Scritto da Cinzia Fresia
Juventus – Napoli.
Partita che parla da sola.
Posto che abbiamo ancora le ossa rotte per i 5 gol subiti al Maradona, sarà altrettanto dura domani sera.
Sì perchè i partenopei non avranno ancora smaltito l’arrabbiatura per l’esclusione dalla Champions League, e quasi sicuramente vorranno fare il partitone della vita, quella dell’orgoglio, quella punitiva al nemico di sempre. Ma non siamo al Maradona, siamo a Torino e all’Allianz può succedere qualcosa di imprevedibile.
Per i nostri sarebbe una rivalsa, un regalo ai tifosi, non cambierebbe nulla al Napoli, per noi qualcosa forse sì. Ci auguriamo una partita senza risse, strumentalizzazioni, accuse reciproche ..
Il Napoli vincerà lo scudetto, non spetta a me dire meritatamente o meno, la cosa certa è che il Napoli dovrà fare i conti con la propria coscienza.
Intanto la notizia fresca è che Lukaku è stato graziato, non salterà la partita contro di noi. Questa è la giustizia sportiva.
Parole di circostanza quelle di Allegri in merito a questa partita, di cui si è detto già tutto. I bianconeri dovrebbero vincerle tutte per restare in zona Champions. C’è consapevolezza circa la difficoltà del match, ma l’Allianz e i tifosi potrebbero diventare il valore aggiunto e dare una spinta verso la vittoria.
Una possibile formazione:
Szczesny, Danilo, Gatti, Alex Sandro, De Sciglio, Fagioli, Locatelli, Rabiot, Kostic, Vlahovic, Milik.
Allenatore Massimiliano Allegri










Art. 43 – LA GRAZIA
“Il Presidente federale, anche su proposta del Consiglio federale, può concedere la grazia se è stata scontata almeno la metà della pena.
In caso di preclusione, la grazia non può essere concessa se non sono trascorsi almeno cinque anni dalla adozione della sanzione definitiva”.
Da quando ho cominciato a seguire il calcio, dal lontano 1957, non ricordo un grazia ricevuta da nessuna squadra da parte del presidente della figc…
Cose che ti fanno girare lo stomaco per non essere volutamente volgare.
Siamo in piena farsopoli 17 anni dopo, non si è mai visto che dopo sia stata comminata una squalifica e reiterata dopo aver avuto presentato reclamo che un presidente di lega si pronunci super partes e decide di annullarla.
Creando questo precedente, d’ora in poi tutti si potranno opporre alle direttive ed ai regolamenti, pertanto si attendono ripercussioni dove tutto potrà essere messo in discussione.
Ammettiamo che Lukaku dovesse essere decisivo nella partita contro la Juventus, fossi un dirigente bianconero chiederei l’annullamento del risultato e mi rivolgerei direttamente ad un tribunale civile ed amministrativo. Qui tra finale che potrebbe portare ulteriori incassi ed eventuale ( in questo momento non ne sono sicuro con tutte le cose che cambiano repentinamente) qualificazione nella europa league ( con tutto ciò che ne consegue sempre economicamente ed appeal di professionisti ecc) di una società tra l’altro pure quotata in borsa, chi pagherebbe i danni? Gravina per caso? Ezio Rossi andando a miglior vita l’ha fstra franca, almeno sin’ora perché a breve mi aspetto qualche controrivoluzione, se la piega dovesse continuare in questo modo, ma credo si stia iniziando a giocare sul serio con il fuoco.
Non si tratta solo di una partita di calcio, qui ballano molti interessi economici.
Vorrei ricordare inoltre che c’è già un precedente con la partita contro la Roma con la squalifica di Mourinho scontata successivamente ( senza aver capito il perché , anzi il perché era chiaro), quindi a questo punto, e vista la situazione ancora più torbida dei 15 punti poi ridati fino a che non si chiarisca quale potesse essere l’ulteriore penalizzazione ad capocchiam che il sentimento popolare vorrebbe infliggere alla Juve, vorrei vedere quale giudice ( se non è corrotto o preso da un tifo malato) potrebbe dare torto alla juve.
Nessuno della Juventus si è pronunciato. A costo di sembrare paranoici ma è evidente che la Juventus è in balia dei banditi. Manca una figura all’interno intoccabile.
