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HIGHLIGHTS: TEAM ZIDANE 9-6 TEAM DEL PIERO | TOGETHER ⚪⚫
⚽ Alessandro Del Piero | Dario legge il pallone racconta di Stefano Bedeschi
Alessandro Del Piero Dario legge il pallone racconta di Stefano Bedeschi #DelPiero #megliodinienteradio #ilpalloneracconta È il 1993-94 ed a Torino sbarca un giovanotto di belle speranze, dalla chioma riccioluta e dal destro mirabile. Il ragazzo si è già messo in mostra nel Padova, nella Primavera ed anche in prima squadra, nonostante la giovane età. «Lo sport mi è sempre piaciuto, giocavo un po’ a basket, a tennis senza maestro, però lo sport era il calcio e basta. Una passione irrefrenabile. Ero a scuola e pensavo alla palla, mangiavo con la palla e poi via, fuori. I miei genitori sono stati fantastici perché non mi hanno mai forzato né gasato. È quello l’errore grande. Il comportamento dei genitori è decisivo, per i figli sportivi. Io avevo anche l’esempio di mio fratello Stefano, più grande: era alla Samp, nella Primavera, con Lippi. Lui l’ha visto prima di me. Nel mio cortile spesso giocavo da solo: serve tanta immaginazione. Ero un campione della Juve, passavo la palla a Cabrini, a Tardelli, a Scirea, duettavo con Platini. E la mia Juve del cortile era anche piena di stranieri: oggi Maradona, domani Van Basten, dopodomani Zico o Gullit; ed io facevo goal. Il primo torneo lo gioco con una vera divisa, gialla e blu: scuola Comunale di Saccon. Il gialloblu era anche il colore del Conegliano. Le magliette tutte identiche vogliono dire squadra. Quel torneo lo perdemmo in finale ai rigori, vabbeh, succede, non sarebbe neanche stata l’unica volta. Sono andato via di casa a tredici anni. Ero affascinato, stavo al Padova, era un’altra dimensione: necessaria, per provare a essere davvero un calciatore. Però il primo anno è stato difficile, io sono un ragazzo timido, ancora adesso lo sono. Si viveva in quattordici dentro una stanza, il pranzo arrivava scotto dalla mensa, al ritorno dalla scuola era immangiabile: però, così cresci. Ero il più piccolo, di età e di corporatura: poi, oddio, non sono diventato Shaquille O’Neal, però mi difendo. L’inizio, devo dire, fu un po’ traumatico. Mia mamma ricorda di quando andavo a prendere il treno e si raccomandava, “stai vicino alle altre persone, fai attenzione”. Dovevo cambiare a Mestre, aspettavo la coincidenza anche trenta, quaranta minuti. Poi, mamma e papà vennero a trovarmi a Padova, ed io: “Occhio al cambio di binario a Mestre”. Ecco, mia mamma dice che in quel momento capì che ero diventato grande. Succede quando sono i figli a preoccuparsi per i genitori, e non viceversa». I numeri ci sono e così il presidente Giampiero Boniperti e l’allenatore Giovanni Trapattoni, decidono che quell’Alessandro Del Piero merita di far parte della Juventus. A diciannove anni, la giusta collocazione è la Primavera e così Ale entra nella rosa di mister Cuccureddu, divenendone subito un leader. Quella è una squadra che regalerà alla massima serie giocatori di tutto rispetto come Cammarata, Manfredini, Squizzi e Binotto. Il talento purissimo di quel giovanotto veneto emerge con prepotenza e guida la Primavera a una doppietta irripetibile: Torneo di Viareggio e scudetto di categoria: «È stata una bella esperienza, indimenticabile. Era una squadra forte quella Juventus Primavera, che è riuscita a imporsi in due manifestazioni in cui la vittoria bianconera mancava da molti anni. Anche se per la prima squadra quello non fu un grande anno, ma una stagione di transizione, a livello giovanile ci siamo tolti una bella soddisfazione». Si allenava già con la prima squadra, però: «Diciamo che ero a metà, ma con la prima squadra mi allenavo regolarmente, andavo in ritiro e mister Trapattoni mi fece anche giocare. Alla fine ho totalizzato quattordici presenze e cinque goal. Che dire? Come primo anno alla Juventus è stato meraviglioso». Che il ragazzo avesse una marcia in più, del resto, si era già capito a inizio stagione: se con i pari età Del Piero sembra un extraterrestre, basta una settimana d’autunno per vedere come, con i grandi, si trovi già perfettamente a suo agio. Il 12 settembre del 1993 Ale fa il suo esordio in serie A, a Foggia: «Se devo essere sincero, più che il momento in cui sono entrato in campo, ricordo di più l’emozione della gara vissuta dalla panchina. Ero davvero assorto dalla partita. Eravamo in parità contro un Foggia, che allora era forte. Diciamo che ho emozioni e ricordi più forti della settimana successiva». Tre giorni dopo, in Coppa Uefa, contro il Lokomotiv Mosca, ecco il debutto in Europa. Il 19 settembre poi; al Delle Alpi, all’80° minuto di Juventus-Reggiana, Del Piero timbra il 4-0 di una partita già segnata. Sembra un goal poco importante, visto il punteggio. In realtà, a pensarci ora, è il primo capitolo di un libro che riscriverà la storia bianconera: «È stato un giorno davvero esaltante. Abbiamo vinto, ho segnato la mia prima rete ed era anche l’anniversario di matrimonio dei miei genitori. È stato un giorno speciale in tutti i sensi». continua…
⚽ 5 Maggio 2002 | Dario legge il pallone racconta di Stefano Bedeschi
Il ronaldocentrismo
Articolo di Alessandro Magno
Abbiamo già parlato di Juve in costruzione e in crescita. Abbiamo già detto della Juve che a piccoli passi si porta verso quell’idea di gioco corale che tanto piace al nostro mister. Anche con la Spal si è visto nel secondo tempo a risultato sbloccato molto di quello che chiede l’allenatore. E’ stata una partita dominata ben più di quanto il risultato dica con la Spal mai pericolosa e la Juventus che senza i miracoli di Berisha avrebbe potuto chiuderla con un risultato più netto. Va dato merito alla Spal che nonostante una specie di catenaccio 6-4 in campo non ci ha preso a calci come han fatto altre squadre tipo Verona e Fiorentina. Detto ciò su questa partita c’è poco altro da aggiungere. Simpaticamente riuscito l’esperimento di Matuidi terzino. Dybala in crescendo con Pjanic e Khedira. Rivisto e bene Emre Can. Rivisto e male Rabiot ma possiamo aspettare.
