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La quadratura del cerchio (Seconda Parte)

2 La quadratura del cerchio (Seconda Parte)

di Davide Peschechera

Allegri viene ingaggiato nel giro di pochissime ore. Eppure si rinfaccia a Conte, e a Conte solamente, l’aver lasciato la squadra al secondo giorno di ritiro. E se Conte, a maggio, è stato “costretto” a restare, come puoi imputargli di aver lasciato a Luglio? Quando almeno un dubbio sulla concertazione della faccenda non può che rimanere, visto che il giorno dopo l’addio del tecnico leccese si è chiusa con grande successo anche la campagna abbonamenti. Stesso discorso per l’accordo lampo tra Conte e Tavecchio, Federazione e sponsor Puma. Non sta né in cielo né in terra che trattative e conclusioni di contratti si realizzino in qualche giorno, quando solitamente richiedono molto, molto più tempo. Insomma, una faccenda incartata e consegnata ai tifosi, a scatola chiusa. Prendere o lasciare. L’errore fu quello di credere che una storia tra un allenatore che vuole l’affermazione personale ed un club vincente fosse una storia d’amore. Di quelle che anche il calcio sa dare. E invece negli ultimi 3 anni c’è stata solo la Juve. E non la Juve di Conte. L’hanno sempre saputo, probabilmente, Agnelli e Conte. Conte si è servito della Juve e la Juve di Conte.

Potrebbe essere un suicidio professionale, e sarebbe certamente una brutta caduta dal punto di vista umano. Lui è efficace se può lavorare coi giocatori quotidianamente, e non una volta ogni 3 mesi, anche se ha colto l’attimo con opportunismo e lucidità, preferendo ripartire dalle macerie mondiali dell’Italia di Abete e Prandelli (che in qualche modo riecheggiano i settimi posti da cui mosse i primi passi la sua Juve tre anni or sono) piuttosto che accettare la sfida di inseguire nuovi trionfi, tutt’altro che scontati, in bianconero. Si è garantito almeno un biennio di stress più stemperato, meno frequente, meglio distribuito (due partite ogni tanto anziché tre a settimana, almeno fino alla fase finale degli Europei) ma non è detto che ci sia meno pressione che alla Juve. Una via di mezzo tra la frenesia imposta da coppe e campionato e una per lui insopportabile inattività. E una nuova, stimolante esperienza.

Conte porterà in Nazionale un cambio di mentalità e di comportamento. Conte allenatore della Juventus non era un amante (eufemismo) delle intromissioni della Nazionale ma Conte ct chiede un cambio radicale di mentalità e presumo che sarà una palla ingombrante tra i piedi durante tutto l’anno. Antonio “divide et impera”, da allenatore della Juve e da allenatore della Nazionale.Conte per molti si è comportato da professionista cinico e spietato, è uno dall’ego e dall’ambizione smisurate ed ha realizzato, forse troppo in anticipo, uno dei suoi sogni. Conte è giovane, alla sua età la Nazionale è più un ripiego (o, se vogliamo, un trampolino di lancio) che un traguardo. La nazionale è sempre stata un punto di arrivo, dopo anni di esperienza nei club, nazionali e internazionali, per un allenatore ambizioso. Conte sperava ormai da mesi di avere una chiamata estera prestigiosa. A parte il Monaco nessuno lo avrebbe in realtà cercato. Poi è arrivata la telefonata di Tavecchio; certo prestigiosa, certo affascinante, certo importante, ma pur sempre una seconda scelta. Lui dice che voleva fermarsi un anno per aggiornarsi, guardare partite, seguire giocatori, imparare l’inglese, tutto in attesa di una chiamata da un top club. Tutte cose compatibili comunque con l’impegno da selezionatore, una seconda scelta, un impegno meno gravoso dell’allenatore di un top club. Potrebbe crescere, diventare più forte e ancora più preparato

Conte ha chiesto un ruolo da manager, non solo da allenatore. Una vera e propria rivoluzione sul modo di gestire una Nazionale. Libertà d’azione, carta bianca nella gestione tecnica, progettuale e logistica di tutto ciò che riguarda la sua Nazionale. Stage durante il campionato, almeno due-tre l’anno, oltre ai normali ritiri. Rapporto continuo, capacità d’interazione e contatti costanti con le società senza troppe spigolature, garanzia di collaborazione con gli allenatori e i club. Continui faccia a faccia con i colleghi dei club per capire la forma dei propri giocatori e via dicendo. Su questo Conte non ha ammesso deroghe e ha chiesto impegni scritti, condizioni nero su bianco. Conte vorrebbe essere un CT di Nazionale sui generis: un tecnico a tempo pieno senza staccarsi dal lavoro quotidiano, quasi che l’Italia fosse un normale club. Monitoraggio sule giovanili. Stipendio adeguato. Conte ha chiesto e avrà in pratica le chiavi di Coverciano. Ciò che insomma voleva alla Juve. Vuole strutturare con uomini suoi. Richieste molto “dure” come quella di volere tutto il suo staff, Alessio e Carrera secondo la logica de “ne usciamo con le ossa rotte”. Repulisti storico. Con i club che non sono nelle condizioni di fare i sofisticati” e possono solo/devono accogliere volentieri Conte con tutti i suoi capricci. L’ ambizione è al tempo stesso la forza e il limite di Conte. Forza perchè lo porta a misurarsi con realtà ridotte male, limite perchè quando intravede la possibilità di non poter più vincere/migliorare è tentato dal lasciare e ricominciare altrove. Questa ambizione lo porta a confrontarsi con ambienti a lui a volte ostili per conquistarli dall’interno e a fare i propri interessi. Ma siamo sicuri che li abbia fatti? Conte non parla bene Inglese, ha uno stipendio alto (confermato in Nazionale), non ha nel curriculum di allenatore grandi vittorie internazionali, è uno che ha bisogno di un team dal budget alto che faccia un mercato costoso essendo molto esigente, pretendendo giocatori che chiede e non limitandosi a “profili di giocatori”.   Lasciata la Juve, quale squadra di club coi soldi lo avrebbe potuto chiamare? Forse solo il Monaco o altre squadre che oggi ci sono, domani chissà. Rimanendo alla Juve secondo me nel lungo periodo avrebbe potuto fare maggiormente i suoi interessi, agganciandosi ad una squadra in crescita, italiana, che gli avrebbe perdonato (quasi) tutto, assicurandogli sempre uno stipendio a lui gradito. Insomma, ha fatto una scelta azzardata e solo la Nazionale avrebbe potuto accoglierlo.

La formula finale dell’intesa sul contratto che ha portato l’ex allenatore Juve sulla panchina dell’Italia sottoscrive due accordi, per una cifra complessiva di 4 milioni netti l’anno che può salire a 4.5 in caso di qualificazione all’Europeo. Tutte e due sono con la Federcalcio: il primo (2 mln) come ct e coordinatore delle nazionali giovanili unificando ruoli e compensi di Prandelli e Sacchi; il secondo per la cessione al cento per cento dei diritti di immagine alla Federazione. Contestualmente la Figc girerà a Conte altri 2 milioni netti l’anno, assicurati da Puma per lo sfruttamento dell’immagine del ct, e in caso di qualificazione un milione nel biennio sempre dallo sponsor. In questo contesto, Puma ha ottenuto dalla Figc il prolungamento della partnership dal 2018 al 2022. Insomma, un compenso “allineato ai costi della precedente gestione” se non ci fosse stato l’intervento dello sponsor che, come azienda privata, ha deciso di investire su Conte perché lo ritiene più bravo degli altri. Volevano che Conte allenasse gratis, magari legato con le catene visto che “è stato condannato dalla giustizia sportiva in passato”? Può non piacere il contratto a Conte, perché ha imposto le sue condizioni ma l’Italia le ha accettate con la testa bassa.

