di eldavidinho
E pensare che il gol di Vidal dopo 19 secondi non era lecito neanche pensarlo dopo gli inizi di gara degli ultimi tempi, spesso sottotono e col freno a mano tirato. E invece, l’interpretazione iniziale dei primi 20 minuti di gara è stata ottima, con la Juve ad attaccare l’Inter in inferiorità numerica dalla cintola in giù a causa della sfacciataggine di Stramaccioni nello schierare tre punte in avanti. Poi l’Inter ha meritato, col passare dei minuti. Vero. Squadra rognosa che, rispetto alle altre che sino ad oggi ci hanno messo in difficoltà, ha giocato di rimessa e in contropiede, sfruttando i prolifici e veramente bravi attaccanti in rosa, Milito e Palacio, la corsa di Nagatomo e, nel secondo tempo, l’innesto del fresco Guarin. Perdere era inevitabile. Prima o poi sarebbe successo. La certezza è che, con questa squadra, capiterà poche, pochissime volte, se s’impara dalla sconfitta. La prima dopo 49 partite di campionato, l’unica di un percorso a ostacoli. La sconfitta ha fatto suonare alcuni campanelli d’allarme che vanno spenti se non si vuole rischiare un’involuzione della squadra. Sarebbe un peccato perché il meticoloso lavoro di mister Conte va protetto, custodito e migliorato perché niente vada a rotoli. Proprio l’assenza del mister e del suo carisma ha cominciato a farsi sentire nelle ultime uscite in cui la squadra si è arrangiata con le unghie e con i denti, arrancando e trascinandosi faticosamente verso la vittoria. Caduta che obbliga a rialzarsi, senza fare troppi drammi. Può capitare dopo 49 partite. Il reparto offensivo della Juve è il vero tallone d’Achille, anche sabato inconsistente. Usare il turnover come grimaldello potrebbe farci avere qualche rimpianto a fine stagione, non integrare con attaccanti validi un impianto di squadra come questo sarebbe un vero peccato. Si può parlare anche di sconfitta salutare dal momento che il record d’imbattibilità era diventato un macigno grosso quanto un’eredità. Adesso non c’è più neanche questo alibi e si riparte da zero con la consapevolezza di essere i migliori e che c’è sempre da imparare, forse anche da Stramaccioni e i suoi fan, esageratamente idolatrato al cospetto di un Antonio Conte mai idoleggiato in questa maniera quando già vinceva a Bari e Siena e Moratti che, a fine partita, parla di giustizia fatta, merito, rispetto, fastidiosa ironia dei dirigenti juventini. È il boccone amaro da ingerire, ahimè, quello degli avversari che parlano. Di Moratti che accusa a sproposito e della società che non interviene, lasciando fare ad Alessio e Bonucci nella conferenza stampa pre Champions. So che avremmo dovuto perdere con tutti ma non proprio con loro. Effettivamente l’errore di valutazione del guardalinee Preti dopo quello della scorsa domenica di Maggiani c’è tutto(anche se, venisse confermata la notizia della segnalazione istantanea del fuorigioco dall’Ipad di Baresi, ci troveremmo di fronte al primo caso di utilizzo improprio e proibito di apparecchi tecnologici da parte di tesserati…), il mancato rosso a Lichtsteiner anche. Ma non possono parlarci proprio loro di onestà. Sportivamente e umanamente parlando non accetto da loro lezioni di moralità. La loro vittoria ha comunque dimostrato che, al di là degli orrori arbitrali che rovinano le partite(dal momento che, nel secondo tempo, Tagliavento ha cominciato l’arte della compensazione maldestra e volontaria fischiandoci tutto contro e ammonendo qualsiasi juventino che trovasse sul proprio cammino) la squadra che mette in mostra i valori migliori vince. E non quella che viene aiutata dagli arbitri. E scusatemi se mi sento danneggiato e condizionato da questo arbitraggio e questa classe arbitrale che sta “oscurando” la credibilità delle nostre vittorie. Parliamoci chiaro: un arbitro non condizionato non avrebbe mai concesso il rigore di Milito. Eppure Moggi non c’era. Dunque gli arbitri ora sbagliano in buona fede o c’è un’altra Calciopoli in atto, visto che gli errori sono molto più clamorosi di quelli di 6 anni fa? Meditate, gente.
