campione, in quanto tale, non accetta di essere messo da parte e vuole rispondere con i fatti alle critiche ma il credito verso certi giocatori non deve essere illimitato. La risposta al “caso”, se di caso si può parlare, infatti, Pirlo l’ha già data, sul campo. Non serve parlare quando sai giocare a pallone. Pirlo scrive ancora coi piedi: fondamentale nella Juventus, indispensabile per il calcio italiano. Ci mancherebbe che sia Pirlo a chiedere di giocare a gare alterne. Anzi è in virtù dell’ambizione che lo nutre, e della costanza mostrata allenamento per allenamento, che l’azzurro si è costruito un percorso calcistico da assoluto fuoriclasse. Il problema è che eravamo stati abituati troppo bene, tutti: tifosi, avversari, appassionati, curiosi. E lui stesso. Pirlo non sbagliava, Pirlo non usciva, Pirlo giocava 38 partite su 38, più la Champions, più la Nazionale. A 34 anni non potrai mai essere come a 28. Negli ultimi giorni l’ha accettato lui, ora tocca a noi. Ci tocca per onestà. Perché il vero e unico caso che riguarda Andrea Pirlo è che non c’è ancora il suo erede. Pirlo è Pirlo, anche se dicono che non sorrida più e lo dicono come se prima invece lo facesse.

L’addio al Milan dimostra proprio l’esigenza di Pirlo di sentirsi sempre parte importante di un progetto ambizioso. Al momento Conte non è ricco di alternative in panchina ed a gennaio si tornerà a parlare di un centrocampista. Nessun caso Pirlo ma una situazione che, prima o poi, si sarebbe presentata. Occorre intervenire sul mercato per affiancare un giocatore che possa raccoglierne l’eredità già a stagione in corso ma poi ci sarà un normale avvicendamento mascherato da turnover al momento opportuno.

Anche se non sarà facile, perché Pirlo è il tempo, il ritmo, le pause. Si passa da lui. E’ il genio della semplicità. È così che deve andare ed è così che va, con un tocco o con due, non di più. Con il passaggio in profondità che sembra una cosa tramontata e che riappare improvvisamente quando lui stoppa e poi mette dentro in verticale. Imbarazzante marcarlo ogni volta che tu gli vai addosso e lui s’è già liberato del pallone. Imbarazzante pensare che sono in pochi a poter fare quello che fa lui. È un talento che non nasce per strada, ma su un campo di calcio. Genio e regolatezza, non ci si stanca mai di lui e delle sue semplici giocate. Pirlo non è ciò che un bimbo vuol essere quando comincia a giocare, ma è ciò che sogna di essere qualunque giocatore quando sta per finire.

Fuori, però, per scelta tecnica a San Siro. Per scelta tattica col Verona. A riposo col Torino. Per scelta indigesta, sempre. Cerca di tenere sempre alta la tensione e non si lascia sfuggire mai l’occasione per scuotere la coscienza collettiva del suo gruppo il mister Antonio Conte, soprattutto in una stagione, questa, molto più difficile delle due precedenti. Ed è in questo senso e in quest’ottica che vanno visti il turnover ed il rispetto di regole che non c’è bisogno di appendere nello spogliatoio. Le conoscono bene tutti, in vigore da due anni, hanno contribuito sicuramente alle vittorie sino ad oggi ottenute e a quella compattezza di gruppo nata anche in questo modo. Regole precise da seguire dentro e fuori dal campo. Ma al di là del nervosismo comprensibile del regista bresciano contro il Verona, scortato per tutto il match dalla marcatura ossessiva di Jorginho (che di fatto si è disinteressato all’andamento della partita), l’episodio è andato un po’ in contrasto con la figura universalmente riconosciuta di “gruppo Juve” ma pare essere già acqua passata.

“Con Andrea non c’è stato nessun chiarimento perché prima non c’era stato bisogno di mettere una regola. Adesso c’è e va rispettata. Quindi Pirlo non ha fatto niente di particolare perché poteva farlo. Nella gestione di un gruppo ci sono delle norme da mettere, per cui quando vedi che qualcosa non va bene, ci mettiamo subito una bella regola che vale per tutti e siamo molto più tranquilli e sereni”. Una mossa strategica che gli ha permesso di dribblare il presunto caso che giornalisticamente si stava montando e le solite domande tendenziose, di evitare che, in un momento delicato come questo, Pirlo venisse punito o multato e respingere qualsiasi tipo di strumentalizzazione per l’uscita dal campo di Pirlo.