Sappiamo tutti benissimo che ora Conte è destinato e condannato a vincere. Forse per lui questa è una sfida alla sua portata, più alla portata di un altro Scudetto alla Juve con raggiungimento dei quarti di CL, e questo ha fatto la differenza. Ma per fare meglio di Prandelli non al Mondiale, ma all’Europeo, può solo vincere. Scelta coraggiosa e rischiosa. La  Juventus ha caricato di ogni responsabilità Conte. Non è stato solo l’allenatore ma l’immagine della Juventus, quella di chi non si arrende mai (fino alla fine), l’allenatore che davanti ai microfoni ha offerto l’unica difesa alla società più antipatica d’Italia. L’allenatore della svolta, l’arrogante messo sotto accusa da chiunque. Il progetto Conte ha portato vittorie, Conte ha fatto godere noi è ha fatto rosicare tifosi avversari, addetti ai lavori, giornalisti, tutti. Li ha fatti impazzire di rabbia. Ha fatto rivedere, rivivere, riapparire l’incubo, il fantasma di un ritorno alla Juve pre-Farsopoli. La grinta della squadra ha dato ad ogni Scudetto conquistato una nomea ben precisa: il primo è stato quello vinto da imbattuti, il secondo quello della conferma, il terzo quello dei 102 punti sbattuti in faccia a chiunque. Tre anni di dominio e record infranti. Entrambi, dirigenza Juventus e Conte, si sono rimessi in gioco. Vediamo dove vanno: un po’ come quando si separano i gruppi rock di successo, in fondo… (cit.). Biennale per lui e biennale per Allegri, tutto fa pensare che, in fondo, quello di Conte sia solo un arrivederci. ci sarà sempre tempo per tornare a casa, ricalcando le orme di Trapattoni e Lippi. L’esordio contro l’Olanda avverrà il 4 settembre a Bari, tra pochi giorni. Sarà un ritorno al passato e la prima tappa verso il futuro. E noi dobbiamo voltare pagina. Il tempo di vedere Conte all’opera e poi sarà di nuovo campionato. Intanto siamo ripartiti così come ci eravamo lasciati. Vincendo. Buona stagione a tutti.

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La quadratura del cerchio (Prima Parte)

1 La quadratura del cerchio (Prima Parte)

di Davide Peschechera

Alzi la mano chi ha capito cosa è successo quest’estate. Un incubo per i tifosi juventini, una bufera forse preannunciata dalle avvisaglie invernali ma nessuno si sarebbe aspettato un simile epilogo, l’arrivo di Allegri alla Juve e l’approdo di Conte in Nazionale. Dopo i mugugni di maggio, la conferma non proprio convinta di Conte senza rinnovo, la rescissione consensuale, l’ultimo capitolo della telenovela ci ha riservato il finale più imprevedibile e il cazzotto più doloroso. Andava gestita prima e meglio, magari già a Gennaio. E hanno sbagliato ad andare oltre Maggio. Conte troppo coinvolto emotivamente ha voluto provarci, la Juve un po’ per presunzione, un po’ per arroganza, non ha voluto guardare in faccia la realtà, ha tirato la corda credendo che sarebbe passato il mal di pancia a Conte. Conte se n’è reso conto e se n’è andato.Invece di trovare un degno sostituto la Juve ha messo in allarme solo l’unico allenatore libero sul mercato(Allegri), piuttosto malleabile e gestibile in una situazione fatta di conferme e passi indietro come quella che è venuta a crearsi. E ha condotto un mercato all’insegna del completamento della rosa. Insomma, non ha fatto in modo che si tornasse a parlare subito di Juve(allenatori e giocatori passano, la Juve resta) e ci si dimenticasse di Conte, in fretta. Quello che si può dire ad oggi è che lo stress supposto da molti media non è mai esistito. E che nelle dichiarazioni ufficiali, nella lettera e nei video Marotta, Agnelli, Nedved e Conte hanno detto tante bugie. Per come è Conte e per come è fatta questa dirigenza era intuibile che l’addio sarebbe stato traumatico. Ma c’è poco di logico nella scelta di accettare le dipendenze di chi ti ha confinato per quattro mesi, senza una prova, dando retta ad un pentito pallonaro, privandoti del tuo lavoro, cercando di stroncarti la carriera ed emarginandoti. “Il patteggiamento è un ricatto” urlava Conte, con orgoglio, sbraitando, in quella conferenza stampa, contro la Federazione complice, come nel 2006, nel tentativo di affossare la Juve. Conte che pareva molto poco incline ai compromessi sacrifica al denaro la propria dignità di uomo. Perché per molti tifosi juventini è di questo che si tratta, sostanzialmente. Si trattava di una scelta di sano orgoglio che il mister ha deciso miseramente di sacrificare sull’altare della propria carriera.

Ma Conte CT azzurro è il tassello che mancava per completare il puzzle della telenovela più seguita dell’estate calcistica italiana, che raffigura una questione estiva piena di parole non dette e spiegazioni non date. Altro che stress, disagio a sopportare tensioni, uomo sfinito, forse finito, buio dentro di lui con impossibilità di reagire. La Nazionale è la fine del disagio psichico? La fine dello stress? Conte ora è utile, prezioso e decisivo? L’uomo che non poteva più risolvere il problema di una squadra sarà invece capace di risolvere i problemi di un intero paese calcistico? Conte ha capito da subito da quali compagni di avventura era attorniato. Non parlo soltanto della società ma di un entourage che non sopportava più il crescendo Contiano o Contesco, con tutti gli annessi, anche di cassa. Di contro la Federcalcio ha individuato nell’allenatore leccese il professionista che possa e debba rilanciare il nostro sistema, l’immagine e i risultati del campo.

Cosa lo ha spinto, però, a fare questa scelta? C’è chi ha parlato di rivincita per aver fatto piegare la FIGC davanti alla necessità di un uomo che mastica calcio come pochi in Italia. L’idea di una Federazione in ginocchio che lo implora di accettare per risollevare il calcio italiano. Se la Federazione italiana ha voluto provare a risollevarsi ha dovuto dare l’incarico ad uno Juventino. Ancora. Più che una contraddizione è una resa della Figc. Nel momento del bisogno non ha saputo far altro che mettere alla guida della Nazionale l’arrogante allenatore Juventino, pochi mesi fa squalificato, che dimostra il costante uso della Juventus e del patrimonio juventino (allenatore, giocatori) laddove serve.Ora va a sedersi al tavolo degli stessi che lo trasformarono in un mostro mediatico solo due anni fa e si accerchia di gente che alle prime difficoltà lo lascerà solo. Sicuramente Conte d’ora in poi avrà vento mediatico favorevole in quanto schermato dal sistema stesso che arriva da disastri sportivi mica da ridere ma, alle prime difficoltà, forse a causa del suo vincente passato in bianconero verrà impallinato ad ogni piccolo problema che incontrerà. Sarà aiutato, supportato, anche nella comunicazione ma sino ad un certo punto, visto che sarà l’unico capro espiatorio in caso di fallimento o l’eroe in caso di miracolo. Il poco tempo che avrà a disposizione non lo aiuterà, così come il caos che contraddistingue il calcio italiano in questo momento.Accetta l’incarico da chi lo ha costretto a vedere le partite da una vetrata come i vip, insultato da tutti e preso in giro dalle tifoserie e dalle telecamere. Si è dimenticato tutto? O forse vuole diventare, proprio adesso, l’allenatore di tutti gli italiani? L’Italia antijuventina ha già dimostrato di odiarlo e proprio questo voler “ingraziarseli” rischia di farlo diventare l’allenatore di tutti tranne che di molti juventini. Un paradosso no? Forse a lui non va giù che gli altri lo considerino “solo” juventino, a differenza di Lippi, ad esempio. Lippi ha allenato l’Inter da juventino. Quella è un’etichetta di cui andare fieri, mentre a Conte forse sta stretta. Lippi quell’etichetta se l’è portata dietro per tutta la carriera e ci ha vinto pure un Mondiale. La Nazionale come esperienza catartica capace di mondarlo della sua juventinità o dal suo essere “tifoso della squadra che allena)”, per ripresentarsi alla guida di un grande club? Senza contare che in Federazione avrà modo di tessere importanti relazioni con i dirigenti di questi stessi club che cosi bene la rappresentano e che fino a ieri dileggiava e scherniva.

