ricchiuti133

di Enzo Ricchiuti

Il mercato della juve fino ad ora.

Le partenze di Tevez e Pirlo sono state compensate. La cessione di Vidal no. Adesso si sta in confusione ed è una cosa che si poteva evitare. Va preso semplicemente un tappabuchi per Khedira e dare le redini dellatrequarti a Paul Pogba. Il resto è perdita di tempo e fatica inutile.

Il mercato delle altre.

Bisogna vedere le condizioni fisiche di Dzeko e Jovetic sul medio periodo. Non ho visto arrivare fenomeni in difesa e molte avevano bisogno di questo.

Ibrahimovic ?

Il numero uno in Italia se arriva. Sarà una sfida stimolante batterlo di nuovo come nel 2012.

Mazola

Cattura

 

Articolo di Silvio Mia

 

A Josè Altafini da Piracicaba ,detto Mazola dai sostenitori brasiliani quando apparve sui campi di calcio del football bailado . La sua somiglianza lo fece accostare a Valentino Mazzola capitano del Grande Torino perito insieme alla sua squadra nella tragedia di Superga il 4 maggio 1949 . Il Torino era di ritorno da Lisbona dove aveva giocato , perdendo 4 a 3 , un incontro amichevole il giorno precedente. Questo incontro era stato organizzato in onore del capitano del Benfica Francisco Ferreira , amico di Valentino , il quale versava in condizioni economiche difficili. Per questo motivo l’incasso della partita fu devoluto al giocatore, un incasso cospicuo che si era potuto realizzare poiché il 3 maggio in Portogallo si festeggiava la scoperta del Brasile , per cui la giornata festiva aveva permesso la presenza del grande pubblico. Nel viaggio di ritorno l’aereo su cui erano saliti giocatori, staff tecnico e medico e giornalisti al seguito, si schiantò contro la Basilica data la visibilità nulla e l’altimetro dell’aereo pilotato del capitano Meroni che era impazzito, motivo per cui segnalava un altezza che non era quella reale. Premessa doverosa anche in ricordo di una compagine che è rimasta nel mito, a prescindere dalla squadra per cui si possa fare il tifo. Una squadra che riuscì tra l’altro a rimanere imbattuta tra le mura di casa del campo Filadelfia dal 1943,fino alla tragedia che pose fine alla loro vita sportiva e terrena. Altafini giocò nel Milan dal quale fu ceduto al Napoli dopo alcune dichiarazioni di Gipo Viani , allenatore rossonero, il quale accusandolo di scarsa combattività in campo lo definì “coniglio” . A Napoli Altafini fece coppia con un altro grande sudamericano che aveva fatto le fortune della Juventus a cavallo degli anni cinquanta-sessanta a cui il sergente di ferro Heriberto Herrera ,in arte HH2 per distinguerlo dall’Herrera interista, precursore del calcio totale fatto di tanto lavoro e di tanta corsa, volle rinunciare per la scarsa attitudine ad allenarsi dell’atleta .

Il giocatore di cui sto parlando è l’argentino Enrique Omar Sivori di cui posso sicuramente affermare, senza paura di essere smentito, che Maradona ne ricalcò le gesta tecniche circa vent’anni dopo nella stessa squadra. Con Altafini formò una coppia che mandò in delirio i tifosi partenopei portando il Napoli ad un passo dallo scudetto. In merito al trasferimento dal Milan al Napoli ,correva voce che nel contratto di cessione agli azzurri , ci fosse una clausola imposta dal Milan nella quale si diceva che il giocatore non avrebbe potuto essere ceduto alla Juventus prima che fossero passati sette anni . A testimonianza di ciò che scrivo , sette sono gli anni che passarono dalla cessione al Napoli ed al conseguente arrivo a Torino , dove con Dino Zoff approdò per giocare il campionato 1972-1973. Se facciamo due conti tutto torna . Altafini raggiunse Napoli nella stagione 1965-1966. Se la matematica non è un’opinione ed avete voglia di contare ecco la conferma. Boniperti acquista Josè detto poi Giuseppe , quando il giocatore ha già la carta d’identità fortemente ingiallita e la sua età segna 34 anni. L’acquisto è motivato dal fatto che l’esperienza e la classe del brasiliano dovranno servire per far rifiatare i titolari Bettega e Anastasi , ma in realtà alla fine i tre si spartiranno quasi equamente le partite, perché Altafini si dimostrerà ancora talmente valido da risultare a fine campionato con 23 partite giocate il capocannoniere della Juventus con 9 reti. Di quell’anno voglio ricordare il suo esordio alla quarta giornata , si giocava Juventus-Milan. L’esordio fu dettato da un inizio molto deludente di Causio che probabilmente dopo l’annata precedente in cui aveva contribuito con efficacia alla vittoria dello scudetto , si era , come si è soliti dire in questi casi, un po’ montato la testa. Vycpalek , da buon padre, per fargli capire che per riuscire ad emergere non bisogna mai perdere l’umiltà , lo relegò in panchina in un incontro la cui importanza era chiara dal blasone delle due società, lanciando nella mischia Altafini. La prima partita del vecchio Josè durò un tempo, prestazione molto deludente, con i tifosi che cominciavano a chiedersi l’utilità dell’acquisto di un giocatore avviato verso il viale del tramonto. Quell’incontro invece servì al Barone Franco Causio a capire che l’atteggiamento vincente non è fatto di spocchia e di presunzione . Il giocatore sfoderando una prestazione maiuscola contribuì prima a far pareggiare le sorti dell’incontro, che il Milan aveva sbloccato nel primo tempo con una rete di Bigon ,con un cross che Billy Salvadore , capitano indomito , finalizzò in rete e poi segnando lui stesso la rete del vantaggio juventino. Per dovere di cronaca il Milan pareggiò un minuto dopo con un colpo di testa di Rivera, che trasformò in rete un cross di Golin fissando sul 2 a 2 il risultato finale della partita.

Il suo primo goal in maglia bianconera , ho avuto l’onore di vederlo dal vivo allo Stadio Comunale. Si giocava Juventus-Fiorentina, io ero in Curva Filadelfia e la Juventus aveva chiuso il primo tempo in svantaggio 0 a 1 per una rete segnata da Saltutti quando l’orologio stava compiendo il suo ultimo giro. Nel secondo tempo ,dopo il pareggio di Haller che aveva battuto il portiere viola con un tiro sotto l’incrocio dei pali, Altafini , che era subentrato a Cuccureddu da cinque minuti , girando di testa un cross proveniente dalla fascia destra diede la vittoria alla Juventus in un pomeriggio dal cielo grigio e piovigginoso , classico del mese di dicembre in quel di Torino . Un altro episodio che ricordo di quell’anno fu la semifinale di Coppa Campioni in cui la Juventus era chiamata ad affrontare a Torino nell’incontro di andata gli inglesi del Derby Country. Partita che si preannunciava difficile , anche se in trasferta le squadre inglesi perdevano molto in fatto di aggressività , cosa che invece in casa era la loro prerogativa. A quei tempi non essendoci tutta la mescolanza di giocatori che vediamo oggi sui campi di calcio ,che ha portato a cancellare le caratteristiche di gioco che ogni nazione aveva sviluppato , andando a giocare le Coppe Europee e le competizioni oltre Oceano ,si potevano ammirare le diverse scuole di gioco . Per esempio andando in Inghilterra si sapeva che si veniva aggrediti con un gioco maschio , molto muscolare che si sviluppava prevalentemente sulle fasce. Nei paesi sudamericani c’era un gioco più compassato dovuto alla tecnica dei giocatori , nei paesi dell’est le squadre si esprimevano con un gioco a ragnatela , molto lento , ma molto efficace e la scuola italiana era famosa per il suo gioco di rimessa fatto di ripartenze , allora si chiamava contropiede, che l’Inter di Helenio Herrera aveva così ben interpretato vincendo tutto in campo Nazionale e Internazionale. Torniamo alla partita contro il Derby Country, perché nei giorni che la precedettero lo stopper inglese , Mc Farland dichiarò che avrebbe marcato il vecchietto Altafini senza problemi . Alla fine invece di problemi Altafini ne creò molti al giovane presuntuoso stopper d’oltremanica , segnò due reti e il giovane uscì dal campo fra le lacrime. La partita finì 3 a 1 per la Juventus con la terza rete, seconda per ordine di marcatura, di Causio , che riportò la Juventus in vantaggio dopo il pareggio degli inglesi realizzato dal giocatore più dotato tecnicamente , il trequartista Hector. Una curiosità di questa partita , che essendo un incontro di Coppa avrebbe dovuto giocarsi la sera e invece si giocò di pomeriggio perché il nuovo impianto di illuminazione dello Stadio Comunale non era ancora pronto.

