Articolo di Silvio Mia
A Josè Altafini da Piracicaba ,detto Mazola dai sostenitori brasiliani quando apparve sui campi di calcio del football bailado . La sua somiglianza lo fece accostare a Valentino Mazzola capitano del Grande Torino perito insieme alla sua squadra nella tragedia di Superga il 4 maggio 1949 . Il Torino era di ritorno da Lisbona dove aveva giocato , perdendo 4 a 3 , un incontro amichevole il giorno precedente. Questo incontro era stato organizzato in onore del capitano del Benfica Francisco Ferreira , amico di Valentino , il quale versava in condizioni economiche difficili. Per questo motivo l’incasso della partita fu devoluto al giocatore, un incasso cospicuo che si era potuto realizzare poiché il 3 maggio in Portogallo si festeggiava la scoperta del Brasile , per cui la giornata festiva aveva permesso la presenza del grande pubblico. Nel viaggio di ritorno l’aereo su cui erano saliti giocatori, staff tecnico e medico e giornalisti al seguito, si schiantò contro la Basilica data la visibilità nulla e l’altimetro dell’aereo pilotato del capitano Meroni che era impazzito, motivo per cui segnalava un altezza che non era quella reale. Premessa doverosa anche in ricordo di una compagine che è rimasta nel mito, a prescindere dalla squadra per cui si possa fare il tifo. Una squadra che riuscì tra l’altro a rimanere imbattuta tra le mura di casa del campo Filadelfia dal 1943,fino alla tragedia che pose fine alla loro vita sportiva e terrena. Altafini giocò nel Milan dal quale fu ceduto al Napoli dopo alcune dichiarazioni di Gipo Viani , allenatore rossonero, il quale accusandolo di scarsa combattività in campo lo definì “coniglio” . A Napoli Altafini fece coppia con un altro grande sudamericano che aveva fatto le fortune della Juventus a cavallo degli anni cinquanta-sessanta a cui il sergente di ferro Heriberto Herrera ,in arte HH2 per distinguerlo dall’Herrera interista, precursore del calcio totale fatto di tanto lavoro e di tanta corsa, volle rinunciare per la scarsa attitudine ad allenarsi dell’atleta .
Il giocatore di cui sto parlando è l’argentino Enrique Omar Sivori di cui posso sicuramente affermare, senza paura di essere smentito, che Maradona ne ricalcò le gesta tecniche circa vent’anni dopo nella stessa squadra. Con Altafini formò una coppia che mandò in delirio i tifosi partenopei portando il Napoli ad un passo dallo scudetto. In merito al trasferimento dal Milan al Napoli ,correva voce che nel contratto di cessione agli azzurri , ci fosse una clausola imposta dal Milan nella quale si diceva che il giocatore non avrebbe potuto essere ceduto alla Juventus prima che fossero passati sette anni . A testimonianza di ciò che scrivo , sette sono gli anni che passarono dalla cessione al Napoli ed al conseguente arrivo a Torino , dove con Dino Zoff approdò per giocare il campionato 1972-1973. Se facciamo due conti tutto torna . Altafini raggiunse Napoli nella stagione 1965-1966. Se la matematica non è un’opinione ed avete voglia di contare ecco la conferma. Boniperti acquista Josè detto poi Giuseppe , quando il giocatore ha già la carta d’identità fortemente ingiallita e la sua età segna 34 anni. L’acquisto è motivato dal fatto che l’esperienza e la classe del brasiliano dovranno servire per far rifiatare i titolari Bettega e Anastasi , ma in realtà alla fine i tre si spartiranno quasi equamente le partite, perché Altafini si dimostrerà ancora talmente valido da risultare a fine campionato con 23 partite giocate il capocannoniere della Juventus con 9 reti. Di quell’anno voglio ricordare il suo esordio alla quarta giornata , si giocava Juventus-Milan. L’esordio fu dettato da un inizio molto deludente di Causio che probabilmente dopo l’annata precedente in cui aveva contribuito con efficacia alla vittoria dello scudetto , si era , come si è soliti dire in questi casi, un po’ montato la testa. Vycpalek , da buon padre, per fargli capire che per riuscire ad emergere non bisogna mai perdere l’umiltà , lo relegò in panchina in un incontro la cui importanza era chiara dal blasone delle due società, lanciando nella mischia Altafini. La prima partita del vecchio Josè durò un tempo, prestazione molto deludente, con i tifosi che cominciavano a chiedersi l’utilità dell’acquisto di un giocatore avviato verso il viale del tramonto. Quell’incontro invece servì al Barone Franco Causio a capire che l’atteggiamento vincente non è fatto di spocchia e di presunzione . Il giocatore sfoderando una prestazione maiuscola contribuì prima a far pareggiare le sorti dell’incontro, che il Milan aveva sbloccato nel primo tempo con una rete di Bigon ,con un cross che Billy Salvadore , capitano indomito , finalizzò in rete e poi segnando lui stesso la rete del vantaggio juventino. Per dovere di cronaca il Milan pareggiò un minuto dopo con un colpo di testa di Rivera, che trasformò in rete un cross di Golin fissando sul 2 a 2 il risultato finale della partita.
