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Tevez e Llorente .. una coppia e una squadra.

Tevez e LlorenteScritto da Cinzia Fresia

La “strana” coppia Cartlitos Tevez e Fernando Llorente ha destato non  poca curiosità, i due attaccanti, inizialmente un po’ chiacchierati, attualmente ben  integrati,  sono diversi come il giorno e la notte, ma in squadra sono già una  coppia. I due neo acquisti dell’era Marotta-Conte, sono entrati nel cuore dei tifosi praticamente da subito. Tevez arrivato dall’Inghilterra con il profondo desiderio di togliersi da lì, appena entrato  nella sede della Juve in C.so Galileo Ferraris mentre si accingeva a stringere la mano al suo futuro allenatore,   gli veniva consegnato  il foglio della dieta, ebbene sì, Carlitos era in leggero sovrappeso, lo hanno messo subito a dieta con bresaola, parmigiano e petto di pollo ed ecco 6 kg in meno, agile e scattante come Conte vuole tutti i suoi uomini, non ha comunque  tardato a far vedere chi è, anche con 6 kg di eccedenza,  mentre Llorente in formissima e soprattutto bellissimo e sorridentissimo, ha dovuto solo ricorrere ad un taglio di capelli tattico, le onde e i riccioli dei suoi capelli erano “molto” spagnoli ma  poco ortodossi per l’ambiente  Juve,  risultato: un bel taglio di capelli come lo stile Juventus vuole. Messi  a posto questi dettagli, la “strana” coppia sta ottenendo un immenso successo mediatico.

Ma d’altronde, la Juventus non fa mai niente per caso, i suoi giocatori  oltre alle  qualità tecniche  devono avere certi requisiti.Questa coppia non è solo diversa tecnicamente e fisicamente, sebbene condividano  la stessa lingua, lo è anche la provenienza, Tevez viene dall’Argentina, quella povera ..poverissima .. violenta dove le alternative alla delinquenza sono poche, eppure Carlitos in qualche maniera ne è uscito dal quartiere “Apache” e ne è uscito bene, ricco, stimato tant’è che sostiene economicamente un’associazione che aiuta i bambini dell’Apache, mentre per Llorente un passato un po’ diverso, figlio di un commerciante, si trova a dover lasciare la famiglia per valorizzare il suo talento da calciatore a soli 11 anni, andando a Bilbao, e sarà lì dove riuscirà a maturare e a diventare uno dei più aprezzati professionisti del calcio spagnolo, la lontananza dai suoi, non ha contaminato il carattere di Fernando, Llorente è come si vede in foto, un gigante bello, gentile e sorridente dai modi garbati.

E così che con questi due nuovi arrivi, la Juventus ha fatto centro un’altra volta, Tevez rappresenta l’uomo che con la sola forza di volontà si impone ottenendo successo grazie alle sue potenzialità, Llorente il bravo ragazzo, bello, solare e gioviale cresciuto nell’agio e nella stabilità di un altro paese, sebbene la fatica di ambientamento, sta finalmente uscendo dall’angolino in cui si era messo, e da finali di partita sempre un po’ incerti.

Oggi la nostra golden-coppia è più che collaudata,  e Llorente tornato al gol sembrerebbe intenzionato a fermarsi, cosa ci manca? Forse altri 4 o 6 come loro? Sarebbe bello .. ma accontentiamoci di questi due simpaticoni, la città li ha accettati, è impossibile non volergli bene, Tevez è nel cuore di tutti e Torino si fa in 4 per farlo sentire in famiglia,  nonostante il suo italiano stentato regala sorrisi a tutti, è gentile  ..e come si fa a non voler bene ad uno così? Viene voglia di abbracciarlo o dargli una pacca sulla spalla tanto ha un buon carattere, concetto confermato ufficialmente anche dal suo allenatore Antonio Conte, che ha dichiarato ” ce ne fossero di caratteri così”.

Speriamo per la Juve ma anche per loro che questa bella storia  continui insieme ai successi della Juventus, basta poco farsi apprezzare, un sorriso, un po’ di gentilezza e disponibilità e il gioco è fatto … continuate così ragazzi …

 

 

 

Come si gestisce Pirlo?

pirlo 1

di Davide Peschechera

Altra pausa per le Nazionali, altra pausa di riflessione. Altra pausa per pensare al futuro. Prossimo, immediato e lontano. Sotto la lente d’ingrandimento ci va proprio colui il quale ha risolto la partita contro il Milan col gol del pareggio e propiziando il terzo di Chiellini. Per mettere in dubbio le qualità di Andrea Pirlo e gettare un’ombra su un giocatore unico, servirebbe una dose di coraggio tale da tracimare nella cecità di giudizio. Altro discorso è sostenere che questo Pirlo possa essere un giocatore da gestire, se non proprio centellinare. Il suo impiego deve essere dosato. La fatica gli toglie lucidità, però il regista vuole giocarle tutte. Il campione, in quanto tale, non accetta di essere messo da parte e vuole rispondere con i fatti alle critiche ma il credito verso certi giocatori non deve essere illimitato. La risposta al “caso”, se di caso si può parlare, infatti, Pirlo l’ha già data, sul campo. Non serve parlare quando sai giocare a pallone. Pirlo scrive ancora coi piedi: fondamentale nella Juventus, indispensabile per il calcio italiano. Ci mancherebbe che sia Pirlo a chiedere di giocare a gare alterne. Anzi è in virtù dell’ambizione che lo nutre, e della costanza mostrata allenamento per allenamento, che l’azzurro si è costruito un percorso calcistico da assoluto fuoriclasse. Il problema è che eravamo stati abituati troppo bene, tutti: tifosi, avversari, appassionati, curiosi. E lui stesso. Pirlo non sbagliava, Pirlo non usciva, Pirlo giocava 38 partite su 38, più la Champions, più la Nazionale. A 34 anni non potrai mai essere come a 28. Negli ultimi giorni l’ha accettato lui, ora tocca a noi. Ci tocca per onestà. Perché il vero e unico caso che riguarda Andrea Pirlo è che non c’è ancora il suo erede. Pirlo è Pirlo, anche se dicono che non sorrida più e lo dicono come se prima invece lo facesse.

L’addio al Milan dimostra proprio l’esigenza di Pirlo di sentirsi sempre parte importante di un progetto ambizioso. Al momento Conte non è ricco di alternative in panchina ed a gennaio si tornerà a parlare di un centrocampista. Nessun caso Pirlo ma una situazione che, prima o poi, si sarebbe presentata. Occorre intervenire sul mercato per affiancare un giocatore che possa raccoglierne l’eredità già a stagione in corso ma poi ci sarà un normale avvicendamento mascherato da turnover al momento opportuno.

Anche se non sarà facile, perché Pirlo è il tempo, il ritmo, le pause. Si passa da lui. E’ il genio della semplicità. È così che deve andare ed è così che va, con un tocco o con due, non di più. Con il passaggio in profondità che sembra una cosa tramontata e che riappare improvvisamente quando lui stoppa e poi mette dentro in verticale. Imbarazzante marcarlo ogni volta che tu gli vai addosso e lui s’è già liberato del pallone. Imbarazzante pensare che sono in pochi a poter fare quello che fa lui. È un talento che non nasce per strada, ma su un campo di calcio. Genio e regolatezza, non ci si stanca mai di lui e delle sue semplici giocate. Pirlo non è ciò che un bimbo vuol essere quando comincia a giocare, ma è ciò che sogna di essere qualunque giocatore quando sta per finire.