Voi sapete che io sono DS di mdnsport di seconda categoria be sappiate che io qualora giochi uno squalificato contro di me presento subito ricorso per avere il 3-0 a tavolino cosa che non è mai accaduta fino ad oggi a me ma ada latri si e sappiate che tutti gli altri fanno esattamente cosi. Non esiste inventarsi le regole. Lukaku non poteva esser graziato e Gravina non poteva graziare Lukaku manca la norma. L’art 43 dice che uno può esser graziato solo se ha scontato metà della pena e questo non è il caso. La Juve deve vincere la coppa Italia per qualificarsi a una coppa Europea se non presenta ricorso qualora Lukaku sia nella distinta della partite è una società di fessi. questo provvedimento non ha nulla a che vedere con il razzismo e non aiuta il razzismo anzi crea un precedente difficle poi da gestire. E ad oggi fa capiure che ci sono neri di serie A e neri di serie B oltre a slavi tutti di serie B e altri insultati come i nostri caduti dell’Heysel tutti di serie B. Evidentemente se ti chiami Lukaku o vesti nerazzurro puoi avere un trattamento privilegiato
Ben il problema è proprio questo… io vedo una società troppo accondiscendente e poco arrabbiata, si muove con troppa prudenza. Allora le cose sono due o si è costretti a giocare con le loro regole che però cambiano di volta in volta e quindi cerchi di accomodarti oppure non ci sono strade percorribili al di fuori del sistema in cui ti trovi. Arrivabene potrebbe percorrere altre strade? Galimberti che è stato squalificato nonostante non sia tesserato potrebbe percorrere altre strade? La stessa juve che da questa giustizia ha subito dei danni potrebbe percorrere altre strade? Ecco il punto sta lì… devono decidere cosa vogliono fare: se essere proni o scatenare una guerra senza fare prigionieri.
anche io non vedo una società arrabbiatga e con il sangue negli occhi
Sono andato a cercare l’articolo 43 del codice di giustizia sportiva. Qui si tratta di un ABUSO, di gravina, perché la grazia non poteva essere concessa. Questo è l’articolo 43 in questione: “Art. 43 Grazia – 1. Il Presidente federale, anche su proposta del Consiglio federale, può concedere la grazia se è stata scontata almeno la metà della pena. In caso di preclusione, la grazia non può essere concessa se non sono trascorsi almeno cinque anni dalla adozione della sanzione definitiva.” Avete capito dove c’è stato questo ABUSO…? “può concedere la grazia SE È STATA SCONTATA ALMENO LA METÀ della pena.” Questo è l’articolo 43 menzionato dalla federazione, e non mi pare che ci siano margini per una diversa interpretazione…
Buona giornata a tutti
Al massimo poteva giocare il secondo tempo😂
MAROTTA JUVENTUS PLUS VALENZE
Comunque, l’unico nome che non è uscito in tutte le sentenze (e che ci fa pensare) ha un nome ed un cognome: Giuseppe Marotta.
Stato in carica alla Juventus dal 2010 al 2018 (come Amministratore Delegato), ma mai indagato (mentre Arrivabene ad esempio è stato indagato e punito per periodi in cui lavorava addirittura in Ferrari).
Era alla cena famosa a casa Agnelli (usciti anche tutti i nomi pubblicamente), ma lui ha detto di “non esserci andato per motivi personali” e la stampa non ha detto nulla, tutti hanno fatto finta di crederci.
Faceva parte della Juventus in alcuni dei trasferimenti sospetti citati dalle procure ma la stampa e le procure non lo hanno citato (anche il tanto lodato Ziliani che spara a 0 su tutti quelli della Juventus è sempre stato cauto su di lui, mentre non si preoccupava neanche di taggare ed andarci pesante su Abodi).
In tutto questo peró, quello che fa venire seri dubbi, è che Marotta sia legato alla ‘ndrangheta (in allegato uno degli esempi pubblici) e che casualmente sia il meno indagato ed attaccato mediaticamente.
Marotta è un nome che quasi nessuno tocca, quindi probabilmente ci siamo infilati in un’altra di quelle strade sterrate parallele che ci danno sempre dei grattacapi (quelli veri, non quelli da acchiappa like sui social).
Chissà dove ci porterà.
Intanto ci sono una serie di eventi che, messi in linea, fanno pensare:
– Marotta viene beccato pubblicamente ad avere rapporti con il boss dell’ndrangheta ed anche a fare favori
– La Juventus lo allontana senza conferenza stampa e con dichiarazioni di facciata
– Marotta è stato il primo a fare rinnovi, scambi e plusvalenze alla Juventus (vedi Audero, Sturaro, etc.)
– Va all’inter e continua sulla stessa linea (Casadei, Radu, Pinamonti, etc.)