D’altronde, già in passato atteggiamenti sbagliati dei suoi giocatori gli avevano dato il pretesto per dettare qualche regola fissa che, via via, Conte aggiorna ispirato dalle situazioni. Tipo? Cominciamo col “caso Quagliarella”. Gli uomini dello staff vanno rispettati al pari di Conte. Chiunque abbia un comportamento poco educato o irrispettoso nei loro confronti viene punito come se lo avesse tenuto con l’allenatore. Proprio Quagliarella, infatti, sostituito lo scorso anno a San Siro, aveva alzato la voce con Alessio e non giocò per qualche giornata. Oppure c’è il “caso Elia”: la bilancia è come un giudice, massimo rigore anche in tavola. In ritiro, ma anche a casa. Niente pane, zucchero ridotto al minimo, e grande attenzione nel rispettare le indicazioni dopo le analisi periodiche. Chi pesa troppo non gioca. Elia in qualche caso non superò l’esame della bilancia e stette fuori. Ma non è finita qui perché c’è anche il “caso Pogba”. L’orario di allenamento viene comunicato al giocatore solo nel tardo pomeriggio del giorno prima attraverso un sms, per ridurre al minimo le divagazioni. Per i giocatori diventa difficile programmare il loro tempo libero con attività potenzialmente distraesti dall’impegno calcistico. Chi arriva in ritardo all’allenamento prende un’ “ammonizione”, al secondo scatta la “squalifica” con mancata convocazione per la partita successiva. Due ritardi consecutivi in una settimana portarono il francese a saltare la trasferta di Pescara, nonostante il momento particolarmente brillante. Infine, la “legge Pirlo”: se si viene sostituiti e non si è gravemente infortunati, si deve rimanere in panchina per il resto della partita. Chi va direttamente negli spogliatoi viene multato e messo fuori rosa per un mese. Senza montare nessun caso.

Con l’Italia a Napoli ha giocato 90 minuti spalancando la porta a Mario Balotelli con un gioiellino dei suoi. E la punizione-gol e quella stampatasi contro la traversa della porta di Christian Abbiati dimostrano che il piede del genio juventino è caldo. Quello contro il Milan è stato il suo settimo centro su palla inattiva. Negli ultimi tre anni meglio ha fatto soltanto Francesco Lodi (8), che non a caso è soprannominato “il Pirlo di provincia”. L’ex rossonero viaggia alla velocità di un assist a partita e il 60 per cento dei suoi passaggi (dati Opta) vanno a buon fine. Medie altissime. Finalmente nell’ultimo anno in Nazionale, Pirlo ha anche avuto un trattamento di riguardo. Prandelli lo chiama sempre anche se gli concede un minutaggio bassissimo “per fare gruppo”. Delle 17 gare che la nazionale ha giocato dall’ottobre 2012 al settembre 2013, Pirlo ne ha disputate 13 di cui solo 8 stando in campo dall’inizio alla fine. In tutto ha accumulato 1.032 minuti in azzurro di cui 811 (su 840′, cioè il 96,5%) in partite per la qualificazione al Mondiale o in quelle che contavano della Confederations. Quando ci sono stati in ballo i 3 punti ha sempre giocato o è stato sostituito per pochi minuti (16 in Armenia e 13 in Repubblica Ceca). Nelle amichevoli, invece, Prandelli lo ha fatto rifiatare: 4 presenze su 8, contando anche le sfide contro Brasile e Uruguay alla Confederations, la prima a qualificazione ottenuta e la seconda per il 3° e 4° posto, una sola volta per 90′ e accumulando in tutto 221′ sui 720′ possibili (29,3%). Un occhio di riguardo? Sì, decisamente.

Andrea Pirlo, trentacinque primavere il prossimo maggio, tornerà a discutere il proprio contratto con Marotta ed il proprio entourage, dopo i primi sondaggi non andati a buon fine (c’era distanza sulla sia sulla durata, sia sulla parte economica), nei primi mesi del 2014. Non si sa come andrà a finire, anche se per Marotta ci sono: “Porte apertissime, ascolteremo le sue esigenze. Saremmo orgogliosi di poter continuare con lui” e per Agnelli: “Di certe questioni si occupa Marotta, ma io posso dire che Andrea alla Juventus si può sentire tranquillamente a casa. Starà lui a decidere il suo futuro”.

Gli anni passano per tutti, anche se per il suo modo di giocare potrebbe tranquillamente andare avanti per un altro paio di stagioni. Va impiegato con giudizio. Conte e Prandelli stanno facendo benissimo quindi a dosarne le energie ed a provare squadre non “Pirlo-dipendenti”. Nelle ultime uscite, il regista bianconero ha perso almeno un paio di palloni pericolosi a partita, tanto da poter innestare le ripartenze della squadre, situazione che, se ci spaventa poco in Italia, in Europa potrebbe riservarci brutte sorprese. Allo stesso tempo ha pure illuminato in qualche circostanza la manovra con i lanci intelligenti e calibrati per i quali è riconosciuto fuoriclasse. Anche se “l’ultimo” Pirlo, stando alle statistiche, sta migliorando l’efficacia delle giocate, rispetto al passato, in passaggi riusciti, ma sta riducendo l’incidenza delle occasioni da rete.