La Juventus pareggiando in Inghilterra dove tal Hector sbagliò un rigore e si fece notare più per le inusuali per l’epoca, scarpette bianche che per la sua efficacia in campo, si qualificò per la finale di Belgrado dove venne sconfitta dal Grande Ajax degli anni settanta per una rete realizzata dopo tre minuti di gioco da Johnny Rep . L’ultimo episodio che voglio citare , di questo straordinario fuoriclasse, riguarda una questione di cuore . Si giocava Juventus – Napoli venticinquesima giornata del campionato 1974-1975. In quella stagione i partenopei erano in corsa per la conquista dello scudetto e si presentarono a Torino con due punti di svantaggio dalla Juventus. Al vantaggio bianconero siglato da Causio , aveva risposto il capitano degli azzurri , il mitico Antonio Juliano, Totonno per tutti ,centrocampista , napoletano verace e capitano di lungo corso. Quando ormai sembrava che i giochi per la conquista dello scudetto dovessero prolungarsi per le successive quattro giornate ancora da disputare , a due minuti dal termine della partita, da un’azione di calcio d’angolo di Causio e sull’uscita a vuoto di Carmignani , la palla arrivava a Cuccureddu il quale sferrava un tiro che colpiva il palo alla destra del portiere del Napoli , Altafini con l’istinto ed il fiuto del goal che lo contraddistingueva da sempre , con un tocco di punta ribadì in rete e quella risultò essere la segnatura decisiva per la vittoria di quel campionato.

Da questo momento il vecchio Josè per i tifosi napoletani divenne “core ‘ngrato”. Alla fine nonostante due sconfitte, la prima a Napoli 2 a 6 e la seconda quella succitata di Torino, il Napoli arriverà secondo a due punti dalla Juventus. Voglio ancora fare una postilla sulla partita di andata che il Napoli perse largamente davanti al pubblico di casa. Il Napoli dell’allenatore brasiliano Luis Vinicio quell’anno era disposto a zona , una tattica che prevedeva il sistema del fuorigioco sistematico sugli attacchi avversari. La Juventus aveva fatto le prove di tale disposizione in campo avversario il mercoledì precedente in Coppa UEFA , giocando contro gli inventori di tale tattica di gioco , ad Amsterdam con i lancieri dell’ Ajax. La Juventus aveva perso 2 a 1 , ma in virtù della vittoria della partita di andata a Torino per 1 a 0 aveva passato il turno. Trovandosi davanti ad una squadra che era agli inizi della pratica di questa tattica di gioco , i giocatori della Juventus andarono a nozze travolgendo i partenopei che da quel momento attuarono un sistema difensivo meno spregiudicato. Altafini alla fine della carriera totalizzò 216 reti in serie A , dietro all’irraggiungibile Silvio Piola che con 290 reti comanda la classifica , a Francesco Totti che essendo ancora in attività potrà ancora incrementare il suo score che è di 243 reti , a Nordahl con 225 ed a pari merito con Peppino Meazza .

Emergenzaaaa!

Allegri marsigliascritto da Cinzia Fresia

 

Alcuni giorni fa, effettuavo una piccola analisi della Juventus Decontizzata con  qualcuno che si proponeva quale “grande”  esperto asserendo   che quest’anno con la squadra che abbiamo messo su,  finalmente vinceremo qualcosa, riferendosi alla Champions.

Consideriamo che  l’ottimismo è doveroso, anzi è il presupposto  che ci fa andare avanti,  ma lo  è altrettanto il realismo, ed io penso che l’anno scorso si sia vinto ed arrivati in finale non per un merito immenso di Allegri ma per alcuni talenti che hanno fatto la differenza insieme ad  una buona dose di fortuna che non guasta mai.

Se dovessi attenermi a cosa ho visto stasera, consiglierei il sig. Marotta di rimettersi a capofitto sul mercato perchè la Juventus di stasera che giocava contro  una squadra,  si  già preparata al campionato, ma senza particolari pregi, ha non solo giocato male,  ha pure perso, sbagliando 2-3 occasioni quasi a porta vuota.

Si possono trovare tutte le giustificazioni di questo mondo, ma  la Juventus di Allegri ha diverse mancanze. Intanto ha perso Khedira, non si sa ancora per quanto ma si è visto  che  potrebbe trattarsi di un infortunio serio. Comprendo che, Allegri e la dirigenza abbiano  un piano, un’idea di squadra che escluda ruoli alla Pirlo e Tevez, ma se il risultato è quello che si è visto stasera, non funziona.

E mi dispiace perchè, Buffon è abbastanza in “palla”, ma con una  difesa  che pensa a chissà che cosa anche il più preciso dei portieri più di tanto non può fare.

Il  centro campo più forte d’Europa ce lo troviamo molto impoverito dove i ruoli sono tutti da stabilire e da capire, perchè ho visto giocatori che non sanno ancora che cosa fare, stasera salverei Pogba più dinamico e brillante del solito, ma purtroppo la mancanza di Pirlo anche fuori forma si sente perchè mancano  idee, la Juventus a parte una ventina di minuti, ha subito il pressing dell’avversario in entrambi i tempi finendo con una sconfitta,  in ultimo bisognerebbe consigliare a Lichtsteiner un percorso analitico, perchè non può farsi espellere durante un amichevole, e alla prima di campionato cosa farà? Anche l’attacco non ha fatto vedere niente di che.

Ci aspettiamo una bella reazione, soprattutto da Marchisio che si deve dare una bella mossa e cercare di essere più determinante, idem Sturaro, nella speranza che Khedira rientri e si ambienti al più presto.

Ragazzi .. incrociamo le dita!

