scritto da Cinzia Fresia
In questo ultimo scorso week end l’Italia e’stata scossa da uno scandalo di proporzione planetaria che non ci ha fatto dormire la notte, che ha indignato persino i tifosi del Napoli:
Andrea Barzagli, in ritiro dalla nazionale avrebbe chiesto un permesso speciale per rientrare prima a Torino, il giocatore non sarebbe stato impiegato nell’amichevole di questa settimana.
La solita foto sui social sorprende il nostro amatissimo difensore, in compagnia di 2 uomini di cui uno il proprietario del locale, Barzagli quindi non sarebbe rientrato a casa, e il motivo urgente e importante pare fosse riferito a trascorrere una serata in un locale notturno della citta’: SCANDALO e sgomento di Ventura.
Il Barzagli e’ vero si trovava a cena fuori, ma con la moglie e il resto della sua famiglia e la foto e’ stata scattata alle 22,00 e non alle 3 di mattina, ora,della pubblicazione. Allora, non conosco il modus operandi e le regole della nazionale, questo dovra’ renderne conto lui a chi di dovere, ma e’ completamente fuori luogo che mediaticamente il giocatore sia stato sbattuto come mostro in prima pagina.
Peraltro, Barzagli era sicuramente consapevole della foto e della sua messa sui social, strano.
In ultimo, il difensore era fuori con la famiglia, se vogliamo fare le pulci facciamole pero’ a tutti, se le discoteche potessero parlare, direbbero di chissa’ quanti calciatori in compagnia di signorine che non sono le mogli in orari e giorni non proprio compatibili con il lavoro. Strano che nessuno ne parli, invece Barzagli e’ stato giudicato da tutta l’Italia, colpevole, per aver mangiato “una pizza” con sua moglie e i suoi bambini.
Tutto è lecito per colpire la Juventus, anche disturbare la vita privata di una persona come Andrea Barzagli dall’immagine pubblica ineccepibile e ben voluto da tutti. Vi diro’ questo, non mi interessa nulla di questo scoop scandalistica da bassa informazione, l’uomo è adulto e responsabile e le giustificazioni saranno affari suoi.
Come al solito si parla del nulla.
Nazionale, 7 ottobre 2015:
“Insigne lascia il ritiro: ha problemi al ginocchio destro. Il napoletano non ce la fa: lascia da Coverciano e salterà le gare con Azerbaigian e Norvegia. Al suo posto convocato Bonaventura. Voci di una crisi diplomatica tra lo staff azzurro e il Napoli. De Laurentiis: ‘Polemica inutile: noi non abbiamo deciso nulla’.”
Una settimana dopo:
“Napoli-Fiorentina 2-1. Insigne sblocca, pari di Kalinic, gol di Higuain. Terza vittoria consecutiva e settimo risultato utile di fila per la squadra di Sarri protagonista di un secondo tempo fantastico: sblocca Lorenzo, pari del croato, gol-partita del Pipita. La Viola si ferma al San Paolo, mentre il Napoli irrompe in zona Champions.”
Barzagli che non è “scappato” dalla Nazionale per un falso problema e con un regolare permesso del CT Ventura, è finito sotto i riflettori dei media causa “motivi di famiglia”.
Di cosa hanno paura? Giocano un gran calcio e ci daranno una severa lezione. Ogni pretesto è buono per accampare scuse in caso di sconfitta contro di noi.
Barzagli come sollevare un vespaio per niente.
Io vado oltre e penso che bisognava far passare in secondo piano la scomoda verità di Pecoraro emersa in Antimafia dopo un indagine dei due parlamentari PD che avevano chiesto lumi sulla intercettazione scoperta da Pecoraro su Agnelli che lo rendeva ipocrita sulle collusioni mafiose. Intercettazione a quanto pare inesistente nelle pagine del voluminoso dossier trasmesso dalla Procura di Torino e quindi probabilmente inventata per i deferimenti dei vertici Juventini.
Inchieste e denunce a getto continuo da quasi 6 anni, sempre e solo su quanto ruota attorno alla Juventus.
Nel 2011 l’inchiesta sulla presunta qualità scadente della struttura in acciaio dello Juventus Stadium.
Nel 2012 l’accusa a Conte nell’indagine scommessopoli e 4 mesi di squalifica perchè “non poteva non sapere” mentre altri non vengono neppure sfiorati dall’inchiesta.
Nel 2016 viene fatta circolare la notizia di un “falso in bilancio” dovuta alla mancanza di accantonamenti legati a calciopoli in seguito alle cause con Gazzoni.
Per finire marzo 2017, il deferimento della procura sportiva per “connivenza” dei vertici dirigenziali con la criminalità organizzata.