– Inizia il caos legale della Juventus che cerca di penalizzare solo la Juventus e lascia fuori l’inter dai tribunali
– Inizia un legame stretto a 3 vertici (Ceferin, Gravina, inter)
– La giustizia sportiva lavora solo per la Juventus e non per le altre.
La domanda: non è che Marotta sia stato incaricato di prendere parte al gioco?
(dal web)
Coglione agnelli che l’ha cacciato per tenersi quello scapestrato di paratici…
Errori di gioventù…e chi ci rimette siamo sempre noi tifosi(vedi Elkann(30 anni) e Montezemolo nel 2006.
DIMISSIONI
Si dovrebbe dimettere, troppe ne ha fatte e tante ancora ne farà…doveva dimettersi già dal flop della nazionale…non si dimetterà per salvare la sua amata e che per tante volte l’ha salvata.
Un contadino mi suggeriva che per non vedere più le erbacce in giardino bisognerebbe estirparle…soprattutto la Gramigna.
NON PARLARE PIÙ DI CALCIOPOLI
https://fb.watch/k4U6f63Elm/
La lettera a Report del magistrato Pino Narducci su Calciopoli
Sono il magistrato Pino Narducci, pubblico ministero, con il collega Filippo Beatrice, della
indagine cd. Calciopoli.
Il servizio “C’era una volta Calciopoli”, andato in onda lunedì 17 aprile nella trasmissione “Report”,
evoca alcune vicende già trattate nel corso dei processi al termine dei quali – ma il servizio
dimentica di dirlo – le sentenze irrevocabili hanno sancito che, nel calcio professionistico italiano,
operava una associazione per delinquere (le tracce di questa attività risalgono al periodo
1999/2000) che aveva condizionato il campionato di serie A 2004/05 e che, contrariamente a
quanto affermato testualmente dal conduttore della trasmissione (“…tuttavia, 17 anni dopo, è
emerso che nessuna partita era stata condizionata”) durante quella stagione vennero alterati i
risultati di alcuni incontri, cioè vennero commessi i reati di frode sportiva.
Insomma, un esito giudiziario concreto e molto significativo, ben diverso da quello delineato dal
conduttore secondo il quale, alla fine, l’indagine avrebbe prodotto un evanescente risultato poiché
la posizione dei singoli si sarebbe risolta con “assoluzioni, prescrizioni e sospensioni di condanna”.
Eppure, a me risulta che la prescrizione si dichiara solo dopo che il giudice ha accertato che
qualcuno ha sicuramente commesso un reato e che la sospensione di condanna, noi tecnici la
chiamiamo sospensione della pena, è un beneficio che si concede, ovviamente, non all’innocente,
ma alla persona che è stata condannata!
Sarebbe stata sufficiente una lettura, anche superficiale, dei provvedimenti giudiziari per fornire
una informazione corretta ed esaustiva su questo come su altri aspetti.
Ad esempio, quello riguardante la genesi della indagine Calciopoli sorta, nelle stanze della Procura
nel Centro Direzionale di Napoli, come naturale prosecuzione di quella sulle scommesse illecite in
serie A e B nel 2003/04 e su alcuni arbitri della sezione romana. Quindi, certamente non nei
lussuosi uffici di amministratori delegati di grandi imprese del Nord.
Oppure il tema della acquisizione dei dati delle schede telefoniche riservate svizzere, questione
sollevata dall’autore del servizio e dal conduttore secondo i quali i carabinieri operarono sequestri
illegittimi di schede telefoniche all’estero perché senza rogatoria. Però, se si leggono le carte
processuali si scopre che non è mai avvenuto alcun sequestro di schede e che i giudici, proprio
rispondendo alle obiezioni dei difensori degli imputati, hanno scritto chiaramente che non c’è stata
alcuna violazione delle regole sulla rogatoria internazionale e del trattato di assistenza italo-
svizzero.
Ancora, il tema del ruolo rivestito dall’arbitro Massimo De Santis (secondo i giudici napoletani di
secondo grado, l’arbitro De Santis “ha rivestito comunque un ruolo non secondario per le
dinamiche e le finalità del gruppo associato. Numerose sono le conversazioni intercettate in cui
l’imputato, per alcuni aspetti epigone del Moggi nel prospettare i propri meriti, ha di fatto
ammesso il proprio coinvolgimento nel sodalizio in parola”) e la vicenda del mutamento del suo
atteggiamento, nel corso del campionato, rispetto al gruppo che deteneva il potere nel calcio
professionistico (nel processo di primo grado, il testimone Manfredi Martino ha raccontato che, ad
inizio del 2005, l’arbitro De Santis gli confidò che aveva iniziato ad arbitrare in modo diverso dal
solito per non fornire elementi di prova sul suo legame con la associazione, nel timore delle
indagini penali).