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Intervista a me stesso.

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Di Alessandro Magno

 

 

1- Intanto questa intervista non è una cosa folle?

No perchè se è onesta non è folle, è diversa. Questo si.

2 – Non è facile cominciare perchè ti conosco troppo bene vediamo un pò. Sono anni ormai che ti occupi di Juve quale è stata la maggiore soddisfazione e quale la maggiore delusione?

La maggiore delusione è stata sicuramente la chiusura di juveforum che era un progetto a cui avevo dedicato un paio d’anni della mia vita e al solito mi ci ero buttato anima e corpo; perchè io sono cosi una cosa se la faccio vado fino in fondo altrimenti neppure la inizio e siccome fu chiusa, non per colpa mia, resta una grande sconfitta. Però c’è un altra cosa che mi ha fatto provare ancora più amarezza di questa. La maggiore soddisfazione invece….. non so bo, non mi viene in mente , tante. Come Alessandro Magno la maggiore soddisfazione è conoscere tanta gente che mi è diventata amica leggendomi e con cui ci siamo conosciuti di persona o telefonicamente. Ecco forse questa.

3 – Hai parlato di amarezza ora mi devi dire cosa?

Si la cosa che mi ha creato più amarezza in assoluto (e questo va oltre la delusione) sono state alcune mail di qualcuno che mi ha definito ”sciacallo che vuol farsi pubblicità sui morti” quando mi sono occupato dell’Heysel. Queste son cose che mi hanno fatto veramente male.

4 – Come hai risolto?

Non ho risolto. Chiesi a Domenico Laudadio che è il ”vate” della questione, gli dissi ”Mimmo che devo fare?” e lui mi disse semplicemente: ”Sai che non è così , sai che te ne sei occupato perchè ti andava di farlo, perchè sai che è una cosa giusta, vai avanti, fottitene” e io me ne sono fottuto e son andato avanti, anche se da allora ho imparato a tenere piuttosto un basso profilo sull’argomento.

5 – Domenico ti disse proprio ”fottitene” ?

Non lo so ma il senso era quello.

6 – A Domenico Laudadio hai fatto una bellissima intervista ne hai fatte anche altre ti va di parlarne?

Certo che si, sono orgoglioso delle mie interviste.

7 – La migliore e la peggiore?

Se dicessi la peggiore e la migliore farei torto a qualche amico, e poi le considero tutte ottime, è una cosa che mi viene particolarmente bene, sono logorroico a volte. Direi senza dubbio che quella a Domenico è stata la più emozionante, per l’argomento e per come si è svolta, perchè fu una sorta di discussione fra due persone una un poco più grande e l’altra più giovane….due fratelli che si raccontano……è un quadro che è venuto bene insomma a me piace molto. La più divertente è senza dubbio quella ad Antonello Angellini, lui oltre ad avere una grande ironia ha proprio un lato comico incredibile, mi sono sbellicato dalle risate a farla e devo dire anche il seguito con Zampini è stato ottimo. Però fra le due dico Antonello (spero Max non si offenda).
E la migliore comunque è quella mai pubblicata ad Enzo Ricchiuti. E’ andata così, da non credersi, prima me l’ha chiesta perchè gli piacevano le mie interviste, poi quando gliela feci disse che l’avevo messo veramente spalle al muro e che gli piaceva molto e l’avrebbe tenuta per l’apertura del suo sito che poi non aprì. E cosi è restata chiusa in un cassetto. E lo è tuttora.

8 – Però puoi pubblicarla e farcela conoscere?

No non lo farei mai senza l’autorizzazione di Enzo. Resta li è un segreto fra me e lui. E poi è passato del tempo non mi ricordo neppure più se è attuale, magari parliamo ancora di Krasic e Del Neri.  Non potrrebbe interessare più.

9 – Le cose di Enzo sono sempre interessanti . Come mai le interviste tue vengono considerate un po da tutti ”fatte bene”?

Intanto condivido sulle cose interessanti che scrive Enzo Ricchiuti. Le interviste son fatte bene perchè penso di essere un curioso. Non c’è un altro segreto.

10 – Hai un maestro che ti ha insegnato a fare quello che fai?