 

 

 

Quattro dicembre 1994…nasce una stella

Cattura

 

Articolo di Silvio Mia

 

Stadio Delle Alpi di Torino. E’ in programma la dodicesima giornata del girone di andata e si gioca Juventus-Fiorentina. La Juventus è all’anno zero. Dopo nove anni all’asciutto di vittorie in campionato , vuole riprendersi la vetta della classifica ed il tricolore , per ricominciare un ciclo di trionfi come quello che ha contrassegnato l’epoca del Presidente Giampiero Boniperti , passata attraverso gli allenatori Armando Picchi/Cestmir Vickpalek , Carletto Parola e Giovanni Trapattoni , quest’ultimo protagonista di un decennio in cui arriva sul tetto del mondo vincendo la Coppa Intercontinentale a Tokio contro gli argentini dell’ Argentinos Junior , battuti ai calci di rigore dopo che nei 120’ di gioco il risultato è stato 2 a 2. Gran protagonista di quella sequenza di calci di rigore il nostro portiere Stefano Tacconi ,che neutralizzandone due permette a Le Roi Michel Platini di realizzare il tiro decisivo dal dischetto . La Juventus nel 1994 è passata in mano a Umberto Agnelli . Il ritorno del Dottore al comando della Società , porta a un cambio della sua struttura tecnica ed amministrativa. Nei ruoli dirigenziali tre persone che faranno epoca e che voglio ricordare per i loro meriti sportivi, visto che altre situazioni risultano controverse ed ancora in via di definizione sull’effettivo grado di colpevolezza ancora tutto da dimostrare.

Sto parlando di Antonio Giraudo Amministratore Delegato, Luciano Moggi Direttore Generale , che sono stati coinvolti in quello che si è definito lo scandalo di calciopoli e Roberto Bettega preposto a curare i compiti di rappresentanza e di immagine nelle riunioni con le Società più rappresentative in seno a UEFA e FIFA . Formeranno la cosiddetta Triade che verrà smembrata nell’estate 2006 prima dalla nostra nuova dirigenza con a capo John Elkann, che ne prende le distanze ancor prima che cominci il processo , poi dai fatti in un’estate da incubo per la Juventus. In panchina arriva dal Napoli Marcello Lippi, un allenatore reduce da un’ottima stagione ,che seppur travagliata per i problemi societari dei partenopei, saprà condurre in porto con fermezza e capacità. La stagione della Juventus comincia in maniera contradditoria , con risultati altalenanti. Lippi sta cercando di dare una mentalità vincente e quella determinazione che in campo serve a non mollare mai per raggiungere l’obiettivo prefissato , ma non è facile riuscire nell’ intento , nonostante le capacità di strizzacervelli che dimostrerà negli anni a seguire nella Juventus ed in Nazionale questo allenatore . Il punto più basso di questo inizio di stagione si registra a Foggia dove i bianconeri vengono sconfitti 2 a 0. Dopo aver perso il derby alla nona giornata , attenzione perché è l’ultimo derby perso prima di quello di quest’anno quando ricorreva il ventennio senza vittorie granata , la Juventus vince in casa contro la Reggiana ed in trasferta a Padova. Alla dodicesima arriva la Fiorentina , acerrima nemica , divisa da una rivalità storica che spesso trapassa il buon senso portando gli accadimenti molto oltre la decenza del tifo ; questo vale per entrambe le tifoserie. La Juventus è priva del suo capitano , Roberto Baggio, uno degli elementi della discordia che corre sull’asse Torino-Firenze. Al suo posto gioca Alessandro Del Piero, un giovane acquistato da un paio d’anni dal Padova che fa le sue prime apparizioni in prima squadra dopo aver primeggiato con la squadra Primavera.

Quando ho visto per la prima volta Alex , sono rimasto un po’ basito , perché avevo letto che la Juventus aveva acquistato un giocatore simile a Van Basten , centroavanti olandese del Milan , quindi pensavo di vedere un marcantonio tipo l’olandese e vedendo , al confronto, una sua miniatura la cosa mi lascia perplesso. Perplessità che ben presto Alex ha fatto sparire dai miei pensieri , con le sue giocate da Campione . Arrivati io e il mio amico in ritardo allo Stadio, quando le squadre stavano già facendo il loro ingresso in campo, mi ricordo che a fatica siamo riusciti a trovare posto nelle gradinate , perché la Curva era piena al limite della capienza. La partita si dimostra difficile e combattuta fin dall’inizio e nonostante la Juventus giochi bene , la Fiorentina , sfruttando due micidiali ripartenze riesce a segnare due goal con Baiano e Carbone . Ricordo anche un episodio controverso in area viola , in quanto il portiere Toldo andando in presa alta su un cross proveniente dalla fascia destra dell’attacco bianconero, probabilmente si porta il pallone oltre la linea bianca , che però né l’arbitro, né l’assistente riescono a valutare . Alla fine del primo tempo si va negli spogliatoi con il risultato di Juventus-Fiorentina 0 a 2 , che per quanto visto in campo non rispecchia la realtà , poiché la Fiorentina è stata brava a sfruttare le uniche occasioni avute , a fronte di una bella Juventus che è però risultata molto imprecisa sebbene abbia , come si suol dire, fatto la partita .Get New Authentic cheap wholesale jerseys Online. Quando le squadre iniziano il secondo tempo, la Juventus man mano che i minuti passano aumenta la sua pressione , costringendo i viola a rimanere rintanati nella propria metà campo o peggio ancora in area di rigore. A cavallo della mezz’ora uno scatenato Capitan Vialli segna le due reti che riportano il risultato in parità e proprio per evidenziare la capacità e la forza di questo giocatore di trascinare e prendere, come suol dirsi, la squadra sulle spalle, dopo aver segnato il goal del pareggio , prende il pallone dalla porta e incitando i suoi compagni a rientrare nella metà campo juventina per permettere la ripresa del gioco, mette il pallone sul dischetto di centrocampo, facendo capire ai viola che il peggio doveva ancora concretizzarsi. Il peggio per la Fiorentina, si concretizza a tre minuti dal termine , quando il terzino sinistro Orlando , che è ricordato in bianconero per quest’unica azione, vedendo Del Piero scattare in avanti a dettare il passaggio, effettua un lancio.

Il lancio non è di per se un granchè , in quanto un giocatore normale avrebbe cercato di stopparlo, magari senza riuscirci , e sicuramente non avrebbe creato pericolo. Il fuoriclasse, il genio , si vede nei momenti in cui la giocata pare impossibile , Alex con una torsione del busto , colpendo la palla con un mezzo esterno destro , dà alla stessa una parabola che supera Toldo e si infila imparabilmente sotto la traversa dando alla Juventus il terzo goal , quello della vittoria e a tutti la sensazione di aver visto ,oltre a un goal spettacolare , la nascita di un campione che della Juventus fa la Storia appropriandosi di tutti i record personali e vincendo tutto quello che c’è da vincere , compreso purtroppo un campionato di serie B. Lo Stadio esplode , io mi ritrovo ebbro di gioia in un posto totalmente diverso da quello che avevo occupato , abbracciato a persone che non conosco , ma con le quali condivido la gioia di ciò che i nostri occhi hanno visto. La Juventus finalmente è tornata a comandare e quell’anno , oltre che al campionato , vince anche la Coppa Italia e apre un ciclo dove , come già con Trapattoni, sa arrivare ancora a Tokio sul tetto del Mondo , battendo ancora degli argentini , il River Plate , con un goal di…..ALESSANDRO DEL PIERO.

 

ricchiuti132 Speciale Ciclismo.

Di Enzo Ricchiuti

So che sei un appassionato di ciclismo quindi dato che parlare di amichevoli estive non mi entusiasma e che si è appena concluso il Tour de France facciamo un ricchiuti SPECIALE CICLISMO.

Negli ultimi anni credo si siano distinti particolarmente 4 corridori (correggimi se mi sbaglio), i primi due sono Wiggins e Froome. Parlami di questi due pregi e difetti.