A questo punto mi soffermerei sulla partita del tanto amato ma pure da qualcuno odiato Ronaldo. Che Ronaldo sia un grandissimo giocatore degno dei più grandi di ogni epoca non lo dico io lo dicono i titoli vinti, i gol segnati, i record personali. Ronaldo è antipatico? Certamente fuori dal campo no. Ragazzo che per quanto vince ed è forte ”se la tira” meno di molti altri meno bravi di lui. Allora Ronaldo è antipatico in campo? Beh in campo Ronaldo è un po’ ”stronzo” e lo è soprattutto con gli avversari. E’ molto furbo e lo abbiamo visto anche noi quando giocava nel Real. Conosce le malizie di come prendersi un fallo e sa anche all’occorrenza dare qualche calcetto. A volte lo è con i compagni in quanto catalizza sempre l’attenzione su di se e vuole sempre palla lui, chiaramente se può tira e non la passa agli altri. Inoltre appare sempre scontento. Perennemente arrabbiato e non si sa con chi. Perfetto.
Se andiamo ad analizzare tanti campioni del passato più remoto fino ad arrivare ai giorni nostri vediamo che questo gene della ”stronzaggine” è abbastanza comune ai grandi campioni. Ricordo che Platini batteva tutte le punizioni e i rigori e Massimo Mauro di lui diceva: ”ti da la palla sempre un poco lunga cosi’ invece di tirare tu sei costretto a ritornargliela indietro e lui fa gol”. Messi fa altrettanto e addirittura si dice che metta becco nelle scelte del mister sia nel Barcellona che nell’Argentina e si scelga i compagni di squadra e addirittura chi tagliare. Ibrahimovic non è mai stato uno stinco di santo e menava per bene idem George Best a cui le risse e i colpi proibiti come i tunnel e i dribbling a umiliare gli avversari, piacevano quanto e più dei gol. Del Piero nell’ultimo suo anno ”rubava” le punizioni a un altro mostro di quel fondamentale come Andrea Pirlo e in carriera gli ho visto cedere solo un rigore a Trezeguet. Insomma se vuoi diventare un grande campione devi esser un tantinello egoista anche perchè dal pulpito vogliono tutti tirarti giù e nessuno di aiuta a starci sopra se non ti aiuti da solo. Questi sono oneri e onori di chi poi nel momento del bisogno però viene fuori e si prende la squadra sulle spalle quando gli altri magari se la fanno sotto.
Oggi grazie ai social e grazie al web dove tutti anche chi ne capisce poco può sparare cavolate liberamente, pare una bestemmia parlare di Juve di Ronaldo. Eppure quando si parlava di Juve di Platini e dentro c’erano i Scirea, Cabrini, Paolo Rossi e tanti altri campioni, non si offendeva nessuno. Così come del Napoli di Maradona o dell’Olanda di Cruijff, altre squadre che avevano dentro fior fiori di giocatori, ma una sola era la stella che brillava più di tutti. E ancora il Milan degli olandesi dove però giocavano Maldini e Baresi e possiamo fare tantissimi altri esempi dove il Campione con la C maiuscola ha fatto un poco ombra o catalizzato su di se tutta l’attenzione. Nel bene e nel male. In queste squadre ci sono stati altri campioni come quelli citati ma anche altri che non ho il tempo di elencare che si sono ritagliati il loro spazio alla grandissima. Sempre per tornare a Platini nessuno può negare che Scirea sia stato un fenomeno così Tardelli o Tacconi o Zoff. Però era la Juve di Platini. E ripeto non si offendeva nessuno.
Il grande campione che brilla più di tutti poi è capace di slanci umani? Si perchè il leader di un gruppo è necessariamente una persona intelligente. Ieri Ronaldo ha ringraziato più volte e in maniera plateale Dybala per avergli fornito l’assist. Ronaldo sa benissimo che per vincere ha bisogno di una squadra in suo supporto e che nessuno vince da solo. E non ci credete quando uno vi dice questo o quello vinceva da solo. Può darsi una partita. Ma per vincere dei titoli occorre la mano di tutti. Unico appunto che voglio fare a Ronaldo e al suo egocentrismo sono le punizioni. Lui ha una bella ”stecca” dai 30 metri e non avendo altri che tirano così forte credo che da quella distanza la migliore soluzione sia ancora il suo tiro. Sotto i 30 metri devono andarci Pjanic o Dybala, perchè la punizione a giro da quella distanza la tirano meglio del nostro alieno portoghese. Se ne deva fare una ragione. D’altronde nessuno è perfetto, nemmeno il superuomo Ronaldo. Anzi lui che è sempre per il perfezionismo consiglio vivamente di farsi dare ripetizioni da Pjanic per quanto concerne tirar le punizione dal limite. Hai visto mai che migliora in questo a 34 anni.