Conte in Nazionale sarà e farà tutto ciò che non gli hanno permesso alla Juve. Conte ha fatto una scelta coraggiosa e anche un po’ irrispettosa verso se stesso visto quello che ha passato due anni fa e vedremo a cosa porterà. Ma la scelta l’ha fatta lui e quindi è persino inutile parlarne. Si vede che ha metabolizzato il colpo, e se lo decide lui che è il diretto interessato come possiamo giudicarlo noi?Solo che, alla fine, si paga sempre l’essere juventino (vedi la questione doping, Calciopoli, il calcioscommesse), poi tutti amici. Ci si dimentica.

La successione degli eventi e delle tempistiche, però, è stata alquanto strana. il fatto che i motivi delle decisioni non siano chiari poi aggiunge perplessità (eufemismo) al tutto e dà varie interpretazioni, più o meno verosimili, a ciò che non si sa. Conte a maggio voleva lasciare. Considerava concluso il suo ciclo alla Juventus con la vittoria dello scudetto dei record. L’ha fatto perché credeva che alla Juventus, in quel contesto e senza cambiare le cose, non avrebbe potuto fare bene o meglio. Era convinto che in Champions League non si potesse vincere (parole sue) e un altro scudetto non lo stimolava. L’unica cosa che lo avrebbe stimolato sarebbero stati i pieni poteri di disfare e rifare la rosa a suo piacimento per provare a vincere la Champions. Agnelli (giustamente) ha rifiutato, per continuare nell’ottica del risanamento societario e del pareggio di bilancio. Conte ha bruciato le tappe rispetto al progetto quinquennale (2011-2016) del club. Conte voleva lasciare ma l’hanno “convinto” (o costretto?) a rispettare il contratto, conoscendone il valore. Ci dice Nedved che gli hanno chiesto di pensarci fino a luglio, forse sperando di convincerlo e in questo ha sbagliato la società. Forse hanno fatto anche dei sondaggi(Allegri?) ma non c’era libero/liberabile nessuno di gradito e autorevole, così come anche Conte potrebbe aver sondato il terreno, senza trovare nessuna squadra in grado di accoglierlo. Insomma, la permanenza è stata quasi obbligata. Ricorderete il laconico Tweet. Forse anche il Milan allettava Conte: non tanto per soldi ma perché gli avrebbero dato grandi poteri (poi doveva vedersela con Galliani comunque, che non è Marotta) e il mandato di ricostruire la squadra e vincere (come alla Juve 3 anni fa, come la Nazionale oggi). Si è concordata la campagna acquisti e Conte è andato in vacanza. Poi la Nazionale. Prandelli fresco di rinnovo lascia a sorpresa e Abete con lui dopo il disastro in Brasile. Immediata candidatura di Tavecchio, nomina scontata(strano come siano state totalmente ignorate le ragioni di chi si opponeva), e subito contattato Conte al quale propone di diventare il boss della Nazionale. Lui torna in sede per essere liberato. Intanto pare che il mercato, con l’arrivo di nessun esterno per il cambio modulo, non lo abbia soddisfatto. A quel punto sono costretti a lasciarlo andare e lo fanno in concomitanza con la chiusura della campagna abbonamenti, confezionano il video, congelando gli acquisti(che erano, probabilmente, bloccati già da un po’ di tempo), ingaggiano Allegri(in preallarme da Maggio) il quale dà il suo benestare ai giocatori già fermati, concludono gli acquisti e Conte va sulla panchina della Nazionale. In tutta questa storia, però, ci si chiede se la scelta di andare in Nazionale e dimettersi dalla Juve siano stati eventi scollegati tra di loro o meno. La Nazionale un’opportunità sorta in seguito o uno dei motivi dell’addio? Perché, anche per la velocità con cui si sono svolti i fatti, evidentemente la Juventus sapeva che Conte sarebbe andato in Nazionale. Così si spiega anche la domanda che gli è stata fatta nel video proprio sulla Nazionale. Dopo i Mondiali, si parlava di Conte CT part time. Può darsi che Agnelli lo abbia costretto a scegliere se Conte ha annunciato di volerci andare. Non lo sapremo mai. Forse la Nazionale non è stata causa dell’addio, ma è stata un’ opportunità che ne ha accelerato i tempi. La Nazionale è stato il quid decisivo ma alla base ci sono gli screzi e le vedute diverse tra Conte e la società. Quando si è liberata non sono più riusciti a tenerlo e al rientro dalle vacanze, con la tentazione della nuova avventura e i dissidi con la società sul mercato, ha deciso di andare via.

Oppure nessuna chiamata, nessun contatto, ma la sensazione che qualcosa sarebbe successa a breve e quindi Conte, correndo il rischio di stare fermo un anno, ha deciso di mollare lo stesso, nei propri interessi. Avrà pensato giustamente che se fosse stato libero, almeno un sondaggio l’avrebbero fatto. Questo non lo sapremo mai, forse. Ma è l’epilogo più intuitivo e naturale. Se non si fosse liberata la Nazionale, magari a malincuore ma sarebbe ancora sulla panchina della Juve. Conte non è pazzo, “è fatto così”, vive di stimoli e sfide; finiti gli stimoli, fine del rapporto. Lui, Conte, aveva obiettivi chiari, dopo tre scudetti. Al posto di uno che, nei programmi sportivi, sarebbe dovuto arrivare quest’anno, chiedeva un salto di qualità per iniziare a puntare ad altro. Ha parlato con proprietà e dirigenza, prendendo picche, perché la Juve ha deciso di andare avanti col suo programma quinquennale, e un altro al suo posto.

Ricapitolando: se è stato contattato prima di Prandelli(non credo) la Nazionale è stata il motivo principale. Se è stato contattato dopo, ha influito con le divergenze di mercato. Se non è stato contattato prima dell’elezione di Tavecchio, aveva sensazione e percezione che qualcosa avrebbe potuto impegnarlo da lì a poco.

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Conte, hai facoltà di tacere, tutto quello che dirai sarà usato contro di te.

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Articolo di Alessandro Magno

 

La conferenza stampa di Conte ci da spunto per parlare di qualcosa in questa noiosa estate calcistica. Fra le cose scontate dette da lui e Tavecchio, dichiarazioni che ci si aspettava, come che convocherà i meritevoli oppure che oggi è obiettivamente il migliore sulla piazza , oppure che i soldi che percepirà sono meritati o anche che farà sicuramente leva sul blocco Juve, si sono dette anche cose alquanto sconcertanti o agghiaccianti ( per usare un termine a lui caro). Sostanzialmente queste frasi da riprendere e analizzare sono 4.

Le analizzo in ordine di gravità. La prima è quella in cui dice che la squalifica è stata ingiusta ma che è stata un esperienza ”formante”. Definita ”un percorso che mi ha aiutato a crescere dal punto di vista umano”. Ok, anche prenderselo in quel posto può essere considerata un esperienza, anche se non so se formante o se aiuta a crescere, oppure stare in carcere può essere un esperienza di vita e/o formante. Tutto fa scuola, tuttavia Conte dovrebbe sapere che non l’hanno squalificato per tre anni o radiato come volevano i più, solo per una forte opposizione della Juventus che l’ha difeso a spada tratta. Non so come sarebbe finita se la Juve l’avesse abbandonato al suo destino. E se l’avessero radiato avrei voluto vedere come poteva dirsi oggi un ”esperienza formante”?

