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Locatelli, Mercato, Nazionale, Allegri , Juventus UNO CONTRO TUTTI TOP PLANET

Dalla gioia al dolore

Articolo di Alessandro Magno

E’ stata un immensa gioia vincere al Camp Nou. Un 3-0 netto come nessuna squadra italiana aveva ancora mai fatto su quel campo. Devo dire mi ha riconciliato con il calcio e con questa Juventus di Pirlo che ancora non ingrana a dovere. Il derby era stato giocato male. Poi era arrivata la consueta vittoria in extremis. Bella e godereccia ma non poteva dissipare i nostri dubbi. Restava la speranza che il derby rilanciasse nuovamente la Juventus. Non sarebbe stata la prima volta e chi legge sa di cosa parlo. Corsi e ricorsi. A Barcellona l’abbiamo fatta da padrone, loro non stanno in un periodo meraviglioso di forma ma non è che noi, come appunto ho già ricordato, brillassimo. Non è mai facile contro Messi. Non è mai facile contro squadre che in Champions trovano motivazioni. Alla fine abbiamo giocato bene e fatto 4 gol senza prenderne alcuno. Mi è piaciuta la sofferenza messa in campo. Non sono affatto un estimatore del calcio tutti avanti e poi vinciamo o perdiamo 4-3. Preferisco una squadra quadrata che segna e non si fa segnare. Una squadra che sa quando la partita ha momenti in cui si può premere e altrettanto conosce i momenti in cui si deve soffrire. Devo dire che da questo punto di vista la partita mi ha soddisfatto appieno. Ora abbiamo coscienza che questa Juve puo’.

A gioia si è aggiunta gioia il Mercoledì sera. I nostri rivali dell’inter non solo han fatto pena ma hanno raggiunto livelli infinitesimali di ridicolo. Ultimi nel girone eliminati anche dall’EL. Fuori da tutto insieme a squadre come il Midtjylland e il Ferencvaros, il Basaksehir e Lokomitv Mosca. Davvero una magra figura con un danno economico non indifferente che si aggiunge a quello sportivo e lo aggrava. Oltre allo show post partita del nostro ex allenatore Conte che è sempre più grottesco e imbarazzante davanti alle telecamere. Non mi capaciterò mai abbastanza di quanto si debba ringraziare il nostro presidente Agnelli per averci tolto davanti un così miserabile rompiscatole. E pensare che per molto tempo è passato pure per un Mago del pallone. Uno che non passa un turno di Champions da mille anni a questa parte con l’aggravante di farsi comprare i giocatori che vuole lui ( salvo pure ripudiarli) e che dulcis in fundo prende lo stipendio più alto della serie A. C’è da prendere i popcorn per vedere come gestirà questa situazione da qui a fine anno. Chissà che presto nello spogliatoio nerazzurro volino gli stracci.

Per quanto riguarda le altre italiane, Lazio e Atalanta non ho complimenti da fare, non sono ipocrita. Non le guardo e non le gufo ma preferisco tranquillamente che escano quando è possibile. Anche per una questione di opportunità. Agli ottavi non si possono incontrare squadre della stessa nazione e il passaggio come seconde di Lazio e Atalanta incanala il nostro sorteggio verso un ottavo più difficile. Se non si fossero qualificate avremmo avuto l’opportunità di incontrare una fra Brugge e Ajax oggi con Lazio e Atalanta nel tabellone aumentano le possibilità di incontrare una fra Atletico Madrid, Siviglia e Lipsia che è sempre una semifinalista della scorsa edizione.