Iniziativa per una statua allo Jstadium
La redazione di Meglio di niente Radio chiede alla @juventusfc di installare una statua allo #AlianzStadium raffigurante i nostri 5 samurai che nell'anno della B non esitarono di seguirla all'inferno#unastellanonbasta#i5samurai#Buffon#Delpiero#Nedved#Camoranesi#Trezeguet pic.twitter.com/XVLu4gANYV
— radio meglio di niente (@MegliodinienteR) May 17, 2018
Chiediamo a tutti i tifosi di aderire. Sarebbe davvero bellod avanti allo stadio avere le statue di chi non ha mollato quando tutti scappavano.
Agorà 09-11-17 Top Planet compleanno di Del Piero
Intervista a Roberto Sorrentino Seconda Parte.
Intervista di Alessandro Magno
1) Salve Mister ci si ritrova a distanza di un anno , sono cambiate alcune cose ma altre invece sono sempre le medesime, come ad esempio la Juventus in testa al campionato.
Direi che non è cambiato nulla, la Juventus continua la sua splendida cavalcata, ci siamo lasciati dall’ultima intervista che la Juventus era prima in classifica ci ritroviamo a distanza di un anno, è la Juventus è sempre prima.
2) Potrebbe esser l’anno del sesto scudetto consecutivo che rappresenterebbe un record assoluto, ti senti di dire che la Juventus è ancora difficilmente raggiungibile per le altre, oppure pensi che Roma e Napoli possano ancora candidarsi alla vittoria finale?
Vincere il sesto scudetto consecutivo credo rappresenti un record difficilmente raggiungibile e a mio modesto parere potrebbe essere ancora migliorato e allungata la serie, anche perché Napoli e Roma sono ancora distanti e non parlo solo dei punti di distacco attuali, ma in senso generale, la Juventus è ancora molte spanne avanti.
3) La Juventus in estate ha ceduto Pogba e preso Higuain, secondo te ci ha rimesso o ci ha guadaganto?
La cessione di Pogba ha sicuramente indebolito un reparto, ma poi l’acquisto di Higuain ha notevolmente rinforzato un reparto che necessita di attaccanti prolifici e con caratteristiche differenti tra loro, quindi credo che a conti fatti la Juventus ci abbia guadagnato.
4) Allegri ci ha messo un poco di tempo a trovare il bandolo della matassa e purtroppo per noi Juventini ha lasciato una Supercoppa per strada , ma ora pare che il modulo funzioni. Da tecnico cosa ne pensi di questo nuovo modulo della Juventus il 4-2-3-1 con Mandzukic, Dybala e Cuadrado alle spalle di Higuain e con Khedira e Pjanic davanti alla difesa? Non è un poco eccessivo?
Sicuramente per un allenatore è sempre abbastanza difficile in poco tempo attuare un modulo differente, ma poi la bravura e la conoscenza calcistica di Allegri gli ha permesso di scegliere il 4-2-3-1 che permette di essere molto offensivo in fase di possesso, ma di essere abbastanza coperto in fase di non possesso, e la dimostrazione ci viene data dall’apporto di Dybala che rientra e altrettanto fanno Mandzukick e Cuadrado sugli esterni in modo da formare un 4-5-1 e compattarti a centrocampo.
5) Hai mai utilizzato questo modulo nelle tue squadre quali pregi e quali difetti comporta?
Si ho praticato questo sistema di gioco in molte squadre, i pregi sicuramente sono derivati dal fatto che hai sempre 2 esterni offensivi e quindi riesci sempre a creare 1 contro 1 sulle fasce, poi avere il Dybala di turno che lievita alle spalle della punta centrale (Higuain) e quindi difficilmente marcabile giocando tra le linee e sicuramente un altro pregio se poi come detto in precedenza tutti rientrano per compattare il reparto di centrocampo non ci sono problemi, i difetti potrebbero essere i ritardi nei rientri dei 3 giocatori sopracitati e quindi non dare copertura e sostegno ad un centrocampo che si troverebbe in inferiorità numerica, e sicuramente avere sempre un ottima preparazione fisica perché sicuramente si avrà un dispendio energetico maggiore. Questo sistema di gioco richiede grande disponibilità e sacrificio da parte degli atleti.
6) Secondo te non è un problema avere tutte e 4 le punte in campo e nessuna vera punta in panchina, non potrebbe rappresentare un problema dover cambiare modulo nel caso in cui qualcuno degli attaccanti fosse costretto a stare fuori per un medio periodo?
Avere in campo 4 punte non è un problema nemmeno in caso di infortuni, credo che il problema sia risolvibile perché gli attaccanti hanno grosse qualità e non avrebbero problemi per rimodulare dei movimenti in un sistema di gioco diverso, ma poi non sono 4 punte pure, Dybala credo di aver letto che nasce come trequartista-seconda punta, Cuadrado se non erro nasce come quarto di centrocampo quindi piu’ ala che punta, Mandzukic forse è dei 3 più attaccante ma ormai si è calato in quel ruolo con splendidi risultati, quindi mi pare tutto ok.