Wiggins è perfetto. Stile, postura, pedalata: non si potrebbe desiderare di meglio. In più ha anche gran capacità di leadership. Ci sono capitani che riescono a non farsi tradire mai, neanche nei casi estremi: alla Vuelta del 2011, Froome avrebbe potuto mollarlo e vincere e invece no. Il difetto di Wiggins ? Come tutte le regine ha bisogno di una corte intera. Comunque è fuori dai giochi, non sciupasse il vestitino. Froome era chiaramente un fenomeno da gregario e s’è confermato tale da protagonista. Ha il mulinello, cioè quella pedalata un po’ da cartone animato che somiglia al lavoro dei mulini. Quando l’aziona è finita per chiunque. Pure perché lo usa quando fisiologicamente subentra la stanchezza, al termine di salite lunghe, col sole a picco e la gente che ti alita in faccia. Per chi come me lo ha scoperto prima della massa non ha solo quello, anzi prima non lo usava. Ha un gran fisico sgraziato e una generosità non di quelle patetiche da “passami la borraccia”. Di quelle non disgiunte alla forza vera. Difetti, se qualcuno lo affrontasse con la tattica forse lo batterebbe. Ci sono solo due che possono: uno è radiato, Armstrong, l’altro è vecchio, Contador.

Gli altri due sono a mio parere Contador e Nibali li ho messi divisi perchè so che del primo sei tifosissimo mentre il secondo non lo apprezzi particolarmente eppure ha vinto una vuelta un Tour e un Giro d’Italia insomma roba che è riuscita a pochi ed ha collezzionato moltissimi piazzamenti e vittorie di tappe. Mi parli di entrambi del tuo tifare per Contador e del tuo poco apprezzamento per Nibali?

Contador resterà per sempre nella memoria storica del ciclismo perché ha talento, unicità e una gran testa. Chiunque vorrebbe rivederlo su Youtube mentre danza. La sua bellezza è diversa dalla perfezione formale di Wiggins. Contador non è il ciclista perfetto, è arte pura. Si potrebbe citare per lui Melanie Griffith di “Una donna in carriera”: un corpo per il peccato. Ed ha una mente per gli affari su due ruote. Trovatemi un altro che sia così razionale e al contempo coraggioso. Prendete Fuente De, Vuelta 2012. Contador al rientro dopo la squalifica ormai ha perso il Giro. Sta vincendo il suo connazionale Rodriguez, altro cocchetto di mamma come Nibali, una specie di tengo famiglias bravo a scalare i murini come le formiche. Non c’è più molto da fare. Accendo la tv, stiamo dormendo tutti. Ci fosse Nibali si piangerebbe al destino infame tra squilli di tromba, frittate di maccheroni e giustificazioni. Ma c’è Contador, non l’uomo qualunque. Scatta a km e km di distanza. All’improvviso. Sembra una follia. Invece vince tutto. I cronisti a fare ooh. Trovatemi un altro che a 33 anni decide di voler provare a fare doppietta Giro d’Italia-Tour de France. Vince il primo, praticamente senza squadra e in una occasione andando a riprendere da solo l’Astana che ha ben due leader. Per Nibali avrebbero portato in processione Santa Rosalia e messo su i dischi di Villa, Claudio e Pancho. Invece per Contador niente, è tutto normale. Ed è giusto così. Perché Contador è un campione. Nibali, no. Hanno provato a stroncargli vita e carriera ad Alberto Contador. Gli han tolto a tavolino un Giro d’Italia 2011 che l’Etna lo saluta ancora, Alberto. Eppure non ce l’hanno fatta. Contador che oramai è vecchio invecchia vincendo insieme a noi. Nibali è un mediomen senza grandezze. Per anni s’è piazzato solo, poi ha vinto qualcosa ma non lascerà tracce se non una rassegna stampa cospicua e le lacrime degli italiani all’estero. Ho visto di meglio, c’è stato di meglio ma c’è molta gente che non vuole aspettare e grida al campione per la qualunque. Ha preparato benché sia più giovane di Contador solo una corsa, il Tour. Ed ha fallito. E’ arrivato quarto recuperando l’ultima settimana quando distaccato quasi a doppia cifra in parte non se lo cagava più nessuno. Ma a leggere i giornali pare abbia vinto lui. Perciò non cresce, come tutti i cocchi belli. Ora ha l’occasione di riscattarsi al Giro di Spagna: lì avrà la concorrenza interna di un altro italiano, Aru. Nibali è il favorito, è più esperto, l’ha vinta già la Vuelta: ha tutto da perdere e questo non essendo lui un gran tattico potrebbe costargli la solita umiliazione del “vincitore morale”.

I tre ciclisti migliori di tutti i tempi e perchè.

Dovessi fare la classifica in assoluto, Coppi, Merckx, probabilmente Anquetil. Gente completa, in grado di fare tutto e farlo bene. O almeno di farlo tutto suo. Meglio la classifica sulla scorta di quelli che ho visto io: Armstrong, Pantani, Contador. Armstrong è tuttora imbattibile, non era un ciclista, era il padrone della corsa. Pantani, inutile commentare. Contador è stato l’unico a mettere in difficoltà Armstrong. Del doping si occupano film, libri e giudici istruttori. Sul doping la penso come Michele Ferrari, il medico di Moser e Armstrong: è solo una convenzione. Il corpo umano è più complicato di così.

I tre ciclisti Italiani migliori di tutti i tempi e perchè.

Di tutti i tempi, Coppi e Bartali e i soliti nomi. Dei miei, quelli dalla metà dei ’70, Moser. Veloce, cattivo. La crono di Verona dell’84 è uno dei momenti più alti del ciclismo ai limiti che piace a me. Savoldelli, oggi lo ricordano pochi ma discese così ai limiti del codice penale se ne vedono raramente. Nibali che in discesa è bravo per farne una alla Savoldelli, senza frenare e basandosi solo sulla capacità di tagliare al punto giusto, stava deragliando ultimamente portandosi dietro pure quello che lo seguiva. Pantani, chiaramente. Altri, di ciclisti italiani me ne sono piaciuti tanti.

Pantani dove si colloca.

Dicevano dei Rolling Stones, non è un gruppo, è un modo di vivere. Penso che di Pantani si possa dire altrettanto. Un modo strano di soffrire, la sofferenza non come limite ma come turbo, la capacità di essere talento purissimo e al contempo amatissimo e tutto questo talento e amore vissuto non come fine ma come contorno. Come insalata ininfluente al ristorante dove si sedevano lui, la montagna, la gara. Pantani entrava nel cuore, era lui a trainare noi stampa compresa e avendo dimestichezza col cuore ha smesso di voler bene. Ha smesso, basta. Non c’è consolazione nell’arrivare secondi, non c’è fanfara che compensi non aver vinto, non c’è spazio per le coccole e i pat pat perché non si corre per essere apprezzati comunque: questa la grande lezione di Marco Pantani. Dopo il Tour del 2000 con un paio di mezze imprese, un altro si sarebbe ricaricato, ci avrebbe campato alla grande. Lui no, pensava solo a quello che non aveva avuto. Non aveva il cinismo di ripartire e adeguarsi, lui voleva le sue corse indietro e gli avanzi no. Voleva quando cercò in quel 2000 francese di far saltare tutto, “e invece sono saltato io”, terremotare il sistema. King Kong che si prende la fanciulla corsa e se la porta. Non ci riuscì, la dissenteria lo fermò. Dissero che era merda, invece gli si era sciolto il cuore. Cagò la sua vita e quel che ne era rimasto, Marco Pantani Tour del 2000. Pronunciò il suo guai ai vinti, se lo pronunciò addosso. Io ero in vacanza, guardavo tutto da una di quelle tv da campeggio, piccole. Troppo piccola per un dramma così grande. Oggi coi quarti posti tagliano nastri, rimorchiano briciole, prenotano fuffe. Pantani non è una bella storia, è una vita fallita in diretta. Non faremo più i guardoni tanto facilmente, oggi sono solo impiegati del catasto.

