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Juventus – Cesena 3-0: tutto sotto controllo
Articolo di Alessandro Magno
Juve-Cesena 3-0. Diventa sempre più difficile raccontare di questa Juve. Zero gol subiti in 5 partite come zero problemi. Tutto bene tutto liscio. Vidal rientra e fa due gol, Marchisio molto bene in mezzo, Ogbonna sempre meglio, un enorme Giovinco assolutamente dominatore del campo a cui è mancato solo il gol, persino un Padoin assist-man e un Lichtsteiner bomber. Per trovare qualche crepa di cui parlare bisogna andare alle prestazioni di Llorente e Morata generose ma troppo imprecise sotto porta ma veramente parliamo di quisquilie. Questa Juve di Allegri non finisce di stupire in positivo, i ragazzi sembrano rigenerati e chissà se a Conte inizi a venire qualche pensiero di pentimento su un gruppo che lui aveva ritenuto aver dato tutto. Ieri s è giocato senza Barzagli, Pirlo (che manca dall’inizio) e Tevez (turno di riposo) cioè pezzi da 90 mica bau bau micio micio. Il risultato è stato il solito, Juve assoluta padrona del campo e Cesena alle corde da inizio alla fine a cui non è stato concesso nulla. Buffon senza voto.
Delle altre tiene solo la Roma, che ha dovuto comunque sudare sette camice in quel di Parma, e in parte l’Inter che almeno in casa ha un ruolino di marcia interessante. Il Milan ha fatto vedere tutti i suoi pesanti limiti e Fiorentina e Lazio non decollano. Stendiamo poi un velo pietoso sull’inizio di stagione del Napoli incappato nell’ennesima prestazione incolore. Altro che sogni di gloria. A fare bella compagnia a Benitez sulla graticola, dulcis in fundo, il “maestro” di calcio e di vita Zeman, già primo in classifica dopo appena quattro giornate… a classifica rovesciata. Sicuramente a Cagliari non può esprimere tutto il suo potenziale per colpa di Moggi del sistema e della Juve. Su chi salta prima tra lui e lo spagnolo si accettano scommesse. Di questo passo una cosa è certa: nè Zeman, nè Benitez mangiano il panettone a Natale. Alla faccia dei gufi che gufano Allegri.
Juventus – Inter 3-1. Demolitiori vs Impresentabili.
Articolo di Alessandro Magno
Ammazza però quanto sono scarsi!
Come sempre capita nella vita, dopo aver sentito quintali di boiate, su rigori non dati, presunti torti arbitrali, congetture, sistemi, classifiche virtuali e reali ma alterate dagli aiutini, poi arrivano sempre i giorni degli esami. E al dunque, non ti puoi nascondere dietro un dito. Se sei preparato passi e se non lo sei, fai le figure di merda. E gli esami per l’Inter a Torino sono arrivati. Eccome! E non è stato uno spasso. Almeno per loro.
Ci vuole coraggio a presentarsi allo Juventus Stadium così. Il coraggio che trova la Gazzetta dello Sport nel presentare la partita come lo ”scontro” fra due dei centrocampi più forti. Vidal, Pogba, Pirlo contro … udite udite, Taider, Kuzmanovic, Kovacic. Ma che vi siete drogati con l’acquaragia? Ma che vi fumate l’olio delle macchine? Ma il solo Vidal vale tutto il centrocampo dell’Inter messo assieme.
Dicevo ci vuole coraggio a mettere Kovacic un giovane di 19 anni, che dovrebbe essere un trequartista se non erro, in marcatura su Pirlo. Bella cazzata! Mettigli Mudingay piuttosto. Poi Mazzarri va pure in giro a fare il figo e il grande allenatore. De che? Ma che hai vinto in vita tua, una Coppa Italia? E capirai … .