7) Sei stato mai allo Juventus Stadium cosa te ne pare? E normale che uno Stadio se costruito bene possa diventare una fortezza o è un caso? Come si spiegano le lunghissime serie di vittorie in casa, Conte ne fece 25 di fila, in un campionato in casa le vinse addirittura tutte, mentre Allegri mi pare sia arrivato a 31 vittorie consecutive fra le mura?
Si e credo possa essere importante e determinante avere uno stadio come lo Juventus Stadium , basti pensare che anche altre società (Roma e Lazio) hanno progetti in tal senso, in pratica è una” fossa dei leoni “come era abitudine dire qualche anno fa, poi chiaramente gli stadi, in passato, sono serviti giustamente anche per altre discipline sportive e furono costruiti impianti con le piste di atletica ecc ecc, quindi con un distacco e lontananza maggiore anche come visuale dal rettangolo di gioco, ma per i calciatori sentire i propri sostenitori vicinissimi sicuramente aiuta in modo maggiore.
8) Sei stato un ottimo portiere di assoluto livello con molte presenze in serie A, due giudizi su due interpreti di questo ruolo, Buffon che ormai dopo venti anni di carriera si appresta a smettere e Donnarumma grande promessa appena diciottenne?
Buffon credo giochi ancora per parecchi anni, sicuramente uno dei portieri più forti al mondo; per fortuna abbiamo trovato il giusto erede, anche se credo debba aspettare ancora tanto (Gigi non molla). Però mi piacerebbe ricordare anche un altro portiere che a mio parere era fortissimo, Angelo Peruzzi, anche lui debuttò giovanissimo e divenne portiere della nostra nazionale, a mio avviso Angelo fu penalizzato dai troppi problemi fisici.
9) Restando sui portieri fra le novità di questo ultimo anno c’è stato il ritorno di tuo figlio Stefano a Chievo dopo una lunga militanza a Palermo. Visto le due situazioni di classifica pare una scelta azzeccata. Oltretutto a Palermo pare che Zamparini lasci.
Il ritorno di Stefano al Chievo è la dimostrazione che la serietà e la professionalità sta sempre davanti a tutto, in primis lasciare Palermo per lui è stato difficilissimo; capitano, idolo dei tifosi, però la scelta è ricaduta principalmente per motivi familiari, essendo separato con 3 bimbe a Torino stava diventando pesante e difficile vivere questa situazione, sia dal punto mentale ma anche dal punto di vista fisico ( senza dimenticarci comunque che andare d’accordo con Zamparini è sempre molto difficile, anche se c’era uno splendido rapporto tra loro), quindi ritornare al Chievo dal Presidente che gli aveva dato la possibilità di ritornare in Italia (Stefano era in Spagna al Welva Ricreativo) penso sia stata fatta una scelta anche di riconoscenza e di stima. Non so se Zamparini lasci, sicuramente gli anni passano per tutti e credo comunque di si con tutte le sue sfuriate e tutti i suoi cambiamenti, però nel calcio mai dire mai.
10) Tuo figlio Ivano invece è rimasto in Svizzera? In quale squadra e serie gioca se non sbaglio è un attaccante?
Ivano è rimasto in Svizzera (chi sta meglio lui), anche lui molto considerato, lo scorso anno 18 goal in 23 gare, quindi bene e inoltre la società lo ha iscritto al corso allenatori in Svizzera, anche perché essendo in possesso di patentino in Italia di Uefa B non permette di allenare in Svizzera, invece conseguendo quello di quel paese non avrebbe problemi, quindi anche per lui si prospetta un futuro da allenatore, la categoria equivale ad una nostra serie C2, sicuramente un buon calcio ma migliorabile tatticamente.
11) Torniamo per un momento alla Juventus , nella scorsa intervista abbiamo parlato tanto del tuo passato in Serie A soprattutto a Catania e di moltissimi tuoi compagni di squadra e avversari in una serie A stellare, Platini, Falcao, Maradona , Zico, Van Basten e chi piu’ ne ha piu’ ne metta, ora vorrei parlare della tua esperienza di allenatore della Juventus prima dei portieri e poi vice di Trapattoni nell’arco temporale se non ricordo male dal 1990 al 1994, chiedendoti intanto come è capitata e poi continuata questa opportunità e in primis di Trapattoni?
A quei tempi lavorare con un personaggio come il Trap non può che non inorgoglire chiunque, quindi anche me, ho appreso e imparato tantissime cose e se adesso sono un allenatore di Uefa Pro devo ringraziare lui, fu lui che mi impose di iscrivermi al corso di seconda categoria e poi a quello di prima categoria, mentre io volevo solo tenere quello di terza categoria, perché mi sarebbe piaciuto fare il DS, invece ancora una volta il Trap aveva visto giusto e così sono arrivate piccole soddisfazioni, in primis quello di aver avuto la possibilità di allenare in Albania in serie A e di andare in Ukraina per una squadra di serie B, purtoppo con un annullamento di contratto per motivi di guerra. Proprio in settimana ci siamo risentiti telefonicamente e pare che ci potrebbe essere la possibilità di poter ricomporre il tandem. ( Chiaramente non chiedermi, dove e quale squadra).