La numero due è la frase sugli scudetti vinti. La domanda era se sono 30 o 32 e la risposta è stata una non risposta, ovvero che lui ne ha vinti 8 e quelli sono i più importanti. Ora non vedo che male ci sarebbe potuto essere a dichiarare che sono 32 e che c’è ancora un procedimento in corso perchè la Juve vuole indietro quei due tolti. Che male c’era? Ma poi , data la bassezza del giornalismo italiano e data la sua provenienza juventina, questa battuta, come quella sulla squalifica, se la doveva pur aspettare e quindi se la doveva preparare meglio. Se proprio si voleva non rispondere, o rimanere vaghi, perchè non rispondere attaccando? Tipo: ” La sua è solo una domanda volta a fare polemica non comprendo cosa ci sia di vincolante per la Nazionale se il CT consideri gli scudetti della Juve 30 o 32?”. Rete e palla al centro. Troppo complicato? Conte è sempre stato bravissimo in campo, da mister e da giocatore. Con le parole non è mai andato troppo d’accordo.

La terza frase che francamente non mi è piaciuta non è propriamente una frase ma è il discorso sulla Juventus. Ci sono state due domande sulla questione e la sintesi è stata quella che la Juve è un capitolo chiuso. E’ assolutamente vero e scontato che adesso sia così, ma si potevano aggiungere dei ringraziamenti alla Juve ed essere un poco diplomatici, d’altronde la Juve con Conte ha vinto 3 scudetti di cui almeno i primi due quasi esclusivamente per merito suo, ma è anche vero che Conte va in Nazionale perchè ha vinto questi scudetti con la Juve. Non hanno preso Conte dal Siena per portarlo in Nazionale. Quindi questa freddezza nei confronti della Juve mi pare eccessiva. Non che mi aspetti salamelecchi ogni volta che apre bocca, ma alla presentazione un ringraziamento un: ” Se sono qui è anche grazie al lavoro svolto allla Juve che ringrazio”, era chiedere troppo?

Ma veniamo alla quarta. Per me la più grave. Quella che è passata come un fatto scontato e forse sarà stigmatizzata solo da me. La frase è: “Oggi sono l’allenatore del popolo italiano. Rappresento tutto il Paese e sono orgogliosamente l’allenatore di tutti”. Hai bevuto Antonio? Stai ‘mbriaco? Sei sceso dalla Luna oggi oppure l’entusiasmo per questa nuova avventura ti ha fatto dimenticare chi sei e da dove vieni? E tu pensi di essere l’allenatore di TUTTI solo perchè qualcuno ti ha scelto e ti ha messo li?

Allora ti ricordo io la sitauzione. Tu agli Italiani non Juventini stai ampiamente sulle palle, e non sarà un Mondiale vinto o un Europeo vinto a convincerli del contrario. Ci è già passato Lippi che un Mondiale l’ha vinto per davvero e che per tutta l’Italia non Bianconera era e resta un gobbo-di-merda-ladro che non sarebbe mai dovuto andare ad allenare la Nazionale e questo il giorno prima e il giorno dopo essere saliti tutti sul carro a festeggiare il suddetto Mondiale. Forse non hai capito o dimentichi, che per l’Italia non Bianconera tu sei un montato-gobbo-di-merda-esaltato che si vendeva le partite e che doveva essere radiato e non sarà un Mondiale vinto nè 10 a fargli cambiare idea. Ti odiano come odiano tutti i Gobbi. Caro Conte, per NOI sei innocente non per LORO. Per NOI tu sei stato un grande Capitano, un grande Giocatore e un Grande Mister, ora cosa ti aspetti dagli antijuventini? Ma davvero pensi di poter essere l’allenatore di tutti, benvoluto da tutti? Tu che non hai neppure la simpatia di un Trapattoni? Avresti dovuto dire: ”Voglio essere giudicato solo per il lavoro sul campo” punto. E questo solo degli inetti te lo potrebbero contestare. A meno che tu non voglia da ora in avanti intraprendere una strada che ti porti a Boniekizzarti e allora devo aspettarmi che queste cacchiate che hai sparato oggi siano solo l’inizio e non la fine? In ogni caso potresti anche concludere di farti amare da loro per farti odiare da noi, ma amare da entrambi è impossibile.

Dal canto mio è superfluo dire che ti ringrazio per il lavoro che hai svolto da noi, io che ti ho voluto e sponsorizzato più di qualunque altro perchè sapevo quanto sei bravo. Io che non ti ho lesinato elogi e critiche. Io che ti ho tirato le orecchie in passato perchè rimarcavi esageratamente il fatto di essere Juventino. Dichiarasti: ” Sia chiaro che nessuno è più Juventino di me”. Ti scrissi di non giocare con i sentimenti dei tifosi perchè ”Superjuventino” si scontrava con la tua grande ambizione di fare sempre il mister al massimo. Il ”Superjuventino” alla Mourinho, che cioè diventa il primo tifoso di ogni squadra che allena, non ci serve Antonio. Non serve alla Juve, non serve alla Nazionale, nessuno te lo ha chiesto e fai la figura solo del voltagabbana. Io so che sei Juventino ma non sei il più Juventino di tutti, non lo sei mai stato, non lo eri prima, non lo eri durante, non lo sarai ora. C’era e c’è chi è più Juventino di te. Ripeto nessuno te lo ha chiesto questo di essere ”il più”. Ad un mister della Juve si chiede di essere bravo non Juventino. Lippi e Trapattoni ad esempio non erano Juventini. Fai il professionista e basta che quello ti riesce bene. Portati la Juve nel cuore come fanno in tanti,i Platini, i Schillaci, gli Anastasi, i Gentile, i Cabrini ( solo per citarne qualcuno a caso). Questi non vanno a fare ”i più”. Il ruolo del ”più” spetta ad altri. Il 2006 non è stato un gioco Antonio. E’ cambiato tutto. Non c’è una strada che Gobbi e non, possano percorrere insieme. Alla maggiorparte di noi Bianconeri della Nazionale non frega più nulla da quella notte a Berlino. Qualcuno la segue con distacco. A quasi nessuno fa venire la pelle d’oca come la Juve. Non cambierà perchè tu alleni la Nazionale. Potresti vincere pure dieci mondiali di fila.

Sapevo che la tua ambizione è più forte di qualsiasi altra cosa e ho capito e accettato le tue dimissioni che ritengo anche per certi versi , giuste. Non rovinare tutto con dichiarazioni fuori luogo. D’altronde come detto non sai usare bene le parole. La mia testa mi dice di augurarti di fare bene. Il mio stomaco oggi non è così poi tanto d’accordo. Forse se tu prendessi una bella doccia fredda torneresti a stare un poco più con i piedi per terra. Come Lippi all’Inter. D’altronde un flop clamoroso sarebbe anche formante non trovi?

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Di Enzo Ricchiuti

Perché Tavecchio ha scelto Conte e perché Conte ha accettato nonostante la storia della squalifica in cui la federazione con lui non è stata certo buona.

1, perché Conte è il migliore. 2, perché la Federazione ora è in altre mani.

Farà bene Conte? Che tipo di Nazionale ti aspetti?

Farà bene. Anche Prandelli ha fatto bene fino ai Mondiali: basterà riprendere la condizione fisica. Mi aspetto una Nazionale pragmatica, basata sul risultato.

Possibile che Agnelli non fosse a conoscenza del desiderio di Tavecchio di portare Conte in azzurro e nonostante questo non sia stato capace di sfruttare la cosa in nostro favore ma anzi si è schierato apertamente contro Tavecchio, tanto da poi uscirne come uno dei più sconfitti?

E’ una riflessione molto intelligente, la tua. Si vede che il presidente non è portato a trattare all’italiana. Sembra più impegnato a imporre le sue vision come le chiamano. All’americana. Ovviamente fai bella figura perché dimostri di essere tutto d’un pezzo, giovane e moderno, e soprattutto fai bella figura perché perdi. Questione di gusti. D’altronde abbiamo una dirigenza che non sa lavorare per il club nelle istituzioni. Quando si paragona il lavoro di Marotta a quello di Moggi, è ridicolo perché è come paragonare il lavoro di un uomo a quello di tanti uomini. Certo, oggi molti fanno così. De Laurentiis per esempio. O Lotito. Anche stare da soli ha il suo fascino. Bisognerebbe esserne all’altezza.