Vicende, dunque, note ai giudici e tutt’altro che inedite. Ma, evidentemente, questa doverosa
lettura non è stata fatta.
Ho ascoltato le affermazioni di un anonimo ex carabiniere che lavorava in via in Selci, affermazioni
enfatizzate dall’autore del servizio (“ad alimentare l’interesse dei pubblici ministeri napoletani c’era
non solo la sete di giustizia, ma anche una sincera rivalsa calcistica”) e dal conduttore che,
addirittura, ha parlato di “una schiera di magistrati super tifosi del Napoli che avevano condotto,
con tigna, la indagine”.
In sostanza, la trasmissione, seguendo una impostazione revisionista, prima ha disegnato scenari
complottisti in cui alcuni poteri economici milanesi e torinesi sarebbero stati i veri ispiratori occulti
della indagine, poi ha sostenuto, inopinatamente, che i pubblici ministeri avrebbero avviato
l’investigazione anche perché – da accaniti tifosi del Napoli e abituali frequentatori delle tribune
del San Paolo – erano animati da sentimenti di risentimento/rivalsa, in particolare nei confronti
dell’allora Presidente Federale Franco Carraro, presunto responsabile della retrocessione in serie B
del Napoli, come asserisce l’ignoto carabiniere.
Per smentire questa fantasiosa ricostruzione – affidata alle parole di una persona di cui non viene
mostrato il volto, ma solo mani che si agitano freneticamente – basterebbe ricordare che la
Procura di Napoli non ha intercettato utenze telefoniche del dr. Carraro, ascoltato solo quando
dialogava con altre persone il cui telefono era controllato. Insomma, davvero strampalata una
indagine che si propone di colpire il principale obiettivo della inchiesta senza intercettarlo!
Ma, soprattutto, una elementare, ripeto elementare, verifica avrebbe evitato di accreditare una
grave e, al tempo stesso, grossolana insinuazione sul nostro conto. Se la verifica fosse stata fatta,
sarebbe emerso che il collega Beatrice, che oggi purtroppo può replicare solo attraverso le mie
parole, era un pacatissimo, mite tifoso del Napoli e non era un frequentatore abituale delle tribune
del San Paolo.
Quanto a me, sarebbe emerso quello che tutto il mondo conosce da sempre, cioè che sono un
tifoso del Bologna e che lo stadio dove qualcuno può incontrarmi è, semmai, quello intitolato a
Renato Dall’Ara. Addirittura, quando Filippo Beatrice lasciò l’ufficio della Procura di Napoli, il suo
posto nel dibattimento Calciopoli, tra le fitte schiere di magistrati super tifosi partenopei ansiosi di
rimpiazzarlo, venne preso dal collega Stefano Capuano, noto sostenitore della Sampdoria.
In definitiva, i fatti posseggono una straordinaria attitudine: non si prestano ad essere alterati con
facilità. Anche quelli che riguardano la storia, limpida, della indagine sul calcio della Procura di Napoli.
Le precisazioni di Report
Report fa presente che non è stata operata alcuna revisione di quanto emerso da Calciopoli,
semmai ha integrato di informazioni che hanno completato il quadro di una vicenda complessa e
come è emerso, dalla carte della Procura Federale nel 2011 anche incompleta. In quanto alle
questioni sollevate dal pubblico ministero Narducci, Report risponde:
• Report non ha mai messo in dubbio gli esiti giudiziari del processo di Napoli sulle
responsabilità di Luciano Moggi e degli altri personaggi che erano parte di quel sistema
svelato dall’inchiesta “offside”.
• A differenza di quanto scritto dal dottor Narducci, la giustizia sportiva che ha radiato a vita
Moggi e Giraudo ha altresì dichiarato nella sentenza su Calciopoli che quel campionato
(2004-2005) è stato regolare. Nella sentenza pronunciata dalla corte federale sportiva si
legge: «…Né può essere trascurato il dato di ridimensionamento della portata dell’accusa
che deriva dalla parzialità con la quale sono state vagliate le vicende del campionato
2004/2005, per correre dietro soltanto ai misfatti di Moggi, dei quali sono state accertate
modalità, quanto alle frodi sportive, al limite di sussistenza del reato di tentativo».
Nello specifico fu il professore Serio, componente del tribunale sportivo, che lesse la
sentenza e pronunciò la frase: «Campionato regolare nessuna partita alterata».