Le squadre di Conte storicamente hanno ottenuto molti più punti nei gironi di ritorno che in quelli d’andata. 28 punti oggi, solo 22 ieri.Inizio modulo Sono numeri. Forse, alla fine dei conti, gira e rigira, il problema, la croce e la delizia ed anche la soluzione di questa Juve è ancora una volta il modulo: quel 3-5-2 che ha preso il posto del 4-3-3. Modulo sparagnino e difensivista che col passare del tempo ha cominciato a mono tematizzare(quante volte avrò già usato questa parola?) il gioco, rendendolo troppo e solo verticale. Azione che si sviluppa tanto rapidamente da farne risentire al possesso palla, a quella transizione difensiva che lo scorso anno era il nostro punto di forza e agli esterni apparsi tutti fuori forma o spaesati nelle ultime apparizioni. Bisogna tornare ad imporre il proprio gioco, soprattutto in Europa, col 4-3-3 e quale occasione migliore per non cominciare a farlo dopo questo stop? Nuove idee, nuove carte in tavola. Gli avversari ci studiano di continuo. L’errore è stato cambiare modulo e modo di giocare adeguandosi al mercato estivo pensando che si fosse aumentata notevolmente la qualità della rosa. E in assenza di Pepe, forse, per questo ora risulta difficile tornare alle origini. Non è detto che una soluzione non la si possa trovare nello stesso 3-5-2 come nel gol di Vidal in cui si sono rivisti bei movimenti senza palla tipici del nostro 4-3-3, tocchi di prima e ventaglio di idee. Insomma, quella fantasia tattica che si era persa in questi primi mesi con l’avvento del 3-5-2. Con Chiellini che scende sulla sinistra e Marchisio che riceve palla proprio da Chiellini dopo essersi allargato, Asamoah si accentra(movimento mai fatto alla Juve sino ad oggi ma che, sulla destra, aveva fatto Lichtsteiner alla prima giornata contro il Chievo) e dimostra di poter tornare utile anche da mezzala, riceve il passaggio in profondità di Vucinic dopo che quest’ultimo finta, si gira su se stesso e riceve da Giovinco, venuto incontro al pallone girato verso il centro da Marchisio. Azione-essenza delle idee contiane, per me.
In fondo, a questi ragazzi non c’è proprio nulla da rimproverare. Le lacrime versate sul campo da Bonucci, sotto la curva, ricominceranno, già da mercoledì, a versarle gli avversari. Per le prossime 49 partite, si spera. 537 giorni di dominio non hanno fatto altro che alimentare l’irrequieta gioia dei repressi antijuventini che non esultavano da più di un anno ed è la cosa della serata che dà più soddisfazioni.
Già contro il Nordsjaelland, nella prima di ritorno di Champions, proprio allo Stadium, si spera di poter da subito invertire la rotta, adottando con calma i piccoli cambiamenti auspicati. Contro i danesi, non deve assolutamente finire come a Copenaghen. La parola d’ordine è tornare a vincere. L’unico risultato che conta: in questo caso non centra il motto bonipertiano, ma si tratta di pura realtà. Se la Juventus non vince, anche con una goleada, la qualificazione agli ottavi diventa sempre più una chimera. Nell’ultima di campionato, i danesi si sono imposti sul Sonderjyske per 2-1, successo anche dello Shakhtar, 2-0 al Metalurg.
In questa sfida da dentro o fuori, potrebbero trovare posto tra i titolari, Pogba, Caceres, Isla e Quagliarella con Vucinic out. Ancora pazio, dunque, per Bendtner.
C’è un unico precedente giocato a Torino dalla Juventus contro una formazione danese in Coppa dei Campioni. E’ successo il 29 settembre del 1982, nella gara di ritorno dei sedicesimi di finale, impattato 3-3 con l’Hvidovre dopo il 4-3 ottenuto in trasferta. Tra i giocatori più importanti di Hjulmand che sino a questo momento si sono messi in mostra in Champions ci sono Stokholm, Okore, Laudrup figlio d’arte, John, Parkhurst e Christiansen.
Il Nordsjaelland, in tutti e tre gli incontri di Champions, ha dimostrato di avere un ottimo possesso palla, con una percentuale sempre molto alta e costante in entrambe le frazioni di gioco. Ma è spesso risultata netta la differenza della manovra offensiva rispetto ai propri avversari. Anche contro noi, poche settimane fa, la netta supremazia e l’enorme volume di gioco in zona d’area sono stati imbrigliati nella fitta rete di passaggi avversari, nella giornata di grazia del portiere e in una buona organizzazione difensiva che ha mandato i nostri attaccanti 8 volte in fuorigioco. Partita tutt’altro che scontata. Forza Juve.
“Attimi Di Juve” – Profilo Twitter: @eldavidinho94
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