Conte CT un senso non ce l’ha, o forse sì?

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Articolo di Alessandro Magno

 

Quando Antonio Conte rassegnò le dimissioni sono stato uno dei primi (ma non l’unico) a pensare che c’era già sotto qualcosa con la Nazionale. La Juve non gli garantiva acquisti di livello, le famose ”divergenze sul mercato” neanche troppo nascoste, e allora Conte già imbeccato e contattato da qualcuno, aveva già accettato la nuova sfida che dava a Lui, ambizioso come pochi altri, un vero stimolo. La cosa sembra ancora più chiara se si pensa che la Juve aveva già in congelatore il sostituto (Allegri), deciso e annunciato in meno di 16 ore, fra l’altro anche egli candidato outsider per la nazionale per cui andando alla Juve, si toglieva anche dai giochi per questa carica.

Personalmente checché ne dicano i più, non ritengo fondate le voci di un passaggio di Conte al Milan. In primis perché il Milan non se lo poteva permettere avendo pagato Allegri (2,5 milioni l’anno) fino a Giugno e Seedorf ancora a libro paga fino al 2016. Tant’è che a Pippo Inzaghi in nome dell’amore rossonero e di questa opportunità, pare gli sia stato riconosciuto uno stipendio netto di nemmeno un milione l’anno. Conte ha ”strappato” alla Federazione un contratto di 3,5 milioni annui diventando forse il selezionatore più pagato di sempre o giù di lì. In secundis, che cavolo di sfida sarebbe andato ad accettare Conte al Milan? Lasciare la Juve che non gli compra Cuadrado o Sanchez per andare al Milan dove non riescono neppure a riscattare Taarabt? Dove il mercato è nettamente più scadente di quello della Juve. Dove non avrebbe fatto la Champions quest’anno e molto probabilmente neppure l’anno prossimo? Uno che andava via dalla Juve perché voleva fare bene la Champions e non ne era così sicuro? No, non mi torna. Questa storia mi sa tanto di bufala montata ad arte per gettare un poco di fango sul mister. Così addolcisce la pillola ai tifosi. Non nego ci possa essere stato un sondaggio del Milan, da Berlusconi e Galliani c’è da aspettarsi di tutto, ma non credo ad accordi. Questa mia convinzione che non c’era nulla di nulla col Milan rafforza ancora di più la convinzione che si era già promesso alla Nazionale ed allora cosa c’è che non mi torna?

Io non riesco a comprendere la strategia della Juve, se di strategia si può parlare, nella questione dell’elezione di Tavecchio. Cioè è normale che noi si dia in un certo modo il via libera a cuor leggero, al fatto che il nostro mister vada in Nazionale e non si chieda nulla in cambio? Non solo. Addirittura la Juve e Agnelli sono stati fra i più contrari a Tavecchio tanto che i giornali hanno parlato di sconfitta della linea della Juve e di fatto la Juve è finita al solito per non contare nulla nella stanza dei bottoni, dove la fanno da padrona Lotito, De Laurentis e il radiato Preziosi, oltre che Galliani. Che senso ha tutto questo e che strategia è? E Tavecchio ha scelto Conte solo perché è il migliore in circolazione e basta, oppure per toglierlo dalla circolazione perché Conte fa paura a chi non ce l’ha? E ha fatto un favore più alle avversarie o alla Juve stessa che non se lo ritrova contro? Qualcuno pensa questo, ma se fosse, può la Juve aver paura di ritrovarsi Conte contro? Mi pare un atteggiamento francamente non credibile. Sono strategie che non riesco a spiegarmi ammesso che siano strategie e non siano solo casualità. Non riesco a comprendere se siamo finiti in mano a gente che naviga a vista, oppure così cinicamente subdola da non farci capire dove vanno a parare, con strategie così sottili da confonderci le idee.

Tante domande e poche risposte. L’unica cosa certa e positiva è che la scelta di Conte farà venire l’ulcera a mezza Italia. Non sarà abbastanza per farmi ritornare a tifare Italia ma vuoi mettere la soddisfazione!

Come si gestisce Pirlo?

pirlo 1

di Davide Peschechera

Altra pausa per le Nazionali, altra pausa di riflessione. Altra pausa per pensare al futuro. Prossimo, immediato e lontano. Sotto la lente d’ingrandimento ci va proprio colui il quale ha risolto la partita contro il Milan col gol del pareggio e propiziando il terzo di Chiellini. Per mettere in dubbio le qualità di Andrea Pirlo e gettare un’ombra su un giocatore unico, servirebbe una dose di coraggio tale da tracimare nella cecità di giudizio. Altro discorso è sostenere che questo Pirlo possa essere un giocatore da gestire, se non proprio centellinare. Il suo impiego deve essere dosato. La fatica gli toglie lucidità, però il regista vuole giocarle tutte. Il campione, in quanto tale, non accetta di essere messo da parte e vuole rispondere con i fatti alle critiche ma il credito verso certi giocatori non deve essere illimitato. La risposta al “caso”, se di caso si può parlare, infatti, Pirlo l’ha già data, sul campo. Non serve parlare quando sai giocare a pallone. Pirlo scrive ancora coi piedi: fondamentale nella Juventus, indispensabile per il calcio italiano. Ci mancherebbe che sia Pirlo a chiedere di giocare a gare alterne. Anzi è in virtù dell’ambizione che lo nutre, e della costanza mostrata allenamento per allenamento, che l’azzurro si è costruito un percorso calcistico da assoluto fuoriclasse. Il problema è che eravamo stati abituati troppo bene, tutti: tifosi, avversari, appassionati, curiosi. E lui stesso. Pirlo non sbagliava, Pirlo non usciva, Pirlo giocava 38 partite su 38, più la Champions, più la Nazionale. A 34 anni non potrai mai essere come a 28. Negli ultimi giorni l’ha accettato lui, ora tocca a noi. Ci tocca per onestà. Perché il vero e unico caso che riguarda Andrea Pirlo è che non c’è ancora il suo erede. Pirlo è Pirlo, anche se dicono che non sorrida più e lo dicono come se prima invece lo facesse.

L’addio al Milan dimostra proprio l’esigenza di Pirlo di sentirsi sempre parte importante di un progetto ambizioso. Al momento Conte non è ricco di alternative in panchina ed a gennaio si tornerà a parlare di un centrocampista. Nessun caso Pirlo ma una situazione che, prima o poi, si sarebbe presentata. Occorre intervenire sul mercato per affiancare un giocatore che possa raccoglierne l’eredità già a stagione in corso ma poi ci sarà un normale avvicendamento mascherato da turnover al momento opportuno.

Anche se non sarà facile, perché Pirlo è il tempo, il ritmo, le pause. Si passa da lui. E’ il genio della semplicità. È così che deve andare ed è così che va, con un tocco o con due, non di più. Con il passaggio in profondità che sembra una cosa tramontata e che riappare improvvisamente quando lui stoppa e poi mette dentro in verticale. Imbarazzante marcarlo ogni volta che tu gli vai addosso e lui s’è già liberato del pallone. Imbarazzante pensare che sono in pochi a poter fare quello che fa lui. È un talento che non nasce per strada, ma su un campo di calcio. Genio e regolatezza, non ci si stanca mai di lui e delle sue semplici giocate. Pirlo non è ciò che un bimbo vuol essere quando comincia a giocare, ma è ciò che sogna di essere qualunque giocatore quando sta per finire.