A questo punto pochi dubbi che tutto questo faccia parte di una strategia mirata ad annientare mediaticamente una società e una squadra troppo forti per tutti. Ma dovranno inventarsi qualcos’altro di più convincente, visto che a Torino hanno probabilmente intenzione di proseguire di questo passo per almeno altri 4 anni.
Gioele: in riferimento a Conte, oltre al ” poteva non saperlo” non ha fatto “nomi” questo dato ha inciso pesantemente circa la sua condanna,
Gioele: in riferimento a Conte, oltre al ” poteva non saperlo” non ha fatto “nomi” questo dato ha inciso pesantemente circa la sua condanna,
Un grande errore
Purtroppo, come ho più spesso sottolineato, la Juventus ha commesso un grandissimo errore sul mercato acquistando Pjaca investendo su di lui tantissimi soldi.
Infortunato appena arrivato non ha poi minimamente convinto in nessuna partita nella quale ha giocato, meritando quasi sempre l’insufficienza piena.
Ora altro pesantissimo infortunio rimediato con la nazionale, che lo costringerà ad un fermo di parecchi mesi.
Avevo auspicato di cederlo immediatamente ma non è andata purtroppo così e quindi più di 20 milioni buttati al vento.
Purtroppo ora andremo ad affrontare delle partite dove con il nuovo modulo l’ala sinistra sarebbe stata determinante.
Ribadisco nuovamente che ci serve come il pane Sanchez altrimenti non faremo mai quel salto di qualità che ci porti a vincere la Champions.
Purtroppo ora la nostra corsa finisce qui con zero possibilità di superare il Barcellona.
Concentriamoci quindi sullo scudetto e coppa Italia poiché anche quest’anno il sogno è andato.
Non c’è errore ma solo sfortuna per l’acquisizione di Pjaca. La vita riserva anche imprevisti e non solo gioie.
Brutte notizie per Pjaca, si parla dei legamenti del ginocchio. Una sfortuna per il ragazzo che pone un ulteriore ostacolo ai suoi sogni di gloria con la Juve. Forza ragazzo.
Luna23
Leggi qua e fatti due risate a proposito di:
“Perché la sentenza su Grava e Cannavaro è giuridicamente sbagliata.
Il giurista Guido Clemente di San Luca spiega gli errori in questa vicenda e perché non è assimilabile a quella di Conte.”
“Nella decisione, infatti, si dichiara che Cannavaro e Grava hanno violato la norma, «omettendo di denunciare i fatti riguardanti la gara Sampdoria-Napoli e, in particolare, la proposta formulata dal compagno di squadra Gianello», senza spiegare come si perviene ad una tale affermazione.
In definitiva, dalla decisione si ricava che l’istruttoria non ha affatto dimostrato la veridicità della proposta di illecito avanzata da Gianello a Cannavaro e Grava. Né tale veridicità può ricavarsi dalle deposizioni di questi ultimi, perché, seppure non escludono che Gianello possa aver fatto riferimento, durante gli allenamenti, alla ipotesi di ‘truccare’ la partita, essi dichiarano che il tono e i modi usati non lasciavano pensare si trattasse di una realistica proposta di illecito, bensì di frasi pronunciate ioci causa, meritevoli come tali di una considerazione di irrilevanza e di una risposta tanto ferma quanto dello stesso tono (di quelle che, per intendersi, nella vita comune si riassumono icasticamente nella locuzione: ‘non dirlo nemmeno per scherzo!’.”
Come dire, per i “nipoti” di Eduardo nel caso di Cannavaro, Giannello e Grava si tratta di uno “scherzo” da commedia napoletana, tanto che per il Napoli la vicenda è finita a tarallucci e vino, nel caso di Conte invece…
Infatti, la legge non è uguale per tutti. Ed io restò convinta che Conte si sia tolto di mezzo.
La legge o la pastetta della (in)giustizia sportiva?
E sull’intecettazione che non si trova chi risponde, Agnelli o Pecoraro?
L’errore è stato un altro, averlo buttato allo sbaraglio, lui che proveniva da un campionato troppo diverso e da una squadra non di livello. Strano da persone così esperte. Spero non gli abbiano stroncato la carriera.
Il 31 maggio 2011, Conte quale nuovo tecnico della Juventus dichiarò:
“Si era parlato di Conte alla Juve già due anni fa ma senza basi e rassicurazioni importanti non avrei accettato nonostante tutto l’amore. C’è un progetto e non vado allo sbaraglio. Il fatto che la Juve ha pensato a me mi riempe di stimoli. Sappiamo tutti dove deve stare la Juve in campo nazionale ed internazionale.”