Fuori, però, per scelta tecnica a San Siro. Per scelta tattica col Verona. A riposo col Torino. Per scelta indigesta, sempre. Cerca di tenere sempre alta la tensione e non si lascia sfuggire mai l’occasione per scuotere la coscienza collettiva del suo gruppo il mister Antonio Conte, soprattutto in una stagione, questa, molto più difficile delle due precedenti. Ed è in questo senso e in quest’ottica che vanno visti il turnover ed il rispetto di regole che non c’è bisogno di appendere nello spogliatoio. Le conoscono bene tutti, in vigore da due anni, hanno contribuito sicuramente alle vittorie sino ad oggi ottenute e a quella compattezza di gruppo nata anche in questo modo. Regole precise da seguire dentro e fuori dal campo. Ma al di là del nervosismo comprensibile del regista bresciano contro il Verona, scortato per tutto il match dalla marcatura ossessiva di Jorginho (che di fatto si è disinteressato all’andamento della partita), l’episodio è andato un po’ in contrasto con la figura universalmente riconosciuta di “gruppo Juve” ma pare essere già acqua passata.

“Con Andrea non c’è stato nessun chiarimento perché prima non c’era stato bisogno di mettere una regola. Adesso c’è e va rispettata. Quindi Pirlo non ha fatto niente di particolare perché poteva farlo. Nella gestione di un gruppo ci sono delle norme da mettere, per cui quando vedi che qualcosa non va bene, ci mettiamo subito una bella regola che vale per tutti e siamo molto più tranquilli e sereni”. Una mossa strategica che gli ha permesso di dribblare il presunto caso che giornalisticamente si stava montando e le solite domande tendenziose, di evitare che, in un momento delicato come questo, Pirlo venisse punito o multato e respingere qualsiasi tipo di strumentalizzazione per l’uscita dal campo di Pirlo.

D’altronde, già in passato atteggiamenti sbagliati dei suoi giocatori gli avevano dato il pretesto per dettare qualche regola fissa che, via via, Conte aggiorna ispirato dalle situazioni. Tipo? Cominciamo col “caso Quagliarella”. Gli uomini dello staff vanno rispettati al pari di Conte. Chiunque abbia un comportamento poco educato o irrispettoso nei loro confronti viene punito come se lo avesse tenuto con l’allenatore. Proprio Quagliarella, infatti, sostituito lo scorso anno a San Siro, aveva alzato la voce con Alessio e non giocò per qualche giornata. Oppure c’è il “caso Elia”: la bilancia è come un giudice, massimo rigore anche in tavola. In ritiro, ma anche a casa. Niente pane, zucchero ridotto al minimo, e grande attenzione nel rispettare le indicazioni dopo le analisi periodiche. Chi pesa troppo non gioca. Elia in qualche caso non superò l’esame della bilancia e stette fuori. Ma non è finita qui perché c’è anche il “caso Pogba”. L’orario di allenamento viene comunicato al giocatore solo nel tardo pomeriggio del giorno prima attraverso un sms, per ridurre al minimo le divagazioni. Per i giocatori diventa difficile programmare il loro tempo libero con attività potenzialmente distraesti dall’impegno calcistico. Chi arriva in ritardo all’allenamento prende un’ “ammonizione”, al secondo scatta la “squalifica” con mancata convocazione per la partita successiva. Due ritardi consecutivi in una settimana portarono il francese a saltare la trasferta di Pescara, nonostante il momento particolarmente brillante. Infine, la “legge Pirlo”: se si viene sostituiti e non si è gravemente infortunati, si deve rimanere in panchina per il resto della partita. Chi va direttamente negli spogliatoi viene multato e messo fuori rosa per un mese. Senza montare nessun caso.

Con l’Italia a Napoli ha giocato 90 minuti spalancando la porta a Mario Balotelli con un gioiellino dei suoi. E la punizione-gol e quella stampatasi contro la traversa della porta di Christian Abbiati dimostrano che il piede del genio juventino è caldo. Quello contro il Milan è stato il suo settimo centro su palla inattiva. Negli ultimi tre anni meglio ha fatto soltanto Francesco Lodi (8), che non a caso è soprannominato “il Pirlo di provincia”. L’ex rossonero viaggia alla velocità di un assist a partita e il 60 per cento dei suoi passaggi (dati Opta) vanno a buon fine. Medie altissime. Finalmente nell’ultimo anno in Nazionale, Pirlo ha anche avuto un trattamento di riguardo. Prandelli lo chiama sempre anche se gli concede un minutaggio bassissimo “per fare gruppo”. Delle 17 gare che la nazionale ha giocato dall’ottobre 2012 al settembre 2013, Pirlo ne ha disputate 13 di cui solo 8 stando in campo dall’inizio alla fine. In tutto ha accumulato 1.032 minuti in azzurro di cui 811 (su 840′, cioè il 96,5%) in partite per la qualificazione al Mondiale o in quelle che contavano della Confederations. Quando ci sono stati in ballo i 3 punti ha sempre giocato o è stato sostituito per pochi minuti (16 in Armenia e 13 in Repubblica Ceca). Nelle amichevoli, invece, Prandelli lo ha fatto rifiatare: 4 presenze su 8, contando anche le sfide contro Brasile e Uruguay alla Confederations, la prima a qualificazione ottenuta e la seconda per il 3° e 4° posto, una sola volta per 90′ e accumulando in tutto 221′ sui 720′ possibili (29,3%). Un occhio di riguardo? Sì, decisamente.

Andrea Pirlo, trentacinque primavere il prossimo maggio, tornerà a discutere il proprio contratto con Marotta ed il proprio entourage, dopo i primi sondaggi non andati a buon fine (c’era distanza sulla sia sulla durata, sia sulla parte economica), nei primi mesi del 2014. Non si sa come andrà a finire, anche se per Marotta ci sono: “Porte apertissime, ascolteremo le sue esigenze. Saremmo orgogliosi di poter continuare con lui” e per Agnelli: “Di certe questioni si occupa Marotta, ma io posso dire che Andrea alla Juventus si può sentire tranquillamente a casa. Starà lui a decidere il suo futuro”.

Gli anni passano per tutti, anche se per il suo modo di giocare potrebbe tranquillamente andare avanti per un altro paio di stagioni. Va impiegato con giudizio. Conte e Prandelli stanno facendo benissimo quindi a dosarne le energie ed a provare squadre non “Pirlo-dipendenti”. Nelle ultime uscite, il regista bianconero ha perso almeno un paio di palloni pericolosi a partita, tanto da poter innestare le ripartenze della squadre, situazione che, se ci spaventa poco in Italia, in Europa potrebbe riservarci brutte sorprese. Allo stesso tempo ha pure illuminato in qualche circostanza la manovra con i lanci intelligenti e calibrati per i quali è riconosciuto fuoriclasse. Anche se “l’ultimo” Pirlo, stando alle statistiche, sta migliorando l’efficacia delle giocate, rispetto al passato, in passaggi riusciti, ma sta riducendo l’incidenza delle occasioni da rete.

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NON è UNA JUVE Più DEBOLE.

