Articolo di Massimo Gizzi
In queste ultime 48 ore tutti noi tifosi della Juve siamo rimasti un po’ spiazzati dalla notizia della trattativa tra Bonucci e il Milan prima, nella conferma della stessa subito dopo e dall’addio ufficiale arrivato in giornata. In effetti nessuno o quasi se lo aspettava anche se il post pubblicato sui suoi canali social dopo Cardiff avrebbe dovuto farci aprire gli occhi. Qual “resta l’orgoglio di AVER FATTO PARTE di questo gruppo” era un segno inequivocabile, letto con gli occhi di oggi, della sua volontà di andare via, se non di una decisione già presa e di una trattativa avviata.
Dopo 7 anni Leonardo Bonucci non è più un giocatore della Juventus ma non moriremo tutti. Chiarisco subito: non voglio sputare nel piatto in cui ho mangiato, e alla grande, per sette anni, ma il peso specifico dell’addio di un difensore, fosse anche, come ritengo, il miglior interprete europeo del ruolo di centrale, è tale per cui si riesce a sopperire abbastanza agevolmente alla perdita. Il valore aggiunto di Bonucci risiede sostanzialmente in due caratteristiche, la lettura dell’azione e la capacità di impostare. Sulla prima bisogna dire onestamente che si trova in tanti altri centrali, la seconda è un plus ma non una condizione necessaria. Se i difensori centrali hanno davanti due centrocampisti che compiono i movimenti giusti per eludere l’eventuale pressing e non vanno in tensione con il pallone tra i piedi, il regista arretrato diventa una figura perfino eccessiva nello scacchiere tattico. Nella Juve che sta nascendo, con una qualità pazzesca davanti e, finalmente, 4 centrali di altissimo livello (Pjanic, Khedira, Marchisio e il nuovo acquisto – Dio ci scampi da Matuidi) il difensore alla Bonucci assume un’importanza davvero poco rilevante.
Ma con chi lo sostituiamo? Spero con nessuno, nel senso che spendere i soldi incassati per un Manolas qualsiasi avrebbe poco senso, si può restare in 4 ed eventualmente a gennaio, qualora servisse, convincere l’Atalanta, con la salvezza già in tasca, a far rientrare Caldara con qualche mese di anticipo. Per 4 mesi Rugani, Chiellini, Benatia e Barzagli offrono ancora garanzie sufficienti.
E allora dove intervenire? Ovviamente, come dicevo precedentemente, a centrocampo manca un tassello pesante, considerando le 3 zavorre, Lemina, Rincon e – meno – Sturaro, in partenza. Inserire un pezzo pesante là in mezzo sarebbe un segnale importantissimo con doppia valenza, sia mediatica che nei riguardi dei giocatori stessi. Sarebbe come dire “Ragazzi, non si smobilita” e contemporaneamente farebbe sparire quella sensazione di aver perso qualcosa. Inciso: Bernardeschi lo considero in dirittura d’arrivo “fidandomi” della stampa (anche se la mi fiducia nella categoria è prossima allo zero).
Ed è per questo motivo che io andrei all-in su un solo nome: Tony Kroos (anche se mi accontenterei di Emre Can). Niente Matudi, Nzonzi o surrogati, dobbiamo far capire, a noi stessi e al mondo pallonaro nel suo insieme, che noi ci siamo, ancora una volta.
Resterebbe il terzino destro, figura ormai mitologica dopo l’addio di Dani Alves, ruolo più di mestieranti che di divi, per il quale sia Cancelo che De Sciglio sarebbero perfetti. Tutti e due ancora meglio, vorrebbe dire aver dato via Lichtsteiner per il quale avrò sempre parole di ringraziamento per quanto dato ma ormai a fine corsa. L’ultima stagione è stata un incubo, la prossima potrebbe farci sognare Freddy Kruger ogni volta che entra in campo.
Personalmente una Juve così composta: Buffon, Cancelo, Rugani, Chiellini, Alex Sandro, Pjanic, Kroos, Bernardeschi, Dybala, Douglas Costa, Higuain la trovo nettamente superiore alla scorsa stagione e soprattutto più equilibrata, non dovendo fare di necessità virtù in alcuni ruoli.
Ultima cosa: l’ultimo nome in quella ipotetica formazione è quello di Higuain,, forte, fortissimo, certo, ma se il Chelsea avesse bisogno di prendere un centravanti… e tirasse fuori 100 milioni, un pensierino ce lo farei, anzi in realtà sarei già a Londra col Pipa in spalla, nonostante il suo peso. La personalità non si compra, e purtroppo la quantità iniettata nel suo DNA non è esattamente una dose da cavallo. Ma è l’ultimo dei problemi.
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