Scritto da Cinzia Fresia
Juventine d’assalto: Il blog di Alessandro Magno incontra Angela Gigante
“Ciao Angela, parlaci un po’ di te ..chi è Angela Gigante?”
Semplicemente una donna, una moglie, una mamma, una suocera, una nonna, ma non necessariamente nell’ordine e, quando gioca la Juve, non ce n’è per nessuno.
Ormai lo ha capito anche la mia nipotina, che, molto carinamente, quando gioca la Juve e lei è da me, va a vedersi i suoi programmi preferiti in cucina sul piccolo vecchio televisore del secolo scorso… e suppongo anche il mio cane perché si piazza nella cuccia e resta lì in attesa che io smetta di “parlare col televisore”. All’inizio era un po’ spaventata dai miei urli e dai miei salti, ma da quando ha capito che il bacio che le do è di gioia, sospira e si riarrotola sul suo cuscinone.
Calcisticamente sono cresciuta in una famiglia di granata; mio nonno mi parlava male di Sivori ed io andavo a rubare il giornale e leggevo gli articoli che parlavano di lui sdraiata sotto al tavolo.
All’epoca le bambine portavano i calzettoni bianchi ed io li avevo quasi sempre arrotolati come li portava il mio mito e nonna strillava “Tirte su sti caussett, t’asmie Sivori!”(dal Torinese all’italiano: tira su quei calzini, sembri Sivori). Lei lo intendeva come insulto, io no!
Ho studiato all’istituto d’Arte e sono diplomata in Arti Applicate; ho insegnato Educazione Artistica x 2 ore circa ad una banda di scavezzacollo ed ho capito che i ragazzini non facevano per me. Difatti dopo la prima figlia ho chiuso “baracca e burattini” e ho preferito addomesticare i gatti. Mi è rimasto il soprannome di Signorina Rottermayer per la mia intransigenza, che molto carinamente mi ha affibiato proprio la mia bambina. Ancora oggi che ha 37 anni me lo ricorda spesso e volentieri.
“Tu hai visto molte Juventus, qual’è la tua? O tutte ti sono appartenute almeno un po’?”
Come si dice sempre “Gli uomini passano, la Juve resta”. Ogni volta che un giocatore dei miei preferiti se ne andava, o meglio la dirigenza sceglieva di far cassa vendendolo, ero molto dispiaciuta, ma ne arrivava subito un altro a prenderne il posto. La squadra è e sarà sempre la cosa più importante.
Due sono gli uomini in bianconero che ho amato alla follia; ho iniziato con Omar Sivori ed ho concluso con Alex Del Piero. Ammetto di aver pianto come una bambina quando è morto Sivori e quando Alex ha fatto il giro del campo a Bergamo. In mezzo ci sono stati Scirea, Cabrini, Zoff, Salvadore, Morini, Anastasi, Furino, Ravanelli, Tacconi, Vialli, Pessotto, Tacchinardi, Causio, Bettega, Platini, Zidane, Ferrara, Deschamps, Davids e Pirlo.
Un discorso a parte lo devo fare per i 5 samurai che sono scesi in B: Buffon, Camoranesi, Del Piero, Nedved e Trezeguet. Non potrò mai dimenticare la loro scelta e gliene sarò sempre grata.
NEL MIO CUORE, NESSUNO COME LORO MAI!
“Calciopoli, una ferita ancora aperta, ma perchè la Juventus deve sempre essere lei a pagare, a soffrire, ad essere accusata di fatti non di sua responsabilità, condannata ad essere sempre colpevole quando non lo è ?”
Il caso Calciopoli l’ho vissuto, come si suol dire, con la bava alla bocca. Non capivo, non potevo credere, non volevo credere. E così ho iniziato a seguire giornali, libri, interviste; mi sono sciroppata tutto il processo di Napoli e ho cercato di capire le voci che circolavano in città circa le liti tra i “cuginastri”e la scalata di Andrea con Moggi e Giraudo al vertice della società, che sarebbero state la causa principale della svalutazione della mia squadra del cuore.