DOMANI LA PARTITA DI CONTE, IL TNAS DISCUTE IL SUO RICORSO

di Davide Peschechera

Magari Conte ci avrà giocato pure, sul significato della definizione di “indebolita”, in conferenza, perché è importante valutare in che parte e in che misura la squadra si è indebolita. Il mister ha detto che la Juve si è indebolita in questo calciomercato, quelle di Giaccherini e Matri non erano cessioni previste, non ha avvallato le cessioni dei suoi uomini di fiducia e abbiamo concesso una punta alla rivale di sempre; Che il divario con le altre squadre non è aumentato come si legge in giro ma diminuito perché le altre si sono rinforzate e hanno speso molto; Che la situazione economica che ha portato la Juventus a operare sul mercato con un budget prossimo allo zero era ben nota sin da maggio e ha dovuto subire la contingenza economica della società. Bene, se sa benissimo che gli acquisti sono stati finanziati dalle cessioni, di cosa si è lamentato? Del fatto che la Juve non abbia speso un euro sul mercato o di incomprensioni con la società dopo il colloquio di fine maggio? Differenze di vedute non risolte e Investimenti importanti disattesi? Nonostante le cessioni di giocatori panchinari, venduti per il bilancio perché ben valutati rispetto ad altri(De Ceglie, Isla, Padoin, Peluso), il gap con le altre è aumentato, non diminuito. Ha sostituito le partenze con Tevez, Llorente, Ogbonna e lo sa benissimo. Quindi? Tutta pretattica in vista della Lazio? Messa in scena, vittimismo, ha dovuto ingoiare un boccone amaro, vuole spostare il peso del pronostico sulle altre società? Non ci credo che sia insoddisfatto per la cessione del 5° attaccante(che di solito non utilizza mai) e di un centrocampista di riserva. Conte ieri ha detto delle cose sapendo che non sono vere. In ogni caso non ci si può sottrarre al ruolo di favorita mettendo le mani avanti. Il “ci siamo indeboliti” sminuisce il lavoro del mercato, non sprona gli attuali componenti della rosa(non bastava un semplice, doveroso ringraziamento ai partenti?) e mette pressione alla società per il mercato. Voleva che fossero venduti i pezzi pregiati, come ha fatto il Napoli, squadra che a suo dire si sarebbe rinforzata spendendo più della Juve? Conte dimentica di aggiungere che De Laurentiis in due stagioni ha venduto i due “tenori” incassando qualcosa come 100 milioni, prima di costruire una squadra che conta un solo vero campione, Higuaìn.

Vedere Conte piangere per Giaccherini (a cui ha concesso 900 minuti in campionato), Matri (la punta da lui meno usata in campionato e CL) e Marrone (che in due anni con Conte alla Juve  ha totalizzato 13 presenze di cui solo 9 da titolare, cioè meno minutaggio di Padoin) è onestamente ridicolo. Alla fine Galliani, con l’acquisto di Matri, ci ha pagato Tevez. L’idea di rafforzare i rivali non faceva impazzire Agnelli ma ha prevalso la volontà del giocatore che ha voluto Milano rifiutando  Napoli. Se sono vere le cifre di cui si parla, per Matri la Juventus mette a bilancio una plusvalenza di 1.850.000. L’ingaggio era di 4.400.000 lordi. Due anni e mezzo in bianconero con critiche e consensi, 81 presenze, 29 gol, 2 Scudetti, 2 Supercoppe Italiane vinte. Con l’uscita di Matri torna ad essere Marchisio il primo in classifica dei marcatori della Rosa attuale (28 in 214 partite). Due mancate cessioni su tutte, poi, vanno citate. Da segnalare il forte interessamento che c’è stato da parte del Genoa per Simone Padoin, e quello del Verona per Federico Peluso, due giocatori che Conte ha portato da Bergamo, nonché due pupilli del mister. In entrambi i casi sono state fatte proposte di prestiti onerosi con diritto di riscatto, proposte però rigettate dalla società bianconera. E’ stato inoltre registrato l’interessamento da parte dell’Atletico Madrid per Sebastian Giovinco, però non è stata formulata una proposta concreta. Conte quindi non ha varato alcuna cessione nell’ultimo giorno di mercato, neanche quelle di Padoin, Peluso e Giovinco e Marotta non gli ha acquistato ne Kolarov, ne Zuniga, ne Nainggolan, ne Biabiany, ne Gilardino(160 gol in serie A, più di Filippo Inzaghi e Gigi Riva, roba che Quagliarella neanche in due carriere di fila li fa… altro che “speriamo non mi vendano Quagliarella”). Conte ha passato gli ultimi due anni a chiedere a Marotta di vendergli Quagliarella chiaramente inadatto al suo gioco. Insomma, un mercato, quello della Juve, conclusosi senza botti. La campagna acquisti della Juventus si è dunque fermata all’11 luglio. L’ultimo, frenetico, giorno di mercato, però, non deve condizionare il giudizio sul mercato bianconero. Il giorno in cui si tirano le somme, si valutano gli acquisti e si controllano le spese non deve essere l’ultimo di mercato. Se di Tevez, Llorente e Ogbonna si è detto già tutto, autentici “colpi” appaiono le conferme di Marchisio, Vidal e Pogba e i rifiuti alle offerte milionarie, piovute da maggio in poi, per dei giocatori che completano uno dei reparti più forti d’Europa. è stato anche formalizzato l’eccellente acquisto di Berardi (scambio di comproprietà con Marrone, entrambi giocheranno a Sassuolo la prossima stagione), che insieme a Zaza e Gabbiadini rappresenta una brillante continuità nella politica di controllo dei giovani talenti. la Juve è attualmente più forte nei titolari e più vulnerabile nelle riserve. Qualitativamente sembra comunque oggettivo dire che la rosa è migliorata, a livello numerico il discorso è un po’ diverso. Quando il mister dice che la rosa si è indebolita, infatti, si riferisce proprio al fatto che perdendo Matri e Giaccherini ha perso potenziale, non al fatto che la campagna acquisti nel suo complesso ha un saldo negativo e lui lo sa benissimo. Una nota negativa infatti riguarda proprio il discorso panchina, nel senso che sono arrivati due attaccanti ed un difensore, mentre sono partiti due centrocampisti (ed una punta), e questo nel corso della stagione potrebbe creare qualche problema. La coperta pare infatti corta in mezzo e o non è arrivata inoltre la tanto desiderata pedina sulla sinistra, che mister Conte desiderava esplicitamente, anche se Asamoah fortunatamente non dovrà partire per la Coppa d’Africa. La questione, però, oltre che numerica e qualitativa, è di natura tattica: Lichtsteiner è un terzino adattato, Asamoah è un mediano, nessuno dei due pare essere di ruolo. Dal momento che con due ali d’attacco effettive è umanamente impossibile giocare per un discorso di equilibri, già in queste prime uscite, infatti, si sono viste ripartenze da 4-3-3 con uno dei due attaccanti larghissimo a sinistra e Asamoah più attento in fase di copertura rispetto allo svizzero. Un 4-3-3 asimmetrico e visibile solo nei movimenti, non nel modulo di gioco. Si punterà dunque sulla rinascita di Isla e sul ritorno di Pepe a destra. Su Peluso e De Ceglie a sinistra. Un mercato, questo, condotto con pochi soldi spesi. Un mercato intelligente e ponderato, una campagna numericamente esigua, ma assai importante sul piano della qualità.