Fuori, però, per scelta tecnica a San Siro. Per scelta tattica col Verona. A riposo col Torino. Per scelta indigesta, sempre. Cerca di tenere sempre alta la tensione e non si lascia sfuggire mai l’occasione per scuotere la coscienza collettiva del suo gruppo il mister Antonio Conte, soprattutto in una stagione, questa, molto più difficile delle due precedenti. Ed è in questo senso e in quest’ottica che vanno visti il turnover ed il rispetto di regole che non c’è bisogno di appendere nello spogliatoio. Le conoscono bene tutti, in vigore da due anni, hanno contribuito sicuramente alle vittorie sino ad oggi ottenute e a quella compattezza di gruppo nata anche in questo modo. Regole precise da seguire dentro e fuori dal campo. Ma al di là del nervosismo comprensibile del regista bresciano contro il Verona, scortato per tutto il match dalla marcatura ossessiva di Jorginho (che di fatto si è disinteressato all’andamento della partita), l’episodio è andato un po’ in contrasto con la figura universalmente riconosciuta di “gruppo Juve” ma pare essere già acqua passata.

“Con Andrea non c’è stato nessun chiarimento perché prima non c’era stato bisogno di mettere una regola. Adesso c’è e va rispettata. Quindi Pirlo non ha fatto niente di particolare perché poteva farlo. Nella gestione di un gruppo ci sono delle norme da mettere, per cui quando vedi che qualcosa non va bene, ci mettiamo subito una bella regola che vale per tutti e siamo molto più tranquilli e sereni”. Una mossa strategica che gli ha permesso di dribblare il presunto caso che giornalisticamente si stava montando e le solite domande tendenziose, di evitare che, in un momento delicato come questo, Pirlo venisse punito o multato e respingere qualsiasi tipo di strumentalizzazione per l’uscita dal campo di Pirlo.

D’altronde, già in passato atteggiamenti sbagliati dei suoi giocatori gli avevano dato il pretesto per dettare qualche regola fissa che, via via, Conte aggiorna ispirato dalle situazioni. Tipo? Cominciamo col “caso Quagliarella”. Gli uomini dello staff vanno rispettati al pari di Conte. Chiunque abbia un comportamento poco educato o irrispettoso nei loro confronti viene punito come se lo avesse tenuto con l’allenatore. Proprio Quagliarella, infatti, sostituito lo scorso anno a San Siro, aveva alzato la voce con Alessio e non giocò per qualche giornata. Oppure c’è il “caso Elia”: la bilancia è come un giudice, massimo rigore anche in tavola. In ritiro, ma anche a casa. Niente pane, zucchero ridotto al minimo, e grande attenzione nel rispettare le indicazioni dopo le analisi periodiche. Chi pesa troppo non gioca. Elia in qualche caso non superò l’esame della bilancia e stette fuori. Ma non è finita qui perché c’è anche il “caso Pogba”. L’orario di allenamento viene comunicato al giocatore solo nel tardo pomeriggio del giorno prima attraverso un sms, per ridurre al minimo le divagazioni. Per i giocatori diventa difficile programmare il loro tempo libero con attività potenzialmente distraesti dall’impegno calcistico. Chi arriva in ritardo all’allenamento prende un’ “ammonizione”, al secondo scatta la “squalifica” con mancata convocazione per la partita successiva. Due ritardi consecutivi in una settimana portarono il francese a saltare la trasferta di Pescara, nonostante il momento particolarmente brillante. Infine, la “legge Pirlo”: se si viene sostituiti e non si è gravemente infortunati, si deve rimanere in panchina per il resto della partita. Chi va direttamente negli spogliatoi viene multato e messo fuori rosa per un mese. Senza montare nessun caso.

Con l’Italia a Napoli ha giocato 90 minuti spalancando la porta a Mario Balotelli con un gioiellino dei suoi. E la punizione-gol e quella stampatasi contro la traversa della porta di Christian Abbiati dimostrano che il piede del genio juventino è caldo. Quello contro il Milan è stato il suo settimo centro su palla inattiva. Negli ultimi tre anni meglio ha fatto soltanto Francesco Lodi (8), che non a caso è soprannominato “il Pirlo di provincia”. L’ex rossonero viaggia alla velocità di un assist a partita e il 60 per cento dei suoi passaggi (dati Opta) vanno a buon fine. Medie altissime. Finalmente nell’ultimo anno in Nazionale, Pirlo ha anche avuto un trattamento di riguardo. Prandelli lo chiama sempre anche se gli concede un minutaggio bassissimo “per fare gruppo”. Delle 17 gare che la nazionale ha giocato dall’ottobre 2012 al settembre 2013, Pirlo ne ha disputate 13 di cui solo 8 stando in campo dall’inizio alla fine. In tutto ha accumulato 1.032 minuti in azzurro di cui 811 (su 840′, cioè il 96,5%) in partite per la qualificazione al Mondiale o in quelle che contavano della Confederations. Quando ci sono stati in ballo i 3 punti ha sempre giocato o è stato sostituito per pochi minuti (16 in Armenia e 13 in Repubblica Ceca). Nelle amichevoli, invece, Prandelli lo ha fatto rifiatare: 4 presenze su 8, contando anche le sfide contro Brasile e Uruguay alla Confederations, la prima a qualificazione ottenuta e la seconda per il 3° e 4° posto, una sola volta per 90′ e accumulando in tutto 221′ sui 720′ possibili (29,3%). Un occhio di riguardo? Sì, decisamente.

Andrea Pirlo, trentacinque primavere il prossimo maggio, tornerà a discutere il proprio contratto con Marotta ed il proprio entourage, dopo i primi sondaggi non andati a buon fine (c’era distanza sulla sia sulla durata, sia sulla parte economica), nei primi mesi del 2014. Non si sa come andrà a finire, anche se per Marotta ci sono: “Porte apertissime, ascolteremo le sue esigenze. Saremmo orgogliosi di poter continuare con lui” e per Agnelli: “Di certe questioni si occupa Marotta, ma io posso dire che Andrea alla Juventus si può sentire tranquillamente a casa. Starà lui a decidere il suo futuro”.

Gli anni passano per tutti, anche se per il suo modo di giocare potrebbe tranquillamente andare avanti per un altro paio di stagioni. Va impiegato con giudizio. Conte e Prandelli stanno facendo benissimo quindi a dosarne le energie ed a provare squadre non “Pirlo-dipendenti”. Nelle ultime uscite, il regista bianconero ha perso almeno un paio di palloni pericolosi a partita, tanto da poter innestare le ripartenze della squadre, situazione che, se ci spaventa poco in Italia, in Europa potrebbe riservarci brutte sorprese. Allo stesso tempo ha pure illuminato in qualche circostanza la manovra con i lanci intelligenti e calibrati per i quali è riconosciuto fuoriclasse. Anche se “l’ultimo” Pirlo, stando alle statistiche, sta migliorando l’efficacia delle giocate, rispetto al passato, in passaggi riusciti, ma sta riducendo l’incidenza delle occasioni da rete.

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ricchiuti54

Considerazioni sul razzismo negli stadi, la discriminazione territoriale e le squalifiche delle curve.

Penso che il calcio in generale e in particolare quello italiano scomparirebbe senza discriminazione territoriale. Il calcio è campanile. Sociale, ricchi contro poveri. Religioso, cattolici contro protestanti. Antropologico, juventini contro perdenti. Sulle curve non mi esprimo più: da tifoso in poltrona sono contrario alla loro eliminazione sennò cosa vedi. Ventidue maschi in pantaloncini in silenzio. Se voglio il silenzio, guardo il ciclismo.

Considerazioni sugli ennesimi casi Balottelli, Prandelli e nazionale.

Balotelli non è un vero caso. E’ un calciatore tra i più forti in Italia che gioca in una delle squadre più amate. I casi umani sono altri. Prandelli come risultati in nazionale non si discute. Il resto poteva evitarselo ma questa mania degli insegnanti di ginnastica di fare i maestri di vita è una cosa che ci portiamo dietro da Sacchi. Il problema di questi maestri sacchiani non è insegnare la vita, lo facevano anche in passato. Ma che tipo di vita. Una vita di modestia, obbedienza, umiltà. Preferirei insegnassero intelligenza che si coniuga solo raramente sia con la modestia che con la bontà.

Considerazioni sulle recenti polemiche nate intorno a Del Piero.