Ci vuole coraggio a presentarsi a Torino nel nostro Stadio con capitano …Nagatomo??? Mamma mia! Chiellini uno dei migliori difensori d’Europa al cospetto di: … Nagatomo. I due capitani! Ma vi pare? E poi personaggi come Bonolis hanno pure il coraggio di coglionarci in Tv. Dove può fare la parte del leone senza contraddittorio. Bonolis ma vi siete visti? Fra l’altro mi dicono che ‘sto fenomeno era allo Stadium ieri. E si sarà divertito a vedere la bella figura di emme che hanno fatto. Poveracci, demoliti, senza una minima lamentela arbitrale anzi, aiutati nella fattispecie da due decisioni arbitrali a favore. La mancata concessione di un rigore su Llorente e la mancata espulsione di Kuzmanovic per fallo da rosso su Vidal. Pensa se le dava? Zitti e a casa. Pure Bergomi non si può attaccare a nulla e deve solo tacere. Non ho Sky ma me lo immagino nella telecronaca e già rido solo al pensiero. Tutti depressi e sconsolati. L’avete visto Hernanes in tribuna? Aveva una faccia tipo: ” Marò ma ‘ndo cazzo so finito”.
Sono pessimi e meritano tutti e 26 i punti di distacco. Meritavano anche una lezione più sonora di quella che gli abbiamo inflitto. 90 minuti in cui Storari non ha dovuto fare neppure una parata. Che se non ci addormentiamo noi nel finale , rischiando di far resuscitare siffatti zombie, non sono in grado di fare neppure 4 passaggi di fila azzeccati. Si salvano Handanovic ( che gli ha parato il culo altrimenti finiva 5-0), Palacio ( che resta di livello anche in non buone condizioni) e Milito ( che è stato un gran giocatore ma ormai è anziano), tutto il resto è paccottaglia messa li alla bene e meglio. Giocatori da zona retrocessione o massimo zona Europa League. Hai voglia a parlare di arbitraggi. Qualcuno si ostina a dire dell’Inter: Concorrente della Juve. Ma concorrente in cosa? Nella raccolta punti del supermercato. Anche il Mister loro non è di livello. Invece di scrivere autobiografie che leggeranno in 4 gatti (per poi parlare di cosa di qualche promozione e di una Supercoppa persa meritatamente), pensasse a far giocare a calcio la sua squadra. Sono venuti allo Stadium a fare le barricate. Il 7-1-1-1. Bello schifo! Il primo tiro lo spara alto Palacio a fine primo tempo, dopo che lo ha lanciato un liscio di Bonucci, dopo 40 minuti di assoluto dominio bianconero e di assoluto nulla neroazzurro. Il primo angolo lo tirano al 25mo del secondo tempo quando noi ne abbiamo tirati già 6. Mi viene da dire: Ma per un ora ‘ndo cazzo siete stati?
Stendiamo un velo pietoso sulle dichiarazioni post partita di Mazzarri in evidente crisi esistenziale e non in grado di dire cose sensate dopo una scoppola così dura. A riguardo della sua rosa dichiara che la Juve ha lanciato un solo giovane, Pogba , mentre loro ne stanno lanciando diversi. Si dalla finestra li stanno lanciando. Pogba da solo costa come tutta la rosa dell’Inter attuale. Ma Mazza’ lassa perde non giustificare l’igiustificabile. Ammetti una volta l’evidenza.
Mi viene veramente da ridere a sentirli parlare ancora di torti arbitrali. Peccato le partite contro di loro siano finite . Da sempre … è sempre un piacere. Camoranesi docet: ” Quando entravamo in campo noi i giocatori dell’ Inter si cagavano sotto”. Amen.
È UNA JUVE IN CRISI.