12) Questa è lunga: aneddoti e tuoi ricordi e giudizi su alcuni che hai allenato in quegli anni sperando di non dimenticarmene nessuno di troppo importante.
Tacconi
Peruzzi
Andrea Fortunato
Conte
Vialli
Baggio
Del Piero
Qualcun’altro che merita di esser ricordato da te?
La lista è molto lunga e di aneddoti c’e ne sono tantissimi, da Tacconi che quando mi presentai al campo con racchetta e palline da tennis per delle esercitazioni che Persico, allenatore dei portieri del Bologna mi faceva eseguire, le trasportai nel mio bagaglio personale e convinsi Tacconi per queste esercitazioni, il giorno dopo Stefano si presentò al campo e mi regalò un completo da tennista e davanti a tutti disse che si sarebbe allenato solo se mi presentavo in campo vestito così, Peruzzi come detto in precedenza tanta roba, anche con lui tante cose da raccontare, chiaramente le risate più belle si facevano a tavola, una buona forchetta, Andrea Fortunato, oltre ad essere un ottimo giocatore anche un ragazzo splendido, non so forse perchè ero stato tante volte a visionarlo, subito si creò un rapporto che andava oltre a quello di allenatore e giocatore, i miei figli erano legatissimi a lui hanno ognuno la sua MAGLIA sul bordo del letto, Conte arrivò al mercato di riparazione e se non ricordo male disputò pochissime apparizioni, il perché è molto semplice, a fine allenamento il mister Trapattoni lo affidava a me e a Sergio Brio e dovevamo (speriamo di esserci riusciti) fargli fare tecnica individuale a coppie e a terne, finchè non arrivava il buio, devo dire che è rimasto ancora oggi un ottimo rapporto ci sentiamo spesso e il rammarico c’è perché quando ci fu la possibilità di poter far parte del suo staff, mi pare a Siena io ero da 20 giorni accasato in una società di C2 e quindi persi un treno importante, Vialli invece mi chiedeva sempre di arrivare prima agli allenamenti perché dovevo seguirlo in un lavoro di potenziamento con macchinari particolari, e poi anche con lui tante volte proporgli esercitazioni per il tiro in porta aumentando sempre le difficoltà, Baggio al ritorno dalla nazionale mi donava le sue maglie per i miei figli Stefano e Ivano, d’estate in Versilia spesso ci si incontrava e si cenava insieme, in campo tante volte a fine allenamento lo dovevo prendere di peso e portarlo via, sarebbe stato a calciare punizioni fino al giorno dopo,e io con la scusante che con quel ginocchio swarovsky era meglio smettere per non avere problemi e dolori e mettendogli una mano sulla spalla riuscivo con il sorriso a dirigerlo verso lo spogliatoio, Del Piero, anche lui visionato tantissimi volte e non solo da me, ricordo che una partita a Padova in tribuna ci incontrammo in tre osservatori della Juventus (sicuramente e giustamente per confrontare le valutazioni fatte da ognuno di noi), Alex arrivò alla Juve molto giovane e inizialmente trovò poco spazio e ricordo che di tanto in tanto mi chiamava in disparte e mi chiedeva perché veniva schierato poco, le mie risposte erano che alla Juventus ci si arriva per migliorare e per rimanere a lungo e lui essendo ancora giovane doveva migliorare e sarebbe arrivato il suo momento, la cosa però che ricordo con estremo piacere e quando ci si incontrava a Coverciano, lui con la nazionale ed io a fare i corsi d’allenatore e ( pur non essendo io più nella Juventus) trascorrere tanto tempo insieme e ricordare gli anni trascorsi insieme nella Juventus, e poi l’ultima quando lo scorso anno mio figlio Stefano ha partecipato alla partita del cuore ( cosa che avevo disputata anche io a Torino con la Nazionale allenatori annovero alcuni che c’erano Zoff, Trapattoni, Lippi, Erikson, Mondonico, ecc ecc, contro la nazionale dei cantanti ) e dopo la gara a cena con tutti loro e noi con la nostra famiglia al completo e timidamente ( anche perché sono invecchiato e avrebbe potuto non riconoscermi) mi sono avvicinato al tavolo di Del Piero per salutarlo ma fui subito bloccato dai bodyguard, Alex mi riconobbe e diede l’ok per passare e oltre all’abbraccio facemmo una bella foto, sicuramente bellissimi ricordi e tanta soddisfazione. Ci sarebbero ancora tanti da ricordare ma questa è un intervista mica dobbiamo riscrivere l’enciclopedia? Scherzo credo vadano bene questi.
13) E veniamo al Sorrentino attuale. Si è interrotto a un certo punto il tuo rapporto con la squadra che allenavi il Gassino San Raffaele. Mi ricordo del tuo entusiasmo nell’allenare questa squadra e che un bel momento era una bella favola, nonostante poi tu non sia riuscito nel tuo intento di salvare la squadra dalla retrocessione in promozione. Cosa è successo?
Il Sorrentino attuale, uguale a quello vecchio, il Sorrentino di Gassino ? Una bella avventura con momenti importanti , i rapporti lavorativi si interrompono, ma tra persone serie resta la stima e l’amicizia e con rapporti e con frequentazioni nella vita quotidiana.
14) In ogni caso a Gassino restano molti giocatori che sono stati portati da te e che continuano a impengarsi per il raggiungimento degli obbiettivi prefissi? Inoltre sotto la tua gestione alcuni giovani hanno sostenuto provini importanti Gazzera a Palermo, Croce, Giannini, Teresi, Bellanova e Cotto al Chievo.