I 22 milioni spesi per Tevez e Ogbonna dovevano necessariamente rientrare: 8 sono quelli di Giaccherini, 11 quelli di Matri, in maniera che il saldo sia quasi in pareggio. Il saldo economico di questa tornata di mercato è negativo ma bassissimo, per questo avere Tevez, Ogbonna e LLorente in entrata e Matri e Giaccherini in uscita non è qualcosa di incomprensibile ma di positivo. L’impressione è che, a livello di costi, rispetto allo scorso anno, sia cambiato molto poco. Marotta ha tenuto fede perfettamente alle indicazioni di Agnelli e Mazzia: smontare e rimontare la squadra entro certe disponibilità. Il bilancio 2012-13 della Juventus dovrebbe registrare una perdita attorno ai 17mln. ma un fatturato record di 276mln. A fronte di questi ricavi, la potenza di fuoco della Juve non è di 190-200 mln. ma di 170-180 mln. Questo significa che nelle tasche di Marotta è rimasta liquidità per un altro colpo, un colpo rimasto in canna, probabilmente l’esterno tanto cercato o la riserva a centrocampo, che arriverà, a Gennaio. Da Gilardino a Nainggolan, Marotta tornerà sicuramente a bussare alle porte di Genoa e Cagliari.

Le lamentele di Conte, dunque, appaiono più strumentali che reali e fondate, il problema non è il mercato. Il tecnico non riconosce o non vuole riconoscere l’autorità ed il ruolo di Beppe Marotta. Conte è sì un valore aggiunto per la Juventus, ma va gestito dal momento che lo stesso Agnelli, scegliendolo personalmente per il dopo Del Neri, ha “autorizzato” il mister ad abusare della non autorevolezza del dg. bianconero. Una spaccatura interna, quella tra Marotta e Conte, dovuta soprattutto a due caratteri e due personalità agli antipodi. A mediare può pensarci solo Agnelli che ha permesso che il mister scavalcasse la persona di Marotta che, con tutto il rispetto, non è sicuramente Moggi. Col suo comportamento, Conte dimostra di poter destituire la società nella persona di Beppe Marotta, cosa che alla Juve non è mai stato possibile e lui lo sa benissimo sin da quando era capitano e calciatore di quella squadra autorevole e autoritaria fuori e dentro il campo. Marotta e Paratici hanno la colpa di parlare poco l’uno e niente l’altro, di essere e mostrarsi educati, in tv e in società.

Dicevamo che la squadra non si è assolutamente indebolita e lo ha prontamente dimostrato sul campo. Anzi. Analizziamo il gol realizzato alla Samp e i 4 fatti alla Lazio: contro la Samp si sono visti movimenti da 4-3-3 nell’azione del gol. Asamoah e Barzagli a fare da terzini, Pirlo e Vidal vicini, Vucinic largo a sinistra che ha favorito l’inserimento in verticale di Pogba e Tevez prima punta. Con una difesa schierata a 4, se la sono vista i due davanti e le mezzali a risolvere la pratica. Se gli esterni larghi sono spesso la chiave per aprire le difese, allargare il gioco direttamente con gli attaccanti, talvolta, porta a scardinare ancora meglio le difese avversarie. Sui rinvii anni ’80 di Da Costa, infatti, la Juve si è schierata con un 5-2-1-2, con Vidal più avanti per essere in pressione in caso di calcio corto e i 5 dietro più Pogba a staccare. Nessun contropiede, superiorità numerica doriana. Proprio quando Vucinic ha cercato di allargarsi, la Juventus ha trovato spazio. 3 uomini molto larghi dietro, 3 uomini larghi in mezzo, due punte in verticale a fare da pivot che dialogano e vengono incontro, gestiscono tempi di gioco, ritmi della manovra e velocità d’esecuzione sul fronte d’attacco, fanno entrare e uscire il pallone da una parte all’altra e, come se il gioco si articolasse in spicchi, in duetti attaccante-ala, attaccante-mezzala, effettuano movimenti in velocità, di transizione, con continui cambi dei fronti d’attacco, assecondando le ali che si buttano dentro, in diagonale. A portare la 1a pressione si alternano mezzali ed ali in base a chi, per primo, si trova in posizione più avanzata. Poi spesso avviene il doppio taglio per vie centrali prima sul lato forte, poi sul debole, da parte di mezzali, ali e attaccanti, mantenendo sempre l’ampiezza del campo o con una mezzala o con un’ala sempre vigile. A tratti sembra che a centrocampo l‘obiettivo sia quello di lasciar giocare Pirlo da solo con i due attaccanti, libero da marcature per ragionare, con Vidal e Pogba che si allargano subito per “sgomberare” tutto il centrocampo e far arrivare il pallone alle punte, verticalizzando. Sagacia, intraprendenza, intelligenza tattica. Squadra che in queste prime uscite ha effettuato più verticalizzazioni per il tandem offensivo e tanti cross dalle fasce per una Juventus che si prepara a Llorente. Meno tiri in porta, meno occasioni degli avversari(la Lazio ha tirato 17 volte, 11 volte nello specchio ma sempre da fuori area) ma più gol. Cinismo e sintomo di crescita.

Con la Lazio, invece, i gol sono stati il frutto di automatismi di squadra assimilati da tempo. Non c’è buona esecuzione senza rapidità, precisione, intensità. Si cade nella prevedibilità e nella lentezza di esecuzione. Un’azione è efficace se eseguita con velocità e istintività. E’ in quest’ottica che la qualità dei singoli fa la differenza. Ecco perché l’innesto di Tevez e il salto di qualità, capace di conferire alla manovra estro, guizzo, imprevedibilità. La Juve sa quello che deve fare, sempre, come e quando farlo, con infinite variazioni sullo stesso spartito. Ha “conoscenza” e “coscienza” di se e degli avversari. Ha nella qualità delle letture dei movimenti propri e degli avversari e nella sincronizzazione con i compagni i propri punti di forza. Nel lavoro, nel sacrificio, nell’attenzione, nella cura dei particolari i suoi segreti. Per questo quando non ci sono questi ingredienti, la manovra appare prevedibile, lenta e i movimenti scontati. La meticolosità del lavoro di Conte porta a studiare, prevedere e anticipare le linee di gioco altrui. Lo schema, invece, è lo strumento che fa acquistare sicurezza al calciatore e dà differenti soluzioni in base alla lettura della difesa. Primo gol: Giropalla difensivo. Poi Chiellini – Pogba – Tevez – Pogba. Vucinic che osserva. Vidal che s‘inserisce e segna. Secondo gol. Altro schema: Vidal che s’inserisce sulla linea degli attaccanti, Vucinic fa da boa e Tevez che questa volta resta a guardare. Terzo gol, altra azione classica: lancio di Bonucci, taglio di Vucinic ad allungare la difesa e contemporaneo movimento incontro di Tevez. Quarto gol, altro classico movimento delle punte: Vucinic e Tevez spalle alla porta, in verticale. Il primo liscia, il secondo segna. Ed il gioco è fatto. Alla prossima.

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Trofeo Tim 2013 – Reggio Emilia – Stadio Maipei: Juventus Milan e Sassuolo : Il ballo della debuttante

 

Scritto da Cinzia Fresiatim 2013

 

Il 23 luglio 2013 allo Stadio Maipei di Reggio Emilia, si sono affrontate nel consueto torneo estivo Trofeo Tim, la Juventus, il Milan e il debuttante in A: Sassuolo. Un torneo precampionato utile per effettuare i primi test valutativi delle squadre, i neo arrivi, gli anziani, le tattiche e così via. La Juventus priva dei nazionali, e reduce da una preparazione con ritmi serrati alla Conte, è apparsa un briciolo appannata e lenta e poco costruttiva. Ma era prevedibile .. anche il Milan non si è proposto al meglio.