di Davide Peschechera
La 26.a Supercoppa italiana prende la direzione di Torino. È stata una Juve già più cinica del passato, capace di colpire al momento giusto, sprecare di meno e rischiare ancora meno, implacabile e spietata. Risultato nitido, rotondo, inappellabile, costruito con misura, giustezza e tempismo. Secondo, terzo e quarto goal della Juve sono stati realizzati in 4 minuti e 41 secondi, più o meno 400 secondi, per essere precisi: secondo gol che è un coast to coast, in contropiede fulminante, su corner inesistente per la Lazio, con un Vidal freddo e intelligente nel lanciare Lichtsteiner, un Chiellini che colpisce di destro con un contro movimento da attaccante. Lichtsteiner con l’inserimento, triangolo col tacco e tocco beffardo per il terzo gol; Tevez con i suoi 10kg. in più e la solita freddezza realizza il quarto gol, dopo la geniale illuminazione di Vucinic, la parata di Marchetti su tiro di Lichtsteiner e la lucidità di Pogba. Poi Rocchi fischia la fine della partita senza concedere neanche un minuto di recupero, con persino alcuni secondi d’anticipo, pur di non assegnare un rigore netto per fallo su Vidal in area. Sarebbe stato cappotto. Squadra potente, prepotente e geniale. La tournèe americana aveva sollevato qualche malumore, i lamenti della vigilia avevano trasmesso qualche perplessità. Un precampionato sottotono, non positivo e qualche giro a vuoto di troppo, avevano fatto pensare a una Juventus in difficoltà. La Juve è arrivata all’appuntamento senza troppe certezze e con un mercato ancora in divenire, dopo aver fatto vedere poco o niente del suo reale potenziale in questo precampionato, col timore che si verificasse l’effetto “pancia piena”, la cosiddetta “sindrome di appagamento”, o che tra i giocatori si diffondesse la disabitudine alla vittoria. E poi i soliti imprevisti fuori programma: i media che hanno cercato di inventare polemiche inesistenti su neoacquisti che non funzionerebbero, la Juve che si è allenata a Trigoria dopo aver calpestato un campo da Terza Categoria, ospite della Roma per l’allenamento saltato alla Borghesiana appena giunta nella Capitale. Dopo le spie di Mazzarri dello scorso anno, non ci siamo fatti mancare nulla neanche quest’anno. Neanche la polemica sulla località e gli incassi. Si è giocato all’Olimpico(insomma, vinci lo scudetto e vai a giocare la Supercoppa in casa di chi il campionato l’ha perso) ma si finirà per tribunali perché il 5 settembre la Corte di giustizia federale, a sezioni unite, discuterà il ricorso della Juventus contro la decisione del consiglio di Lega di fine giugno che, per la prima volta nella storia, ha infranto il principio della suddivisione a metà dei proventi. Lo ha fatto per «ricompensare » la Lazio dei mancati introiti della trasferta cinese, cui la Juve ha rinunciato per la contemporanea tournée in America. A Lotito è stato garantito un minimo di 1,8 milioni, cioè la somma dell’ingaggio di Pechino e dei diritti tv. Ai bianconeri sarebbe andato il resto, fino all’eventuale pareggiamento della quota biancoceleste. Com’è andata a finire? La Juventus ci ha rimesso 600-650 mila euro perché l’incasso al botteghino dell’Olimpico è stato di 1,9 milioni lordi. Se invece si fosse proceduto con la ripartizione a metà le due finaliste avrebbero incassato 1,15 milioni a testa. Vabbè. Lotito voleva incassare più della Juve? Accontentato.
È stata la vittoria di un gruppo e di un gioco collaudato. Appena si è trattato di fare sul serio gli uomini di Conte hanno uscito gli artigli e non hanno lasciato scampo alla Lazio apparsa invece troppo guardinga. La tournèe americana aveva alimentato le speranze e le aspettative degli avversari dei bianconeri. Molti saranno rimasti delusi. Perchè non c’è mai stata partita e la Juve, quando c’è da scendere in campo per vincere, c’è sempre. Strapotere sotto il profilo dell’approccio mentale e dell’interpretazione tattica, altro che crisi di condizione, gioco e risultati. Una superiorità totale a livello di reparto e prestazioni individuali e collettive. È ancora una volta il trionfo del gruppo, della compattezza, della feroce capacità di concentrarsi quando si fa sul serio, mentalità che Conte ha saputo infondere ai suoi giocatori. Il flusso delle azioni bianconere scorre ancora per vie centrali anche se l’arrivo di piedi sopraffini come quelli dell’Apache, che ieri ha messo a segno il primo gol ufficiale in maglia bianconera (quarto uomo della storia juventina a segnare in Supercoppa Italiana al debutto assoluto dopo Baggio, Inzaghi e Asamoah), il 200esimo in carriera e il 16esimo titolo in cassaforte, rende la manovra più liscia e imprevedibile. La manovra è stata edulcorata dall’innesto di qualità dell’argentino che, seppur ancora a intermittenza, ha saputo legare e giostrare gli inserimenti dei centrocampisti con tanta sapienza quanto il solito Vucinic. Indolenti, a volte, inarrestabili, spesso, proprio come all’Olimpico. L’argentino infatti è parso già sfrontato, coraggioso e decisivo. Dietro a Vucinic, che ha agito da pivot, con cui ama regalarsi fraseggi stretti, funge da boa e punto di riferimento quasi sempre insidioso farcendo trame per gli inserimenti altrui.