Un Antonio Conte dunque consapevole della sfida che si preparava ad affrontare, forte delle “basi e rassicurazioni importanti” della società presieduta da Andrea Agnelli. Sappiamo tutti com’è andata a partire dal 2011-12, 3 stagioni culminate con altrettanti scudetti consecutivi che probabilmente hanno stroncato la “carriera” di altri, con buon pace di tutti coloro che avevano sbandierato ai 4 venti che la Juventus del dopo calciopoli non avrebbe più vinto niente.
EPPUR SI MUOVE
Andrea Agnelli e gli avvocati della Juventus, Luigi Chiappero e Maria Turco, hanno redatto una voluminosa memoria (36 pagine) attraverso la quale hanno chiesto alla Procura federale di archiviare la posizione del presidente e della società bianconera.
“L’avere voluto indagare, sostituendosi alla magistratura ordinaria, ha condotto gli estensori della relazione a commettere un gravissimo errore, la vittima di indebite pressioni è diventata artefice e complice del giro di facili guadagni derivanti dal bagarinaggio – vi si legge tra l’altro -. Le concessioni sono il frutto della necessità di mantenere un ordine pubblico che è sempre stato gestito in collaborazione con le forze dell’ordine”.
Secondo il club bianconero e il suo massimo dirigente il procuratore federale della Figc, Giuseppe Pecoraro, avrebbe reso una “ricostruzione dei fatti non aderente con quanto avvenuto”.
Saluti e a dopo…
DESECRETATE PECORARO
Dieci anni dopo Calciopoli la Juventus mostra di essere cresciuta, di essere più forte, sotto tutti i punti di vista. Chi voleva montare un caso costruito sul nulla, questa volta, non ci è riuscito.
E la vicenda, giorno dopo giorno, sta assumendo sempre di più veri e propri tratti grotteschi, al limite del tragicomico. Scenari, intrecci, equivoci che farebbero impallidire il miglior Plauto.
FORTE PRESA DI POSIZIONE DELLA JUVENTUS
“Quello che sta avvenendo è estremamente sbagliato: riportare pezzi di intercettazione, momenti e frasi senza contestualizzarli è fuorviante. Si rischia di far passare per vere cose che non costituiscono fatti provati“. L’avvocato Luigi Chiappero, legale della Juventus, è così intervenuto a Jtv nello speciale JTalk dedicato ai presunti rapporti della società bianconera con ultrà ed esponenti della malavita organizzata finito anche sotto la lente della commissione parlamentare Antimafia.
“#Desecretate Pecoraro” è, invece, l’hashtag twittato dal profilo ufficiale del club bianconero per lanciare la trasmissione.
Una presa di posizione forte, dura. Che conferma, ancora una volta, la volontà di Andrea Agnelli e di tutto l’ambiente Juve volta a difendere l’onore e la storia della società bianconera da attacchi villani e privi di ogni fondamento. Il recente passato brucia ancora e chi ama la Juventus sa benissimo che commettere gli stessi errori, quelli di una dirigenza, probabilmente, non all’altezza, significherebbe permettere di infangare, ancora, la secolare memoria del club.
Ora la Juventus sa come difendersi.
E non intende in alcun modo abbassare la testa o cadere in “trappole” precostituite.
L’hashtag lanciato dalla società è chiaro: non si vuole provocare, ma pervenire alla verità dei fatti. Un hashtag a difesa del “mondo Juve”, troppe volte ingiustamente calpestato. La Vecchia Signora, ora, fa la voce grossa e fa bene.
La verità come fine ultimo, come scopo incontrovertibile dell’azione difensiva della dirigenza bianconera.
Una verità che troppo spesso si dà subito per assodata, che corrisponde ad assoluta certezza quando le accuse riguardano la Juventus, ma che ora si vuole ricercare in tutti i modi, con tutte le forze.
Ora la Juventus ha chi la difende.
Con le unghie e con i denti. Fino alla fine.
ORA, DESECRETATE PECORARO
“Le intercettazioni sono un fatto delicato, di difficile interpretazione ed è importante contestualizzarle”.
Il riferimento, dell’avvocato Chiappero, è al procuratore federale Giuseppe Pecoraro, che ha deferito la Juve e il suo presidente, Andrea Agnelli, alla giustizia sportiva.
Tuttavia, la Juventus pretende massima trasparenza e nelle ultime ore ha rinnovato l’invito a desecretare l’audio.
La pratica è già partita, a fine settimana il sì in Commissione.
Caro Pecoraro, l’hai combinata grossa.
Luca Pidepalumbo
PECORARO CONTRO AGNELLI
Sembra un titolo fatto apposta, calza alla perfezione con i soggetti.
Insomma, questo Pecoraro si è per forza voluto mettere contro Andrea Agnelli e cioè la Juventus.