No non ce l’ho. Che mi ha insegnato non ho alcun maestro, faccio da autodidatta ed essendo un curioso apprendo un poco da qui e un poco da li.  Leggo molto. Leggo soprattutto da chi scrive bene e da chi scrive con onestà.
Come maestro però riconosco Enzo Ricchiuti perchè anche se scriviamo in modo diametralmente opposto, o comunque molto diverso, mi ha sempre dato un mucchio di consigli utili, mi ha sempre stimolato e incoraggiato a fare le cose che volevo fare, quindi anche se non uso il suo metodo lo vedo come una figura da cui ho imparato molto. Però mo’ basta con Ricchiuti se no l’intervista la fai a lui e poi quando la legge dice che ho esagerato negli elogi nei suoi confronti.

11 – Però lo hai nominato quasi sempre tu, io ti ho chiesto?

E’ vero ora che guardo hai ragione.

12 – Alessandro Magno è uno pseudonimo che durerà per sempre?

Non ne ho la più pallida idea, penso che prima o poi finirà, però non so quando. Forse quando vado in tv o in un vero giornale mi chiederanno di usare il mio nome vero, scrissi una volta per CalcioGp e li fecero cosi.

13 – Questo sottolinea due cose, che vuoi andare in tv o scrivere su un giornale vero?

Non me ne frega sinceramente nulla nè di una e nè dell’altra. Certo quando scrissi per CalcioGp mi fece piacere, feci anche un bel pezzo, anche li diverso.

14 – Ce lo ricordi. Ci ricordi anche il tuo vero nome e come è nato lo pseudonimo Alessandro Magno?

Si l’articolo in questione era la rivisitazione in chiave juventina del famoso discorso di Martin Luhter King ” I have a dream”, avevano chiesto a 12 persone di fare 12 articoli sulla Juve, bisognava per forza di cose cercare di esser originali e devo dire fui molto molto contento del risultato. Mi chiamo Bendetto Croce per cui anche il mio vero nome sembra un nikname tanto che una volta uno su un forum mi disse: ” Ma quale Benedetto Croce e Bendetto Croce cambiati sto cazzo di nikname” ….credo fosse un forum di politica da cui fuggii a gambe levate. L’altra domanda era? A lo pseudonimo di Alessandro Magno nacque come nikname sui forum in onore di Alex Del Piero non è nemmeno particolarmente originale ci sono altri Alessandri Magni che non sono io sui forum, quando Mirko Nicolino di Juvemania mi chiese di scrivere per lui gli chiesi come voleva mi firmassi e lui disse che visto che ero conosciuto come Alessandro Magno lui preferiva quello. E cosi rimase.

15 – A proposito degli articoli che scrivi ci sono articoli in cui ti commentano in molti e articoli in cui ti commentano molto meno, come si spiega questo?

Credo che un poco sia fisiologico nel senso che magari dipende anche dal momento della squadra e un pò sia il mio modo di scrivere. Tendenzialmente non sono uno che scrive per provocare quindi non ”scateno” la discussione però va bene così, non sento la necessità di provocare per forza, non devo inventarmi cose, scrivo quello che sento e spesso quello che sento lo sentono pure tanti altri, quindi in genere i commenti si limitano ad elogi o magari anche a chi non è d’accordo.

16 – Più critiche o più elogi?

In genere piu elogi.

17 – Il miglior commento che ti hanno fatto e quello peggiore.

I migliori quelli che a me piacciono di più son quelli quando mi scrivono che non avrei potuto dire meglio cose che volevano dire loro. Questo mi riempie sempre di gioia e di orgoglio. E’ una dote, piccola ma me la tengo. E’ un pò la dote delle rockstar se ci pensi. Cantano sentimenti loro che però condividono e provano in tanti. Nel loro caso in migliaia di persone, nel mio, molto meno, ma va bene così. Commenti contro una volta uno mi ha scritto: ” Mai visto un articolo più inutile di questo” ……però c’è anche a qualche amico mio che è andata peggio e gli han scritto: ”Torna a scuola”, oppure: ”Non c’ho capito ‘ncazzo” ah ah ah. Io solo: ”Articolo inutile”.

18 – Rispondi sempre ai tuoi articoli rispondi anche a chi non è d’accordo?

Rispondo sempre, lo trovo divertente e mi piace. Rispondo soprattutto a chi non è d’accordo.

19 – Hai mai sbagliato giudizio su un giocatore o dirigente e hai dovuto fare ammenda?