C’è stata maggiore cattiveria agonistica e concentrazione. La Juve è riemersa nella totale forza di un gruppo granitico dall’ondata di critiche dopo un’estate povera in fatto di risultati. La ferocia con cui gli uomini di Conte hanno inseguito il trionfo all’Olimpico è il risultato di una squadra intensa al limite dell’esasperazione, cinica nel colpire e assetata di sangue nel non mollare mai, nemmeno a partita chiusa con il condottiero in piedi davanti alla panchina a urlare dietro a tutti per un passaggio sbagliato. Gruppo che semplicemente non accetta l’idea stessa della sconfitta ed è capace di saltare sopra ogni ostacolo. Ancora una volta, infatti, Conte ha puntato tutto sulle motivazioni, il lavoro, la preparazione e la fame per ripartire e ricominciare e la squadra si è ritrovata alla grande. I deludenti ed evitabili, ma non preoccupanti, risultati della tournèe sono dovuti alla mancanza di voglia, di cattiveria, di attenzione, di fame. Calo di concentrazione. Una delle certezze di questa squadra, il tipo di calcio praticato, difficile ma affascinante, è anche programmato per l’unica, vera necessità che è quella dell’obiettivo, della vittoria, dei punti, del risultato, della conquista: la conquista, in questo caso, della 6a Supercoppa. La quasi mai avvenuta ricerca della realizzazione e della verticalizzazione, negli USA, ma solo l’ampiezza del gioco e qualche taglio degli esterni, era la dimostrazione che le gambe della squadra erano veramente pesanti e la squadra lunga e arrugginita. Ben vengano quindi gli schiaffi che abbiamo rimediato e che ci hanno riportato sulla terra, in questa estate che può dare il via ad una stagione veramente da record, se si riuscisse a vincere il terzo Scudetto consecutivo, impresa mai riuscita. Bagno di umiltà salutare, i risultati del calcio estivo sono destinati a essere spazzati via e non hanno fatto altro che riconfermare che la Juve ha, nelle sue corde, caratteristiche imprescindibili come la rabbia e la cattiveria a agonistica che non devono mai mancare. Se mancano quelle, si perde almeno il 60% del lavoro. Conte spinge continuamente il gruppo ad andare oltre la fatica e superare nuovi limiti, facendo leva sull’orgoglio e sullo stimolo al confronto che evidentemente in un atleta è insito nel profondo, per spronarlo a non mollare la tensione ed a far stare tutti sul pezzo, battendo il senso di appagamento. Per questo Conte ha parlato di uomini, prima che di giocatori.