Purtroppo  dopo tanta gioia, poi è arrivata la doccia fredda. In questo 2020 particolarmente funesto è venuto a mancare anche Paolo Rossi. Per me che sono del 1972 ha rappresentato il primo eroe in bianconero. Era il mondiale di Spagna dell’1982 e lui con i suoi gol ci aveva trascinato alla vittoria finale. Non scorderò mai che la stampa non ce lo voleva al mondiale. Intanto i media spagnoli spingevano per il romanista Pruzzo che era stato capocannoniere e poi Rossi veniva da una squalifica di due anni per calcio scommesse che poi si rivelerà ingiusta. Verrà assolto, ma intanto perderà due anni di carriera. L’assurdo che di anni glie ne avevano dati 3 e poi uno gli era stato tolto. Quell’anno tolto gli permetteva di andare al Mondiale e la stampa lo trovava ingiusto. Arrivati al Mondiale con Pruzzo non convocato era la volta della stampa milanese che puntava sull’allora astro nascente Altobelli e spingeva per vederlo titolare. La stampa milanese che aveva anche essa il dente avvelenato perchè Bearzot aveva lasciato a casa Beccalossi. Ricordo dopo il girone eliminatorio che scrissero che sarebbe stato meglio ritirarsi dal Mondiale. Paolo Rossi era il raccomandato. Il cocco di Bearzot. Dopo 2 anni che non giocava era rientrato a Maggio come poteva giocare i mondiali con così poca preparazione? Fu il capolavoro di Bearzot che si fidava di questo giovane ragazzo di provincia. Paolo Rossi fa il capocannoniere e diventa campione del Mondo con il blocco Juve. Zoff, Scirea, Gentile, Cabrini, Tardelli e Rossi appunto. Poi tutti sul carro come nel 2006. Politici e giornalisti. E noi bambini con i lucciconi agli occhi per quella maglia numero 20. Fece piangere due nazioni l’Italia di gioia e il Brasile che aveva una nazionale incredibilmente forte. Brasile che pure gli portò sempre un immenso rispetto. Oggi è un giorno veramente triste. Con Paolo Rossi muore un pezzo di quel bambino che era in me.

Il 3 Settembre 1989 Muore Gaetano Scirea

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ il 3 Settembre 1989 Gaetano Scirea è in viaggio in Polonia dove deve visionare una squadra che la Juventus affronterà in coppa in quanto secondo di Zoff allenatore della Juventus amico ed ex compagno di squadra. Uno schianto frontale con un’altra auto provocherà la morte del Campione. Amatissimo, plurivincitore con la Juventus e con la nazionale, scompare così uno grande uomo prima ancora che un grande atleta. Verrà ricordato come uno dei più forti difensori di tutti i tempi del calcio italiano e mondiale.