Tre nomi di ciclisti di cui sentiremo sicuramente parlare e di cui almeno uno diverrà un grandissimo.

Anni fa dissi Sagan e Froome. Ci ho preso. Oggi dico Bardet. E Aru. Mi piacciono entrambi. Non credo siano completi come Contador, non sembrano dei geni. Almeno andassero a schiantarsi anziché spegnersi tra facce e medaglie di bronzo.

 

Una Juve rasa al suolo

bomba atomicascritto da Cinzia Fresia

Attendevamo con ansia il calcio mercato della Juventus, da poco in ritiro a Vinovo, della Juventus di Antonio Conte c’e’ ormai piu’ poco, la difesa e qualche rimasuglio, per il resto, e’ stata  rasa al suolo. Come fosse caduta una bomba atomica lasciando il niente totale. L’ultimo fino adesso a lasciare la Juventus  e’ stato Arturo Vidal, ceduto al Bayern. Resterebbe Pogba, ma potrebbe andarsene anche lui visto l’andazzo.

Le scelte della societa’ e del tecnico sono state chiarissime, “decontizzare la Juve”, e ammettiamo che ci stiano riuscendo.  E’ indubbiamente un rischio quello che stanno correndo, e mi chiedo se tutta questa spavalderia alla fine paghi, perche  non e’ matematico che i nuovi arrivi si ambientino e funzionino come da aspettative, e chi ha buona memoria si ricorda di quante star destinate ad emergere, siano tornate a casa.

Tuttavia e’ cosi, bisogna essere pragmatici  se ieri era una Juventus costruita intorno a Pirlo, oggi non lo e’ piu’, L’uscita di scena di Pirlo e Tevez, ha dato l’occasione per effettuare scelte drastiche, cambiare centro campo ed attacco.  Per la difesa meglio conservare quella Contiana, ancora “buona” e super collaudata, anche se pare  Barzagli non sia contentissimo del tecnico livornese,

Comunque, vedremo come andra’ a finire con Khedira and company, se saranno in grado di tener testa alla Champions, e magari rivincere un altro scudetto. La cosa certa e’ che la Juventus ha acquistato di tutto un po’ e non abbia fatto la scelta del fuoriclasse, quello vero che avrebbe potuto fare la differenza nelle finali. Continua la tradizione in attesa della cessione eccellente, quella di Paul Pogba, nel frattempo sogniamo Mario Gotze.

Pero’ la Juventus del futuro incuriosisce, e si sta aspettando con ansia di assistere ai primi esperimenti ufficiali, attraverso le amichevoli di agosto che ci faranno compagnia in questa lunga esate caldissima. Domani il centro campo sara’ posizionato intorno a Marchisio, erede di Pirlo piu’ morale che di ruolo,  a domare i tanti “galletti” nel pollaio sara’ il solito Buffon, uomo squadra, collante tra la suqadra e mediatore tra con  tifosi.

Niente e’ lasciato al caso, come sempre la macchina “juventus” funzionera’ alla perfezione, un po’ meno perfetta quest’anno sara’ la fruizione di Campionato e Champions, per noi poveri tifosi, in bilico tra Sky e Premium di Silvio Berlusconi, acquirente della champions,

 

 

Divin Codino.

Cat

 

Articolo di Silvio Mia.

 

 

Diciotto maggio 1990. La Fiorentina annuncia il trasferimento di Roberto Baggio alla Juventus. A Firenze scoppia il finimondo, con i tifosi gigliati che contestano la Società nella persona del Conte Flavio Pontello azionista di maggioranza e Presidente della Viola, reo di aver ceduto il loro Campione e per giunta all’ odiata Juventus. Era un accordo siglato da tempo , di cui si diceva , si sapeva, ma nessuno voleva confermare. A tal proposito ricordo un’intervista del Natale 1989, in cui Silvio Berlusconi Presidente spendaccione del Milan , che avrebbe fatto carte false per avere Baggio nelle fila della sua squadra, dire che lui su quell’affare non avrebbe potuto , anche volendo, fare nulla perché era già stato definito. Per quanto ne so , tale affermazione scaturiva dal fatto che l’accordo Agnelli-Pontello era di natura commerciale, che esulava dai soliti accordi con pagamenti in contanti o a parziale contropartita con scambi di giocatori. I Pontello erano dei costruttori realizzatori di opere pubbliche, di autostrade e pare che il prezzo del giocatore sia stato pagato con delle forniture di macchinari e attrezzi per le attività che venivano svolte dai proprietari della Fiorentina e che quindi non ci potevano essere ripensamenti , né da parte dei dirigenti, né tantomeno rifiuti del giocatore , che probabilmente pur sapendo dello stato delle cose , continuò a dire che non avrebbe abbandonato la maglia viola , quando sapeva benissimo dell’impossibilità che la cosa potesse concretizzarsi. Il giocatore voleva con questo continuo rifiuto far capire ai tifosi che la scelta della sua cessione non era dettata dalla sua volontà. Visto che si temeva che i tifosi reagissero , come poi in effetti è stato, in maniera violenta , si tardò l’annuncio fino all’ultimo giorno utile di mercato riservato ai giocatori della Nazionale che da li a poco sarebbero stati protagonisti nel Campionato Mondiale del 1990 che si disputava in Italia.

Il resto si sa , Baggio arrivò alla Juventus in un anno in cui le prospettive erano ottime , anche in virtù degli acquisti fatti e dei molti soldi spesi, ma la guida tecnica individuata in un altro santone della zona che era riuscito a portare il Bologna in serie A con un gioco spettacolare, Maifredi ,fallì miseramente e con lui il progetto societario che aveva portato alla sostituzione di Zoff , vincitore della Coppa Italia e della Coppa UEFA nella stagione precedente , con l’allenatore bresciano e di Boniperti che era al comando della Juventus dal luglio 1971, con Montezemolo. Alla fine di quella stagione con la Juventus settima in campionato e fuori dalle Coppe Europee dopo 27 anni di partecipazione consecutiva , per rimettere in sesto una nave che, nonostante fosse composta da giocatori di ottima qualità, era affondata , vennero richiamati dalla lungimiranza dell’Avvocato che seppe ammettere i propri errori, Boniperti e Trapattoni. Non voglio ricordare avvenimenti che hanno caratterizzato l’esperienza del giocatore in maglia bianconera, tipo il rifiuto di calciare il rigore a Firenze, la sciarpa viola raccolta ecc. perché fanno parte di atteggiamenti su cui tutti noi abbiamo un nostro parere che non cambiano e non spostano una virgola della grandezza di questo Campione. Voglio dire che , secondo il mio parere, Baggio è stato per me un giocatore unico , il miglior numero 10 che i miei occhi abbiano visto con la maglia della Juventus, tanto che nella classifica per ruoli che ho inserito nel libro da me scritto “La mia Juve….” dove racconto circa 50 anni di ricordi legati alla mia squadra del cuore, Baggio e Sivori dividono la prima posizione ,davanti a Del Piero , Boniperti e Platini. Divin Codino era in possesso di una tecnica e di giocate da vero funambolo a cui solo il Grande Omar Sivori può essere avvicinato.

