Articolo a firma di Eldavidinho
A Parma la Juve ha dimostrato di non passare un bel momento di forma psico-fisica. Quando però sembrava fatta dopo aver preso le misure, seppur con difficoltà, ad un Parma propositivo e combattivo che ha giocato a viso aperto, manovrando bene, sfruttano le fasce e il palleggio stretto, non abbassando mail il ritmo e ribattendo colpo su colpo, un banale errore in fase di impostazione ha regalato agli emiliani il pallone del pareggio, costringendo la Juve ad accontentarsi di un pareggio e di un solo punto nelle ultime due gare di campionato. 4 nelle ultime 4. Una partita comandata con autorità nel secondo tempo, nonostante le evidenti difficoltà e buttata per una leggerezza, l’ennesima. Conte ha ammesso di aver chiamato lui il velo a Vucinic, facendo mea culpa davanti ai microfoni da grande mister qual è e difendendo a spada tratta i giocatori ma credo che qualche colpa vada data anche a lui in questo periodo. Sta perdendo un po‘ di mano la situazione. Torneremo quelli di prima se ritroviamo soprattutto lui. Comunque, i motivi di questo “calo” sono ben altri. Gli applausi fanno piacere, ma la praticità consiglia di pensare più ai punti che ai consensi. Imballati e un po’ impacciati. Si può anche parlare di crisi di gioco. Giocate in attacco sterili e forse troppo rapide con i tocchi di prima che non permettono alla squadra di salire in modo omogeneo se si perde subito il pallone. Così ci si espone troppo a contropiedi e ripartenze avversarie che ci bucano centralmente, con i tre di difesa larghi, le mezzali aperte e gli esterni troppo alti. Talvolta non c’è equilibrio e il centrocampo sembra svuotato. Il problema, dunque, non si limita solo all’attacco(che non cerca quasi mai la profondità ma fa gioco di sponda verso troppi giocatori sulle vie esterne e mai pronti a colpire per vie centrali) ma anche all’atteggiamento in generale della squadra che comincia a sembrare, in campo, rilassata e poco preoccupata dei pericoli che potrebbero venire dagli avversari, lasciando troppi troppi spazi distrattamente. Non bisogna giudicare in base alle emotività. Ammettere che c’é qualcosa che non va, non significa essere occasionali. Significa analizzare la situazione, senza catastrofismi. Lo dico perché si è tornati a parlare di giocatori inadatti per certi palcoscenici e certe squadre, di mercato, di modulo, di Giovinco si o Giovinco no, di mancanza d’umiltà. Ma, per carità, alcune di queste cose non vanno veramente, come l’attacco(ed è anche vero che la coppia d’attacco non si può cambiare ad ogni gara altrimenti gli equilibri giusti non si trovano mai e ultimamente ne stiamo avendo la dimostrazione, per quanto l’attacco possa giocare a memoria), i tocchi a centrocampo ed infine proprio la grinta e l’umiltà che lo scorso anno ci hanno fatto vincere lo scudetto. Ma questa non è una squadra né di fenomeni, né di marziani. Si sapeva. Se non si rende al massimo, vengono fuori i limiti individuali dei giocatori e strutturali della squadra. Per un’altra distrazione abbiamo perso di mano un’altra partita. Poi si può anche tornare a parlare di mercato, di preparazione invernale dura ed influente e condizione atletica al momento precaria ma ci sono stati errori tattici evidenti. Le squadre di Conte volano in primavera, vero, e lo scorso anno tra Gennaio e Febbraio abbiamo perso tanti punti per poi dare il massimo nello sprint finale. L’assenza della catena di sinistra, Marchisio-Chiellini-Asamoah non è stata di certo positiva ed il mister, non fidandosi evidentemente di De Ceglie e Peluso, ha proposto una catena del tutto