Ti riferisci a Salvo Cozzolino che ha ironizzato sul goal fatto da Del Piero e a Ferrara che Del Piero non lo sente dall’esonero di 3 anni fa. Non sono polemiche doc, credo che Del Piero ignori anche l’esistenza di Ferrara. Sono più che altro messaggi trasversali. Penso che Salvo Cozzolino ce l’abbia come tanti con i del pieristi perché vengono considerati una lobby di pensiero & sentimento che va contro gli interessi della Juve. Io sono stato del pierista finché Del Piero è stato alla Juve. Dopo non me ne sono più interessato. Mi verrebbe strano interessarmene in generale, contro natura interessarmene in maniera critica. Penso che i del pieristi non siano un pericolo e andarli a cercare provocandoli rappresenta un modo per trovarsi un avversario interno migliore dei soliti avversari esterni.  Penso che i del pieristi non siano un pericolo per Andrea Agnelli perché finché si vince nessuno Agnelli compreso corre pericoli. Quando e se si smetterà di vincere non ci sarà bisogno di scomodare Del Piero in Australia per crollare nei consensi. Basterà il primo che passa.

LA SOSTA PER LE CHIACCHIERE.

di Davide Peschechera

La sosta per le Nazionali è tradizionalmente un periodo morto per noi tifosi e appassionati di calcio. Ci si annoia e si pensa, magari vedendo qualche highlights, all’ultima partita giocata dalla nostra squadra del cuore e a quella che verrà. Io ho utilizzato questa pausa per riflettere, ragionare, metabolizzare alcune sciocchezze che si sono dette in assenza del calcio giocato, quello vero. Naturalmente il calcio italiano non può che offrirci ipocrisia, fomentata mediaticamente, dove questa sembra essere veramente l’unico valore di questo sport. Partiamo dalle parti di casa nostra? Bene. Oltre alla solita doppia intervista a Gigi Simoni prima di Inter Juve, dal ritiro della Nazionale non si può che parlare di Balotelli, autore di un’altra piccola gaffe (eufemismo), che ha disertato il discorso del ministro per l’integrazione Kyenge sul razzismo, arrivata a Torino, per impegni istituzionali. L’attaccante del Milan ha scelto di rimanere a dormire invece di presentarsi al saluto informale che la federazione aveva organizzato nella hall dell’hotel. All’incontro, non obbligatorio per i calciatori ma “vivamente consigliato”, come ha ricordato Abete, hanno partecipato, tra gli altri, il capitano Gianluigi BuffonGiorgio Chiellini, Ogbonna e El Shaarawy. Va detto anche che l’ex City si è poi scusato con un sms ma ciò non ha impedito allo stesso Abete di lanciargli una frecciatina attraverso i microfoni di Radio Uno: “Non era obbligatorio presentarsi, però sono sicuro che al ministro avrebbe fatto molto piacere“. Tuttavia non ci sarà alcun richiamo ufficiale nei confronti del giocatore. Il 6 agosto, il ministro aveva detto che Balotelli era un esempio da seguire. A distanza di un mese, ecco il ringraziamento di Mario. Attenti a criticarlo per questo, potreste passare voi stessi per razzisti. Altra notizia di pseudo razzismo è che secondo Peters Peters, il direttore finanziario dello Schalke 04, Boateng sia andato via dall’Italia “a causa dei numerosi episodi di razzismo avvenuti durante la sua permanenza in Italia”. Vuole dire che in Germania non c’è razzismo?

Poi in casa Juve c’è Pavel che non sa mentire: “Nessuna paura di perdere Conte, c’è grandissima sintonia tra lui e la società. A fine stagione valutazioni reciproche.” Non che Conte non possa andare via dalla Juve, ma addirittura si è detto che lo farebbe per nostalgia di Giaccherini e quindi andrebbe al Sunderland ma vista la situazione delle squadre maggiori, tutte attrezzate di buoni allenatori, in lista ci metterei anche WBA e Norwich per il mister, no?

Sempre rimanendo in casa Juve, come ben sapete ospiteremo la Nazionale allo Juventus Stadium. Pare che l’incompetente Abete abbia chiesto di levare i simboli recanti il n.31 allo Juventus Stadium. Io credo che la Juventus debba togliere lo stemma con i 31 scudetti dallo stadio… per mettere quello con i 32 e riservare una bella accoglienza ad Abete, Lega, Figc, Nazionale, Balotelli. Un’accoglienza che riassuma gli ultimi 7 anni di vergogna: Calciopoli, calcioscommesse, incompetenza del Consiglio Federale e del TNAS del CONI a decidere sullo scudetto di cartone, incompetenza a decidere sull’incasso della Supercoppa della Corte di Giustizia Federale, cambio regole in corsa pur di condannare, come la radiazione degli imputati di calciopoli; si inventano reati nuovi, come il famoso illecito strutturato di farsopoliana memoria; si nega l’ascolto di testimoni a discarico che invece sono concessi ad altri, come per Carobbio, protetto fino alla fine dalle domande della difesa. Assegnato in via prioritaria alla Lazio a titolo di risarcimento per un ipotetico mancato guadagno, la Juventus quindi dovrà accontentarsi di ciò che è rimasto dell’incasso. E’ curioso che si rifacciano ad ipotetiche norme dello Statuto e del Regolamento senza né elencarle né tanto meno citarle senza neanche entrare nel merito delle disposizione per giustificare e motivare la in-competenza. Sembra quasi che fosse una decisione scontata e che sia superfluo motivare le decisioni per la giustizia sportiva. Non bisognerà aspettarsi una decisione avversa alla Lazio neanche nella futura decisione della giustizia del CONI, che verrà a breve chiamata a giudicare. Negli ultimi anni la sola decisione “favorevole” alla Juventus emessa dalla giustizia sportiva è stata quella relativa alla vicenda che vedeva coinvolti Pepe e Bonucci. Assolti per il semplice fatto che la giustizia ordinaria li aveva pienamente scagionati da ogni addebito. Altrimenti ci saremmo trovati con due calciatori in meno in rosa. Altri che scritta 31, tutte le coppe scudetto dovrebbero essere posizionate di fianco alle sedie dei vertici federali, con opportuno antifurto, visto che tra un aperitivo e un’oliva, al Coni amano in genere candidare Roma all’Olimpiade, invece di risanare una giustizia sportiva da terzo mondo, fortemente punitiva e vendicativa.

Poi non può mancare mai la gazzetta quando si parla di chicchere da bar. A parte il fatto che la vittoria dell’Italia di Basket, unica squadra imbattuta dopo quattro turni agli Europei, visto che anche la Slovenia padrone di casa perde l’imbattibilità con la Croazia, è a pagina 36, dopo la F1, la Nazionale di calcio, la A, la B e la Lega Pro, non può passare inosservata l’inchiesta che fotografa le spese del calcio italiano in questa stagione attraverso l’analisi del monte stipendi delle squadre di serie A. Ebbene, emerge che oggi siamo sotto, come monte-ingaggi-lordo, al miliardo (non succedeva dal 2009/10): 745,2 milioni di euro (lordi) per la paga base che con il sistema dei bonus viene stimato in 912 milioni di euro. Un anno fa la serie A aveva dichiarato un costo del lavoro lordo di 1.039,5 milioni di euro lordi, già inferiore rispetto ai 1.100 milioni del 2011 che rappresentano la punta più alta del fenomeno. La dieta c’è e comincia a dare i suoi frutti, anche se il sistema dei bonus rende difficile ogni valutazione anche perché spesso si tratta di premi molto semplici da raggiungere che mascherano veri e propri costi fissi a bilancio delle società. A parte quindi la conta farlocca di questi “bonus”, concentrandomi sulla Juve, la Gazzetta ha contato, però, ingaggi troppo più bassi di quanto in realtà non siano. Tevez 4,5M€ (in verità 5,5M€), Pirlo 3,5M€ (in verità 4M€), Llorente 3,5M€ (4,5M€), Ogbonna 1,7M€ (800.000). In più alla Gazzetta parlano di 115M€ lordi totali per la Juve, ma se si fa la somma degli stipendi netti pubblicati si arriva a soli 49,8M€. Come nella conta dei 31 Scudetti tolgono il 6% dal momento che ne riconoscono solo 29, la Gazzetta fa risparmiare almeno il 15% sugli stipendi dei tesserati. Però in fondo cosa vuoi pretendere su cifre, stipendi, dati esatti da un giornale che non sa manco contare fino a 31? Ecco perché poi si legge di “stipendi in calo” e Inter e Milan a dieta.