Senza falsa modestia devo dire mi sbaglio poco. Fortunatamente capisco un poco di calcio e ad esempio su Anelka e Bendtner c’ho preso in pieno senza che li vedessi all’opera ( si fa per dire), cosi come su Giovinco o Vucinic. Ricordo ancora un lettore: ”Farà 20 gol Giovinco e 10 Bendtner”. Dico: ”Se ne fanno la metà che hai detto andiamo bene”. Anche su Marotta non mi sono sbagliato. Comunque sia anche ai migliori capitano delle cadute e devo dire che fra i miei errori, cui ho dovuto fare poi ammenda, il primo posto lo occupa Barzagli. Francamente non pensavo si rivelasse così bravo. Ma sfido chiunque a dire che credeva in Barzagli. Siamo onesti. Devo dire che anche un poco Pirlo mi stupì ero convinto che il Milan ce lo dava mezzo rotto. Certo in questo caso la classe era indiscutibile.

20 – Passi per un grande Delpierista è vero, è così, non è così?

Intanto col tempo ho imparato a discostarmi da queste sette. Delpieristi, Agnellisti, 29isti, ventisettisti, l’altra com’era ? A si rancorosi e ju29ri. No, mi dissocio da tutto questo, sono Juventino pensante con la mia testa. Quindi dico ciò che mi piace e ciò che non mi piace. Certo se delpieristi vuol dire riconoscenti a Del Piero allora sono delpierista. Al di la delle etichette per me Del Piero è il più grande giocatore di tutti i tempi della Juventus.

21 – Quindi Agnelli non è il tuo Presidente?

Intanto ad Agnelli vanno riconosciuti tutti i meriti che ha nell’aver riportato la squadra ai vertici. Poi sinceramente io ”miei ” Presidenti non ne ho e non ne ho mai avuti. Agnelli è giustamente il Presidente della Juventus. Non ho mai pensato neppure di Gianni Agnelli o di Umberto Agnelli che fossero ”i miei” Presidenti. Questa è una forzatura che qualcuno ha voluto fare nella diatriba Alex-Agnelli, perchè va da sè che un bambino vuole la maglia del campione che vede in campo e  sogna di emulare il campione che è in campo, non ho mai visto nessuno diventare tifoso perchè la Juve è degli Agnelli o il Milan è di Berlusconi o l’Inter di Moratti. Poi certo c’è la parte storico-societaria ed è chiaro che siamo orgogliosi che la Juve sia della famiglia Agnelli, ma sono diventato della Juve perchè sognavo la maglia di Platini mica l’orologio sul polsino dell’Avvocato.

22 – Quindi sulla torre tra Agnelli e Del Piero butti giù Andrea Agnelli?

Se proprio devo, tra i due si.

23 – Non pensi che un Presidente possa decidere la fine dell’utilizzo di un giocatore anziano?

Altrochè se lo penso. Infatti avrei capito (a malincuore) se fosse arrivato Van Persie al posto di Del Piero. Allora era una questione anagrafica. Siccome son arrivati Anelka e Bendtner non era una questione anagrafica e considererò sempre quella di Andrea una caduta di stile. Del Piero evidentemente gli faceva una qualche ombra e allora ha deciso così. Sbagliando. Spero un giorno se ne renda conto e lo richiami. I suoi avi non erano mai in soggezione davanti ai propri campioni e nemmeno li consideravano ingombranti. Ma Andrea è giovane crescerà e riparerà. E poi mi pare abbia una grande fortuna. Del Piero non è vendicativo.

24 – Su alcune risposte pari Ricchiuti?

… come ti ho detto qualcosa ho imparato.

25 – Mi hai detto di Platini e di Del Piero. Credo che molti Juventini che li hanno visti entrambi faticano a riconoscere che Platini fosse inferiore a Del Piero . Come mai hai questo punto di vista?

Io sono cresciuto con Platini e devo dire non pensavo mai potessero nascere giocatori più bravi. Poi abbiamo visto i Zidane, i Messi, i Baggio. Insomma giocatori fortunatamente ne nascono sempre di bravi. Platini è stato grande, grandissimo per 5 anni. Probabilmente in 4 è stato il giocatore più forte che c’era sulla terra. Forse del Piero non lo è stato mai il giocatore più forte ma è sempre stato in una rosa di nomi. Però Del Piero è durato quasi 20 anni. Allora devo metter le carriere a confronto dei due per 20 anni e allora non c’è partita. Platini a 24-25 anni era uno sconosciuto, Del Piero aveva già vinto tutto. Platini ai primi acciacchi ha preferito lasciare l’altro ancora delizia le platee. Sarò folle ma se li metto sulla bilancia preferisco Del Piero. Comunque ognuno è libero di avere la sua opinione.

26 – Sei contento che questa maglia numero 10 la Juve non l’abbia ritirata?