L’atmosfera era “ridanciana”, Marotta e Galliani insieme con il medesimo  vestito (frequenteranno lo stesso sarto?) a scherzare ed esibire una pseudo – sorta di riconciliazione, atteggiamenti che mi fanno impressione vi dirò, non perchè bisogna serbare rancore a vita,  per carità .. ma con tutto quello che c’è stato condanna di Conte compresa, darsi delle pacche sulla spalla come all’osteria mi è  sembrato  eccessivo, ma è così. E’ stata una noia tremenda  questo intermezzo di luglio, la vittoria al Sassuolo, mi è parsa un po’ decisa a tavolino e per tanti motivi, il terremoto e un riconoscmento a  questa squadrina debuttante in serie A. Ma va bene anche così, per quanto ci riguarda, a Conte del Trofeo Tim ben poco gli importa, gli interessava di più  che i “deb” Tevez e Llorente dessero delle risposte. Per quanto abbia potuto valutarli  in una “non partita”, Tevez mi è sembrato più veloce e già assimilato alla squadra, Llorente non ancora.  Continua vittima di Mexes, il suo metro e 95 cm non ha intimidito nessuno ed è pure finito (poveretto) all’ospedale, per una ferita al naso per fortuna  di poco conto. Gli altri attaccanti,  non pervenuti, speriamo che il problema “attacco” non cronicizzi e sia stato solo un fatto di circostanza. In effetti la parola d’ordine stasera, non era “vincere” ma passeggiamo e poi vediamo, idem per il Milan.

Comunque, va bene anche così, un po’ di calcio di luglio fa anche piacere per rompere la monotonia degli sproloqui sul calcio mercato, abbiamo visto diversi debuttanti, alcuni giocatori prelevati dalla primavera, il nostro terzo portiere Rubinho, che ha anche parato alcuni rigori. Insomma si sono divertiti, dico si sono perchè non penso che il pubblico bianconero sia rimasto entusiasta e debutto di Llorente e Tevez il resto è stato normale amministrazione.

Bene, tiriamo una riga, vedremo cosa succederà più avanti, come  Conte ha interpretato  questo test e su che cosa bisogna migliorare. Direi che stasera non faccia testo, per tanti motivi, era evidente come le squadre più forti adottassero un basso profilo per far risaltare il simpatico Sassuolo a cui non sembra vero di essere in A.Era anche auspicabile evitare infortuni per ambo le fazioni, il momento è topico, il calciomercato anche, e se qualcuno deve partire evitiamo si faccia male.

Comunque come inizio non c’è male in attesa di tempi migliori.

 

Juventus: Ragione e sentimento

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Scritto da Cinzia Fresia

Stiamo vivendo un momento interlocutorio, si parla, si dice, si mormora, si promette, si ritrae, i risultati tardano ad arrivare, i giornali hanno parlato per molte settimane di Higuain con un piede nella Juve, ma niente da fare l’ex del Real Madrid non troverà casa a Torino.

E’ vero,  è materia che fa vendere i giornali ora che il campionato è andato a “dormire”, la  carta stampata si  scatena  farneticando una sequenza di nomi che resteranno nel mondo delle idee giornalistiche e forse nei desideri dei tifosi. Ma d’altronde la Juve non ha mai detto niente di ufficiale, fino ad   oggi ed ecco un annuncio:  la trattativa con Tevez è riuscita, l’ex bomber del Manchester city è arrivato a Torino per sostenere le visite e ufficializzare la sua investitura.

La Confederation cup sta finendo, e Antonio Conte fresco di matrimonio si troverà a fare i “conti” con gli Juventini ammaccati e affaticati, reduci da questo torneo estivo,  un titolo curioso di alcuni “tutto sport” fa, parlava di Pavel Nedved al posto di Marotta, in effetti il Ds non si può dire brilli di luce propria in fatto di calcio mercato, scarsi gli affari e pochi soprattutto gli uomini necessari alla Juventus, è vero che Antonio Conte è un prestigiatore in fatto di allenamento, sappiamo quanto sia abile  ai tirare fuori linfa da una rapa,  ma come tutte le brave persone non bisogna approfittarne,  da professionista quale è, molto  ambizioso,  non disdegnerebbe  una volta nella sua vita Juventina breve o lunga che sarà, partorire un progetto con un campione vero, vorrà quella soddisfazione che va cercando da quando fa  l’allenatore, Pavel Nedved: un nome, una garanzia, legatissimo in una profonda e leale amicizia nei confronti della famiglia di Umberto Agnelli, sarebbe probabilmente l’uomo giusto al momento giusto. Da anni si è messo in “aspettativa” per arrivare al posto ambito non solo da lui ma da tutti i tifosi, un uomo dai trascorsi calcistici leggendari che ha voluto la Juventus per realizzarsi da  calciatore e forse un giorno da dirigente, ma come tutte le persone di valore sanno aspettare, Nedved non è fuggito quando la Juventus è ingiustamente scivolata in B, quando è stata infangata dall’indecente inchiesta di calciopoli,  Nedved nonostante i richiami delle “sirene” è rimasto qui, a Torino, ad aspettare  tempi migliori quelli  attuali, però ..  sarà stato il Tuttosport o il fiato sul collo di Nedved che improvvisamente e come per magia et voila …ecco uscire dal cilindro Carlito Tevez, siamo tutti senza parole .. e chi se lo aspettava? Chi ..sotto il “solleone” (si fa per dire) di giugno non avrà commentato negativamente i “rumors” circa il nostro calciomercato?

La notizia di oggi cambia tutto, come volevasi dimostrare è bastato il titolo di un giornale ed una figura minacciosa già con le mani sulla scrivania che si è materializzato in pochi giorni quel top player o presunto tale,   che ci  si aspettava,  o comunque ciò che Conte stava inseguendo. Con questo non significa che abbiamo finito, mancano ancora tanti nomi all’appello e il prossimo probabile  potrebbe essere  Ogbonna, difensore attivo al Torino a cui Conte dà la caccia da tempo immemore.

Questa volta i giornali hanno fatto un buon servizio a noi della Juve, la minaccia di Nedved ha fatto “pedalare” il ds Marotta concludendo la trattativa che interessava Conte e soprattutto i tifosi.

Ora vedremo cosa succederà, a questo punto il mercato diventa rovente! Incrociamo le dita ragazzi perchè il Tevez con tutto il rispetto funzioni, che non si metta ” in pensione” come hanno fatto i precedenti , e ci regali tanti gol ma soprattutto ci faccia brillare in Champions. Tanto in Juventus ci stanno già  tenendo molto a questo signore, assegnandogli  la “mitica maglia numero 10”, sì proprio quella ..di Alex Del Piero.

Si conclude perciò il dilemma 10 o non 10, nessun italiano ma nessun’altro giocatore della Juve, nemmeno Pirlo che poteva portarla non tanto per i trascorsi  precedenti, ma per quella parità di carriera che poteva consentirgli di indossarla senza sentirsi usurpatore, invece no. E’ stata data o forse meglio dire accettata da uno che è appena arrivato e di cui sappiamo solo le speranze.  E’ stato giusto? Forse sì o forse no. Questo clima intorno al nostro capitano ancora nel cuore, fa male .. perchè continuiamo a non capire il motivo di così tanto odio per lui .. e vorremo sapere. Ma l’acquisizione del numero 10 a Tevez mette tutti a tacere e i paragoni saranno evitati e poi 10 oggi, è diventato solo un numero, quindi non più importante.