• Anche nel dispositivo finale della sentenza del tribunale di Napoli, quindi del processo
ordinario e non sportivo, si legge: «…trattandosi di reato di tentativo, questo non ha
necessità della conferma, che il dibattimento in verità non ha dato, del procurato effetto di
alterazione del risultato finale del campionato di calcio 2004/2005 a beneficio di questo o
quel contendente…».
Addirittura il tribunale dichiara nel dispositivo finale della condanna che «la contestazione
pur se certo esce fortemente ridimensionata dal dibattimento, sembra poter ad esso
sopravvivere…».
• In merito alla vicenda delle schede svizzere sequestrate senza rogatoria, che Report
ricostruisce nel corso dell’inchiesta e che il pm Narducci nega, la stessa circostanza era stata
rivelata da un carabiniere nel corso della sua testimonianza in aula sotto giuramento. Le
carte processuali a cui Narducci allude sono state falsate perché lo stesso carabiniere ha
dichiarato che fu redatto un verbale di consegna delle schede a Como, quando in realtà
erano stati gli uomini dell’Arma a recarsi in Svizzera per sequestrarle, in accordo con il
venditore delle stesse.
• Quanto alla circostanza sottolineata da Report che quel processo giudiziario si è chiuso con
“assoluzioni, prescrizioni e sospensioni di condanna”, Report è perfettamente consapevole
che una prescrizione e una sospensione non equivalgono a una assoluzione, tuttavia è un
fatto che la giustizia italiana – in oltre dieci anni di processi – non abbia dato esecuzione
alle condanne del primo e del secondo grado che – appunto – sono state in parte sospese o
per le quali è intervenuta la prescrizione.
• Nella sua risposta a Report Narducci non tocca poi il tema centrale della critica di Report a
quell’inchiesta, ovvero l’aver sottovalutato la portata delle intercettazioni che riguardavano
le altre squadre di serie A a partire dall’Inter.
Durante la sua deposizione a processo, lo stesso Narducci dichiarò che non c’erano
telefonate rilevanti che riguardavano altre squadre. Un’affermazione che però negli anni è
stata smentita da due inchieste, una del tribunale ordinario e una di quello sportivo, oltre
che dal dispositivo stesso della sentenza del tribunale di Napoli.
La prima inchiesta risale al 2011 quando la Procura federale della Federcalcio ha richiesto
l’archiviazione per intervenuta prescrizione di un procedimento contro diversi club di serie
A, tra cui la stessa Inter.
All’interno della richiesta di archiviazione per intervenuta prescrizione il giudice federale
Palazzi scrive: «Dalle carte in esame, e in particolare, dalle conversazioni oggetto di
intercettazione telefonica, emerge l’esistenza di una fitta rete di rapporti stabili e protratti
nel tempo, intercorsi tra il Presidente della società internazionale FC, Giacinto Facchetti, e
entrambi i designatori arbitrali, Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, al fine di condizionare il
settore arbitrale».
In merito all’inter Palazzi scrive ancora: «A giudizio di questo ufficio, le condotte
sopradescritte ed emergenti dalle conversazioni telefoniche integrano evidentemente la
violazione dei doveri di lealtà, probità e correttezza e si deve ritenere che esse costituiscono
un gravissimo attentato ai valori di terzietà, imparzialità e indipendenza del settore
arbitrale».
La seconda è una sentenza del tribunale di Milano del 2016 che nasce da una denuncia per
diffamazione presentata da Gianfelice Facchetti, il figlio di Giacinto Facchetti, nei confronti
di Luciano Moggi.
Nella sentenza della corte d’appello di Milano sul procedimento 2166, i giudici della V
sezione penale scrivono: «E’ noto a tutti come al tempo del procedimento cosiddetto
Calciopoli, dato il numero di persone coinvolte, di giocatori scoperti, di arbitri infedeli fosse
opinione comune che il problema non fosse esclusivamente ascrivibile al Sistema Moggi,
ma si trattasse di corruttela diffusa».
Sempre sul metodo di analisi e selezione delle intercettazioni operato dai magistrati della
procura di Napoli anche il dispositivo della sentenza pronunciata dal Tribunale di Napoli
sull’inchiesta Calciopoli solleva dubbi. «Di fronte a talune telefonate… – si legge nel
dispositivo della sentenza – non assume rilievo decisivo la circostanza che per molte delle
telefonate il contenuto sia stato amplificato dagli investigatori, costretti ad estrarre il più
possibile da quello che unicamente avevano tra le mani, intercettazioni telefoniche, e
contemporaneamente costretti, così come pure è emerso in dibattimento, ad accantonare
quella parte del materiale telefonico che poteva configurare la nota stonata”.