Contentissimo. Non mi piacciono queste pagliacciate rubate al basket americano. Spero che la 10 della Juve ritorni quanto prima e ci siano tanti bambini che ambiscano ad indossarla.

27 – Quando ci fermiamo?

Direi che possiamo fermarci qui anche perchè te l’ho detto sono logorroico.

E’ stata una follia ma è stato un piacere, alla prossima.

”Questa avventura è stata una follia, è stata colpa mia, tu hai 16 anni ed io….ed io….”(Gabry – Vasco Rossi)
Piacere mio. Alla prossima.

 

Lettera del Presidente Andrea Agnelli al comitato ”Per non dimenticare Heysel”

Analisi a mente fredda post Juve – Bayern

Juventus, presentazione del nuovo allenatore Antonio Conte

 

 

Scritto da Massimo Gizzi

 

 

Non è forse il momento più opportuno per analizzare la stagione della Juve, o nel complesso i 3 anni di gestione Marotta e i 2 di gestione Conte, soprattutto quando la stagione non è ancora finita e si concluderà, a meno di cataclismi, con il secondo scudetto consecutivo e, sicuramente, con il ritorno tra le prime 8 squadre d’Europa, oltre alla semifinale di Coppa Italia, però quando ci si scontra con la realtà dell’elite europea e  se ne esce con le ossa abbastanza rotte è giusto porsi delle domande e (cercare di) darsi delle risposte.
Senza nessun catastrofismo, sia chiaro, né aprendo processi sommari, ma analizzando di testa e non di pancia i risultati ottenuti.
Come tutti sappiamo, un team è fondamentalmente la somma di 3 componenti: società, staff tecnico e giocatori, indissolubilmente legati tra di loro per il raggiungimento degli obiettivi sportivi. Tralascio volutamente la componente-tifosi solo perché, davvero, è l’unica alla quale non può essere mossa alcuna critica e tralascio altresì la politica societaria, volta a consolidare a 360° la struttura della Juve ma che esula dai discorsi meramente di campo.
Prima di partire, una rapida analisi del contesto di riferimento, ovvero il calcio italiano, che purtroppo non riesce a ritrovare i fasti di un tempo. Crisi economica, investimenti inesistenti sui vivai (con pochissime eccezioni), infrastrutture pessime (JS a parte, ovviamente), tassazione altissima, sono senz’altro i motivi principali di un decadimento che sembra non vedere fine, sta di fatto che, una volta usciti dai patrii giardini, le squadre italiane facciano una fatica immane a consolidarsi su posizioni di vertice. Attenzione, non dico a vincere, dico a lottare per. Il contesto di riferimento italiano non è pertanto probante al 100% relativamente al valore di una squadra che mira ad avere ambizioni non provinciali quale è la Juve.
Cominciamo dunque con Marotta, l’uomo che ci ha fatto tornare a vincere, secondo alcuni, l’uomo che ha dilapidato un patrimonio non indifferente, secondo altri. Sui suoi acquisti e cessioni è stato scritto e detto di tutto, inutile quindi andare a rivangare Martinez, Elia e Motta così come Pirlo, Barzagli e Vidal. I punti che vorrei andare ad analizzare sono essenzialmente 2: il valore della rosa rispetto al prezzo di acquisto e la composizione dell’11 titolare di quest’anno rispetto ai mercati marottiani. Nel primo caso il risultato è pesantemente deficitario per il DG, in quanto l’unico giocatore non parametro zero ad aver visto aumentato il proprio valore di mercato è Vidal, per gli altri o è rimasto invariato, e questo è già un risultato negativo per un giocatore di una squadra che vince il campionato