Non posso esser certa che siano vere o che siano solo voci che gli ultrà han messo in giro per non morire di rabbia o per evitare casini grandi come case causate dai più facinorosi.
Per certo c’è quel 1° luglio del 2006 quando con altri migliaia e migliaia di juventini, che arrivavano da ogni dove, scendemmo in piazza per protestare, per ribadire che la Juve siamo noi.
Ci venne chiesto di non citare Moggi, ma di schierarci a favore di Pessotto, che lottava tra la vita e la morte, di gridargli tutto il nostro affetto e la nostra vicinanza. Anche se molti non erano assolutamente d’accordo così fu, e non ci furono schermaglie neppure con quei quattro facinorosi granata che ci aspettavano vicino al Filadelfia: qualche slogan e nulla più.
Però quel giorno ho rischiato di lasciarci le penne per un’insolazione coi fiocchi; a mezzogiorno c’erano almeno trentacinque gradi a Torino e la bottiglietta d’acqua che mi ero portata finì ben presto e dei “turet” tipici di Torino neanche l’ombra in quella parte di città, neanche una fontana, neanche un negozio aperto.
Ad un certo punto ho sentito le gambe farsi deboli e faticavo a camminare, uno strano sudore ghiacciato scendeva dal viso. L’asfalto era diventato un fuoco. Per fortuna una camionetta della Polizia è stata la mia salvezza. Devo avergli fatto pena mentre chiedevo un po’ d’acqua, e devono aver pensato che una madre così sopra le righe come me in quel momento non l’avrebbero certo voluta. Ma tant’è, qualche follia per ribadire che la Juve per noi era pulita si poteva e si doveva fare. In quel periodo ho visto juventini nascondersi come l’apostolo Pietro quando gli chiesero se era amico di Gesù; poi son risaliti sul carro.
Purtroppo ancora oggi, appena c’è qualche scivolone o qualche partita persa o un gioco da bambini dell’Oratorio non si vedono più; senza parlare di quando si entra nel discorso Calciopoli.
Son sempre convinti che se ci hanno mandati in B qualche cosa di sporco c’era. Io no, moggiana ero e moggiana son rimasta.
Purtroppo certe insinuazioni sono la nostra condanna; è l’invidia, come la volpe e l’uva, non la si riesce a prendere allora è acerba. Non riescono a batterci sul campo allora siamo favoriti dall’arbitro. Poco importa che poi si possa dimostrare che non è così, che gli arbitri sono uomini e come tutti possono sbagliare, poco importa che alla fine ci sono errori un po’ per tutti. La colpa è sempre della Juve che ruba…
“Parliamo di Allegri il nostro attuale allenatore molto discusso, una parte di tifoseria non è mai stata contenta nonostante i risultati positivi, tu che ne pensi di questa gestione?”
Non si può contestare un allenatore che è primo in classifica con 7 punti di vantaggio sulla seconda, in ottima posizione in Coppa Italia ed ha superato brillantemente il girone di Champions.
Certo il suo gioco è iniziato ad essere un pochino spumeggiante solo recentemente col 4-2-3-1 ma a volte è ancora un po’ attendista, mette in campo calciatori che personalmente lascierei in curva a fare il tifo, ma se si vince lo posso anche perdonare, in fondo in campo scendono i calciatori.
Quando è arrivato però ero un po’ interdetta anch’io; passare dallo juventinissimo Conte ad uno pseudo milanista non era facile da digerire.
“Conte .. si è comportato male secondo te?”
Bhè non è facile accettare di non avere i giocatori richiesti, pensare di non riuscire più a vincere per mancanza di stimoli. Lui ci ha sempre messo la faccia, certo che girare i tacchi il primo giorno del raduno e lasciare tutti in braghe di tela non è stato assolutamente un bel gesto.