⚽ Alessandro Del Piero | Dario legge il pallone racconta di Stefano Bedeschi

Alessandro Del Piero Dario legge il pallone racconta di Stefano Bedeschi #DelPiero #megliodinienteradio #ilpalloneracconta È il 1993-94 ed a Torino sbarca un giovanotto di belle speranze, dalla chioma riccioluta e dal destro mirabile. Il ragazzo si è già messo in mostra nel Padova, nella Primavera ed anche in prima squadra, nonostante la giovane età. «Lo sport mi è sempre piaciuto, giocavo un po’ a basket, a tennis senza maestro, però lo sport era il calcio e basta. Una passione irrefrenabile. Ero a scuola e pensavo alla palla, mangiavo con la palla e poi via, fuori. I miei genitori sono stati fantastici perché non mi hanno mai forzato né gasato. È quello l’errore grande. Il comportamento dei genitori è decisivo, per i figli sportivi. Io avevo anche l’esempio di mio fratello Stefano, più grande: era alla Samp, nella Primavera, con Lippi. Lui l’ha visto prima di me. Nel mio cortile spesso giocavo da solo: serve tanta immaginazione. Ero un campione della Juve, passavo la palla a Cabrini, a Tardelli, a Scirea, duettavo con Platini. E la mia Juve del cortile era anche piena di stranieri: oggi Maradona, domani Van Basten, dopodomani Zico o Gullit; ed io facevo goal. Il primo torneo lo gioco con una vera divisa, gialla e blu: scuola Comunale di Saccon. Il gialloblu era anche il colore del Conegliano. Le magliette tutte identiche vogliono dire squadra. Quel torneo lo perdemmo in finale ai rigori, vabbeh, succede, non sarebbe neanche stata l’unica volta. Sono andato via di casa a tredici anni. Ero affascinato, stavo al Padova, era un’altra dimensione: necessaria, per provare a essere davvero un calciatore. Però il primo anno è stato difficile, io sono un ragazzo timido, ancora adesso lo sono. Si viveva in quattordici dentro una stanza, il pranzo arrivava scotto dalla mensa, al ritorno dalla scuola era immangiabile: però, così cresci. Ero il più piccolo, di età e di corporatura: poi, oddio, non sono diventato Shaquille O’Neal, però mi difendo. L’inizio, devo dire, fu un po’ traumatico. Mia mamma ricorda di quando andavo a prendere il treno e si raccomandava, “stai vicino alle altre persone, fai attenzione”. Dovevo cambiare a Mestre, aspettavo la coincidenza anche trenta, quaranta minuti. Poi, mamma e papà vennero a trovarmi a Padova, ed io: “Occhio al cambio di binario a Mestre”. Ecco, mia mamma dice che in quel momento capì che ero diventato grande. Succede quando sono i figli a preoccuparsi per i genitori, e non viceversa». I numeri ci sono e così il presidente Giampiero Boniperti e l’allenatore Giovanni Trapattoni, decidono che quell’Alessandro Del Piero merita di far parte della Juventus. A diciannove anni, la giusta collocazione è la Primavera e così Ale entra nella rosa di mister Cuccureddu, divenendone subito un leader. Quella è una squadra che regalerà alla massima serie giocatori di tutto rispetto come Cammarata, Manfredini, Squizzi e Binotto. Il talento purissimo di quel giovanotto veneto emerge con prepotenza e guida la Primavera a una doppietta irripetibile: Torneo di Viareggio e scudetto di categoria: «È stata una bella esperienza, indimenticabile. Era una squadra forte quella Juventus Primavera, che è riuscita a imporsi in due manifestazioni in cui la vittoria bianconera mancava da molti anni. Anche se per la prima squadra quello non fu un grande anno, ma una stagione di transizione, a livello giovanile ci siamo tolti una bella soddisfazione». Si allenava già con la prima squadra, però: «Diciamo che ero a metà, ma con la prima squadra mi allenavo regolarmente, andavo in ritiro e mister Trapattoni mi fece anche giocare. Alla fine ho totalizzato quattordici presenze e cinque goal. Che dire? Come primo anno alla Juventus è stato meraviglioso». Che il ragazzo avesse una marcia in più, del resto, si era già capito a inizio stagione: se con i pari età Del Piero sembra un extraterrestre, basta una settimana d’autunno per vedere come, con i grandi, si trovi già perfettamente a suo agio. Il 12 settembre del 1993 Ale fa il suo esordio in serie A, a Foggia: «Se devo essere sincero, più che il momento in cui sono entrato in campo, ricordo di più l’emozione della gara vissuta dalla panchina. Ero davvero assorto dalla partita. Eravamo in parità contro un Foggia, che allora era forte. Diciamo che ho emozioni e ricordi più forti della settimana successiva». Tre giorni dopo, in Coppa Uefa, contro il Lokomotiv Mosca, ecco il debutto in Europa. Il 19 settembre poi; al Delle Alpi, all’80° minuto di Juventus-Reggiana, Del Piero timbra il 4-0 di una partita già segnata. Sembra un goal poco importante, visto il punteggio. In realtà, a pensarci ora, è il primo capitolo di un libro che riscriverà la storia bianconera: «È stato un giorno davvero esaltante. Abbiamo vinto, ho segnato la mia prima rete ed era anche l’anniversario di matrimonio dei miei genitori. È stato un giorno speciale in tutti i sensi». continua…

⚽ Roberto Bettega | da il pallone racconta di Stefano Bedeschi

Io non amo la nazionale.

Articolo di Alessandro Magno

Finalmente è finita questa agonia. Grazie a Dio Sabato torna il campionato. Non amo la nazionale lo dico senza mezze misure. La amavo moltissimo. Sono stato bambino e ho vissuto con entusiasmo la vittoria della Coppa del Mondo del 1982 uno dei primi eventi calcistici mediatici internzionali cui ho assistito. Avevo persino completato l’album panini e fatto ancora una fisarmonica di figurine con tutti i giocatori che han vinto il Mondiale. Saprei ancora elencare la rosa uno per uno compreso i Galli, Baresi, Selvaggi, Massaro che non giocarono neppure un minuto. Ho seguito nel corso degli anni sempre con passione le gesta della nazionale italiana ( non è un caso che non dica nostra nazionale). Ricordo bene il Mondiale sognato con Vicini, quello sfiorato con Baggio e anche qualche delusione tipo la disfatta contro la Corea per colpa di quel farabutto e delinquente di Byron Moreno. Ricordo con delusione e rimpianto il secondo posto all’Europeo con Zoff, immeritato perchè si meritava il primo, ma la Francia fu molto fortunata. E ricordo oggi con amarezza e un leggero affetto il Mondiali del 2006 dove la solita banda di gobbi, piu’ qualche altro, ha portato l’Italia alla conquista del Mondiale, con grande piacere e festa di tutta la nazione e di tutti gli italiani. Rammento io e lo rammento ad altri il pallone d’oro scippato da Cannavaro appena passato al Real Madrid (sempre prodigo in scippi di premi) al nostro Buffon con comunque due bianconeri sul podio ai primi due posti. La finale poi con tantissimi bianconeri ed ex bianconeri e futuri bianconeri da ambo le parti. Credo che mai una squadra contribuì in maniera così sostanziosa a una finale Mondiale. E ricordo soprattutto come l’Italia e gli italiani trattarono la Juventus e solo la Juventus dopo quel Mondiale. La Juve in B penalizzata costretta a vendere quasi tutti i suoi titolari e tutte le altre squadre coinvolte salvate o con punizioni blande, o addirittura premiate al posto dei bianconeri.