nuova con Caceres, Padoin e Pogba autori non di una partita eccezionale. L’uruguaiano si è fatto imbeccare centralmente da Sansone, il francese per le qualità che si ritrova e le possibilità atletiche di cui è dotato, dovrebbe fare molto di più. Spesso s‘accontenta. Padoin è un onesto gregario che, in momenti di difficoltà, non può essere di certo d’aiuto alla squadra. Una Juve dunque sotto ritmo, opaca, lenta e pertanto prevedibile. Con qualcosa da rivedere anche a livello tattico. È forse il momento veramente più difficile degli ultimi due anni che tutti i nostri avversari stavano aspettando. Superiamolo da grande squadra. Pensando solo a noi e non agli altri perché l’anti-Juve siamo solo noi e non possiamo prendere il sopravvento su noi stessi. C’è una brutta aria attorno alla Juve e soprattutto attorno alla sua dirigenza, dopo le assoluzioni di Cannavaro e Grava, il -2 di penalizzazione annullato al Napoli e la rielezione di Abete con un voto che è parso un plebiscito anche a causa del voto che Agnelli, inspiegabilmente dopo tutto ciò che è successo a livello di giustizia sportiva in quest’ultimo anno, ha dato all’ancora presidente della Federcalcio. Poi da Napoli la disparità di trattamento ed i due pesi e due misure utilizzati nel giudicare stanno in piccole cose, piccole differenze. Quando a Conte fu ridotta la squalifica si parlò di regalo e Juve favorita. Oggi, invece, giustizia è stata fatta e campionato regolare. Pene severe, dicevano. Fenomeno grave e scandaloso, dicevano. Nuova Calciopoli. Dicevano. Conte unico bersaglio. Tutti gli altri assolti. Per non parlare della ridicola responsabilità oggettiva con cui si puniscono le società: se al Napoli è stata tolta la penalizzazione perché alle altre no? Con Sampdoria, Atalanta e Siena il campionato è ancora irregolare. E poi, perché Cannavaro e Grava assolti senza testimoni e Conte punito con 24 testimoni a favore? Partendo comunque dal presupposto che sia Gianello che Carobbio non sono stati ritenuti affatto credibili. Spesso sono state chieste pene eccessive e punitive mai rispettate ed assegnate dai gradi di giudizio successivi. Disparità di vedute o giustizia da rifondare? Nessuno scommetteva ma Conte “non poteva non sapere”. Però, cosa non si sa a questo punto? Il tentativo di illecito confessato da Gianello derubrificato in comportamento sleale equivale all‘illecito strutturato inventato per condannare Moggi e la sua Juve. Mi dispiace solo che ora ricomincerà lo show di De Laurentiis e la campagna pro Napoli in questo periodo difficile per noi ricomincerà. Il Napoli lo spingeranno in alto. Tipica beffa.
Speriamo che queste discordie e discrepanze tra società e tifosi, col mercato ancora in un’odiosa fase di stallo e l’odio antijuventino tornato a manifestarsi e ad imbrattare i muri di Vinovo, non si tramutino sul campo e non siano trasmesse alla squadra che sabato scenderà in campo contro la compagine più in forma del campionato, l’Udinese. Mi chiedo a cosa sia servito, comunque, annullare la conferenza stampa di Conte. Però, forse, meglio così. Meno distrazioni, meno tensioni e testa al campo.
Undici punti dei 30 complessivi grazie a uno score fatto di due vittorie(contro Roma e Sampdoria), cinque pareggi(contro Siena, Torino, Bologna, Chievo, Atalanta) e tre sconfitte: è questo il bilancio attuale dell’Udinese in trasferta, dove ha registrato dati peggiori rispetto a quelli maturati al Friuli (13 gol fatti su 32, 15 gol subiti su 27). I tre stop sono nati tutti in confronti con formazioni che attualmente la precedono in classifica: Fiorentina, Napoli e Lazio.