Si alcuni giocatori sono stati scelti da me lo scorso anno e quest’anno, sicuramente aver convinto alcuni giocatori che erano lontani dai campi di calcio, fermi da parecchio tempo per motivi lavorativi oppure per infortuni e fargli tornare le motivazioni mi riempie d’orgoglio, stessa cosa quest’anno aver convinto Capitao, Joel (Apezteguia) per citarne alcuni e La Rocca (quest’ultimo poi è andato via), giocatori importanti per qualsiasi squadra e che in una Campionato di Promozione stanno facendo la differenza. Per quel che concerne i giovani a Sorrentino è stato chiesto di avere per loro un occhio di riguardo e io mi sono adoperato perchè alcuni che mi sembravano dotati avessero delle opportunità. Gazzera ha provato anche alla Pro Vercelli, Teresi e Giannini anche all’Ancona, Croce anche al Carpi. Mi auguro per i giovani del Gassino ci sia ancora questa possibilità.
15) Se mi posso permettere ti chiedo come vi siete lasciati? E’ rimasta la stima e l’affetto ti sei sentito tradito o è una scelta che in ogni caso da mister devi accettare e basta? In definitiva i rapporti umani sono migliori o peggiori nel dilettantismo rispetto al professionismo?
Come ci siamo lasciati? In pratica ho risposto in precedenza, ringrazio la società Gassino per la possibilità che mi fu concessa, una società giovane e nuova, mi sembra che sia 2/3 anni che la società ha un direttivo nuovo, la quale tende ad un miglioramento e incremento del proprio settore giovanile, con un occhio particolare al sociale. La mia separazione dal Gassino? Forse non eravamo pronti per lavorare insieme, ma è stata una bellissima esperienza , aggiungo che abbiamo cercato di avviare un programma basato sulla crescita dei giovani del settore giovanile, cercando di fare sociale e calcio, sicuramente cosa non facile ma realizzabile, principalmente per dare giustamente spazio ai giovani del territorio in modo da poterli poi utilizzare in prima squadra oppure dargli la possibilità di poter essere utili in categorie superiori, sicuramente un progetto valido ma che richiede più tempo. I rapporti umani sicuramente sono migliori nei dilettanti, nei professionisti c’é più distacco.
16) Parlami di questa regola tutta italiana per cui a livello giovanile , un allenatore esonerato non puo’ allenare piu’ in nessun altra categoria fino al termine della stagione e che non ti consente di fatto di rientrare fino al prossimo campionato.
La regola credo sia giusta, anche perché fu già cambiata alcuni anni fa e fu un insuccesso, ricordo che alcuni allenatori di serie A e B furono esonerati per risultati scadenti, ritornarono ad allenare in altre squadre in posizioni di classifica deficitarie e quindi questi tecnici in un anno ebbero due insuccessi, inoltre una regola che favorirebbe maggiormente l’allenatore più noto oppure quello con amicizie importanti, e sicuramente ci sarebbero più allenatori a spasso. All’estero la regola invece è differente, se non sbaglio per ben 3 volte si può cambiare società.
17) Programmi tuoi per il futuro hai voglia di tornare in campo? C’è ancora un Roberto Sorrentino allenatore in futuro o insegnante di calcio, come ami definirti, o pensi di cambiare ruolo o magari appendere la lavagna al chiodo?
Credo che sia arrivato il momento di lasciare fischietto, scarpini e tuta appesi nello spogliatoio, dopo 24 anni da calciatore professionista, 24 da allenatore, spero in 24 da dirigente ( difficile, non sono più un ragazzino), pero’ mai dire mai.
18) In Roberto Sorrentino oggi quanto è rimasto del Sorrentino un poco matto che parava i rigori e faceva le uscite spericolate in mezzo ai piedi degli avversari? Il calcio ti diverte ancora?
Sorrentino è lo stesso di sempre, si un tantino matto, ma mi piaccio così, si il calcio mi diverte ancora tantissimo e mi entusiasma, e spero di trasmettere a tanti ragazzi questo mio entusiasmo e questa mia dedizione, tanti ragazzi ancora non hanno capito le opportunità e le possibilità che gli si prospettano, bisogna continuare a inseguire i sogni, perché all’improvviso può capitare il Jolly, la possibilità di poter partecipare a dei provini con società professionistiche importanti. Bisogna farsi trovare pronti.
Grazie Mister è sempre un piacere scambiare quattro chiacchiere con te.
Grazie a a te e ai tuoi lettori.