Il mio è un giudizio prettamente tecnico , di quello che ho visto sul campo, perché Del Piero e Boniperti oltre ad essere anche loro due fuoriclasse hanno segnato la loro vita con una juventinità che non è pari a nessuno , due miti che rimarranno per sempre nei nostri cuori. Baggio aveva delle giocate in cui sembrava imprendibile, ha realizzato reti superando difese intere ed è riuscito ad incantare i tifosi di ogni squadra in cui ha militato. Da solo ha portato in finale la Nazionale Italiana, nei mondiali disputati in USA nel 1994 , realizzando reti con giocate da fuoriclasse e per un soffio , nei mondiali francesi del 1998, un suo tiro nella parte finale dell’incontro , non elimina la Francia dalla competizione che i transalpini vinceranno poi battendo il Brasile 3 a 0 a Parigi. Nei Campionati Mondiali del 1990 il dualismo con Vialli lo fece giocare titolare poche partite , ma segnò una rete strepitosa contro la Cecoslovacchia partendo da metà campo e dribblando gli avversari come fossero birilli . Nell’incontro di semifinale contro l’Argentina entrando a pochi minuti dalla fine non riuscì a dare la vittoria all’Italia , nella partita in cui Vicini C.T. azzurro sbagliò tutte le scelte. Ricordo di lui le due partite contro il PSG di George Weah nel 1993 ,che segnò il vantaggio dei parigini a Torino, dove realizzò due reti nell’incontro di andata che permisero alla Juventus di rimontare il goal dei francesi . Dopo aver pareggiato le sorti dell’incontro diede la vittoria ai bianconeri realizzando la sua seconda rete in una sua specialità , il calcio di punizione, con un tiro perfetto nel sette della porta dei francesi allo scadere dell’ incontro . Con la sua rete a Parigi qualificò la Juventus alla finale della Coppa UEFA , che vinse battendo nelle due partite conclusive il Borussia Dortmund 3 a 1 in Germania, con una sua doppietta e una rete di Dino Baggio e 3 a 0 a Torino con doppietta di Dino Baggio e rete fortunosa nata da un rimpallo di Moller . Questa vittoria concluse il lavoro di ricostruzione di Boniperti e Trapattoni dalle macerie lasciate da Maifredi e Montezemolo. Di questo giocatore, voglio ricordare quella che per me forse è la rete più bella che gli ho visto fare. La rete l’ho vista dal vivo allo Stadio delle Alpi in un Juventus-Brescia del primo aprile 2001. Il Divino giocava nelle fila del Brescia di Carletto Mazzone, folcloristico allenatore romano.

La Juventus conduceva 1 a 0 per merito di una rete di Zambrotta segnata nel primo tempo e la partita stava volgendo ai titoli di coda. Al minuto 86 un lancio di un giocatore che noi conosciamo benissimo, visto che ci ha deliziato negli ultimi quattro anni con le sue giocate, Andrea Pirlo ,verso l’area juventina raggiungeva il giocatore che aveva dettato il passaggio che non poteva essere che Roberto Baggio. Correndo il fantasista bresciano sembrava non vedere la palla, ma piuttosto sentire il suo arrivo sul suo piede destro, che appena a contatto con la sfera di cuoio, la ammaestrò mettendola a terra e proseguendo il movimento riuscì ad evitare il portiere juventino, il disastroso Van der Sar, a depositare in rete , segnando il goal del pareggio che probabilmente cancellò le ultime speranze di rimonta della Juventus verso il titolo tricolore che verrà vinto dalla Roma. Un bel pesce d’ aprile !!! Per finire mi sento di dire che Baggio non amò , secondo il mio parere, mai particolarmente la maglia della Juventus e non fu mai amato completamente dalla tifoseria juventina. Io forse ero un caso a parte , ho amato questo fuoriclasse che non avrei mai voluto vedere con altra maglia se non con la nostra. Il suo sostituto mi ha ripagato della scelta che venne fatta . Il giocatore a cui mi riferisco è Del Piero ,che dal campionato 1995-1996 diventerà proprietario della maglia numero 10 della Juventus onorandola come meglio non avrebbe potuto fare , fino al campionato 2011-2012, anno in cui si concluse dopo 19 anni la sua carriera di giocatore della Juventus. Baggio è stato quando giocava, ma lo è ancora adesso , un personaggio schivo, forse scomodo , padrone dei suoi sentimenti e dei suoi comportamenti ,ma coerente anche a costo di risultare inviso ai più . Una persona fuori dagli schemi , tant’è che smessi gli scarpini , invece di continuare ad essere protagonista nelle opportunità che le televisioni offrono oggi agli ex giocatori, si è ritirato nella sua casa nel vicentino senza troppo clamore, dividendo la sua vita al massimo con delle battute di caccia in Argentina dove è proprietario di una fazenda. A testimonianza di ciò che dico sul suo modo di essere è l’abbandono da responsabile del settore tecnico delle FIGC , per divergenze sul modo intendere il lavoro. Un fuoriclasse in campo e fuori..

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Articolo di Enzo Ricchiuti

L’ormai quasi certa partenza di Vidal.

Amen. S’è fatto un grosso errore perché è un jolly completo, un leader, un uomo goal e privare la squadra di un altro punto di riferimento dopo Pirlo e Tevez è un azzardo. Auguro a tutti di affezionarsi a qualcun altro.

I nuovi acquisti della Juve Mandzukic, Zaza, Khedira, Dybala, Rugani.

Rugani sembra forte ma sembrava fortissimo anche Ogbonna. Khedira e Dybala li aspetto al varco con curiosità: dopo le partenze eccellenti questi sono i nuovi titolari e spero non abbiano nell’ordine problemi di salute e problemi di braccino. Mandzukic, non ho grandi aspettative. Nel senso buono. E’ uno di quei cavalli che rendono poco ma spesso. Zaza, bisognerebbe capire dove si guarda perché a volte è un po’ un Quagliarella psichedelico. Non si capisce dove mette i piedi e dove la testa. Al momento la certezza è che lo Psycho Quaglia lo si guarderà in panca.

L’assoluzione di Moggi su Facchetti e l ‘arciviazione di Lotito nel caso Ischia calcio.

Ho letto che c’è gente che ha scritto che Facchetti comunque non è stato processato a Napoli e quindi è stato una persona pulita. Questa sciocchezza, ricordiamo che i morti non si processano, apparentemente dotata di umanissimo buon senso fa capire perché a Facchetti resti intitolato il torneo Primavera. E’ il mito del piccolo padre. Letteratura, interessi, coglioni dappertutto. Per abitudine o per passione. Magari la generazione dei nostri figli butterà a terra le statue di Facchetti, in passato son cadute quelle di Stalin e Saddam. Che Moggi venisse assolto era ora ma è significativo si sia ottenuto qualcosa in una battaglia laterale. Si vede che non fa più tanto caldo intorno all’argomento oppure si vede che i giudici stavolta avevano l’aria condizionata. L’archiviazione di Lotito ? Il giudice Palazzi quando vuole valuta ciò che ha. Senza interpretare. In sede penale sarà lo stesso, Iodice e la stampa che gli è corsa dietro non conoscono il meccanismo tecnico con il quale si esercita pressione non commettendo violazioni. In altre parole, non conoscono il potere che spesso non è che padronanza della tecnicalità. Scommettiamo che se domandi ad Andrea Agnelli quali sono i fondi a bilancio da manovrare, a quale capitolo e chi è il ragioniere che fa i bonifici ti guarda, s’accende la sigaretta e parla al Wall street Journal di plusvalenze belghe e Padrenostro ?