Arbitro della “partita” la Bindi Rosy, questa volta la Juventus la partita se la giocherà fino alla morte, meglio di una finale Champions…essì perché sulla bocca dei cretini rimarrà sempre che nel 2017 la Juve ha collaborato con dei mafiosi.
Non devono avere nessuna chance. La “COPPA” deve essere nostra.
Saluti.
Tutto vero e io sto con Barzagli, sulla cui serietà , chi ancora una volta non ha perso tempo per cercare un ennesimo sproloquio verso la Juventus, dovrebbe imparare. Io però dico una cosa. E’ possibile che questi personaggi al centro dell’ attenzione mediatica non possano evitare di farsi pubblicare sui social dopo una cena ? E’ possibile che gli amici , in questo caso il dj , non capisca che pubblicare la foto alle 3 del mattino, invece che alle 22, può dare il via al teatrino che conosciamo ? Premesso che Barzagli e’ al di sopra di ogni sospetto, un po’ più di buonsenso da parte di tutti non guasterebbe
Credo che il Dj proprietario abbia commesso una leggerezza imperdonabile, considerata la posizione delicata di Barzagli. Però, non è detto che lui fosse in errore. Questo non lo possiamo sapere. Detto ciò, anche Ventura è stato penoso.
Barzagli è amato persino nel palazzo dove abita, passeggia per la città con un jeans e una felpa confondendosi tra la gente, che comunque lo ama e rispetta.
Era il caso di fare questa piazzata adeguata ad un giornaletto da pochi soldi? Era necessario scrivere un articolo, apparso persino sulla stampa?
Ditemi voi ..
Io credo che la vicenda Barzagli sia grottesca ma comunque ha sbagliato anche il giocatore.
Grottesca perché era stato dispensato dall’impegno in nazionale e quindi libero di fare
“MA ANCHE NO”
Certo che in Italia bene non stiamo…montare un caso anche quando non esiste ma anche perché non viene gestito bene.
È chiaro che se un giocatore chiede un permesso di tre giorni ne debba spiegare le motivazioni.
E tu commissario tecnico che fai ?
Spifferi agli avvoltoi i problemi che il giocatore ti ha detto.
Ma perché se dicevi solo per motivi strettamente personali invece di dire grossi problemi con la moglie ti cambiava qualcosa ?
Poi con foto e titoloni il caso viene montato alla perfezione.
Ha ragione Gigi: siamo a corto di notizie.
Su Barzagli
vicenda penosa. Se non ci fosse stata napoli Juve non se ne sarebbe parlato.
Si parla di Barzagli e non del fatto che nella civilissima napoli i tifosi bianconeri non possano andare!
Ma torno a bomba sul caso Barzagli.
Chi ha sbagliato?
Ventura!
Eh si perchè il CT avrebbe dovuto rispondere in modo meno dilettantesco.
Safebbe bastato un “Barzagli lo conosco bene, so quello che mi può dare, abbiamo deciso di comune accordo di risparmiargli un amichevole vhe non avrebbe giocato perchè avevo la necessità di provare altri al suo posto”
Purtroppo non è andata così.
Purtroppo c’è napoli Juve ed il buon senso non esiste da Sarri in giù è follia allo stato puro.
Basta pensare a Taglialatela.
PS il napolicchio è terzo come l’inter di Ronaldo ….
Un saluto. Luca
Quello che farei:
Buffon fra poco molla
Barzagli pure
Marchisio non torna come prima
Bonucci al Chelsea per una grossa cifra
Sostituiamo questi con stranieri e non diamo mettono alla nazionale italiana.
Stop fine delle rotture di maroni
Non diamo nessuno
Onorevole TAGLIALATELA: prrrrrrrrrrr
😛
https://youtu.be/EVwyw_4hQPo
Siamo sotto tiro e tutte le occasioni sono buone per buttarci fango addosso. Per questo bisognerebbe fare un po’ di attenzione. Su Barzagli nessun dubbio che sia al di sopra di ogni sospetto, ma questo non conta nulla….
Credo che la privacy del giocatore andrebbe rispettata, se ha sbagliato se la vedrà con la Juventus a cui deve dare conto.
DAJE !
Infiammazione al ginocchio per Super Mario.
Bonanotte !!!
Infiammazione che s’aggiunge a un ambiente già surriscaldato …
Bonanotte!
SIVORI AL NAPOLI, HIGUAIN ALLA JUVENTUS
Un film che Capelli Unti vorrebbe riproporre…
Quello di cui sotto è il racconto della partita tra Napoli e Juventus del 6 febbraio del 1966 di un grande giornalista: Gino Palumbo.