Intervista a Roberto Sorrentino prima parte http://www.ilblogdialessandromagno.it/?p=8253
Momenti Intercontinentali
Articolo di Silvio Mia
La Coppa Intercontinentale nasce nel 1960 con l’intento di mettere di fronte la sue squadre più forti dei due continenti in cui si gioca a calcio , Europa e Sud America. Questa competizione si disputava giocando partite di andata e ritorno tra le vincitrici della Coppa dei Campioni d’Europa e la omologa Coppa Libertadores che laurea la squadra campione del continente sudamericano . Gli incontri venivano disputati con cadenza annuale alternando le partite da giocare in Europa e Sud America in modo tale che una volta ciascuno si giocasse la prima partita in casa e la seconda in trasferta. Le intemperanze dei tifosi sudamericani portarono la manifestazione ad un decennio in cui le squadre Campioni d’Europa rifiutavano la disputa della partita per paura dell’eccessivo calore del pubblico che spesso portava a incidenti di cui erano vittime i giocatori europei. Su tutti , la causa che scatenò questa serie di rifiuti , che a volte davano la possibilità ai vice-campioni d’Europa di giocare al posto dei vincitori per la loro rinuncia, ci fu nel 1969 la partita di ritorno fra Milan ed Estudiantes in cui i giocatori del Milan , su tutti Nestor Combin franco-argentino, vennero letteralmente aggrediti prima dalla folla ,che dagli spalti all’ingresso in campo delle squadre versò addosso ai rossoneri caffè bollente e poi dai giocatori argentini che scatenarono una caccia all’uomo mai vista che portò a squalifiche e perfino condanne agli stessi. Per un decennio la Coppa si giocò a singhiozzo , a volte come già detto con le squadre vice campioni e a volte non si giocò proprio. Per questo motivo nel 1980 e fino al 2004, la Coppa Intercontinentale diventò Coppa Europeo Sudamericana Toyota e si giocò a Tokio capitale del Giappone . Dal 2005 la Coppa diventò Campionato Mondiale per club FIFA , Torneo riservato ai sei Club vincitori dei tornei continentali delle sei Confederazioni calcistiche . Tornando alla Juventus ,nel 1973 partecipò alla finale della Coppa Intercontinentale per rinuncia dell’Ajax che ci aveva sconfitto 1 a 0 con rete di Rep nel maggio precedente a Belgrado. La finale si giocò in partita unica allo Stadio Olimpico di Roma a fine novembre e questo fu il vincolo che la Juventus impose per giocare. La Juventus ha giocato tre finali di questa Coppa sempre contro squadre argentine. Quella di Roma è stata l’unica che i bianconeri hanno perso , giocata contro l’Independiente impostosi con una rete a dieci minuti dal termine della partita, di Bochini nell’unica azione offensiva sviluppata dai sud americani. I bianconeri nonostante le assenze di Capello e Furino , furono come in tante altre finali disputate e perse in campo internazionale, sfortunati perché oltre ad aver colpito due traverse con Bettega e Altafini , sbagliarono un calcio di rigore ad inizio ripresa con Cuccureddu che tirando la solita bomba centrale ,questa invece di infilarsi sotto la traversa le passò sopra. Bisogna dire che la giornata particolarmente ventosa probabilmente favorì la traiettoria del pallone che venne mandato , come già detto oltre il legno trasversale. Pazienza , avevamo perso una Coppa che faceva seguito alla Coppa delle Coppe persa a Torino contro il Ferencvaros nel 1965 sempre per 1 a 0 e alla Coppa dei Campioni persa a Belgrado ancora con il minimo scarto. Forse era una Coppa che , non avendo vinto quella che dava l’opportunità di giocarla, non meritavamo e comunque quella sconfitta non fu certo un dramma .
La seconda Coppa Intercontinentale che la Juventus fu chiamata a giocare , si disputava già in partita unica, a Tokio l’otto dicembre 1985 . La competizione come detto aveva cambiato denominazione, pur rimanendo nella sostanza la stessa cosa. La voglia di vincere questa partita e di festeggiare un trionfo internazionale aveva un significato che andava oltre il fatto sportivo, perché il diritto di giocare quella partita la Juventus l’aveva ottenuto nella drammatica notte dell’Heysel e quindi , anche se un’eventuale vittoria non avrebbe restituito i morti di quella sera, era un impegno morale dare tutto per onorare chi non c’era più. Ancora una volta si presentò al cospetto della Juventus una squadra argentina , l’Argentinos Junior , squadra in cui aveva mosso i primi passi da calciatore Diego Armando Maradona. La partita fu un susseguirsi di emozioni con gli argentini due volte in vantaggio , raggiunti prima da Platini su rigore e poi nel finale da Laudrup con una rete spettacolare frutto di una triangolazione con il nostro numero dieci . Va ricordato che alla Juventus venne annullata una rete di Michel Platini , che con un’esecuzione straordinaria aveva battuto il portiere avversario , rete che avrebbe permesso alla Juventus di andare in vantaggio. Solo che un fuorigioco di Serena costrinse l’ arbitro, il tedesco Roth ad annullare. Sicuramente con il regolamento odierno , che contempla l’applicazione del fuorigioco passivo un giocatore, come lo era Serena, se non partecipa all’azione non provoca l’annullamento di una segnatura. Destando comunque parecchia incomprensione, la spettacolare esecuzione di Michel venne cancellata dal tabellino dei marcatori, azione che venne accolta dal giocatore che si accasciò per terra applaudendo con la sua ironia tipicamente francese, il Direttore di Gara. Si andava quindi ai tempi supplementari che non modificarono il risultato e quindi alla , come si dice, lotteria dei calci di rigore. Si sa che questo ultimo atto per risolvere una partita esula dalla capacità tecnica dei giocatori che vanno a tirarlo perché è un puro esercizio di forza mentale , in quanto in questi casi a volte ,proprio chi non è uno specialista o un giocatore abituato a risolvere le partite , riesce a segnare, mentre si vedono campioni o specialisti farsi parare o peggio ancora calciare fuori il tiro dagli undici metri e non credo sia il caso di fare esempi, ma solo un piccolo sforzo mentale per avere conferma di ciò che ho scritto. In questa situazione , il giocatore che più ha da guadagnare è il portiere , in quanto diventerà sicuro protagonista nel caso riesca a parare qualche tiro e viceversa nessuno potrà renderlo capro espiatorio di una eventuale sconfitta nel caso i tiratori si dimostrassero cecchini infallibili. Stefano Tacconi parando il secondo e il terzo rigore dei rossi sud americani , consentì a Platini di presentarsi sul dischetto per realizzare il rigore della vittoria , diventando il protagonista assoluto della partita.