Il suo primo goal in maglia bianconera , ho avuto l’onore di vederlo dal vivo allo Stadio Comunale. Si giocava Juventus-Fiorentina, io ero in Curva Filadelfia e la Juventus aveva chiuso il primo tempo in svantaggio 0 a 1 per una rete segnata da Saltutti quando l’orologio stava compiendo il suo ultimo giro. Nel secondo tempo ,dopo il pareggio di Haller che aveva battuto il portiere viola con un tiro sotto l’incrocio dei pali, Altafini , che era subentrato a Cuccureddu da cinque minuti , girando di testa un cross proveniente dalla fascia destra diede la vittoria alla Juventus in un pomeriggio dal cielo grigio e piovigginoso , classico del mese di dicembre in quel di Torino . Un altro episodio che ricordo di quell’anno fu la semifinale di Coppa Campioni in cui la Juventus era chiamata ad affrontare a Torino nell’incontro di andata gli inglesi del Derby Country. Partita che si preannunciava difficile , anche se in trasferta le squadre inglesi perdevano molto in fatto di aggressività , cosa che invece in casa era la loro prerogativa. A quei tempi non essendoci tutta la mescolanza di giocatori che vediamo oggi sui campi di calcio ,che ha portato a cancellare le caratteristiche di gioco che ogni nazione aveva sviluppato , andando a giocare le Coppe Europee e le competizioni oltre Oceano ,si potevano ammirare le diverse scuole di gioco . Per esempio andando in Inghilterra si sapeva che si veniva aggrediti con un gioco maschio , molto muscolare che si sviluppava prevalentemente sulle fasce. Nei paesi sudamericani c’era un gioco più compassato dovuto alla tecnica dei giocatori , nei paesi dell’est le squadre si esprimevano con un gioco a ragnatela , molto lento , ma molto efficace e la scuola italiana era famosa per il suo gioco di rimessa fatto di ripartenze , allora si chiamava contropiede, che l’Inter di Helenio Herrera aveva così ben interpretato vincendo tutto in campo Nazionale e Internazionale. Torniamo alla partita contro il Derby Country, perché nei giorni che la precedettero lo stopper inglese , Mc Farland dichiarò che avrebbe marcato il vecchietto Altafini senza problemi . Alla fine invece di problemi Altafini ne creò molti al giovane presuntuoso stopper d’oltremanica , segnò due reti e il giovane uscì dal campo fra le lacrime. La partita finì 3 a 1 per la Juventus con la terza rete, seconda per ordine di marcatura, di Causio , che riportò la Juventus in vantaggio dopo il pareggio degli inglesi realizzato dal giocatore più dotato tecnicamente , il trequartista Hector. Una curiosità di questa partita , che essendo un incontro di Coppa avrebbe dovuto giocarsi la sera e invece si giocò di pomeriggio perché il nuovo impianto di illuminazione dello Stadio Comunale non era ancora pronto.
La Juventus pareggiando in Inghilterra dove tal Hector sbagliò un rigore e si fece notare più per le inusuali per l’epoca, scarpette bianche che per la sua efficacia in campo, si qualificò per la finale di Belgrado dove venne sconfitta dal Grande Ajax degli anni settanta per una rete realizzata dopo tre minuti di gioco da Johnny Rep . L’ultimo episodio che voglio citare , di questo straordinario fuoriclasse, riguarda una questione di cuore . Si giocava Juventus – Napoli venticinquesima giornata del campionato 1974-1975. In quella stagione i partenopei erano in corsa per la conquista dello scudetto e si presentarono a Torino con due punti di svantaggio dalla Juventus. Al vantaggio bianconero siglato da Causio , aveva risposto il capitano degli azzurri , il mitico Antonio Juliano, Totonno per tutti ,centrocampista , napoletano verace e capitano di lungo corso. Quando ormai sembrava che i giochi per la conquista dello scudetto dovessero prolungarsi per le successive quattro giornate ancora da disputare , a due minuti dal termine della partita, da un’azione di calcio d’angolo di Causio e sull’uscita a vuoto di Carmignani , la palla arrivava a Cuccureddu il quale sferrava un tiro che colpiva il palo alla destra del portiere del Napoli , Altafini con l’istinto ed il fiuto del goal che lo contraddistingueva da sempre , con un tocco di punta ribadì in rete e quella risultò essere la segnatura decisiva per la vittoria di quel campionato.
Da questo momento il vecchio Josè per i tifosi napoletani divenne “core ‘ngrato”. Alla fine nonostante due sconfitte, la prima a Napoli 2 a 6 e la seconda quella succitata di Torino, il Napoli arriverà secondo a due punti dalla Juventus. Voglio ancora fare una postilla sulla partita di andata che il Napoli perse largamente davanti al pubblico di casa. Il Napoli dell’allenatore brasiliano Luis Vinicio quell’anno era disposto a zona , una tattica che prevedeva il sistema del fuorigioco sistematico sugli attacchi avversari. La Juventus aveva fatto le prove di tale disposizione in campo avversario il mercoledì precedente in Coppa UEFA , giocando contro gli inventori di tale tattica di gioco , ad Amsterdam con i lancieri dell’ Ajax. La Juventus aveva perso 2 a 1 , ma in virtù della vittoria della partita di andata a Torino per 1 a 0 aveva passato il turno. Trovandosi davanti ad una squadra che era agli inizi della pratica di questa tattica di gioco , i giocatori della Juventus andarono a nozze travolgendo i partenopei che da quel momento attuarono un sistema difensivo meno spregiudicato. Altafini alla fine della carriera totalizzò 216 reti in serie A , dietro all’irraggiungibile Silvio Piola che con 290 reti comanda la classifica , a Francesco Totti che essendo ancora in attività potrà ancora incrementare il suo score che è di 243 reti , a Nordahl con 225 ed a pari merito con Peppino Meazza .
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