Oggi sono passati svariati anni ma io ho smesso di amare la nazionale italiana quella sera a Berlino. Una nazione intera colta dall’odio e dalla sete di vendetta consumò il suo omicidio sportivo. Io e alcuni altri, pochi o tanti che siano stati, ci ritrovammo a seguire la nostra squadra in B dimezzata. Pochi o tanti ma non tutti. Da quel giorno, quel giorno a Rimini la mia nazionale è diventata a strisce bianconere. Non mi importa chi mi giudica rancoroso. Non mi importa che qualcuno mi segua. Non ho proselitismi in questione da fare. Ho 2 figli che quando gioca la nazionale la seguono con trasporto e aimè li ho visti soffrire molto per l’eliminazione dal Mondiale contro la Svezia. A me invece, che non avevo mai visto in vita mia un’Italia dover rinunciare a un Mondiale, non ha fatto nè caldo e nè freddo. Così come non mi appassionano Chiesa, Insigne, Verratti, Florenzi e chi piu’ ne ha piu’ ne metta. Non tifo contro. Assolutamente no. Il gufare mi demoralizza. Lo considero arte dei perdenti.Non tifo contro nemmeno le avversarie della Juve figuriamoci se tifo contro la nazionale. Tuttavia la maglia azzurra non mi da nessun trasporto. Mi emoziona vedere di piu’ la nazionale di pallavolo o una qualche tennista o nuotatrice nostrana. Per me oggi esiste la Juve e la squadra della Figc. Quando quest’ultima gioca ho solo due pensieri: che nessuno dei nostri giocatori si faccia male; e che questa pausa termini prima possibile per rivedere i miei ragazzi giocare a calcio. E i miei ragazzi sono quelli con la maglia bianconera.

La lunga mano di calciopoli ha presentato il conto.

Articolo di Alessandro Magno

Questa è la punizione per calciopoli, arrivata con 11 anni di ritardo solo perchè alcuni giocatori della Juve come Buffon Barzagli Chiellini e l’ex Bonucci hanno tirato la carretta per tutti. Arriva con ritardo perchè due allenatori, guarda caso di scuola Juve, Prandelli e Conte , hanno prolungato l’agonia di questa Federazione tappando buchi e salvando almeno per un poco la faccia. Quel Conte che prima gli stessi volevano radiato poi acclamato. Gli stessi che volevano punizioni esemplari per Buffon per Bonucci poi sono costretti ad aggrapparsi a loro per vedere la nazionale uscire dal fango. Gli stessi che in un estate del 2006 volevano squalificati a vita Cannavaro e Lippi salvo poi salire sul carro dei vincitori come tutti. Gli stessi che hanno mandato in B diversi campioni del mondo sulla base del nulla e cercato di distruggere la squadra più rappresentativa di tutto il calcio italiano. Quelli che hanno fatto questo per veder godere Moratti che saliva sul tetto d’Europa e del Mondo con una squadra totalmente fatta da stranieri. Questo è il risultato finale di quello scempio, occorreva solo aspettare.

Eccola la nazionale dei non juventini con un mister bravo, buono e capace , che non ha mai vinto nulla non per colpa sua ma per colpa della Juve. Eccola qui la nazionale quasi senza juventini. Poi si deve rimediare con gli scarti degli altri i Jorginho gli Eder , giocatori naturalizzati perchè in totale assenza degli italiani veri. Giocatori naturalizzati perchè la nazionale del Brasile la possono vedere solo col binocolo. E non è che bisogna esser degli storici del calcio per sapere che la nazionale ha fatto sempre e solo bene con il blocco Juve con un unica eccezione l’Europeo del 68.