Ma ho digerito l’abbandono di Zambrotta e Cannavaro nel 2006, digerirò anche il voltafaccia di Conte.
“Si mormora… che sia in arrivo un nuovo allenatore, chi ti piacerebbe arrivasse, oppure sarebbe in realtà opportuno che Allegri rimanga ad ottimizzare una squadra forte in Europa?”
Se vincessimo tutte le competizioni in cui siamo ancora in gara, sì potrebbe anche pensare di lasciar andare Allegri in Inghilterra e ricominciare un altro ciclo vincente con un altro allenatore.
Se non vincesse nulla o solo lo scudetto potrebbe poi essere ancor più contestato e peggiorare la situazione spogliatoio, che già a volte non mi sembra gran che…
In ogni caso non saprei chi scegliere al suo posto. Mi piace Sousa, ma dalla Fiorentina mi sa che non ce lo lasciano. Non mi piace Sarri e poco anche Spalletti. Inoltre non trovo giusto scegliere degli allenatori stranieri per le squadre italiane. Considerato il numero di giocatori ormai “vecchierelli” servirebbe un allenatore capace di avere il coraggio di puntare sui giovani ed in ogni caso “la Juve ad uno juventino” è lo slogan migliore.
“Angela, perchè la Juventus non vince in Europa?”
Bella domanda, me la son fatta tante volte senza riuscire a darmi una risposta logica e proibendo al cuore ed al cervello di ascoltare quelle che danno gli antijuventini.
Arrivare in finale di Champions 7 volte e poi perdere sul filo di lana brucia da morire; come con l’Amburgo ad Atene con Trapattoni, le tre perse con Lippi, ma sopra tutte quella persa col Milan a Manchester. Quante lacrime quella notte!
Col Barcellona due anni fa ero arrabbiatissima solo perché strada facendo mi ero convinta che ce l’avremmo potuta fare, che quello era l’anno giusto anche se il Barça era il Barça…
Bhò, sarà la maledizione dell’Heysell come dice qualcuno.
Però in bacheca abbiamo 2 Coppe intercontinentali, 1 Coppa delle Coppe, 3 Coppe UEFA, 1Intertoto, 2 Supercoppe e 2 Champions.
Senza contare tutti i trofei italiani che un po’ ci consolano.
“Parliamo di donne, secondo te le donne nel calcio le vedi “ammesse, ma non gradite”? O simpatici ornamenti, possibilmente non parlanti? o… ?”
Per gli uomini saremo sempre simpatici ornamenti ovunque ci sia la benchè minima possibilità di dimostrare che siamo meglio di loro. Non riuscendo a reggere il confronto ci preferiscono belle e oche, o sedute su sgabelli con le gambe in mostra. Poi qualcuna ci mette anche del suo.
Però son sempre stata dell’idea che se le telecroniste fossero donne sarebbero meno insopportabili di certi giornalisti uomini, sicuramente saprebbero essere più professionali e meno di parte, e sicuramente saprebbero fare domande più intriganti durante le inteviste. A volte fossi il giocatore intervistato alcuni di loro li manderei a stendere senza rispondere… e non faccio nomi perché sono una signora!
Però in ogni ambito lavorativo purtroppo è la stessa solfa, non solo nel calcio, ma anche nel giornalismo, nella tv, nella dirigenza delle fabbriche, in politica. Da quando la donna ha scelto di uscire dalla casa e dai fornelli è stato sempre un lavorare in salita, tripla fatica per arrivare ad un terzo di stipendio rispetto agli uomini e dimostrare quanto meglio siamo. La parità ancora non l’abbiamo raggiunta.
Forse il mio lato femminista non si è mai assopito!!!