Allora complimenti al nostro Ds e soprattutto Benvenuto a Carlito Tevez e che ci stupisca con i suoi gol ..

 

 

ricchiuti45

 

Arriverà questo benedetto Top Player o anche in questa sessione dovremo accontentarci di quello che passa il convento?

Il problema per il convento Juve non è accontentarci il 31 Agosto. Ma dopo la 38°gara.

Ogbonna merita secondo te questo grande sacrificio economico?

Ogbonna viene per imparare. Bisognerà pur spendere qualcosa, tanto vale farlo per un difensore italiano.

E’ vero che in società c’è chi pensa di sostituire Marotta con Nedved?

Marotta è una di quelle classiche persone che possono essere sempre sostituibili. Finché i risultati di Conte sono buoni però sarebbe prematuro. E allo stesso Nedved non converrebbe. Intuendo il temperamento da polacco contro i panzer di Pavel non avrebbe la pazienza di fare questo calcolo. Mi auguro però che chi gli sta vicino sia meno romantico.

Analisi a mente fredda post Juve – Bayern

Juventus, presentazione del nuovo allenatore Antonio Conte

 

 

Scritto da Massimo Gizzi

 

 

Non è forse il momento più opportuno per analizzare la stagione della Juve, o nel complesso i 3 anni di gestione Marotta e i 2 di gestione Conte, soprattutto quando la stagione non è ancora finita e si concluderà, a meno di cataclismi, con il secondo scudetto consecutivo e, sicuramente, con il ritorno tra le prime 8 squadre d’Europa, oltre alla semifinale di Coppa Italia, però quando ci si scontra con la realtà dell’elite europea e  se ne esce con le ossa abbastanza rotte è giusto porsi delle domande e (cercare di) darsi delle risposte.
Senza nessun catastrofismo, sia chiaro, né aprendo processi sommari, ma analizzando di testa e non di pancia i risultati ottenuti.
Come tutti sappiamo, un team è fondamentalmente la somma di 3 componenti: società, staff tecnico e giocatori, indissolubilmente legati tra di loro per il raggiungimento degli obiettivi sportivi. Tralascio volutamente la componente-tifosi solo perché, davvero, è l’unica alla quale non può essere mossa alcuna critica e tralascio altresì la politica societaria, volta a consolidare a 360° la struttura della Juve ma che esula dai discorsi meramente di campo.
Prima di partire, una rapida analisi del contesto di riferimento, ovvero il calcio italiano, che purtroppo non riesce a ritrovare i fasti di un tempo. Crisi economica, investimenti inesistenti sui vivai (con pochissime eccezioni), infrastrutture pessime (JS a parte, ovviamente), tassazione altissima, sono senz’altro i motivi principali di un decadimento che sembra non vedere fine, sta di fatto che, una volta usciti dai patrii giardini, le squadre italiane facciano una fatica immane a consolidarsi su posizioni di vertice. Attenzione, non dico a vincere, dico a lottare per. Il contesto di riferimento italiano non è pertanto probante al 100% relativamente al valore di una squadra che mira ad avere ambizioni non provinciali quale è la Juve.
Cominciamo dunque con Marotta, l’uomo che ci ha fatto tornare a vincere, secondo alcuni, l’uomo che ha dilapidato un patrimonio non indifferente, secondo altri. Sui suoi acquisti e cessioni è stato scritto e detto di tutto, inutile quindi andare a rivangare Martinez, Elia e Motta così come Pirlo, Barzagli e Vidal. I punti che vorrei andare ad analizzare sono essenzialmente 2: il valore della rosa rispetto al prezzo di acquisto e la composizione dell’11 titolare di quest’anno rispetto ai mercati marottiani. Nel primo caso il risultato è pesantemente deficitario per il DG, in quanto l’unico giocatore non parametro zero ad aver visto aumentato il proprio valore di mercato è Vidal, per gli altri o è rimasto invariato, e questo è già un risultato negativo per un giocatore di una squadra che vince il campionato da due stagioni consecutive, o è addirittura sceso, il che è addirittura un no-sense. Il dato dovrebbe quindi far riflettere sia sul carattere economico dell’affare, sia sulla valutazione tecnica data ai giocatori stessi. Degli esempi: Licht è un buon/ottimo giocatore, ma la valutazione è identica a quella di 2 anni fa, Bonucci è cresciuto a dismisura in questi anni, ma la sua valutazione neanche adesso raggiunge quella assegnatagli 3 anni orsono, Vucinic al di fuori dei confini italiani non gode dello stesso credito che ha da noi e, se è vera l’offerta dello United dello scorso anno, era praticamente uguale al prezzo pagato per averlo. Questo per dire che le contrattazioni o le valutazioni dei giocatori non sono quelle di mercato ma si paga un surplus a mio modo di vedere per l’incapacità di capire il valore e/o le potenzialità di crescita dei giocatori stessi. Per correttezza di analisi, dobbiamo certamente menzionare, oltre al già citato Vidal, i 3 ottimi parametri zero il cui valore è nettamente aumentato. In primis Paul Pogba, il baby-fenomeno portato alla Juve dal procuratore con cui Marotta neanche parlava, Barzagli, i cui stimoli in Bundes evidentemente erano al minimo storico per fare panchina al Wolfsburg, e Pirlo, che certamente non può essere definito un colpo di genio in quanto la carriera già parlava per lui. E veniamo ora al secondo punto, cioè la composizione della squadra titolare: lasciando da parte i 3 reduci dell’era Moggi, cioè Buffon, Marchisio e Chiellini, 2 sono stati acquistati nel corso del primo anno, Barzagli e Bonucci, 4 al secondo anno, Licht, Vidal, Pirlo, Vucinic, e 2 al terzo anno, Asamoah e Giovinco. Sembrerebbe a prima vista, quindi, che i mercati siano stati equilibrati, ma se analizziamo gli obiettivi  vediamo che non è esattamente così. Il primo anno doveva essere, secondo le parole sia di Agnelli che di Marotta, quello della ricostruzione; in soldoni, niente stelle di prima grandezza, buoni/ottimi giocatori per costruire le fondamenta. Ebbene, di quella ricostruzione a distanza di soli due anni non c’è traccia se è vero che solo Bonucci e Barzagli, acquistato tra l’altro a gennaio, fanno ancora parte dei titolari. Di altri 11 acquisti non c’è più neanche l’armadietto a Vinovo, solo altri 4 fanno ancora parte della rosa. Ricostruzione? Io direi rivoluzione non riuscita. Secondo anno, si punta alla qualità quindi uno pensa a pochi acquisti ma mirati: arrivano invece tra estate e gennaio 13 giocatori, quasi la metà dei quali (5) spediti al mittente o verso altri lidi a distanza di pochi mesi. E venne infine l’anno del top player che, neanche a dirlo, a Torino non ha messo piede, lasciando il posto ad altri 7 acquisti non catalogabili, con tutto il rispetto, tra i top. In totale una 40ina di giocatori acquistati in 3 anni per comporre una rosa di 21 calciatori (non considerando come detto i retaggi delle precedenti gestioni), a prezzo salatissimo dato che molti di queste meteore  sono stati regalate, prestate o vendute con  minusvalenze notevolissime. In ultima analisi, non posso non rimarcare l’acquisto a 18 milioni di un giocatore proveniente da un gravissimo infortunio e la mancata ricontrattazione dell’acquisto di un altro giocatore, Quagliarella, infortunatosi durante il periodo di prestito e che ha impiegato un anno per tornare a livelli apprezzabili.
Giudizio su Marotta: bocciato senza attenuanti