Si è parlato anche di cambio modulo, di 334, pur d’inventarsi qualche novità, ma mai come quest’anno, la Juve è sempre la stessa, riparte dagli stessi principi di gioco ma con l’aggiunta di Tevez. Più che altro il 334 è un “atteggiamento” che assumono i due sterni in base alla posizione in campo che ricoprono e che non considera il “ruolo” in se per se dei giocatori. L’obiettivo principale del mister, infatti, è sempre quello di mantenere grande equilibrio, coprendo sempre la stessa larghezza di campo di 40 metri ovunque ci si trovi, sia in una situazione di transizione offensiva che di transizione difensiva. Per questo di 334 non si può parlare ma è una triste invenzione giornalistica, un divertente passatempo estivo più che un vero e proprio cambiamento di cui parlare. Al massimo, se proprio si vuol parlare di 334, bisogna ammettere che già dallo scorso anno gli esterni erano perennemente presenti nelle azioni d’attacco con improvvisi tagli e con una prima pressione sui giocatori avversari sempre molto alta. Quindi di 334 si dovrebbe parlare già da un po’. Invece lo si fa ora per cercare la novità continuamente, lo scoop che in realtà non c’è. La Juve di Conte è bella e collaudata, sarà ancora 352 con la speranza che i nuovi acquisti alzino il livello tecnico tattico dell’attacco poiché la vera sfida per il mister non è quella di cambiare il suo schema per l’Europa, ma al contrario di dimostrare a tutti che, con i giusti interpreti, questo schema può essere devastante anche contro l’elite del calcio continentale. In molti hanno visto nel passaggio dal 433 al 352 la voglia, da parte del mister, di coprirsi e non subire troppo per non rischiare, spesso, il risultato. In molti hanno visto in lui, nelle ultime settimane, una rabbia compressa, un’ansia nervosetta, il timore o la strategia di alzare la tensione dove la tensione evidentemente si era abbassata per non ritrovarsi un giorno a fallire un appuntamento con lo spettro terrificante di doversi assumere tutte le colpe e dover dare giustificazioni. Il mister, invece, ha sempre spiegato la scelta del 352 come “il vestito, la coperta migliore per questa squadra, avendo in rosa 3 difensori e 3 centrocampisti fortissimi in grado, da soli, di dare sicurezza e copertura alla squadra”.
La partita si è chiusa con l’inno della Juve nello stadio Olimpico di Roma, altissimo nel cielo a coprire tutte le parole che si erano sprecate dopo le amichevoli estive. A coprire tutte le polemiche per la località e gli incassi. Nello stadio del Coni, della Nazionale e dei rosiCONI. Nello stadio in cui tutti hanno spinto per giocare perché tutti volevano così. Col mister che abbraccia uno per uno i suoi uomini, prima che giocatori. Con Lichtsteiner che s’inchina ai suoi tifosi. Con Lotito inquadrato a 3 minuti dalla fine guardare l’orologio e chiedere “quanto manca?”. Ma la partita si chiude anche con Petkovic che a fine gara ha riconosciuto i meriti della Juve, con Klose che dignitosamente non ha gettato la medaglia del secondo posto ed ha applaudito Buffon che alzava la coppa al cielo. Poi ci sono anche gli ululati razzisti, i nostri che non hanno lasciato il campo perché non si chiamano né Constant, né Balotelli, né Boateng, Pogba che definisce ignoranti questo pseudo-tifosi frustrati, l’annuncio dello speaker dello stadio e la squalifica della Curva Nord nella prossima partita dopo la segnalazione di Rocchi nel referto di gara. Il finale più bello è il nostro, che invece di godere delle disgrazie altrui viviamo delle nostre vittorie. Non essendo “proiettati nel futuro” come il presidente Lotito, viviamo delle vittorie presenti. Perché la storia si scrive vincendo le partite che contano. “Le grandi squadre e i grandi giocatori escono in questi momenti. Si vede questo quando conta la partita e non in tournée in Giappone, in Cina e in America. I grandi campioni quando la posta in palio è alta escono”. Parola di Buffon. Tutto il resto lo lasciamo agli altri.
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La vendetta è un piatto che va servito freddo. Ecco perchè vi abbiamo fatto il cappotto.