“Tempo addietro, l’allenatore Mihailovic, dichiarò pubblicamente che le donne non devono parlare di calcio perchè non lo capiscono, meno la Damico, si è trattato di maschilismo e per “salvarsi in corner” cita la neo compagna di Buffon? Oppure ha espresso un luogo comune ancora molto radicato in quell’ambiente?”
Come detto sopra dobbiamo camminare ancora molto per dimostrare che possiamo fare qualunque cosa fanno gli uomini. Anzi dovendo seguire anche casa, figli, famiglia, il nostro compito diventa sempre più faticoso e a volte, visto che certuni non riescono a stare sul nostro stesso piano, e a seguire i nostri ritmi, ricorrono alle maniere forti ed ecco spiegato l’aumento dei femminicidi.
Mihailovic probabilmente un tantino maschilista lo è di suo, ma ha certamente espresso un luogo comune ancora radicato nell’ambiente calcistico. Non si spiega altrimenti perché ancora non ci sono guardialinee donne, arbitri donne, dirigenti donne, allenatori donne che lavorino in serie A.
“Calcio femminile, non sarebbe giusto diventasse un’opportunità di carriera al pari dei maschi? O se non allo stesso livello, uscisse dall’oblio del dilettantismo?”
Io ho giocato a pallone nei primi anni 70 quando nascevano le prime squadre di calcio femminile, c’erano diverse federazioni ed era un gran caos. Mi sono allenata con la prima squadra di Torino (Real Torino) e ho giocato diverse partite nell’allora prima serie femminile. Portando gli occhiali, all’epoca non navigavo nell’oro e le lenti a contatto costavano uno sproposito, gli allenatori avevano paura che come difensore potessi farmi male. A onor del vero forse non ero neppure un gran che ma, gira e rigira, facevo gli allenamenti e poi finivo in tribuna o nella squadra “allenatrice” che faceva partitelle di allenamento con la squadra titolare.
Un paio di anni dopo sono finita in una squadra di serie cadetta, dove però ho giocato spesso sino a quando un arbitro fifone ha fatto notare al mio allenatore che gli occhiali erano un pericolo ed è ricominciata la solita solfa. A volte partivo dalla panchina ed entravo negli ultimi minuti a risultato ottenuto. Un giorno l’allenatore invece di far entrare me, mandò in campo una ragazzetta appena arrivata in squadra, nipote di uno degli sponsor, e le disse, mentre entrava
<<Forza, vai all’attacco!>> Lei arrivata a metà campo si girò e gridò << E dov’è l’attacco?>>
Ti lascio immaginare le risate e le battutacce dagli spalti.
Non ci ho più visto dalla rabbia, ho fatto una di quelle cose che ai miei calciatori preferiti non avrei perdonato manco morta. Mi sono alzata dalla panchina e sono rientrata negli spogliatoi.
Mi sono rivestita e in lacrime ho lasciato le scarpe e la divisa sul tavolo con un biglietto con su scritto: “Così non è posssibile continuare, addio” e me ne sono tornata a casa senza salutare nessuno. Tanto dovevo studiare per il compito in classe del giorno dopo…
Quando han letto il biglietto tutti han pensato volessi fare qualche cosa di tragico e mi hanno tempestato di telefonate: allenatore, presidente, compagne, anche qualche tifoso.
Ho preferito smettere e darmi alla pittura…
Per fortuna poi c’erano ragazze come Morace, Panico, Serra. Ma in fondo il calcio femminile non è mai esploso per le stesse motivazioni che dicevamo sopra. Dove ci sono possibilità che le donne facciano meglio degli uomini, in un mondo ancora troppo maschilista, fanno in modo che non esploda e forse è meglio così. Sentire certe frasi dagli spalti ti lascia l’amaro in bocca.
“Angela, secondo te .. vinciamo qualcosa quest’anno?”
Mi piacerebbe! Scudetto, Coppa Italia e Champions. Ma come dico sempre, mai parlarne prima, porta male.
Comunque ci spero FINO ALLA FINE
Forza Juve @ngela
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