con Antonio Corsa Leomina Benny Nico Francesco Musina e Arco Lubrano presenta BEN
con Antonio Corsa Leomina Benny Nico Francesco Musina e Arco Lubrano presenta BEN
Nasce a Cremona il 9 luglio 1964 e proprio nella squadra della sua città natale inizia la carriera, arrivando a disputare quattro campionati in prima squadra, contrassegnati da due promozioni: dalla C1 alla B nel 1980-81 e dalla B alla A nel 1983-84. La villa dei Vialli, a Cremona, tutti chiamano ancora Castello. Perché sono ricchi, i Vialli. Vecchia storia: «Quello è il figlio di un miliardario», dicevano. Allora, Gianluca si infastidiva e la madre Maria Teresa smentiva: «Borghesi, ecco che cosa siamo. Diciamo che stiamo bene, non ci lamentiamo di certo. Mio marito lavora ed ha cinque figli grandi: come potrebbe essere ricco? Gianluca ha un modo di fare elegante che non dipende dai soldi, ma dalla tradizione di una famiglia della quale fanno parte ingegneri, professionisti ed anche un rettore universitario». Nell’estate 1984 passa alla Sampdoria, con la quale esordisce in Serie A il 16 settembre, proprio contro i grigiorossi: la partita si gioca a Genova e finisce 1-0 per i padroni di casa. Il suo arrivo coincide con il periodo d’oro della società blucerchiata, ancora a secco di vittorie a livello nazionale e internazionale. Negli otto anni di permanenza conquista tre Coppe Italia, una Coppa delle Coppe, uno scudetto e una Supercoppa di Lega. Si permette il lusso di dire “no” al Milan; tantissimi soldi alla Sampdoria e un ingaggio da re: «Ringrazio il presidente Berlusconi, ma voglio restare a Genova. Ho bisogno di un ambiente come questo della Sampdoria. E poi adesso è una grande squadra, hanno smesso di considerarci dei piccoli viziati perennemente con la testa fra le nuvole. Voglio vincere qua, poi ci penserò». La delusione più grande arriva proprio il giorno della sua ultima partita nella Sampdoria, la finale di Coppa dei Campioni contro il Barcellona persa 1-0 ai tempi supplementari, pochi minuti dopo la sua uscita dal campo. Si rifarà quattro anni più tardi con la Juventus, vincendo il trofeo ai danni dell’Ajax, ed anche in quell’occasione si tratta del passo d’addio: è il coronamento a quattro stagioni indimenticabili in maglia bianconera, iniziate nel 1992-93 con la Coppa Uefa e proseguite con scudetto, Coppa Italia e, appunto, Coppa dei Campioni. Vialli, all’inizio, vive Torino sognando Genova. Il mare di Nervi è tutta un’altra cosa rispetto al Po e la Juventus è molto lontana dal Pianeta Samp, dove Boškov lasciava vivere tranquillamente i giocatori. Nella sua seconda stagione in bianconero, soffre meno la mancanza del mare, ma subisce una serie incredibile di infortuni, tanto da mettere in discussione il prosieguo della carriera. In società parla di lui come di un ex, Trapattoni, quando emigra in Germania, è convinto che Gianluca sia un giocatore sul viale del tramonto. Lo stesso Vialli racconta la sua metamorfosi da bomber declinante in leader vincente: «Nei primi due anni di Juventus ero “Brancaleone alle crociate” e non capivo. Ma come? Investi miliardi e poi mi fai allenare su un campo di patate, con poca assistenza e mi lasci da solo a preoccuparmi di tutto. Io ho bisogno di un profeta: se penso troppo mi faccio male, sono ossessivo, troppo perfezionista. E mi disperdo, mi deprimo. Io ho bisogno di pensare a giocare e basta. Ora lo faccio, ho attorno uno staff competente che decide per me. Il mio profeta è la Juventus e Lippi è l’uomo chiave». Lippi e la cura Ventrone lo rimettono in perfetta linea con le esigenze di un calcio atletico e tecnico al tempo stesso. Vedendolo tirato a lucido nel ritiro di Villar Perosa, l’Avvocato Giovanni Agnelli, rivolto a Lippi disse: «Scusi, ma questo Vialli quando è arrivato alla Juventus era grasso come un tacchino, adesso è magro, bello, corre e segna. Cosa gli avete fatto?» Lippi conosce la cura adatta a guarire tutti i mali di Vialli. Il tecnico gli dichiara la propria stima e lo ripulisce da un aspetto fisico non certo consono a un grande campione come lui. Vialli ritrova lo scatto e quell’elasticità atletica che a Genova gli avevano permesso goal impossibili in acrobazia. A trentuno anni vola prima sullo scudetto e poi sulla tanto agognata Coppa dei Campioni. Gianni Agnelli ora è entusiasta e non esita a paragonarlo a Gigi Riva. Grande combattente e trascinatore, le tifoserie per le quali ha giocato hanno sempre riconosciuto in lui un esempio da additare agli altri e lo hanno perdonato nei periodi di cali di forma; uno degli ultimi modelli di bandiera di una squadra, di giocatore capace di trascinare undici giocatori con la stessa maglia alla ricerca di un unico obiettivo: la vittoria.
Con Arco Lubrano Antonio Corsa Michele Fusco Toto e Ben
Mercoledì 19-12-2018 A Top Planet Ben e Cinzia .
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