 

 

 

Provaci ancora Guido!

BARILLA-Guido-4scritto da Cinzia Fresia

In questo clima di piena estate, scaldata  anche dai colpi di scena che riguardano il mercato estivo della serie A, si è discussa  la ricollocazione del Parma calcio, come sappiamo fallito miseramente. La cordata vincente, è stata  quella formata da imprenditori  capitananti dal più famoso,  Guido Barilla, Presidente del gruppo omonimo, ed è qui lo stupore generale la neo introduzione di  una delle poche stirpi di famiglie di industriali italiane  che si erano tenuti molto a distanza da questo ambiente.  In realtà, Guido Barilla davanti ai microfoni ha ammesso di volerlo fare per la sua città e per la sua gente, nonostante sportivo, ammette di non essere preparatissimo sul calcio, ma di tifare Milan e di avere una  grande passione per Ibrahimovic, lo stesso,  ha ricordato i momenti trascorsi con il padre Pietro estimatore di Gigi Riva, allo stadio,  insieme ai suoi fratelli, e di seguire il calcio attraverso le attività sportive dei suoi figli.

Sarebbe insieme agli Agnelli, un pezzo di  storia che si aggiunge, di chi ha ricostruito l’Italia nel dopo guerra, mi chiedo però, trattandosi di una persona molto schiva, lontano dai riflettori di cui si sa nulla o quasi, come si troverà, in un mondo così poco trasparente, pieno di contraddizioni,  e di persone come Ferrero, Pulvirenti, ecc. ecc. che davvero hanno poco o nulla in comune con il blasonato industriale d’Italia? Eppure, lui promette di voler controllare e lavorare per un calcio pulito, stando dietro alle quinte, cercando di fidarsi di chi invece ne sa ed è pronto a ricominciare.

Ragionamento quello del Barilla che non fa una grinza, ma mi chiedo come una persona così riservata riuscirà  a reggere la pensantezza di un mondo troppo inquinato, invadente  e già molto compromesso da venire ripulito.

Peraltro, il Presidente del gruppo industriale  era già stato preso di mira in precedenza,  anzi, è caduto in una trappola ben costruita da chi l’aveva architettata.

Da tempo, i gruppi industriali hanno cominciato a rivedere i messaggi pubblicitari, la coppia convenzionale, uomo – donna non è più l’unica  protagonista dei mercati, e  le nuove esigenze famigliari stanno imponendo un altro genere di spot che coinvolge anche le coppie gay, e fin qui .. niente da dire, d’altronde alle multinazionali interessano i nostri soldi, quindi anche quelli dei gay.

Conosciamo gli spot pubblicitari della Barilla, legati alla famiglia tradizionale, molto fedele al matrimonio, tenuta insieme dalla donna o dalle donne quando si tratta di un nucleo allargato,  unita, con tanti figli che si vuole bene, e che si riunisce a pranzo e cena davanti ad un bel piatto di pasta al pomodoro, un classico italiano molto invidiato all’estero.

La Barilla è ancora affezionata a questa immagine, Banderas che parla con le galline a parte, naturalmente.

I tempi cambiano e la strumentalizzazione pubblicitaria anche, si deve adeguare ai tempi, ma non tutte le aziende lo condividono. Comunque, il nostro re della pasta asciutta, durante una trasmissione radiofonica dichiara pubblicamente che la sua azienda riconosce come fondamento centrale della famiglia, il ruolo femminile.

E da lì ..apriti tutto, non vi dico i suoi concorrenti, andati  a nozze, attacchi ovunque e da parte di tutti, dai gay e da una moltitudine di persone che ha  inteso “fischi per fiaschi”. E’ evidente che il Presidente si è espresso male, ma è altresì vero che lui non ha detto che i gay non sono buoni genitori, non ha detto di essere contro gli omosessuali, nè contro ai loro diritti,  ha solo espresso un’opinione personale sul concetto di famiglia, non specificando  quando parlava di ruolo femminile, l’ orientamento sessuale.

Si può non essere d’accordo, anche se, vorrei sottolineare, che la posizione espressa dal Barilla sia in realtà condivisa da molti uomini gay che si guardano bene dal dirlo per non essere bruciati vivi in piazza, considerati i tempi che corrono, rimane sempre un’opinione e come tale andrebbe rispettata e non strumentalizzata o peggio distorta, un’ingenuità quella dell’industriale che ha scombussolato il mondo intero, scomodando persino il governo che stranamente in imbarazzo non sapeva che pesci prendere. Questo è un chiaro caso di attacco fine a se stesso ad una persona che ha la sola  colpa di essere privilegiata, perchè in realtà è una brava persona che ha espresso pubblicamente una strategia aziendale, nonchè un’opinione privata.

Comunque, Guido Barilla più o meno da questa “boutade” ne è uscito, e oggi, vuole rimediare restituendo la dignità al Parma che ricomincerà dalla serie D.

Si vedrà come andrà a finire, se questa cordata di imprenditori, riuscirà a proporre il calcio “pulito” e a far tornare in serie A, la capitale del prosciutto e del parmigiano reggiano, nel frattempo, una persona come Barilla, potrà solo fare bene, in un ambiente  dai lati sempre troppo oscuri.

 

 

 

 

 

Lo Stile Juventus

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Articolo di Silvio Mia

 
Si sente parlare da sempre dello Stile Juventus , che appartiene ai nostri colori come un marchio, una garanzia di comportamento dentro, ma soprattutto fuori del campo di gioco. Credo nasca dal fatto che la Proprietà bianconera da più di 90 anni è condotta dalla Famiglia Agnelli , stirpe torinese con il classico aplomb Sabaudo. La Famiglia è stata rappresentata per anni dal suo Patriarca Giovanni Agnelli, per tutti l’Avvocato , il quale sia quando ha gestito direttamente la squadra, sia quando questa l’ha seguita ai margini , perché i suoi impegni non gli permettevano un incarico ufficiale nella dirigenza juventina, è stato sempre il suo punto di riferimento, tanto da essere ancora oggi ben presente nei ricordi di tutti, a più di un decennio dalla sua scomparsa. I suoi modi garbati, sobri ,ma decisi, hanno sempre dato un’impronta di serietà nell’orbita bianconera. A proposito di ciò che ho scritto, voglio raccontare un episodio che sarebbe potuto costare caro , in termini sportivi, ma che fu attuato per dimostrare una linea comportamentale consona alla Società , specialmente per i giocatori , che rappresentano la visibilità della stessa e fu messo in essere senza ripensamenti. Si giocava il campionato 1971-1972. L’anno precedente venne fatta una rivoluzione societaria che toccò sia la parte tecnica che quella dirigenziale.