Sono due stranieri, nell’ampia schiera di quelli a disposizione di Guidolin, i giocatori finora più utilizzati dall’allenatore. Con 19 presenze si collocano in testa il portiere serbo Zeljko Brkic e l’argentino Roberto Maximiliano Pereyra, seguiti dal brasiliano Allan con un’apparizione in meno. Il difensore Danilo è già incorso in due espulsioni (oltre a 10 cartellini gialli che ne fanno il recordman della squadra), mentre un rosso ha colpito anche Heurtaux, Lazzari e Brkic, quest’ultimo proprio nel corso della partita d’andata per fallo su Giovinco. Com’è tradizione, Antonio Di Natale è il bomber della squadra e con 14 reti è – insieme al milanista El Shaarawy – il principale inseguitore del capocannoniere Cavani. Gli altri goleador dell’Udinese sono Angella e Muriel con tre, Danilo, Pereyra e Maicosuel con due, Basta, Domizzi, Lazzari, Pasquale e Ranegie chiudono con un gol.
Ventotto vittorie, quattro pareggi e sei sconfitte: il bilancio tra Juventus e Udinese a Torino parla di una netta superiorità dei padroni di casa, non priva però di qualche importante colpo a sorpresa dei friulani, cresciuti notevolmente nell’ultimo periodo. La vittoria tipica della Juventus è di 1-0, risultato verificatosi sette volte a partire dal 1 novembre 1953, giorno del compleanno della società. In quella circostanza la gara la risolve Ricagni, mentre Boniperti fallisce sul finire la possibilità del raddoppio dal dischetto. Nel 1982 la rete nasce dalla panchina: il piccolo Giuseppe Galderisi, subentrato a Tardelli infortunatosi nel primo tempo, infila di testa Borin su un calibrato cross di Marocchino. Nel 1994 Gianluca Vialli chiude in rete un campionato poco positivo per la squadra. È questo un incontro a suo modo storico, perché termina l’epoca di Giovanni Trapattoni alla guida della Juventus. Nel 2002/03 è un cileno, Marcelo Salas, a segnare il gol decisivo all’inizio della ripresa. Nel 2005/06 il match-winner è Del Piero, bravo a deviare di sinistro un cross a mezza altezza di Zambrotta. La sfida del 2008/09 viene risolta a metà ripresa: bravo Amauri a raccogliere di prima intenzione un pallone portato avanti da una percussione di Sissoko. L’anno successivo, sotto la gestione Ferrara, si ha l’ultimo 1-0. Il gol è frutto di un’azione perfetta, con assist di Caceres e conclusione al volo di Grosso che batte in maniera implacabile il portiere Handanovic.
Conte, in occasione del match interno contro l’Udinese, spera di poter fare affidamento su Marchisio: il centrocampista bianconero è in recupero dalla contusione al ginocchio e potrebbe trovar posto in panchina. Dubbi in merito alla disponibilità di Pirlo, Vidal e Quagliarella: le loro condizioni verranno valutate nei prossimi giorni.
Nell’Udinese. Stop per Brkic: l’estremo difensore ha infatti rimediato un problema ad un dito della mano sinistra e verrà rimpiazzato da Padelli. Nella trasferta di Torino Guidolin dovrebbe confermare l’impiego di Muriel a supporto di capitan Di Natale, con Basta e Pasquale esterni di centrocampo. Friulani ancora privi di Benatia e Badu, in dubbio la disponibilità di Ranegie.
Per Juventus-Udinese di sabato è stato designato Luca Banti di Livorno. I bianconeri ritrovano il direttore di gara toscano poco più di due mesi dopo l’ultima volta: il successo per 6-1 di Pescara. La gara dell’Adriatico è stata la 14° in totale della Juventus con Banti, con bilancio di 10 vittorie, due pareggi e due sconfitte. Tra queste gare non ce ne sono con i bianconeri friulani. Sabato sera, allo Juventus Stadium, gli assistenti saranno Giulio Dobosz e Michel Giordano. Il quarto uomo Fabio Pietro Galloni. Gli assistenti d’area Andrea Gervasoni e Massimiliano Irrati. Forza Juve.
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