“Otto giorni fa, rientrando da Catania, Sivori chiamò in disparte il presidente del Napoli. E a voce bassa, quasi gli facesse una confidenza o una promessa, gli disse: «Domenica, presidente, dobbiamo vincere». Fiore lo guardò sorpreso: «Lo dice a me? Dipende da voi». «Sì, lo so – ribattè l’argentino – ma lo dica lei a José: lo convinca».
Il timore di Sivori era che Altafini, non odiando con pari intensità Heriberto, non sentisse l’impegno al pari di lui e avesse quindi bisogno di uno stimolo. E continuò: «Lo inviti a pranzo, ci inviti tutt’e due, gli parli». Fiore aveva anche dimenticato l’impegno, quando un paio di giorni dopo, verso mezzodì, li vide arrivare insieme in sede. E il brasiliano lo ringraziò dell’invito gentile che Sivori, a nome suo, gli aveva comunicato.
A tavola, la conversazione spaziò dapprima sugli argomenti più diversi – il clima, i napoletani, il panorama – poi pian piano Sivori portò il discorso sulla partita della domenica successiva. «Vedi – disse, rivolgendosi ad Altafini – la Juventus…». Il brasiliano gli interruppe la frase a metà, con una sonora risata. «Omar, io ho capito benissimo perché hai voluto organizzare questo pranzo. Non ti preoccupare, al 12’ segno io, e tu potrai vivere tranquillo e contento».
Altafini ha sbagliato solo il momento della previsione o della promessa. Aveva stabilito che il suo gol decisivo sarebbe arrivato al 12’ e invece è arrivato esattamente dodici minuti più tardi. È stato un gol meritato, ma fortunato, nato da una incredibile sequenza di rimpalli, un’azione convulsa come convulsa è stata quasi tutta la partita. Sivori era rimasto estraneo a quella trama. Lanciandosi un attimo prima verso Anzolin, aveva perduto una scarpa e l’aveva ancora fra le mani, quando il Napoli, scatenato, tornò a rovesciarsi verso l’area di rigore bianconera. Volevano passargli la palla, ma fece cenno di darla a Canè: lui doveva prima calzare la scarpa. Da quel pallone rifiutato da Sivori è nata la vittoria che Sivori così morbosamente aspettava: picchiando fra una gamba, una coscia, un ginocchio, il pallone si offrì docilmente al piede di Altafini: e il brasiliano – proiettato da quella mischia furibonda a due passi dalla linea bianca della rete juventina – lo fece rotolare lentamente con una carezza più che con un tiro. Esiste un destino anche nel calcio: e Altafini aveva «sentito» che questa volta sarebbe stato lui a interpretarlo. «Sentiva» che sarebbe toccato a lui di porgere a Sivori quel che una città intera desiderava offrirgli a compenso del «miracolo calcistico» partenopeo di cui l’argentino è il principale artefice.
Ora sarebbe necessario «incatenare» Sivori, per impedire che l’ebbrezza del successo annebbi la mente. Ma come vi si può riuscire? Più che una partita di calcio, questa è una sfida personale. Anche la folla non ammette altre pur valide interpretazioni. E partecipa alla sfida. La partita «contro Heriberto» la giocano in novantamila. I cartelli, gli striscioni, le bandiere sono tutti dedicati a Sivori.
Quando l’argentino è entrato in campo, ultimo della schiera dei giocatori, da Fuorigrotta si è diffuso un boato: non aveva la fascia di capitano che avrebbero voluto offrirgli perché non se l’era sentita di assumersi anche quella responsabilità. Aveva preferito che fosse Emoli a rappresentarlo in quel ruolo. Ma più che il capitano, lui in quel momento, per i novantamila di Fuorigrotta, era il Napoli, tutto il Napoli, tutto il calcio di Napoli, tutte le rivalse, le speranze, le ambizioni del foot-ball partenopeo. È un legame persino assurdo, smisuratamente esasperato, incredibile: ma rappresenta la realtà. La partita, a tratti, è apparsa persino come un pretesto per consentire alla folla e a Sivori di parlare fra di loro: il pubblico di Napoli ha mai trovato, prima d’ora, un calciatore che sapesse interpretarne altrettanto bene, e forse anche stimolarne, la passione. Vinicio, che pur fu idolatrato, era più schivo di Sivori nel rapporto con la platea. Quando l’argentino – come fa sempre – prima che la partita cominci, calciò il pallone verso la porta, ancora incustodita, per un gol ben augurante, e avendo sbagliato la mira si strinse la testa fra le mani, con un gesto di disperazione, quasi avesse sbagliato un gol vero, dalle scale gli fece eco un urlo di disappunto. E quando entrò in campo Heriberto – anch’egli legato alla scaramanzia di apparire per ultimo, due o tre minuti dopo l’ingresso delle squadre – dalle tribune vennero giù rabbiose bordate di fischi, invettive, arance, persino una scarpa. Ai napoletani Heriberto, per la verità, non ha fatto alcunché di male: a Fuorigrotta, peraltro, non lo avevano mai visto. Ma lui è quello che ha «fatto male» a Sivori. Doveva scontarlo.