da due stagioni consecutive, o è addirittura sceso, il che è addirittura un no-sense. Il dato dovrebbe quindi far riflettere sia sul carattere economico dell’affare, sia sulla valutazione tecnica data ai giocatori stessi. Degli esempi: Licht è un buon/ottimo giocatore, ma la valutazione è identica a quella di 2 anni fa, Bonucci è cresciuto a dismisura in questi anni, ma la sua valutazione neanche adesso raggiunge quella assegnatagli 3 anni orsono, Vucinic al di fuori dei confini italiani non gode dello stesso credito che ha da noi e, se è vera l’offerta dello United dello scorso anno, era praticamente uguale al prezzo pagato per averlo. Questo per dire che le contrattazioni o le valutazioni dei giocatori non sono quelle di mercato ma si paga un surplus a mio modo di vedere per l’incapacità di capire il valore e/o le potenzialità di crescita dei giocatori stessi. Per correttezza di analisi, dobbiamo certamente menzionare, oltre al già citato Vidal, i 3 ottimi parametri zero il cui valore è nettamente aumentato. In primis Paul Pogba, il baby-fenomeno portato alla Juve dal procuratore con cui Marotta neanche parlava, Barzagli, i cui stimoli in Bundes evidentemente erano al minimo storico per fare panchina al Wolfsburg, e Pirlo, che certamente non può essere definito un colpo di genio in quanto la carriera già parlava per lui. E veniamo ora al secondo punto, cioè la composizione della squadra titolare: lasciando da parte i 3 reduci dell’era Moggi, cioè Buffon, Marchisio e Chiellini, 2 sono stati acquistati nel corso del primo anno, Barzagli e Bonucci, 4 al secondo anno, Licht, Vidal, Pirlo, Vucinic, e 2 al terzo anno, Asamoah e Giovinco. Sembrerebbe a prima vista, quindi, che i mercati siano stati equilibrati, ma se analizziamo gli obiettivi  vediamo che non è esattamente così. Il primo anno doveva essere, secondo le parole sia di Agnelli che di Marotta, quello della ricostruzione; in soldoni, niente stelle di prima grandezza, buoni/ottimi giocatori per costruire le fondamenta. Ebbene, di quella ricostruzione a distanza di soli due anni non c’è traccia se è vero che solo Bonucci e Barzagli, acquistato tra l’altro a gennaio, fanno ancora parte dei titolari. Di altri 11 acquisti non c’è più neanche l’armadietto a Vinovo, solo altri 4 fanno ancora parte della rosa. Ricostruzione? Io direi rivoluzione non riuscita. Secondo anno, si punta alla qualità quindi uno pensa a pochi acquisti ma mirati: arrivano invece tra estate e gennaio 13 giocatori, quasi la metà dei quali (5) spediti al mittente o verso altri lidi a distanza di pochi mesi. E venne infine l’anno del top player che, neanche a dirlo, a Torino non ha messo piede, lasciando il posto ad altri 7 acquisti non catalogabili, con tutto il rispetto, tra i top. In totale una 40ina di giocatori acquistati in 3 anni per comporre una rosa di 21 calciatori (non considerando come detto i retaggi delle precedenti gestioni), a prezzo salatissimo dato che molti di queste meteore  sono stati regalate, prestate o vendute con  minusvalenze notevolissime. In ultima analisi, non posso non rimarcare l’acquisto a 18 milioni di un giocatore proveniente da un gravissimo infortunio e la mancata ricontrattazione dell’acquisto di un altro giocatore, Quagliarella, infortunatosi durante il periodo di prestito e che ha impiegato un anno per tornare a livelli apprezzabili.
Giudizio su Marotta: bocciato senza attenuanti