La Juventus si è presentata una seconda volta a Tokio il 26 novembre 1996. La partita si gioca ancora contro una squadra argentina , la Juventus di quelle parti, il River Plate. I bianconeri avevano ottenuto il diritto a giocare la partita in virtù della vittoria della Champions League ottenuta a Roma contro l’Ajax ai calci di rigore , dove ancora una volta il nostro portiere , Angelo Peruzzi si era reso protagonista parando due rigori agli ajacidi . Il River Plate era una squadra molto forte nelle cui fila ricordo campioni come Ortega, Francescoli, Ayala e Salas , il matador che vestirà il bianconero juventino ed un giovanissimo Sorin , che segnalato da Omar Sivori ha giocato , senza molta fortuna, per un breve periodo con la nostra maglia. La Juventus dopo aver subito l’iniziativa degli argentini , poco alla volta prese il comando delle operazioni che culminarono con la rete di Alessandro Del Piero che in giravolta dopo aver controllato un pallone proveniente da calcio d’angolo e corretto di testa da Zidane ,segnò la rete decisiva . Prima del goal juventino , il River colpì una traversa con un tiro cross di Ortega, ma la vittoria fu meritata perché i bianconeri furono parecchio imprecisi sotto porta , specialmente con Boksic eccezionale giocatore che spaccava le difese con le sue accelerazioni, ma che risultò molto impreciso , come quasi sempre gli accadeva, al momento di concludere. Un’ emozione incredibile aver visto due volte la Juventus sul tetto del mondo, cosa che chissà quando si ripeterà ancora. Le due finali di Tokio , giocate con squadre molto quotate, fanno capire quale era la forza delle due squadre bianconere messe in campo da Trapattoni prima e Lippi poi. La seconda era un vero squadrone che prima di andare a Tokio aveva giocato una partitella di Champions all’Old Trafford di Manchester dove con una rete di Del Piero aveva battuto i red devils . Quella Juventus , che poi con qualche ritocco fu protagonista di altre due finali di Champions ,che perse contro il Borussia Dortmund e contro il Real Madrid . La Juventus del 1985 era ormai a fine ciclo , che terminò vincendo il campionato nel successivo maggio 1986 , dopodichè si dovettero aspettare nove anni per vincere lo scudetto. In quei nove anni magri, comunque arrivarono la Coppa Italia e la Coppa UEFA con Dino Zoff in panchina e un’altra Coppa UEFA con Trapattoni , che nel frattempo era tornato con Boniperti e cercare di riparare al disastro targato Maifredi-Montezemolo.
Presentazione Juventus – Frosinone
Di Silvio Mia
Juventus – Frosinone atto secondo. Il primo si consumò nella stagione 2006-2007 , post-calciopoli , in serie B . Il ricordo che ho di quella partita è legato al duecentesimo goal in carriera di Alessandro Del Piero . Quella rete venne segnata , nel secondo tempo, in maniera rocambolesca e fu la marcatura che fissò il risultato finale . La Juventus vinse quella partita 1 a 0 . Ricordo che la parte finale dell’azione , si sviluppò con un cross dalla destra . Il il portiere con un’uscita maldestra smanacciò la palla sui piedi di Nedved che senza pensarci troppo , tirò a colpo sicuro verso la porta del Frosinone . La palla colpì il palo e rimbalzando in campo finì sulle gambe di Trezeguet e schizzò verso il Capitano che ribadì in rete senza trovare ostacoli. Il goal numero 200 era servito. Quell’anno Pinturicchio vinse la classifica dei cannonieri della serie cadetta , confermandosi Re dei Bomber anche l’anno dopo in serie A . Domani dunque di replica. Il Frosinone si presenta allo Stadium come fanalino di coda con zero punti in classifica. La Juventus vincendo a Genova domenica scorsa ha finalmente conquistato la prima vittoria di questo campionato , dando seguito alla vittoria di Manchester in Champions. Allegri dovrà fare e meno , oltre che degli infortunati storici , anche di Mandzukic e di Morata. Per lo spagnolo dovrebbe trattarsi di un riposo precauzionale , visto l’esito positivo degli esami strumentali. Il modulo credo non cambierà e sarà ancora 4-3-3 . Un modulo un po’ atipico per quanto riguarda gli interpreti che dovrebbero essere, oltre a Dybala che tornerà nel suo ruolo originale di prima punta , Cuadrado e Pereyra che dovrebbero supportare sia la punta che la fase di copertura. Penso che se il tridente sarà questo , il Mister lo metterà in campo in prospettiva Napoli , dove la fase di ripiegamento sarà molto importante per la forza esplosiva dell’attacco dei Partenopei. Da non escludere l’impiego di Zaza che scalpita e magari di Rugani che potrebbe esordire in campionato con la maglia della Juventus . Tre punti d’obbligo per proseguire una rimonta possibile , ma che non deve diventare isterica. In questo periodo non guardiamo la classifica , passo dopo passo torneremo nelle posizioni consone alla nostra forza ed al nostro blasone.
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