In questa eccitata atmosfera come si fa a pretendere che Sivori stia calmo? Quando il pallone di Altafini entra in rete, l’argentino sta ancora camminando con la scarpa in mano: e va ad allacciarsela proprio davanti alla panchina di Heriberto, proprio di faccia al suo «nemico», dopo di essersi piantato dinanzi a lui, senza guardarlo, rispondendo con le braccia alzate e i pugni chiusi all’ovazione della folla. Heriberto, seduto a testa china, sembra ai suoi piedi, come un toro trafitto da Manolete trionfante. Che importa se, frenato dall’inevitabile nervosismo, Sivori non sta giocando benissimo? L’importante è che vinca la sfida. E quando vi è da perde tempo, perché il Napoli è ridotto virtualmente in dice uomini dalla mezz’ora per un infortunio a Bean, e l’offensiva juventina – seppur sterile – si fa assillante, e la gente sulle tribune trattiene persino il respiro, Sivori se deve mandare il pallone in fallo laterale qualche pallone, lo lancia verso la panchina dove siede Heriberto.
Sono atteggiamenti smodati, anche di cattivo gusto, ma rientrano nella inevitabile scenografia di novanta minuti che, per Sivori, sono diversi da tutti quanti gli altri.
Solo a gioco ormai finito sarà possibile «incatenare» l’argentino. Lui vorrebbe incrociare Heriberto lungo il terreno del campo, ed Heriberto non si sottrae all’incontro: la distanza tra i due si raccorcia sempre più. Di chi è la felice idea di mandare tutti i compagni intorno a Sivori, affinché lo fermino per fargli festa e lo nascondano in un abbraccio collettivo?
Sfollando, qualcuno chiede dell’Inter, del Milan. Per 90’ i napoletani hanno dimenticato anche la classifica per schierarsi al fianco di Sivori. Ora è come se fosse finito un incubo. Si ricomincia a parlare del Napoli e delle sue speranze. La prima grande partita a Fuorigrotta è vinta. Nel primo tempi gli azzurri hanno giocato splendidamente. Nella ripresa – perduto un uomo – si sono difesi con ordine e vigore. La folla già imposta i programmi futuri. Domenica il Bologna, poi a Brescia, quindi viene il Milan…
Il gol di Altafini è stato fortuito, ma la vittoria del Napoli è legittima. La Juventus lamenta un atterramento di Leoncini, che certo Gonella avrebbe punito con un rigore: ma è troppo poco per ritenere ingiusta una sconfitta subita con una squadra che, per un’ora su 90’, ha giocato in dieci uomini, con Bean penosamente saltellante all’ala, come avesse le stampelle. La Juventus ha premuto quasi incessantemente nella ripresa, allorché il Napoli si è accartocciato: ma l’unica azione pericolosa – tiro di Menichelli su punizione di Del Sol – l’ha neutralizzata con uno splendido intervento l’eccellente Bandoni. E se sul piatto della bilancia si pone la superiorità netta che il Napoli manifestò fin quando non si avvertirono le conseguenze dell’infortunio a Bean, ci si accorge che la Juventus non può cercare attenuanti valide: non è colpa del Napoli se la squadra bianconera – afflitta dalla ormai cronaca sterilità della sua prima linea – non sia riuscita a sfruttare la favorevole situazione che la partita le ha offerto, e che almeno un pareggio avrebbe potuto consentirle. Non c’è mai, nelle azioni dell’attacco bianconero, un passaggio che smarchi un uomo, l’ultimo passaggio, quello che suggerisce o propizia il tiro o il gol.
Il suo diritto alla vittoria, il Napoli lo maturò nel primo tempo, che fu quello dell’entusiasmo. La ripresa fu fatta di sofferenze. Il finale ai napoletani parve interminabile: sembrò che le lancette degli orologi si fossero improvvisamente fermate. Uno spettatore osservò: «Son tutti cronometri juventini».
La prevalenza napoletana nel primo tempo si espresse attraverso il rendimento di due uomini fondamentali: Juliano ed Emoli, un ragazzo ed un veterano. Emoli offrì al centrocampo partenopeo il contributo di un gioco forte, ricco di grinta; Juliano lo dominò con classe genuina. Dal quadro della convulsa partita, prima ancora che compagni ed avversari più esperti si liberassero dal nervosismo, Juliano si stagliò presto con sbalorditiva nitidezza di contorni. Parve di vedere, per lunghi tratti, il miglior Bulgarelli. E neanche i suoi difetti più abituali si avvertirono: non trattenne troppo la palla, sbagliò raramente un passaggio.