Veniamo ora alla gestione tecnica della squadra. Qui non si può non partire se non innalzando un monumento ad Antonio Conte, l’uomo, lui si, della rinascita. Juventino fino al midollo, carisma, mentalità vincente, paura di niente e di nessuno: perfetto per guidare la Juve. I suoi due anni sono stati splendidi, con il ritorno alla vittoria in Italia e con il riavvicinamento a realtà consolidate in campo europeo. Questo per premettere che non mi priverei di lui per nessuna ragione al mondo, e le (poche) critiche che gli rivolgerò sono più un auspicio al salto di qualità definitivo anche suo (non dimentichiamoci che è comunque molto giovane come allenatore e con esperienza limitata). Le critiche che gli muovo sono essenzialmente due: la scarsa incisività nel cambiare la squadra in corsa e una buone dose di fondamentalismo nelle sue scelte. Sul primo punto devo dire che mi ricorda molto da vicino Capello, il cui apporto in panchina, al netto delle capacità motivazionali o gestionali, si limitava a cambiare giocatori ruolo per ruolo, senza inventiva, senza correzioni di modulo o di posizioni quelle (poche) volte in cui si presentava la necessità. Conte in questo, ma speriamo migliori col tempo, lo ricalca in tutto e per tutto, intuizioni se ne vedono poche, le sorprese per gli avversari sono inesistenti. La partita di Champions ne è l’emblema: Isla per Padoin, Matri per Quaglia e Giak per Marchisio, cambiano gli uomini ma non l’approccio tattico. Approccio che era stato già disintegrato da Heinckes a Monaco, riproposto al ritorno in carta carbone con identico risultato senza provare a cambiare l’inerzia di una partita che scivolava via senza dare mai l’impressione di una svolta. A questo  aspetto si può ricollegare anche il secondo punto, e cioè il fondamentalismo delle sue scelte, sia a livello di modulo che di uomini. E’ vero che quello dei 22 titolari è un concetto ad uso e consumo dei giornali, ma l’utilizzo col contagocce di alcuni giocatori e il super impiego di altri anche quando è palese lo scadimento di forma o l’inutilità nell’economia della squadra non depongono a suo favore. Altri spogliatoi per molto meno si sarebbero spaccati, per fortuna abbiamo grandi professionisti e non teste calde, ma figli e figliastri non sono solitamente propedeutici al raggiungimento degli obiettivi. Inoltre, salta subito agli occhi anche la disparità di giudizio sul tipo di giocatori da  utilizzare nell’ambito di uno stesso modulo: se l’anno scorso, dopo l’iniziale 433, si è optato sempre per una coppia di attaccanti complementari (Borriello più di Matri accanto a Vucinic per la maggiore capacità dell’attuale genoano di difendere palla e giocare spalle alla porta) quest’anno la filosofia è cambiata e la coppia più utilizzata è stata quella composta da Vucinic e Giovinco, giocatori speculari, con scarsa attitudine al gol e ancora minore capacità di giocare spalle alla porta come i dettami di Conte impongono. Non è un giudizio di merito sui due giocatori, qui parlo solo della loro compatibilità di coppia. La risposta di Conte alla richiesta di spiegazione di un giornalista su quali fossero i criteri per la scelta della coppia d’attacco mi è apparsa tra l’altro molto fumosa. Ha affermato infatti che contro squadre che concedono la profondità predilige un centravanti che sappia allungare la squadra, contro difese chiuse predilige i due più tecnici. Ora, io non sono un allenatore, ma solitamente contro le difese chiuse un centravanti d’area credo faccia molto più comodo di un giocatore che mai o quasi è nel cuore dell’area a spizzare palloni sporchi, a cercare insomma quelle situazioni che portino al gol “di rapina”. Fermo restando che spetta all’allenatore fare le scelte, mi sembra di poter affermare dopo 31 giornate di campionato e 10 partite di Champions che difendere ancora una scelta palesemente infruttuosa sia piuttosto controproducente. Intendiamoci,  il “Sacchismo” di Conte nel voler vincere attraverso il gioco corale è senz’altro positivo, ma Van Basten non lo abbiamo, e forse neanche esiste, esistono però anche altre strade con pari dignità. Inevitabile, per concludere, affrontare anche il discorso dei giocatori fuori ruolo o adattati: prendere Isla e Asamoah per farli giocare esterni appare francamente un rischio che ha pagato in Italia ma che espone a figure pessime contro squadre e giocatori più dotati. L’emblema di Asa fermato da Muller (Muller, non un difensore) dopo l’ennesima finta uguale a sé stessa  è ancora davanti agli occhi. Resta da capire se i due giocatori siano stati presi già con la convinzione di farli giocare esterni o se sia stata una scelta successiva, in ogni caso o l’acquisto di due interni, e quindi riserve data la presenza di Marchisio e Vidal, a 36 milioni, è stato sbagliato o è sbagliato aver pensato a loro per le fasce e  insistere nel riproporli in quella posizione. Se aggiungiamo che Licht, con tutta l’applicazione, la corsa, la grinta, che ha, in fase offensiva non è proprio il massimo che si possa desiderare, appare evidente perché critichi questo modulo da tempi non sospetti. L’assenza di Pepe non può giustificare il mancato ricorso al vecchio 433, in quanto il buon Simone manca da agosto e, se anche non si pensava che sarebbe mancato per tutta la stagione, a gennaio ci sarebbe stato il tempo di puntare un sostituto. Un nome? Schelotto. La verità è che si è partiti con l’idea del 352 e non si sono mai prese in considerazione delle varianti. Conte, lo ripeto, è un grande allenatore, con un po’ di apertura maggiore diventerebbe a mio avviso grandissimo.
Giudizio su Conte: promosso, ripassare per la lode

Passiamo, ma molto in breve, alla squadra. Non posso non assegnare  loro un 10 senza riserve, a tutti, perché ognuno ha dato, e continua a dare, tutto quello che ha, in ogni partita, in ogni occasione. Come in tutti i campi ci sono i più bravi e i meno bravi ma quando si dà tutto, si deve sempre rendere merito. Certo, alcune scelte andranno fatte, alcune cessioni saranno inevitabili così come sarebbe indispensabile innestare qualità e forza fisica davanti, avere già in rosa il sostituto di Pirlo (Ah Verratti, Marotta Marotta…) e prendere degli esterni veri se si vuole continuare col 352, un esterno d’attacco, un terzino sinistro e il vice-Pirlo in caso di cambio di modulo. Ma per il mercato ci sarà tempo, l’importante è avere le idee chiare, se poi avessimo un DG che capisse anche di calcio saremmo a posto per i prossimi 10 anni.
Giudizio sulla squadra: lode con bacio accademico

Pulvirenti attacca Andrea Agnelli: «Parla come una zitella isterica» ” Cosa c’entra Andrea Agnelli con tutto questo?”