Oggi hanno perso tutti, ma hanno perso più di tutti alcuni, quelli che volevano gli Zeman in nazionale, i giornalisti antijuventini. I geni di Twitter. Ancora a Raisport ieri qualcuno dava la colpa ad Allegri perchè Bernardeschi gioca poco , come se non ci fossimo qualificati per colpa di Bernardeschi. Quelli che capiscono di calcio e odiano la Juve. Quelli che negli ultimi 6 anni hanno magnificato la Roma di Garcia e oggi il Napoli di Sarri e mai la Juve dei 6 scudetti. Quelli che il Napoli gioca il calcio più bello dell’universo peró ha un solo italiano in campo Insigne che poi in nazionale non trova spazio e ovviamente non lo trova per colpa della Juve. Quelli che volevano la var non per prevenire errori ma per dimostrare che con la var lo scudetto lo vincono pure gli altri. Quelli che per i biglietti vogliono squalificato Agnelli ma non De Laurentis. Quelli che vogliono dividere i diritti tv in modo da penalizzare ovviamente la Juve che peró ha uno stadio suo già da tempo e oggi prima di tutti ha una squadra femminile ufficiale. Come a dire siamo 10 anni avanti a tutti ma invece di prenderci a esempio ci mettono i bastoni frale ruote. Quelli della nazionale dei giovani. Quali giovani? Dove sono i giovani? Quale altra squadra che non sia la Juve da sempre puó dare linfa alla nazionale? Quale? L’allenatore della Ternana Pochesci ha denunciato la cosa e si è dovuto scusare perchè i vertici federali si sono offesi. Se la cosa non facesse piangere farebbe ridere.

Purtroppo quello che si semina si raccoglie e i nodi vengono sempre al pettine. Mi spiace per i nostri ragazzi che ci hanno messo l’anima. Ancora Chiellini ieri il migliore in campo e Barzagli come lui e Buffon che ci ha messo come sempre pure la faccia a fine partita. Cari miei antijuventini questo è il calcio senza Juve (o con pochissima Juve) buon pro vi faccia.

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di Enzo Ricchiuti

Come è andata nella doppia uscita la nazionale?

Direi complessivamente bene. Bisogna però recuperare un centrattacco degno di questo nome. Balotelli sarebbe l’ideale.

Conte ct.

Che spreco in teoria. Però se pensi che possa vincere robe come Europei o Mondiali, capisci che ne vale la pena. I soldi, sta prendendo una fregatura. Potrebbe guadagnare il doppio nei club.

Come sta andando la vuelta?

Si stanno alternando al comando lo scalatore italiano, Aru, e quello spagnolo, Rodriguez. Quest’ultimo è una vecchia conoscenza, non ha mai vinto niente. E’ bravo a fare i muretti e a non superare gli ostacoli veri. Aru è giovane e di una potenza impressionante. Pare avere riserve inaudite ed ha una generosità d’altri tempi. Potrebbe vincere il terzo incomodo, monsieur Domoulin, un cronoman che in salita ha retto benone. Può vincere se riuscirà a dare almeno 3 minuti alla coppia italo spagnola nella crono di metà ultima settimana. Se non vi riesce, sarà testa a testa tra il giovane ed il vecchio. Io da bravo vecchio amo solo la gioventù.

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Di Enzo Ricchiuti

 

Hai visto la nazionale? Sensazioni?

No. Come tutti. Sensazioni nessuna, la nazionale è come portare la moglie in un campo nudisti. Sei eccitato ma dal contesto.

Polemiche sui simboli coperti e infortuni?

I simboli coperti sono robe da comunicati stampa noiosi che riducono una tragedia di mala giustizia in una esibizione di burocrati. Gli infortuni ? Ricordo Cragnotti quando si ruppe Nesta chiedere un risarcimento. Non se ne fa mai nulla, se parli sei meschino, se non parli sembri un patriota.

Convocheresti sempre Balotelli?

Ma pure altri. Davanti potrebbe pure giocare mio fratello.

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Di Enzo Ricchiuti

Convocazioni nazionale e polemiche oriundi.

Eder è molto migliorato. Merita la nazionale. Non esiste un problema oriundi: esiste un problema di oriundi bravi. Spesso si fa il paragone col passato, quando nonostante in nazionale andassero i Sivori non si combinasse niente. I paragoni li fanno ed i problemi li creano i giornalisti, che quando c’erano i Sivori facevano loro convocazioni e formazione.

Sentenza calciopoli.
Moggi innocente, De Santis come se lo fosse. Il resto è miserie dei giudici e parcelle di avvocati.

Cosa aspettarsi ora dal processo.

Che mi addormenti stamane. Mi ha fatto fare tardi stanotte.

 

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