La Juventus non contrastò il prevalere del Napoli a centro campo. Ritenne opportuno, per chissà qual misterioso disegno, aspettare l’offensiva partenopea quasi ai limiti dell’area di rigore arretrando Cinesinho addirittura sulla linea dei terzini. La conseguenza fu che Sivori – ben sorretto alle spalle da Juliano, da Emoli ed anche dagli arretramenti di Bean – anziché far l’uomo di regia a centro campo potè spingersi più avanti, ed affiancare più frequentemente del solito Altafini. Sicchè il brasiliano, che proprio di compagnia ha bisogno, e di compagnia di buona qualità – cioè di gente capace di passargli il pallone rapidamente, prima che gli avversari gli piombino addosso – si scatenò e orchestrò con Sivori scambi travolgenti e fantasiosi.
Anzolin ebbe lavoro: gliene procurò Sivori, un tiro lo effettuò Juliano, un’altra fu Sivori ad incunearsi pericolosamente. Il Napoli aggredì l’avversario, senza mai lasciar la presa. E lo superò implacabilmente nell’anticipo. Neanche dopo il gol, il Napoli desistette. Avrebbe potuto segnare ancora. Come qualità di gioco l’Avrebbe abbondantemente meritato. Il raddoppio venne impedito da una prodezza di Anzolin, che deviò un tiro violentissimo di Bean lanciato ancora da Sivori.
Il Napoli era scatenato all’attacco, e la Juventus appariva ormai frastornata, allorquando – per una «finta» di un avversario – Bean si girò male e piombò a terra, vittima di una distorsione. Lo portarono a braccia fuori del campo. Tentò di rientrare, dovette tornare fuori. Solo nella ripresa riapparve con il ginocchio stretto in una fasciatura, penosamente saltellante su ogni pallone che finiva nella sua zona. Neanche l’infortunio di Bean fu sufficiente, però, a frenare il Napoli, per un po’ di tempo. Juliano ed Emoli continuarono a rifornire, Altafini continuò a lottare, Canè (sul quale Heriberto, dopo l3incidente di Bean, spostò Salvadori per consentire a Gori qualche puntata offensiva) divenne man mano più insidioso. Sino alla fine del primo tempo, quasi mai la Juventus riuscì ad arrivare nell’area di Bandoni. Il portiere azzurro tornò negli spogliatoi, alla fine del primo tempo, dopo aver toccato un solo pallone, su tiro di Del Sol.
La condanna della Juventus sta nella trama del racconto della partita. Cambiano gli uomini, i ruoli, le caratteristiche degli attaccanti juventini, ma non cambia lo squallido risultato del loro gioco.
Nella ripresa il Napoli, poco a poco, si contrasse. Subentrò anche la sensazione che, chiudendosi, si potesse difendere meglio il vantaggio: si pagarono anche le conseguenze dell’assenza di Bean che assicura un oscuro ma prezioso apporto al lavoro di centrocampo. Sicchè si creò un vuoto tra i due soli uomini di punta – Altafini e Canè – e tutto il resto della squadra retrocesso a far la guardia alla vittoria. In quello spazio si inserì la Juventus e organizzò una lunga pressione raramente rotta da tentativi di contropiede del Napoli, impostati in genere con felici spunti da Juliano, ai quali Altafini – toccato anche duramente in uno scontro – offrì un contributo sempre più ridotto. La pressione juventina non sfociò in azioni pericolose. La resistenza partenopea fu rabbiosa. Ogni attaccante bianconero venne inesorabilmente controllato. Heriberto, dopo aver mandato avanti Leoncini, spinse all’assalto anche Bercellino per sfruttarne la mole sui palloni alti. Panzanato fece miracoli per contenderglieli. E Bandoni intervenne intelligentemente talvolta in presa, spesso con violente respinte di pugno allontanando ogni insidia. L’arbitro perdonò al Napoli – e se fu un errore, fu l’unico – un atterramento di Leoncini, ma fu Bandoni a salvare la vittoria a tre minuti dalla fine, uscendo tempestivamente sui piedi di Menichelli (due minuti prima Anzolin aveva impedito il raddoppio tuffandosi su uno splendido colpo di testa di Canè).
Pressato il Napoli non perse mai la testa, nonostante qualche incertezza di Ronzon e il rendimento non sempre disinvolto di Nardin. Quando il pallone veniva a trovarsi in area, se ne liberava fulmineamente; quando veniva a trovarsi a centrocampo, Sivori e altri suoi compagni se lo scambiavano, o lo trattenevano, per perdere tempo. Il convulso andamento della partita e l’infortunio a Bean non permisero al Napoli di conservare a lungo il bel gioco collettivo messo in mostra nel primo tempo, ma gli consentirono di dimostrare un costante intelligente adattamento alle circostanze della partita. È una virtù che scaturisce, in genere, dall’esperienza. E il Napoli è una squadra che l’anno scorso militava in serie B. È possibile che l’inserimento di due fuoriclasse, Sivori e Altafini, sia stao sufficiente a determinare un miracolo di così vaste dimensioni?