Veniamo ora alla gestione tecnica della squadra. Qui non si può non partire se non innalzando un monumento ad Antonio Conte, l’uomo, lui si, della rinascita. Juventino fino al midollo, carisma, mentalità vincente, paura di niente e di nessuno: perfetto per guidare la Juve. I suoi due anni sono stati splendidi, con il ritorno alla vittoria in Italia e con il riavvicinamento a realtà consolidate in campo europeo. Questo per premettere che non mi priverei di lui per nessuna ragione al mondo, e le (poche) critiche che gli rivolgerò sono più un auspicio al salto di qualità definitivo anche suo (non dimentichiamoci che è comunque molto giovane come allenatore e con esperienza limitata). Le critiche che gli muovo sono essenzialmente due: la scarsa incisività nel cambiare la squadra in corsa e una buone dose di fondamentalismo nelle sue scelte. Sul primo punto devo dire che mi ricorda molto da vicino Capello, il cui apporto in panchina, al netto delle capacità motivazionali o gestionali, si limitava a cambiare giocatori ruolo per ruolo, senza inventiva, senza correzioni di modulo o di posizioni quelle (poche) volte in cui si presentava la necessità. Conte in questo, ma speriamo migliori col tempo, lo ricalca in tutto e per tutto, intuizioni se ne vedono poche, le sorprese per gli avversari sono inesistenti. La partita di Champions ne è l’emblema: Isla per Padoin, Matri per Quaglia e Giak per Marchisio, cambiano gli uomini ma non l’approccio tattico. Approccio che era stato già disintegrato da Heinckes a Monaco, riproposto al ritorno in carta carbone con identico risultato senza provare a cambiare l’inerzia di una partita che scivolava via senza dare mai l’impressione di una svolta. A questo  aspetto si può ricollegare anche il secondo punto, e cioè il fondamentalismo delle sue scelte, sia a livello di modulo che di uomini. E’ vero che quello dei 22 titolari è un concetto ad uso e consumo dei giornali, ma l’utilizzo col contagocce di alcuni giocatori e il super impiego di altri anche quando è palese lo scadimento di forma o l’inutilità nell’economia della squadra non depongono a suo favore. Altri spogliatoi per molto meno si sarebbero spaccati, per fortuna abbiamo grandi professionisti e non teste calde, ma figli e figliastri non sono solitamente propedeutici al raggiungimento degli obiettivi. Inoltre, salta subito agli occhi anche la disparità di giudizio sul tipo di giocatori da  utilizzare nell’ambito di uno stesso modulo: se l’anno scorso, dopo l’iniziale 433, si è optato sempre per una coppia di attaccanti complementari (Borriello più di Matri accanto a Vucinic per la maggiore capacità dell’attuale genoano di difendere palla e giocare spalle alla porta) quest’anno la filosofia è cambiata e la coppia più utilizzata è stata quella composta da Vucinic e Giovinco, giocatori speculari, con scarsa attitudine al gol e ancora minore capacità di giocare spalle alla porta come i dettami di Conte impongono. Non è un giudizio di merito sui due giocatori, qui parlo solo della loro compatibilità di coppia. La risposta di Conte alla richiesta di spiegazione di un giornalista su quali fossero i criteri per la scelta della coppia d’attacco mi è apparsa tra l’altro molto fumosa. Ha affermato infatti che contro squadre che concedono la profondità predilige un centravanti che sappia allungare la squadra, contro difese chiuse predilige i due più tecnici. Ora, io non sono un allenatore, ma solitamente contro le difese chiuse un centravanti d’area credo faccia molto più comodo di un giocatore che mai o quasi è nel cuore dell’area a spizzare palloni sporchi, a cercare insomma quelle situazioni che portino al gol “di rapina”. Fermo restando che spetta all’allenatore fare le scelte, mi sembra di poter affermare dopo 31 giornate di campionato e 10 partite di Champions che difendere ancora una scelta palesemente infruttuosa sia piuttosto controproducente. Intendiamoci,  il “Sacchismo” di Conte nel voler vincere attraverso il gioco corale è senz’altro positivo, ma Van Basten non lo abbiamo, e forse neanche esiste, esistono però anche altre strade con pari dignità. Inevitabile, per concludere, affrontare anche il discorso dei giocatori fuori ruolo o adattati: prendere Isla e Asamoah per farli giocare esterni appare francamente un rischio che ha pagato in Italia ma che espone a figure pessime contro squadre e giocatori più dotati. L’emblema di Asa fermato da Muller (Muller, non un difensore) dopo l’ennesima finta uguale a sé stessa  è ancora davanti agli occhi. Resta da capire se i due giocatori siano stati presi già con la convinzione di farli giocare esterni o se sia stata una scelta successiva, in ogni caso o l’acquisto di due interni, e quindi riserve data la presenza di Marchisio e Vidal, a 36 milioni, è stato sbagliato o è sbagliato aver pensato a loro per le fasce e  insistere nel riproporli in quella posizione. Se aggiungiamo che Licht, con tutta l’applicazione, la corsa, la grinta, che ha, in fase offensiva non è proprio il massimo che si possa desiderare, appare evidente perché critichi questo modulo da tempi non sospetti. L’assenza di Pepe non può giustificare il mancato ricorso al vecchio 433, in quanto il buon Simone manca da agosto e, se anche non si pensava che sarebbe mancato per tutta la stagione, a gennaio ci sarebbe stato il tempo di puntare un sostituto. Un nome? Schelotto. La verità è che si è partiti con l’idea del 352 e non si sono mai prese in considerazione delle varianti. Conte, lo ripeto, è un grande allenatore, con un po’ di apertura maggiore diventerebbe a mio avviso grandissimo.
Giudizio su Conte: promosso, ripassare per la lode

Passiamo, ma molto in breve, alla squadra. Non posso non assegnare  loro un 10 senza riserve, a tutti, perché ognuno ha dato, e continua a dare, tutto quello che ha, in ogni partita, in ogni occasione. Come in tutti i campi ci sono i più bravi e i meno bravi ma quando si dà tutto, si deve sempre rendere merito. Certo, alcune scelte andranno fatte, alcune cessioni saranno inevitabili così come sarebbe indispensabile innestare qualità e forza fisica davanti, avere già in rosa il sostituto di Pirlo (Ah Verratti, Marotta Marotta…) e prendere degli esterni veri se si vuole continuare col 352, un esterno d’attacco, un terzino sinistro e il vice-Pirlo in caso di cambio di modulo. Ma per il mercato ci sarà tempo, l’importante è avere le idee chiare, se poi avessimo un DG che capisse anche di calcio saremmo a posto per i prossimi 10 anni.
Giudizio sulla squadra: lode con bacio accademico

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