Articolo di Alessandro Magno
Serata da ricordare quella del 18 Agosto 2013, non tanto per il trofeo , che è importante ma non importantissimo , ma che è sempre bene vincere piuttosto che no. Da ricordare perchè una vittoria cosi netta e senza attenuanti per i nostri avversari, francamente, non ce l’aspettavamo. Umiliati. La Juve del precampionato ha smaltito le scorie della preparazione e alcuni giocatori si sono presentati in condizioni sontuose. Che dire ad esempio di Chiellini. Uno dei più imballati e in difficoltà nelle settimane scorse e in grado di volare ieri per tutto il campo fino a segnare (di destro) il gol della sicurezza. Lichtsteiner poi assoluto dominatore e migliore in campo. Pogba, una bestia. Mi sono piaciuti molto anche Buffon sempre arci-sicuro e Tevez un vero combattente. Vidal poi è Vidal, davvero insostituibile. Sono bastati questi 6-7 giocatori sopra le righe per sistemare la Lazio in quattro e quattro otto. Una menzione la merita anche Vucinic per gli assist, certo se Mirkoletto fosse un pò più continuo e incisivo mi chiedo che cosa ne sarebbe dei nostri avversari, in ogni partita.
La goduria poi è totale per un certo gusto di dolce vendetta. Come non dimenticare come la Lazio è passata in semifinale di Coppa Italia con arbitraggi al limite del disgustoso? Chi non si ricorda di Antonio Conte superironico dopo la sconfitta per 1-2 se lo vada a rivedere. E i due clamorosi rigori negati. La verità è che questa Juve rischia seriamente di vincere tutto per molti anni (almeno in Italia), allora la Figc si inventa un antagonista che non c’e’. Almeno fin’ora. Allora eccoti il Napoli spinto in calssifica a forza di aiutini (vedansi alla voce rigori contro), eccoti il Milan mandato in Champions senza particolare merito (vedansi alla voce ricori a favore e chiedere alla Fiorentina), eccoti un Lazio mandata in finale di Coppa Italia ( e poi vinta) senza particolari meriti sportivi. Salviamo solo gli sportivissimi e gran signori, Klose e Petkovic, per il resto sono tutti veramente una pena. Compreso il pubblico che fischia i nostri neri sul 4-0 mentre dovrebbe fischiare i propri ( bianchi e neri).
E che dire dei tentativi maldestri e vomitevoli di fare giocare la partita a Mauri, uno che dovrebbe essere probabilmente squalificato da mesi e che fra l’altro fu decisivo nelle partite contro la Juventus dell’anno scorso, in coppa e in campionato. Questo non è condizionare pesantemente no? Questo è il calcio italiano. Basta squalificare Conte perchè non poteva non sapere, mentre Mauri invece poteva. Per lui c’è il ragionevole dubbio.
Ci hanno mandato pure l’arbitro di Firenze. Pure quello si sono scelti. Nel primo tempo non sanziona nemmeno il fallo per cui Marchisio deve uscire. Non ammonisce Hernanes per una trattenuta da secondo giallo (da regolamento) e un entrata di Ledesma a Karatè e poi ammonisce Barzagli per un fallo di mano che non esiste visto che il braccio è chiaramente attaccato al corpo, anzi il nostro fa proprio il movimento per cercare di non colpire il pallone. Fischia tutto il primo tempo per loro. E biricchini … eh eh … pure l’arbitro vi eravate portati!
Dulcis in fundo la supercoppa disputata in casa della vincitrice della Coppa Italia. Prima volta in assoluto. Guarda caso quando gioca la Juve. Qualcuno ha scritto si gioca nello stadio del Coni. Non mi risulta che lo stadio sia del Coni, mi risulta ne sia proprietario il Comune di Roma, cosi come non mi risulta che ci sia un regolamento per disputare sempre la supercoppa a Roma. Fra l’altro c’è da disputarne ancora una a Pechino per contratto con i Cinesi. A fra l’altro: lo stadio di Roma fa schifo non si vede una mazza.
Ma va bene così, contro tutto e tutti come sempre, contro tutti i sotterfugi, vi abbiamo asfaltato senza pietà. In casa vostra. La prossima se volete la giochiamo direttamente a Formello e la facciamo arbitrare da Tare. Lotito sei stato tritato, rassegnati. Da gran signore ieri non s’è fatto vedere nemmeno per mezza intervista o complimentarsi con i vincitori. Almeno i suoi giocatori hanno partecipato alla premiazione.
La vendetta è un piatto che va servito freddo. Ecco perchè vi abbiamo fatto il cappotto.
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