 

 Scritto da Luna23
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ROMA – «Le parole di Andrea Agnelli sulla mia nomina? Sono state più che altro una provocazione. Ha agito come una zitella isterica, e in astinenza». Così Antonino Pulvirenti, presidente del Catania,
ha risposto alle critiche del presidente della Juve dopo la rielezione di Mario Beretta alla guida della Lega di A, e la sua nomina a consigliere federale. «Agnelli dice che in Lega non mi si vedeva da dieci anni? Una provocazione» la risposta di Pulvirenti. «Piuttosto – ha aggiunto Pulvirenti – è stato il suo atteggiamento durante l’assemblea a risultare strano. Andrea Agnelli si è comportato come una zitella isterica e in astinenza. Dice che non è rappresentata in Lega la maggioranza del calcio? Quattordici società su 20 mi sembrano una bella maggioranza»Questa uscita del sig. Pulvirenti, per’altro mai smentita ci fa intendere che tipo di ambiente si trova nella lega calcio, il nostro Presidente, il dott. Andrea Agnelli, viene apostrofato e considerato pari ad una “zitella isterica in crisi di astinenza”. Mi meraviglio come la risposta di Agnelli sia stata quella di farsi una “grassa risata”, e mi meraviglio altresì di come i nostri terribili ed efferati avversari non siano all’altezza di una risposta seria,  e non di una scadente sottoculturata e sottoscolarizzata risposta. Entra il presidente del Catania persino nella vita sessuale del Presidente della Juve, supponendolo “in crisi di astinenza” inviterei il sig. Pulvirenti ad occuparsi della sua di vita sessuale, che è meglio, al nostro Presidente non  manca assolutamente niente.

Detto ciò, ho voluto riportare la dichiarazione prelevata dal web, per ragionare un momento insieme a voi, su questi “membri della lega”, se tale  è il livello delle persone che fanno parte di questo palazzo “aiuto si salvi chi può!” dico ma cosa c’entra Andrea Agnelli con questa gente?  ma avete visto che tipo è? Una persona che sa stare al mondo che ha ricevuto addestramento ed educazione decisamente superiore alla media. Basta,  ormai tutto è perduto e tutto è lecito, un’uscita simile andava come minimo sanzionata, e che siamo al bar sport? Dove tutti possono dire qualunque cosa.

Io spero che il presidente, il cui percorso di lavoro e di studio, il Pulvirenti lo vede con il binocolo, non gliel’abbia fatta passare liscia, purtroppo visti gli ultimi accadimenti temo che la cosa sia finita  lì. Ormai il calcio è diventanto parte di un inferno sociale la cui tirannide si manifesta in tutte le partite di campionato, avrete visto cosa è successo sabato sera, e com’è stata trattata la Juve dagli organi competenti  e legali del calcio. Oltre ad attaccare sempre la figura di Conte, sono stati coinvolti, Chiellini e Bonucci, Nedved e Marotta, che non ha neanche commentato, se non detto la verità: che l’arbitro sig. Guida veniva da Napoli o limitrofi .. ma questa è la verità ..cari giudici sportivi, e se un arbitro “non se la sente” stia a casa, non guadagni così tanti i soldi che non dimentichiamo arrivano dal Coni, e il Coni sono le nostre tasse, se non è in grado di arbitrare, altra irregolarità, visti i rigori non applicati, la partita andava rigiocata. Ma se il Guida non se la sente di dare rigori, figuriamoci rigiocare la partita. Prorpio per questo ambiente degradato, il Napoli troneggia: Abbiamo un nuovo nemico, una volta vedevamo solo l’Inter, oggi no, c’è il Napoli nemico di tutti. Questi signori, per far vincere lo scudetto al Napoli stanno facendo scendere  in campo tutte le forze possibili immaginabili, inventando, millantando, il Napoli è così potente da non presentarsi neanche alla premiazione della super coppa Italiana a Pechino. Grazie, bella figura .. perchè il Napoli oggi può tutto: insultare, millantare, fare esattamente quello che gli pare, e tutti a dire bravi! e mentre il Napoli  troneggia, la Juventus, viene condannata per molto meno rispetto alle malefatte del Napoli, subendo torti arbitrali di continuo.

Mentre succedono queste “belle cose”, la Juventus non si pronuncia ..incassa, buttando acqua sul fuoco, d’altronde, la Exor in un momento delicato come questo, ha altre priorità e preferisce stare a guardare senza commentare ufficialmente, mantenendo un self control invidiabile durante il galà del calcio di domenica scorsa e accettando ugualmente i prestigiosi premi destinati agli uomini della Juve, mentre l’aghiacciante giustizia sportiva preparava un cimitero tra espulsioni e multe.

Sapete che vi dico, che è una vergogna e  comincio a pensare che iscriversi ad un altro campionato, magari quello spagnolo,   così ci divertiamo, sia un’ottima soluzione.   D’altronde ..che ci facciamo qui? Non voglio assumere il ruolo della cattiva mai contenta, non è così .. ma posso dire di averne abbastanza di diseguaglianze di trattamento soprattutto verso di noi. Come al solito la sofferenza è tutta dei tifosi che sopportano tutti i pretesti per farci del male.

Che fare?

Fare fagotto e andarsene altrove, iscriversi ad un campionato che non è quello italiano, potremmo disputare, dove c’è gente che gioca a pallone sul serio,  Germania,Francia o Spagna,  insomma chi ci vuole .. per noi andrebbe bene, importante chiudere con questa vergogna casalinga chiamato campionato italiano.A proposito dei fatti di sabato scorso, sottolineo che io sto con Conte, anche se pesantemente criticato,per la richiesta di spiegazioni nei confronti di un arbitro inadeguato, mi dispiace ha ragione lui, che sta subendo ingiustizie e “schifezze” di tutti i tipi. Basta con le ipocrisie, le serate, i premi fasulli, le scemenze televisive, i falsi complimenti, facciamo come gli altri, non andiamoci più ..smettiamo di alimentare un atteggiamento falso e ipocrita, anche noi un giorno dovremo dire NO! Noi non ci stiamo più!

ricchiuti20

Considerazioni su Milan Juventus (la partita).

orrenda. juve mai così brutta. il milan ne ha profittato vincendo col minimo sindacale.

Considerazioni sulla designazione di Rizzoli, il rigore, il post partita degli juventini Alessio, Buffon eccetera, dei milanisti Galliani e Allegri, delle televisioni. Del comportamento di Quagliarella.

sulla designazione di rizzoli ha già detto tutto moggi prima della gara. il rigore rientra nelle operazioni d’immagine del calcio italiano. però non è il caso di parlarne così. se si vuole fare una discussione utile sull’argomento bisogna la facciano altre persone in altre sedi. il post partita m’interessa poco quando vinciamo, anche meno quando non vinciamo. quagliarella ? sta sviluppando forme di peronismo calcistico. crede di essere forse il protettore, il caudillo, il salvatore della situazione. basta spiegargli che non è così e non sarà mai così. la sua ambizione non è aggiornata alla realtà.

Cosa pensi di Gillet che tira in ballo nuovamente Conte alla vigilia di un Derby e della fine della squalifica e delle dichiarazioni del pentito Geric? Ops Gecic. 😉

di gegic me l’aspettavo da tempo. se l’uso strumentale devono farlo le tv nazionalpopolari e non le procure penali è andata meno peggio di quanto sospettassi. su gillet e quelli che verranno penso sia semplice il concetto: conte dimostri nei prossimi mesi quanto può essere buono e scarso. e vedrà che non gli succede niente.

ricchiuti15

Considerazioni su Juventus Bologna.

chi la dura la vince.

Pogba gradita sorpresa quanto c’è di Raiola e quanto di Marotta?

Di Raiola c’è tutto. Poi che altri si attribuiscano i meriti è naturale.

Juventus – Inter.

Una delle 38.

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