E chiudiamo questa rassegna con le uscite poco felici di Florentino Perez e Zidane. il Presidente del Real Madrid, anche lui ha avuto una pesante caduta di stile in questa settimana di chiacchiere parlando del suo ex dipendente Mesut Ozil: «Mesut Ozil – ha dichiarato Perez a “abc.es” – non è un buon professionista. E’ ossessionato dalle donne: la notte usciva sempre con le amanti e praticamente dormiva pochissimo». Figuriamoci Crisitiano Ronaldo, allora. Ma lamentarsi dopo essersi intascato 50 mln. dalla cessione del calciatore è una cafonata al pari del De Laurentiis di turno che dà dei “cafoni” ai giornalisti che parlano sempre di soldi, minaccia querele da 100 milioni di euro contro il Comune di Capri e poi la querela la riceve, s’intasca 30+64 milioni dal P.S.G. per le cessioni di Lavezzi e Cavani e poi critica gli arabi (e i russi) che usano i propri club come giocattolini. E di essere scorretti perché spendono troppo, dimenticandosi che i suoi conti sono in regola proprio grazie a loro. Coerenza.

Un’altra uscita infelice che si ricorda del Real è quella che l’ex presidente Calderon fece parlando di Cassano e Florentino Perez: “Mi fa pena vedere un ex presidente che appare durante un momento di crisi della squadra ma d’altro canto ha sempre insidiato l’attuale dirigenza e non mi sorprenderebbe vederlo in posa per i fotografi con un altro giocatore, che ha preso quattro milioni di euro dal Real Madrid e che, secondo quanto ha detto lui stesso, li ha utilizzati per accrescere la natalita’ e rilanciare la prostituzione nelle avventure notturne nella capitale spagnola”. E Zidane che, dichiarato giorni fa: “100 milioni per Bale? Incomprensibile. Nessun calciatore vale così tanto”, sebra soffrire di Alzheimer perché è poi è andato a ritirare la busta paga a Valdebebas: “Bale 100M€? I grandi campioni vanno pagato tanto!”. E vabbè. Tanto il campionato ricomincia tra pochi giorni…

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ricchiuti11

Considerazioni su Siena Juventus.

mi è piaciuto il risultato. s’è tentato di gestire dopo il vantaggio ma amnesie difensive lo hanno impedito. tuttavia conservando la calma dei forti quali ormai sappiamo di essere s’è trovato l’episodio giusto. marchisio è un top player, ormai lo trovo persino bello. m’è piaciuto chiellini benché criticatissimo. preferisco chi agisce anche in modo sporco alle belle statuine fighette modello marrone.

A proposito di sciopero del tifo.

purtroppo se non ci saranno mediazioni come previsto dall’uefa tra società e tifo contro il napoli si sentirà di più il coro partenopeo dal momento che se non cantano gli ultras difficilmente lo fanno in altri settori. e credo non ve ne saranno di mediatori adatti: pare che abbiano scelto come slo un ex del marketing della ferrero. uno che scrive robe tipo “Il mio lavoro consiste nel trasformare l’investimento emozionale in atti di consumo”. questo dovrebbe essere lo slo. cioè quello che viene incontro ai tifosi. sarebbe stato meglio l’avessero tesserato come facevano i vecchi partiti dall’elenco telefonico o tra i morti. sarebbe stato meno inutile. a me sinceramente importa poco che si sentano di più i cori ospiti. m’importa si contino di più i goal nostri. M’importa vincere la partita. la partita con il napoli vale 3 punti come tutte. il napoli x me non è amore non è odio ma forse peggio: se il napoli fosse una donna la insulterei perché per me è una come tante. m’importa vincere una partita come tutte le altre, che vale tre punti come tutte le altre. in questo, nel valore dei soldi e nel numero di sigarette sono zemaniano.

La Nazionale.

non esiste. Preferisco vivere.

Tifare Italia o non tifare questo è il problema

Vedo molta gente affannarsi a fare la graduatoria di come e perché si tifa o non si tifa per l’Italia. Ho sempre mal sopportato le gare di juventinità, figuriamoci quanto mi interessano quelle sulla Nazionale. Comunque chiarisco il mio pensiero. Dal 2006 io non “tifo” Italia, diversamente però da molti juventini che vedo soprattutto su Facebook non la gufo, né tantomeno faccio la morale agli altri che la tifano. Io stesso ho scritto in più di un occasione che la Juve dovrebbe negare i suoi giocatori all’Italia, ma è anche vero che bisogna vedere se questo sia un qualcosa di realmente percorribile in quanto, credo che rientri nelle libertà individuali del giocatore decidere se giocare o meno per la propria nazionale. Per quanto riguarda invece i tifosi a me pare che sia giusto che ogni juventino si senta libero di andare dove vuole il suo cuore, perché è vero che la nazionale è espressione di questa federazione, ma è altrettanto vero che è espressione di questa nazione. Io fino a prova contraria mi sento Italiano, indi per cui non tifo per altre nazionali. Per quel che mi riguarda purtroppo dal 2006 mi sono disaffezionato a questa Italia e nonostante oggi offra un bel gioco , questa non mi dà quell’adrenalina che mi da la Juventus.

Non me la dà perché non me la dà… punto e basta. E’ assolutamente vero che dal 2006 qualcosa si è rotto e questo non può esser dimenticato. Io riesco a vedere la nazionale in modo molto sereno e distaccato, e quindi questo non è propriamente quello che si suol dire, fare il tifo. Se vince vince, se perde amen. La cosa non mi fa arrabbiare. Tuttavia non la gufavo prima e non la gufo neppure ora. Il gufare fra l’altro è una cosa molto antijuventina che l’han inventata altri contro di noi per una specie di complesso di inferiorità, indi per cui non è una logica che mi rappresenta molto. Al massimo posso gufare un Inter e un Milan in finale di Champions, ma per rosicamento. Non certo perdo il mio tempo a tifare contro l’Italia in favore poi magari di qualche altra nazione di ”simpaticoni” tipo Germania o Inghilterra. Con la Juve il discorso è diverso perché non solo la guardo come un invasato, ma quando perde ci sto male. Ho anche dei figli a cui per principio non insegno ad odiare nessuno. Perché anche odiare per me è un sentimento abbastanza ”inferiore”. L’avversario lo batto, lo vinco, lo faccio perché son più forte e convinto della mia forza, non ho bisogno di odiarlo per fare questo. Quindi i miei ragazzi per loro scelta seguono con molto interesse la nazionale e fanno il tifo per essa. Se dovesse vincere l’Europeo li porterò in centro a fare casino come mi han chiesto e come ho fatto per lo scudetto. Chi mi vedesse e non approvasse non mi rompesse l’anima, se non ha motivi per non venire in centro va benissimo rispetto le sue decisioni come voglio vengano rispettate le mie. Dico solo questo per chiarire il mio pensiero perché vedo che è molto di moda far la morale agli altri a buon mercato. Il concetto è molto semplice io rispetto te, tu rispetti me, punto. Questa è la regola base dell’amicizia. Se per esser amico di qualcuno la debbo pensare uguale a lui al 100% non si può fare, ho la mia testa grazie, mi piace usarla. Resto molto orgoglioso però di una cosa… Quella di vedere che i nostri ragazzi giocano bene anche in nazionale e si fanno valere. A me questo piace, perché un giocatore quando è forte penso lo debba sempre dimostrare.

Alessandro Magno

http://http://juvemania.it/tifare-italia-o-non-tifare-questo-e-il-problema/#comment-71975

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