Domenica a Fuorigrotta va il Bologna, fra tre giornate il Milan: indipendentemente dalle ambizioni di scudetto – che sono collegate soprattutto al comportamento dell’Inter – a fine febbraio sapremo con esattezza quali prospettive la primavera riserva al Napoli. Per chiarire i limiti della Juventus è stato sufficiente l’inverno”.
Gino Palumbo
EPPURE C’E’ CHI ROSICA
A pochi giorni dalla notizia sulla radiazione definitiva, Luciano Moggi torna al centro dell’attenzione sui social. Il motivo? La sua presenza come invitato ad un workshop di formazione per procuratori sportivi a Pescara. Il manifesto dell’evento ha infatti scatenato le proteste e le ironie sui principali social media, con gli utenti increduli nel vedere il nome del protagonista dello scandalo Calciopoli tra i relatori del corso, al fianco di altri professionisti del settore.
Il blog è silente, fra i tifosi juventni aleggia la preoccupazione e lo sconforto per la sfortuna che perseguita la squadra nei momenti topici della stagione. Il gravissimo infortunio di Pjaca e le condizioni fisiche di Mandzukic e Dybala sono gli ultimi di una serie di colpi di sfortuna che perseguitano la Juventus. A questo va aggiunta la vergognosa campagna di certa informazione che mette sempre e solo FC Juventus nell’occhio del ciclone mediatico, alla quale si è aggiunta altra benzina sulla “pira” delle accuse ad A.Agnelli, quelle riguardanti gli abominevoli striscioni sui caduti di Superga lasciati passare all’interno dello JS (secondo la procura sportiva) dopo un presunto accordo fra la società e le frange estreme della tifoseria. Detto questo, credo che il clima di “terrore giustizialista” a senso unico instauratosi in queste ultime settimane non gioverà a nessuno, tanto meno ai milioni di appassionati di questo sport desiderosi solo di tornare a parlare di calcio giocato.
Gioele
c’è poco da dire. cioè nulla di nulla.
ma proprio niente.
È arrivato marzo, la squadra corricchia e le punte sono ai box. Pjaça a parte i muscoli che dovevano essere al top sono affaticati.
Giocheremo con i terzini a fare le ali.
Higuain unica punta.
L’11 aprile sarà Barça nella paftita più importante della stagione.
Ci sarà Supermario. Come sarà Dybala?
Ciao. Luca
Luca
Non so dirti in quali condizioni atletiche è al momento la squadra, un giudizio potremo darlo solo dopo le 2 impegnative trasferte di Napoli.
Qualche settimana fa ho parlato di un modulo, quello attuale,che non ha alternative in attacco, l’infortunio di Pjaca ha evidentemente aggravato questa lacuna, tanto più che con Mandzukic e Dybala non al meglio della condizione fisica, al momento l’unica cosa da augurarsi è il recupero dei 2 per la partita d’andata contro il Barcellona.
Quanto alla partita di domenica sera, credo che Cuadrado e Alex Sandro siano giocatori con caratteristiche adatte per mettere in difficoltà gli esterni del Napoli. Per il resto c’è poco da scegliere, conferma della linea difensiva a 4, ritorno di Marchisio davanti alla difesa, Khedira e Pjanic centrali più i 2 esterni a centrocampo, con Higuain unica punta, a formare un inedito 4-1-4-1.
Ciao.
Nel 2014 la Juventus fu multata per gli ignobili striscioni su Superga.
Nell’accusa attuale (l’ennesima non provata dai fatti) si lascia credere che A.Agnelli sapesse degli striscioni e li avesse fatti entrare allo stadio dopo un presunto accordo preventivo con la tifoseria ultras.
“Lo stesso A.Agnelli fece poi una dichiarazione spontanea in cui dichiarò che non conosceva i contenuti degli striscioni, contenuti dai quali si era subito dissociato, con un tweet “Le tragedie non si toccano”. La società ha “concretamente operato con le Forze dell’ordine a fini preventivi e di vigilanza”, così da ricevere una sanzione attenuata per i due striscioni che tiravano in ballo la tragedia di Superga: 25.000 euro.”
Da “La Gazzetta dello Sport” del 24 febbraio 2014.
Sull’intercettazione non agli atti, chi deve rispondere A.Agnelli o Pecoraro?
#DESECRETATEPECORARO