La Presidenza del Club fu affidata a Giampiero Boniperti , affiancato per la parte riservata al rafforzamento della squadra da Italo Allodi , che aveva negli anni precedenti contribuito al miracolo Mantova di Mondino Fabbri , portato in quattro anni dalla serie D alla serie A e alla costruzione della Grande Inter di Helenio Herrera detto il Mago, che negli anni sessanta fu protagonista in campo Nazionale e Internazionale vincendo tutto quello che era possibile. Quel campionato era il secondo , di un piano triennale che avrebbe dovuto riportare la Juventus a essere competitiva e possibilmente vincente. Purtroppo nel primo anno di lavoro, l’allenatore che era stato scelto per la programmazione e la costruzione della squadra, Armando Picchi livornese e capitano di quell’Inter indimenticabile , dopo pochi mesi lasciò il mondo terreno battuto da un male che non gli diede scampo. Peccato perché questo giovane mister lasciava intravvedere delle buone qualità nello sviluppo e nell’organizzazione del gioco, che aveva già dimostrato da giocatore dove , come si suol dire ,era il classico allenatore in campo . Il suo successore fu Vickpalek un ex giocatore juventino arrivato, insieme a Korostolev, a Torino nel 1946 , che aveva giocato con Boniperti . Il Presidente lo scelse proprio perché conosceva bene le sue qualità, specialmente quelle umane e quest’ uomo, riuscì prendendo in mano una squadra molto giovane, frastornata dalla luttuosa notizia , a portarla alla vittoria . Ho molto divagato , ma la premessa era doverosa per affrontare l’argomento riguardante lo Stile Juve. A gennaio i bianconeri , che stavano veleggiando in testa alla classifica senza troppi problemi , avevano perso per una malattia polmonare il bomber Roberto Bettega , e questo aveva indubbiamente indebolito la rosa . Al suo posto mister Vickpalek schierava Novellini, un buon giocatore , il quale però non era in possesso delle qualità del titolare.

Quel campionato divenne molto equilibrato in testa alla classifica , con Juventus, Milan ,Cagliari , Fiorentina ed il sorprendente Torino di mister colbacco Giagnoni , in grande rimonta, a giocarsi il campionato. Il 26 marzo era in programma il derby della Mole, nell’ottava partita del girone di ritorno. I granata erano ormai a tre punti dalla Juventus e mai come in quell’anno sentivano l’odore dello scudetto che mancava dai tempi della squadra che solo il fato vinse , il Grande Torino. Il mercoledi precedente la Juventus era chiamata ad un difficile incontro di Coppa UEFA in Inghilterra in casa del Wolverhampton, i Wolves per i tifosi inglesi. L’incontro era ancor più complicato nel suo svolgimento, perché nella gara di andata giocata a Torino ,quindici giorni prima, il risultato era stato di 1 a 1 . Facendo in maniera molto limitata quello che oggi si chiama turn-over, ma soprattutto con la testa già rivolta alla domenica successiva, la Juventus non riuscì nell’impresa e sconfitta per 2 a 1 , dovette lasciare all’altezza dei quarti di finale la competizione europea senza molti rimpianti, visto che le energie bruciate nei mercoledì di Coppa , toglievano forze per quello che era l’obiettivo vero da conquistare che consisteva nella vittoria dello scudetto numero 14. Il fatto più rilevante di quella serata storta, non si materializzò in campo ,ma fuori campo. Finita la partita i giocatori rientrarono in albergo per riposare in attesa del ritorno a Torino la mattina successiva. Nella notte un giocatore basilare per il gioco bianconero , per la sua classe e per la sua esperienza, venne pizzicato dai dirigenti bianconeri in un locale notturno in piacevole compagnia. Il provvedimento fu drastico , il giocatore che rispondeva al nome di Helmut Haller , fu multato , messo fuori rosa ed escluso per il derby programmato tre giorni dopo. Il provvedimento lasciò sbigottiti i tifosi juventini , che vedevano la squadra, già priva del suo bomber Bettega, indebolirsi per l’assenza di uno dei pilastri della squadra. I tifosi del Torino , increduli, non credevano a quello che avevano sentito, ma confidavano che, vista l’importanza della partita ,alla fine Haller sarebbe stato in campo. Invece passando le ore , l’esclusione del tedesco era confermata. Nessun perdono per un giocatore che specialmente dopo un’eliminazione e in vista di un impegno ancora più importante si era lasciato andare a un comportamento così scorretto.

La domenica successiva , pur sperando in extremis di vedere salire dai gradini degli spogliatoi la chioma bionda del tedesco, la Juventus entrò in campo senza il suo fuoriclasse , sostituito da un giocatore che gran giocatore avrebbe dovuto essere, ma che non confermò le attese riposte su di lui, Gianluigi Savoldi II, fratello del bomber che fu protagonista del primo trasferimento miliardario, quel Giuseppe Savoldi I, che passò dal Bologna al Napoli ne 1975 per due miliardi di lire ! La Juventus pagò a caro prezzo l’esclusione di Haller e nonostante si fosse portata in vantaggio con un gran goal di Anastasi , venne raggiunta e superata da un Torino che seppe approfittare dello sbandamento psicologico dei bianconeri. I giocatori granata scesi in campo carichi come delle molle prima pareggiarono con Claudio Sala su punizione e poi nel secondo tempo fissarono il risultato sul 2 a 1 con una rete di Agroppi. La vittoria nella stracittadina portò i granata a un punto dai bianconeri riaprendo di fatto la corsa al titolo tricolore. Questa fu una bella lezione data non solo ai giocatori bianconeri , ma secondo il mio parere, anche a tutto il calcio italiano perché la Juventus dimostrò che una squadra deve essere formata prima da uomini e poi da calciatori , cosa di cui in Società si tiene conto anche ai giorni nostri. Quella sconfitta fece capire ai giocatori che il giudizio sui comportamenti nocivi al gruppo era uguale per tutti senza distinzione di quale fosse l’interessato. Probabilmente si capì come si costruiscono le vittorie e nei giocatori si cementò la convinzione che quello scudetto non sarebbe potuto sfuggire, anche se nelle domeniche successive proprio il Torino seppe isolarsi in vetta alla classifica per un turno. Questo avvenimento lo ricordo molto bene e credo possa essere un esempio e la conferma della serietà di una Famiglia , che pur di rischiare di perdere un anno di lavoro , fece insieme alla dirigenza juventina , una scelta che invece servì per impostare un ciclo vincente con continuità negli anni a seguire. Con la scomparsa dell’ Avvocato Agnelli e di suo fratello il Dottor Umberto , anche lo Stile Juve è cambiato , o probabilmente sarebbe meglio dire modificato ,nel suo intendimento.

Probabilmente il passare del tempo e il modo con cui si intendono le cose oggigiorno , hanno fatto si che alcuni comportamenti vengano tollerati e perdonati, anche per il diverso rapporto di forze esistente oggi fra Società , giocatori e procuratori , che non esisteva nei tempi a cui si riferisce il mio racconto . Gli stessi tifosi, non quelli che come me hanno vissuto un’altra epoca, sono molto più propensi a schierarsi con il giocatore , invece che con la Società , non capendo che a volte è meglio rischiare di perdere una volta sul campo, piuttosto che non far crescere l’uomo-giocatore che capite le proprie mancanze diventerebbe più utile a se stesso ed alla squadra. Andrea Agnelli ha riportato in maniera moderna un certo modo di comportarsi , in cui lui , che è al comando della Società, detta la via che bisogna rispettare. Anche Andrea è ben lontano dal modo di operare di suo papa’ e di suo zio , ma lo è perché sono cambiati i tempi , nei quali a volte il buon senso viene interpretato come segno di debolezza . PS la domenica successiva al derby, allo Stadio Comunale di Torino era in programma la nona giornata di ritorno e si giocava Juventus-Varese. La Juventus aveva perdonato il tedesco, che venne regolarmente schierato in campo ,vinse per 1 a 0 con rete di …………………………Helmut Haller…… evidentemente il Fuoriclasse lo si vede anche in questi casi dove invece che con le parole ci si fa perdonare con i fatti dimostrando di aver capito la lezione ….

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